"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 30 dicembre 2021

Paginedaleggere. 76 Michele Ciliberto: «la vita è irriducibilmente imprevedibile, non si lascia chiudere all’interno di uno schema».

 

A lato. Raffaello Sanzio: "La scuola di Atene".

Tratto da "Abbiamo bisogno di umanesimo”, intervista di Claudia Morgoglione a Michele Ciliberto – “autore di splendidi saggi su Machiavelli e Giordano Bruno pubblicati da Adelphi, docente universitario e presidente dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento di Firenze” – pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” di oggi giovedì 30 di dicembre 2021: (…). «Mai come adesso – (…) – gli straordinari pensatori della crisi cinquecenteschi possono insegnarci a non arrenderci, a sfidare il caos creando nuovi modelli di vita».

mercoledì 29 dicembre 2021

Virusememorie. 85 «Essere cittadini significa avere la responsabilità per le sorti altrui. La responsabilità per gli altri significa che tutto quello che facciamo è parte di un’impresa collettiva».

A lato. Caspar David Friedrich: "Il viandante sul mare di nebbia".

Ha scritto Michele Serra in “La solitudine dell’escluso” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di settembre 2021: (…). …il complottista è prima di tutto l'umiliato, l'escluso, l'isolato che cerca una spiegazione semplice (e sbagliata) della sua sconfitta sociale e umana: il complotto contro di lui, appunto. È una tesi convincente, che innesca, però, una lunga serie di domande.

lunedì 27 dicembre 2021

Notiziedalbelpaese. 46 «Noi legalitari, vaccinati per senso civico prima ancora che per tutelare noi stessi».

 

Ha scritto Michele Serra in “Una strana idea di libertà” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di ottobre 2021: Azzardo una previsione, basata su una ormai lunga esperienza da italiano in Italia.

domenica 26 dicembre 2021

Paginedaleggere. 75 Edgar Morin: «Per decenni un pensiero ben organizzato c'è stato: era quello marxista. Oggi quel pensiero è in parte obsoleto».

 

Tratto da “La cultura è il destino comune”, intervista di Maurizio Molinari al filosofo Edgar Morin pubblicata sul settimanale “Robinson” - del quotidiano “la Repubblica” - del 24 di dicembre 2021: (…). Monsieur Morin, (…). Qual è la lezione più importante della sua vita che vuole trasmettere, condividere con i nostri lettori? "È molto difficile rispondere, ma direi che è la lezione personale di volontà, di autocritica permanente, in altre parole di autoesame; che è compatibile, beninteso, con la critica di se stessi, vale a dire la resistenza a quel processo spontaneo che è in noi, quello che gli inglesi chiamato self-deception, che non è la giusta percezione di sé, ma piuttosto alimentare dentro di noi un inganno, assegnarci la parvenza di una bella figura, cercando invece di dimenticare quel che di negativo, di vergognoso, c'è in noi. Per me, quindi, la lezione più importante è cercare di conservare la capacità di resistere ai momenti di isteria collettiva, di odio collettivo, quasi di follia collettiva, che si manifestano continuamente nella vita delle società, in particolare in tutti i conflitti, che siano le guerre o gli scontri politici. Lo vediamo oggi nel caso della pandemia, dei vaccini. Vediamo - direi in modo quasi letterale - l'assenza di un distanziamento riflessivo da sé, la distanza/assenza di autoesame, quando invece questa dovrebbe essere la condizione preliminare, la lezione preliminare a tutte le altre".

A proposito di questa ondata di odio collettivo, che si sta manifestando in molti Paesi europei e nella nostra società in coincidenza con la pandemia, secondo lei il populismo da dove si genera? "Potrei dire che ogni crisi, e soprattutto una crisi grave e gravida di emozioni come questa, suscita molta angoscia e inquietudine sia riguardo al presente sia riguardo al futuro. E io stesso, che nella mia adolescenza ho vissuto un'epoca molto drammatica - gli anni che hanno preceduto la guerra segnati da una crisi economica gravissima che ha contribuito a determinare la presa del potere da parte di Hitler - ho visto come nella società francese si siano scatenate due polarità. Da un lato la Francia umanista, aperta, che integra i suoi immigrati, dall'altro la Francia reazionaria, xenofoba, antisemita. E penso che oggi, in modo diverso, durante una crisi, le stesse ansie provocano due contraddizioni: da una parte una paura che produce regressioni psicologiche e mentali e fa appello a un reset magico oppure a un capro espiatorio giudicato responsabile di tutti i mali odierni; e dall'altra un'immaginazione che si manifesta in modo estremamente dispersivo, in cui si vedono tante persone, tante associazioni, soprattutto in Francia, di solidarietà, di aiuto reciproco, di obiettivi umanistici, ma in modo dispersivo e senza una direzione precisa. Dunque, se vogliamo, c'è un rischio tipico delle crisi: pensiamo alla crisi del 1929, che ha prodotto da un lato Roosevelt, quindi un esito progressista, e dall'altro Hitler. Insomma, la crisi attuale, anche se prodotta da condizioni diverse, è di una gravità e di un'intensità tali da rendere difficile mettere in discussione le dichiarazioni perentorie, le affermazioni gratuite o addirittura le fiammate di odio; tutti questi sono elementi che, sfortunatamente, si sviluppano nelle crisi in contemporanea con gli elementi opposti, e oggi sembrano più potenti".

mercoledì 22 dicembre 2021

Paginedaleggere. 74 «Ogni grande comunità è una somma di minoranze».

 

Ha scritto Michele Serra in “Siamo tutti minoranza” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” dell’8 di luglio 2021: (…). È sempre nel nome di presunte maggioranze (…) che si stringono i bulloni dell’intolleranza: salvo poi accorgersi – anche chi si sentiva al riparo – che la stretta riguarda tutti, preme sui muri di ogni casa, leva spazio e respiro ad ogni vita. L’intolleranza non è un metodo selettivo, è una maniera di guardare tutte le persone, ogni persona, come potenziale fonte di seccature, disordine, estraneità. (…). Ogni grande comunità è una somma di minoranze. Il giustamente celebre sermone del pastore luterano Niemoeller, internato dai nazisti a Dachau, lo spiegò una volta per sempre:

martedì 21 dicembre 2021

Virusememorie. 84 «Il complottista? È colui che complotta. E perché complotta? Complotta per dimostrare che il complotto esiste per davvero».

 

È il prosieguo (ideale) al post di ieri. Ove ancor si discetta di complotti e complottisti, questi ultimi orbati della vista e privati di un pizzico di buon senno. E di complotti e complottisti ne ha scritto Michele Serra in “Il complotto dei complottisti” pubblicato (sempre) sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di novembre 2021: Il complottista? È colui che complotta. E perché complotta? Complotta per dimostrare che il complotto esiste per davvero.

lunedì 20 dicembre 2021

Virusememorie. 83 «La fobocrazia che governa e sottomette il “noi” è il fenomeno politico attuale che caratterizza le democrazie immunitarie e precede la pandemia».

Ha scritto Michele Serra in “Gli archivi tra le nuvole” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 28 di novembre 2021: (…). Non si capisce perché mai i rivoluzionari in servizio permanente chiacchierino così tanto, e così volentieri, della fantomatica dittatura sanitaria, piuttosto che affrontare l'evidenza: il capitalismo della sorveglianza (dal titolo del notevole libro di Shoshana Zuboff) è già in atto, e non ha avuto alcun bisogno di iniettarci chip con i vaccini. Gli basta la nostra distratta arrendevolezza quando, pur di levarci di torno i banner che ostruiscono il nostro cammino on line, clicchiamo "accetto" ai vari cookies. Di noi tutto è già noto e custodito in sterminati archivi sospesi tra le nuvole. Se ci va bene, gli archivisti ne faranno solo un uso commerciale. Se ci va male, anche un uso politico. Capita che la forma di cattività già in atto, che è quella del consumismo "scientifico", programmato e somministrato dose per dose, persona per persona, rischi di passare quasi inosservata, a favore di fantasmi e paranoie destinate a sparire nel nulla, prive come sono di spessore critico e di peso politico. Un bravo complottista direbbe dunque che i No Vax, e i teorici della dittatura sanitaria, sono utilissimi al potere perché distraggono dai veri conflitti e dalle nuove forme di dominio e subalternità. Di seguito, “Caro Agamben, ti scrivo”, lettera “aperta” di Donatella Di Cesare al Suo collega “filosofo” Giorgio Agamben, pubblicata sul settimanale “L’Espresso” del 19 di dicembre 2021: Mentre volge al termine il secondo anno della pandemia planetaria non si può fare a meno di riconoscere, tra i tanti devastanti effetti dell’immane catastrofe, un evento tragico che investe in pieno la filosofia. Vorrei chiamarlo il “caso Agamben”, non per oggettualizzare il protagonista, a cui invece mi rivolgo, come scrivendogli una lettera da lontano, bensì per sottolinearne l’importanza.

domenica 19 dicembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 23 «Ci eravamo quasi dimenticati di questa formidabile regola del cosmo: tutto cambia, niente rimane uguale».

 

A lato. "Un Natale da favola". Da salvare, costi quel che costi.

Ha scritto Marco Travaglio in “Vaccate di Natale” su “il Fatto Quotidiano” di oggi domenica 19 di dicembre 2021: “Un piano per salvare il Natale” (Repubblica), “Arriva il Dpcm per salvare il Natale” (Fatto), “Sacrifici per salvare il Natale” (Messaggero), ”Vogliono rubarci il Natale” (Verità), “Un Natale con poche aperture” (Corriere), “Giù le mani dalla nostra festa” (Panarari, Stampa), “Salvateci almeno il Natale” (Sorgi, Stampa), “Natale come agosto” (Giornale), “Il premier sul Natale: ‘Baci e abbracci sono impensabili’” (Corriere), “Tregua di Natale sulle chiusure” (Rep), “Chiusure, la tregua di Natale” (Messaggero), “Feste e distanziamento: che tristezza il non Natale” (Battista, Corriere), “Quei riti di Natale restano un diritto per tutti i bambini” (Ajello, Messaggero), “I governatori tentano di salvare il Pil di Natale” (Stampa), “Pretendono di dare ordini pure a Gesù Bambino” (Farina, Libero). No, non sono i titoli di oggi: sono di un anno fa (…). Tratto da “Arriva il Natale del nuovo inizio” di Michele Serra, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di dicembre dell’anno 2020:

sabato 18 dicembre 2021

Uominiedio. 35 «Tommaso d'Aquino: “cum timore et tremore multo”. Per questo ci vuole il coraggio di coniugare la forza della fede con l'umiltà del dubbio.».

A lato. Tommaso d'Aquino.

Da una corrispondenza di Umberto Galimberti – “A proposito del rosario elettronico” – pubblicata sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” di sabato 18 di dicembre dell’anno 2010: Non è che, nel tentativo di modernizzarsi, le pratiche religiose perdono la dimensione del sacro? Non è proprio il mio campo specifico, ma provo a entrarci, (…).

venerdì 17 dicembre 2021

Notiziedalbelpaese. 45 «C'è un limite a tutto, perfino in questo Paese smemorato, cinico, opportunista».

 

Ha scritto Michele Serra in “C’è un limite a tutto” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi venerdì 17 di dicembre 2021: (…). C'è una cosa che va detta, e va detta adesso. Senza acrimonia, ma con serena durezza: la sola ipotesi suona come una spaventosa offesa a una parte di italiani che non ho la presunzione di poter quantificare, ma sicuramente non è piccola. Si tratta di milioni di cittadine e cittadini per i quali Berlusconi, uomo di parte per eccellenza, non è stato nemico "della sinistra", ovvietà scontata. È stato nemico della convivenza repubblicana, della misura democratica, della Polis e delle sue regole. Lo è stato con tenacia e orgoglio (gli va riconosciuto), l'orgoglio di chi si considera al di sopra di ogni legge, di ogni equilibrio dei poteri. Padrone del Paese, certo non suo servitore come dovrebbe essere l'uomo del Colle. Quanto alla sua immagine internazionale, non c'è italiano abituato a viaggiare che non si sia sentito umiliato dalle battute sul bunga-bunga e dalle risatine di compatimento. Ometto, perché lo considero perfino meno grave, il cumulo delle vicende giudiziarie: non è affatto irrilevante, ma basta e avanza, per rendere irricevibile la candidatura di Berlusconi, la sua figura politica. Da elettore del centrosinistra pretendo che i miei rappresentanti, eletti con il mio voto, lo dicano forte e chiaro: non se ne parla neanche. È offensivo solamente proporlo. C'è un limite a tutto, perfino in questo Paese smemorato, cinico, opportunista. Di seguito, la scrittura “colta” in “Il joker alla Tortuga” di Franco Cordero - Cuneo, 6 di agosto dell’anno 1928/8 di maggio 2020 – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di febbraio dell’anno 2011: La Procura di Milano chiede il giudizio immediato contro Sua Maestà su due accuse, concussione, diretta a occultare atti sessuali con una prostituta minorenne, e com’era prevedibile, esplode il pandemonio: l’ultima storia politica è il romanzo nero del come un pirata insediato a Palazzo Chigi moltiplichi l’immenso bottino avvilendo la giustizia; piene d’uomini e donne suoi, le Camere cantano, ringhiano, votano, applaudono qualunque cosa comandi. «Giudizio immediato» significa andare al dibattimento, omessa l’udienza preliminare, essendo evidenti le prove: se tali siano, lo dirà il giudice delle indagini preliminari; opprimono l’imputato discorsi raccolti dagl´inquirenti, carte bancarie, voci nei nastri. Dal chat emergono interni d´una Maison Tellier con demoiselles, maîtresse, lenoni, ma Guy de Maupassant la evoca decorosa, seria, pulita, senza annessi al malaffare politico. Qui regnano atmosfere cupe. Non è chiaro dove stia il sopruso: sono due reati perseguibili d’ufficio; essendo obbligatoria l’azione, la Procura doveva muoversi; perciò nelle fantasie berlusconiane il pubblico ministero sta agli ordini del governo; e fosse così, la Maison fiorirebbe rigogliosa. Non tiri in ballo l’ordigno inquisitorio. Cercava rogne telefonando in questura affinché, illegalmente, restituisse al mercato una minorenne ivi accompagnata, già ospite delle lugubri soirées; donde la connessione delle accuse; premendo sul questore schiva pericolose scoperte se Karima el Mahroug, in arte Ruby, parlasse; che poi, oltre al buon cuore (dalla fisiognomia nessuno l´arguirebbe), l´intervento abbia fine politico, essendo costei nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak, è favola d´un genere spiritosamente coltivato da Boccaccio, Machiavelli, Aretino. Le Procure non emettono sentenze, quindi ha poco da temere, supponendo che sia innocente, quale afferma d’essere (non ricordiamo se anche stavolta giurasse sulla testa dei figli). Il Tribunale stabilisce cosa sia avvenuto: l’accusa conduce alla condanna in quanto risulti fondata, altrimenti cade; aperta la via al dibattimento, bastano poche settimane; il soccombente appellerà e resta il ricorso in cassazione. È ferma regola ma nella logica paranoica della Tortuga italiana, Lui non soggiace a regole: se le fa e disfa; l’investitura elettorale gli conferisce poteri illimitati. Qualche fine intelletto taglia corto: «a maggioranza assoluta» Montecitorio ha dichiarato incompetente quel Tribunale; «Roma locuta, causa finita». Nella Carta futura, scandita in dialettica d’asino, può darsi che le Camere abbiamo giurisdizione ma finché viga la divisione dei poteri, la competenza è una delle tante questioni risolte nel processo. Gli uomini del re vogliono il Tribunale dei ministri: o meglio fingono di volerlo: siccome i giudizi lì dipendono dal permesso assembleare, il caso B. va in scena nella settimana dei tre giovedì; e perché sarebbe reato ministeriale l’intervento notturno a beneficio della signorina?

mercoledì 15 dicembre 2021

Notiziedalbelpaese. 44 Violante e «i complimenti di Dell’Utri: “Anche lui può redimersi”».

 

“Violante”, semplicemente un “participio” (non ricordo di chi sia il copyright). Tratto da “Violante, che cambiò idea su tutto e ora ambisce al Quirinale” di Pino Corrias, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri martedì 14 di dicembre 2021: (…). Nacque sfortunato, Luciano Violante, nel campo di prigionia inglese di Dire Daua, Etiopia, anno 1941, impero coloniale dell’Italietta già in sfacelo. Rientra con la madre in Italia, a Rutigliano, provincia di Bari, il padre, giornalista comunista, arriverà solo nel 1946. Si laurea in Giurisprudenza, diventa assistente di Aldo Moro in università e militante togliattiano in casa. Primo incarico, Giudice Istruttore a Torino, anno 1968. Prima condanna, quella di un ragazzo che ha dato del fesso a un vigile urbano. Cosa che oggi lo farebbe inorridire, ma all’epoca fa curriculum. Si specializza in inchieste sul terrorismo rosso e nero. Ma sarà il cosiddetto “golpe bianco” di Edgardo Sogno a lanciarlo nella piena risonanza mediatica. Edgardo Sogno è un personaggio di molti romanzi in proprio, nobile, monarchico, franchista in Spagna e antifascista clandestino in Italia – guiderà l’evasione dal carcere di Ferruccio Parri – in tempo di pace polemista senza pace, giornalista, carriera diplomatica in mezzo mondo. Violante lo accusa di preparare il colpo di Stato. Lo indaga. Nel 1976 lo arresta. Due anni dopo le prove non reggono, l’inchiesta va in fumo. Ma intanto Violante ha conquistato le prime pagine dei giornali e delle polemiche. Cosa che oggi lo farebbe inorridire, ma all’epoca fa curriculum. Al punto che il Pci lo candida alle elezioni politiche del 1979, bye bye magistratura. Entra trionfale alla Camera dei deputati, dove rimarrà per sei legislatura, 29 anni filati, un record che si gioca con il capocannoniere Mastella. In pieni Anni di Piombo diventa membro della Sezione Problemi dello Stato, delfino di Ugo Pecchioli, eminenza grigia del Pci, canale di collegamento con il generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella lotta alle Brigate Rosse, gestendo infiltrati e controinformazione nelle fabbriche. Si impegna nell’antimafia dalla parte sbagliata, anche se lui crede a fin di bene: fa la guerra a Falcone che dopo il Maxiprocesso a Cosa Nostra si ritrova isolato tra i corvi della Procura di Palermo, accusato di protagonismo e di non inquisire Andreotti.

domenica 12 dicembre 2021

Dell’essere. 28 Bjorn Larsson: «È una vita che provo a capire cosa significhi essere umani».

 

A lato. "Giornata di sole a Chioggia", acquerello (2021) di Anna Fiore.

Tratto da “Quel che resta della dignità umana” di Bjorn Larsson pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di settembre 2021: È una vita che provo a capire cosa significhi essere umani.

venerdì 10 dicembre 2021

Paginedaleggere. 73 Enzo Bianchi: «È mio padre che me l’ha insegnato. C’è il giusto e l’ingiusto, mica il battezzato e il non battezzato».

Riportata – alle pagg. 160/161 - nel volume “Falso Natale” – Editrice UTET (2018) - di Errico Buonanno, la cronaca del giorno 24 di dicembre dell’anno 1951, in Digione, Francia: (…). In rappresentanza di tutte le famiglie cristiane della parrocchia desiderose di lottare contro la menzogna, duecentocinquanta bambini, raggruppati davanti alla porta principale della cattedrale di Digione, hanno bruciato Babbo Natale. Non si è trattato di un evento spettacolare ma di un atto simbolico. Babbo Natale è stato sacrificato in olocausto. La sua menzogna non risveglia nei bambini alcun sentimento religioso e non può considerarsi in nessun caso educativa. C’è chi dice che si sia voluto fare di Babbo Natale il contrappeso dell’orco delle fiabe. Per noi cristiani la festa del Natale è e deve rimanere la ricorrenza che celebra la nascita del Salvatore. (…). Tratto da “Il Natale: ma è nato un uomo o un Dio?”, intervista di Gad Lerner ad Enzo Bianchi – fondatore della Comunità monastica di Bose - pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 24 di dicembre dell’anno 2010: Se il Natale è diventato un’orgia consumista priva di spiritualità, non dipende anche dalla sua origine? In fondo è la meno cristiana delle ricorrenze, connotata da una matrice pagana di gran lunga precedente la nascita di Gesù. E il bambinello non vi è forse celebrato come un’antica divinità antropomorfa? So di non scandalizzare il priore del Monastero di Bose, Enzo Bianchi, avanzandogli obiezioni radicali come questa. Dialogare con gli ebrei e con i non credenti è per lui un’abitudine quotidiana. Così come godersi lo stupore del forestiero quando giunge qui sulla Serra morenica fra Ivrea e Biella, specie d’inverno, con i prati ricoperti dalla galaverna e sullo sfondo, bianchissimi, i ghiacciai alpini.

mercoledì 8 dicembre 2021

Notiziedalbelpaese. 43 Morti “ammazzati” d’Italia.

 

A lato. "Burano", acquerello (2021) di Anna Fiore.

“L’11 luglio del 1979, verso le undici di sera…”, tratto da “Quei morti a orologeria” di Carlo Lucarelli pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di novembre 2021:

domenica 5 dicembre 2021

Virusememorie. 82 «Un grave errore è stato quello iniziale dell’Oms nello sconsigliare le mascherine. Fu fatto solo per evitare che le persone ne facessero incetta».

Ha scritto Michele Serra in “Il rischio del conformismo” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di novembre 2021: Un nefasto effetto collaterale del complottismo è che qualunque lettura critica del mondo, qualunque sguardo che cerchi di arrivare dietro la facciata rischia di finire in quello stesso, fetido calderone. I paranoici di QAnon, i ciarlatani che curano il Covid con la varechina, quelli convinti che i voti di Trump siano stati trafugati da droni italiani, ormai hanno rubato la scena.

venerdì 3 dicembre 2021

Paginedaleggere. 72 «Abbiamo il dovere di imbarazzare i nostri figli affinché prendano le distanze da noi, sviluppino il senso critico e costruiscano se stessi in autonomia».

 

Ha scritto Claudia de Lillo – in arte Elasti – in “Agli occhi dei figli nessuna mamma è normale” pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 10 di settembre dell’anno 2016: Quando Malia Obama ha compiuto diciotto anni, incidentalmente lo stesso giorno dell'indipendenza americana, il padre Barack, dopo avere pronunciato un discorso alla nazione sull'importanza della libertà e della sua quotidiana difesa, ha dichiarato: «Il compito dei padri è quello di mettere in imbarazzo i figli».

giovedì 2 dicembre 2021

Lavitadeglialtri. 15 «È Natale ogni volta che non accetti quelle consuetudini che relegano gli oppressi ai margini della società».

 

Comincia così, con la citazione - tra le tante altre citazioni riportate - tratta dagli scritti di madre Teresa di Calcutta, il commento della carissima amica Agnese A. al post di ieri: “È Natale ogni volta che non accetti quelle consuetudini che relegano gli oppressi ai margini della società”. Non pensavo proprio di dover sollecitare le persone di buona volontà a tentare di dare un pur minimo cambiamento al Natale edonistico e consumistico che affligge le società d’oggi. Da “non credente” invitavo a “salvare” il Natale, per riportarlo allo spirito della condivisione e dell’amore fraterno predicati da quel bimbo nato in quel di Betlemme. Così prosegue l’amica carissima:

mercoledì 1 dicembre 2021

Lavitadeglialtri. 14 «Non sono barbari quelli che premono ai confini dell'Europa».

Incombe “nuovamente” il Natale. Non tanto il Natale del fanciullo di Betlemme, ché uno spirito di amore universale e di solidarietà è riuscito a diffondere pur tra mille difficoltà e pagandolo storicamente con la vita, quanto il Natale dei miscredenti che hanno scambiato quella ricorrenza della natività in un mercatino di inutilità. Non per nulla è rintronato dalle Alpi al Mongibello lo straziante urlo: “Salviamo il Natale”! Ma quale Natale, oserei chiedere!

martedì 30 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 22 «Gaber temeva, “più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”».

 

Tratto da “Silvio, sei tutti loro” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 30 di novembre dell’anno 2018: Quella di Renzi che riabilita ufficialmente B., dopo averlo ammirato di nascosto e imitato a cielo aperto per cinque anni, non è né una gaffe estemporanea né l’ultimo reflusso gastrico di un leader alla frutta, anzi al caffè (corretto grappa).

lunedì 29 novembre 2021

Dell’essere. 27 «La morte, dunque, può essere un dono d'amore?».

A lato. Immagine tratta dal film "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman.

Voce prima: “Tutti noi vogliamo vivere, ma anche vivere la propria morte”. Tratta da “Una scelta da rispettare” di Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, 29 di novembre 2021:

domenica 28 novembre 2021

Paginedaleggere. 71 Michel Foucault: «Non si muore perché ci si ammala, ma ci si ammala perché fondamentalmente dobbiamo morire».

 

Tratto da “Bisogna curare le persone, non solo le malattie” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 28 di novembre dell’anno 2015: Se i medici fossero più attenti al paziente con il suo vissuto, le sue ansie e le sue speranze, potrebbero evitare molte sofferenze inutili. E intervenire con l'umanità, quando la scienza non ha più risorse. La medicina occidentale nasce nel V secolo a.C. come medicina "geocentrica", dove le condizioni di salute erano valutate in base all'ambiente in cui si viveva e l'attenzione era rivolta, come insegna Ippocrate fondatore della Scuola medica di Kos, all'aria che si respira, all'acqua che si beve, ai cibi con cui ci si alimenta, ai luoghi in cui si vive. Poca cosa? Non direi considerando quanta nocività c'è oggi nell'aria, nell'acqua, nei cibi che assumiamo, nei luoghi che abitiamo. Ma siccome l'inquinamento è dato per assodato e irreversibile, ci si limita a fissare dei parametri di tolleranza di cui si occupano, quando se ne occupano, le nostre amministrazioni, senza che questi fattori siano presi in seria considerazione dalla professione medica che più non li ritiene di sua competenza. Fu così che la medicina abbandonò lo sguardo geocentrico per proporsi come medicina "morbocentrica", nella quale lo sguardo medico non è più rivolto all'uomo, (…), ma alla malattia da affrontare in modo scientifico, dove per "scienza" s'intende un sapere oggettivante, valido per tutti, riproducibile ovunque, da chiunque, con il medesimo risultato. La tecnica radicalizza questo aspetto scientifico, facendo perdere ai medici lo sguardo clinico, sostituito dalle risultanze degli esami a cui i pazienti sono sottoposti. E questo sempre con maggior frequenza, per effetto di quella "medicina difensiva" che induce i medici, con la complicità dei pazienti, a prescrivere esami su esami, per accontentarli e per non poter essere accusati d'inadempienza o trascuratezza. I costi di tante verifiche inutili le paga ovviamente la collettività. Cambia in questo modo il concetto di "cura" che, per usare due espressioni di Heidegger, non è più un "prendersi cura" (Fürsorge) del paziente, ma semplicemente un "pro-curare" (Besorgen) al paziente farmaci ed esami richiesti dalla malattia. Senonché l'oggettività della malattia è pur sempre iscritta in una "soggettività" che non può mai essere oggettivata, perché non è scientifica e per giunta è diversa da individuo a individuo, ciascuno dei quali ha un mondo della vita suo proprio, che non è oggettivabile. Quando i pazienti lamentano la "scarsa umanità" di certi medici, anche se non lo sanno stanno lamentando lo sguardo esclusivamente morbocentrico di chi li cura, per cui non si sentono più persone, ma solo "rappresentanti d'organo", a cui si rivolge lo sguardo medico. Di qui la necessità che la medicina diventi "antropocentrica" non solo per coinvolgere la soggettività del paziente tanto utile nel decorso della malattia, ma per impegnare anche la soggettività del medico, che non può limitarsi a utilizzare i suoi protocolli costruiti sulla media dei percorsi morbosi, ma deve coraggiosamente utilizzare la sua intuizione per valutare se il paziente si trova al centro, o all'inizio o alla fine di un'ipotetica curva di Gauss che richiede una variazione nell'applicazione del protocollo. Infine, (…), non è il caso di abusare di un eccesso di interventi tecnologici che allungano, tra non poche sofferenze, la vita, creando nei pazienti illusioni che alimentano solo la disperazione finale. È il caso per esempio di quegli oncologi che, dopo aver sperimentato di tutto, quando perdono ogni speranza non si fanno più vedere dai loro pazienti e si fanno sostituire dai medici che praticano le cure palliative. Inequivocabile annuncio di morte quando ancora si è in vita. Di qui l'importanza di passare da una medicina morbocentrica a una antropocentrica che abbia in vista l'uomo, i suoi vissuti, le sue speranze, le sue ansie, e non solo la sua malattia. Anche perché, come ci insegna Michel Foucault: «Non si muore perché ci si ammala, ma ci si ammala perché fondamentalmente dobbiamo morire».

sabato 27 novembre 2021

Paginedaleggere. 70 «Il desiderio delle masse non è affatto sovversivo, ma fascista».

 

Ha scritto Michele Serra in “Una confusione velenosa” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di ottobre 2021: (…). Non c'è svolta autoritaria che non prenda abbrivio dal caos. Si potrebbe dire che la democrazia è la capacità di contenere il conflitto (che è tutta salute) entro limiti accettabili, e soprattutto comprensibili. Ma nel momento in cui non capisci più se il portuale No Vax si incazza perché è portuale o perché è No Vax, e se il capo ultras devasta la Cgil perché è fascista o perché è laziale, diventa difficile perfino leggere dentro il conflitto sociale. Lo sanno fare bene i sociologi, dovrebbero farlo i politici, ma la cosiddetta "gente comune", alla quale ci si appella con solenne encomio in ogni talkshow e comizio che si rispetti, è la prima vittima di una confusione velenosa, dentro alla quale il malessere sociale e il malanimo ideologico si scambiano continuamente il ruolo di causa ed effetto. Il vero alleato di Nuovo Ordine Mondiale è Piccolo Disordine Locale. Nel mezzo, a barcamenarsi, quel fragile diaframma che chiamiamo democrazia. Nel contesto in cui siamo chiamati a vivere e che configura una fuoriuscita dalla pandemia con assetti sociali nuovi e tutti da scoprire, è demandata alla cosiddetta “gente comune” - per dirla con Michele Serra - quella vigilanza e quella “sapienza” affinché la navicella fragile della democrazia non vada a schiantarsi contro i duri scogli. Sono tempi nei quali i “furbi” ed i “duri” affilano l’arme, fiutando i venti favorevoli che spingono minacciosi nuvoloni forieri di inaspettate e non intraviste tempeste. È da contesti simili che sono sempre venuti fuori i despoti di turno. Di seguito tratto da “Il potere e la folla perché Freud resta attuale” di Massimo Recalcati – psicoterapeuta lacaniano – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di novembre ultimo: (…). La (…) tesi (…) è che la massa si costituisce a partire da una comune identificazione verticale al capo situato nella posizione di Ideale dell’io. La perdita del pensiero critico che questa identificazione idealizzante comporta è compensata da rifugio identitario che essa assicura ai suoi membri. Lo scambio appare conveniente: l’obbedienza assoluta al capo in cambio della sua protezione. Freud, riprendendo in modo assolutamente originale le intuizioni del reazionario Le Bon contenute in Psicologia delle folle (autore che Benito Mussolini considerava centrale nella sua formazione), punta la sua attenzione sulla “sete di obbedienza” che caratterizzerebbe la vita delle masse. Ma, diversamente da Le Bon, per Freud la massa non si identifica alla figura del gregge, ma a quella dell’orda. Di qui la centralità della figura del Duce, del Führer, del leader in quanto incarnazione dell’Ideale dell’Io. «Se si prescinde dal capo - scrive - la natura della massa risulta inafferrabile». Per questa ragione il vero fondamento dell’identificazione della massa è la “nostalgia del padre”. Il posto vuoto lasciato dal padre idealizzato dell’infanzia che si offriva come scudo protettivo per la vita del figlio, deve essere riempito da suoi surrogati. Per Freud è ciò che definisce l’inclinazione “devota” - profondamente religiosa - della massa. La massa divinizza il proprio capo, lo eleva al rango di un Ideale irraggiungibile. Per questa ragione la sua eventuale caduta provoca la sua frammentazione. È la definizione clinica che Freud offre del panico: c’è panico quando c’è «disgregazione della massa». Si disegna una relazione circolare tra la perdita del padre e l’esperienza del panico. Il riferimento di Freud è alla massa militare. Quando il vertice della massa viene decapitato «non si dà più retta ad alcun ordine del superiore e che ognuno si preoccupa soltanto per sé medesimo senza tener conto degli altri». I legami si spezzano e si scatena una paura sconfinata e irragionevole. Per questa ragione, secondo Freud, la massa non è affatto rivoluzionaria - come veniva teorizzato proprio in quegli stessi anni da Lenin -, ma esprime una tendenza profondamente conservatrice. È una delle tesi più scabrose (…): il desiderio delle masse non è affatto sovversivo, ma fascista.

giovedì 25 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 42 «Craxi iracondo lo chiama “un Giuda che strisciava ai miei piedi”».

Al febbraio prossimo “curtu e amaru” si svolgeranno le solenni “quirinarie” nel bel paese. Gli scalpitanti puledri impegnati nella “corsa” giungono alla spicciolata ai nastri di partenza cercando di accaparrarsi la posizione migliore. A guardar bene il parco equino che va componendosi viene spontanea, all’ingenuo, di porsi la domanda: “e la qualità dove sta?”. Ne ha scritto Alessandro Robecchi in “B. al Quirinale. È lo spettacolo d’arte varia di un uomo innamorato di sé”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri mercoledì 24 di novembre 2021. Orbene, allora, “la qualità dove sta?”. Sta, scrive il notista, in riferimento ad uno dei puledri in gara, nella comprovata abilità di “quello” “che sì, il Paese l’ha cambiato eccome, rendendolo, ahinoi, quello che vediamo”. Un Paese “sottosopra” per dirla con Marco Travaglio, o meglio “un paese del pressappoco” per dirla con Raffaele Simone. Tutto qui. Basta ed avanza. Scrive in riferimento a “quello” Alessandro Robecchi: (…). Su tutti svetta Silvio Nostro, uno che ci crede sempre al di là della logica, che non molla nemmeno davanti all’evidenza, insomma che punta al Quirinale senza se e senza ma (e senza dirlo per scaramanzia anche se lo sanno tutti). Ha mandato, pare, una brochure a tutti parlamentari, una specie di opuscolo con le sue gesta da statista, discorsi alti, diciamo così, non le barzellette. Poi, grandiosa, l’uscita sul Reddito di Cittadinanza, che dice un po’ le cose come stanno e spezza la narrazione ossessiva del “reddito di delinquenza” (cfr. Renzi) che “diseduca alla sofferenza” (cfr, sia Renzi che Salvini), o che è “come il metadone” (cfr, Meloni). Insomma, commovente Silvio in cerca di sponde per salire al Colle, ma di una cosa bisogna dargli atto: pochi come lui sanno l’importanza del mercato interno, dello stimolo ai consumi, della necessità di avere gente felice che fa la spesa, e cinque-sette milioni di poveri non gli piacciono di certo. Ma sia: nella partita complicatissima del Quirinale, che investe la partita complicatissima del governo, che riguarda la partita complicatissima dei futuri assetti politici, la mission di Berlusconi – portare Berlusconi a fare il Capo dello Stato – è l’unica cosa chiara. E infatti tutti hanno letto l’apertura di Silvio sul Reddito di Cittadinanza come un dar di gomito ai Cinque stelle, un’operazione simpatia, cosa che Silvio tenta in qualche modo anche con il Pd, mentre Renzi si vanta che farà tutto lui e “siamo l’ago della bilancia”, Salvini e Meloni sostengono Berlusconi, a parole e con l’atteggiamento di fare un favore al vecchio padrone. Quel che ci si presenta davanti, insomma, è lo spettacolo d’arte varia di un uomo innamorato di sé, che vuole abbastanza incongruamente coronare il suo sogno di padre della patria. Mi aspetto da un momento all’altro Silvio at work su molti fronti, alle manifestazioni per l’acqua pubblica, o a quelle per Fiume italiana, per l’aborto, contro l’aborto, fa lo stesso, purché gli venga accreditata la patente di uomo retto e super partes. Non male per uno che ha diviso il Paese per trent’anni, e fa tenerezza sentire i giovani epigoni che tuonano da un palco contro la magistratura con gli stessi argomenti e motivazioni che usava lui, passivo-aggressivo. Il giorno della marmotta, appunto. Il bello, deve ancora venire, questo è certo, nel vortice di nomi bruciati, candidature civetta, ballon d’essai. Non proprio uno spettacolo edificante, con minacce incrociate, anche divertenti, tipo Letta che dice a Renzi che se si schiera con le destre sul Quirinale tra loro è finita (ah, perché? Non è ancora finita? Cosa serve ancora?). In tutto il balilamme politico e para-politico che ci attende, insomma, le motivazioni di Silvio, la pura ambizione personale, un riconoscimento finale alla sua opera, un risarcimento per le ingiustizie subite (eh?) sembra la più cristallina, a suo modo epica: l’ultima battaglia di uno che sì, il Paese l’ha cambiato eccome, rendendolo, ahinoi, quello che vediamo. Tra i più scalpitanti, anche senza agitarsi troppo, quel “dottor sottile” che ha imperversato nelle cronache parlamentari e partitiche del bel paese. Così lo tratteggia Pino Corrias su “il Fatto quotidiano” del 17 di novembre ultimo in “Un Sottile odor di Colle: il più Amato per ogni stagione”:

martedì 23 novembre 2021

Paginedaleggere. 69 Marcuse: «Questa società è un sistema di vita completamente statico, che si tiene in moto da solo con la sua produttività oppressiva».

 

Tratto da “La piatta ipnosi di Facebook & C.” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 21 di novembre 2021: (…). L’eccesso di informazioni finisce per uccidere l’informazione. Siamo come un Tantalo bulimico cui basterebbero pochi sorsi d’acqua per esaudire la sua sete, ma che messo davanti a un lago lo beve tutto e ne muore.

lunedì 22 novembre 2021

Paginedaleggere. 68 Corrado Stajano: «Manca la politica pulita e vincono il più delle volte i peggiori».

 

Tratto da “Confesso che ho perduto”, intervista di Concetto Vecchio a Corrado Stajano pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di novembre 2021: (…). Cosa ci ha rivelato il Coronavirus? "Non soltanto la paura del mistero, il non capire, ma anche la generosità di tanti, i medici, gli infermieri. Un affratellamento sconosciuto in un mondo che pensa soltanto al profitto".

Sostiene che la scienza e la tecnica hanno fallito la prova. Ma è davvero così? "Gli strumenti della modernità non sono serviti a prevenire la pandemia. Nessuno aveva fatto i conti col virus. La metafisica ha vinto sulla fisica".

domenica 21 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 41 «L’idea di un “mondo migliore” è evaporata allo stato di rivendicazioni contingenti di gruppi e categorie».

Scrivevo il 19 di novembre dell’anno 2005 su questo blog: Attingendo a piene mani dalla fonte inesauribile di questa rubrichetta (“Mal d’Italia” n.d.r.) che è il lavoro di Raffaele Simone “Il paese del pressappoco”, il capitolo quattordicesimo, ovvero il capitolo del “Ressentiment” affronta un altro degli aspetti più “tragici” della vita collettiva del bel paese, quello relativo alle relazioni individuali e collettive più pregnanti di una società civile ed evoluta. Un paese senza futuro, per l’appunto, o magari con un futuro non proprio luminoso ma che è proprio di colui che sa e pratica il gioco antico delle “tre carte”, sempre in voga e ben diffuso nel bel paese.(…). La dissoluzione della fiducia pubblica è talmente vistosa e i suoi effetti sono talmente severi che è singolare che nessun osservatore se ne sia accorto.La fiducia è infatti una “passione” politica per eccellenza, uno dei fondamenti delle buone società e in generale di contesti collettivi funzionanti.Se non esistesse, svanirebbero una quantità di figure tipiche della vita associata, soprattutto nei paesi evoluti.Molte funzioni della nostra vita sono basate infatti sulla fiducia: quella che dobbiamo avere in altri e quella che altri devono avere in noi.

sabato 20 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 10 «So bene che la lingua è potere e lotta, oppressione e liberazione; e allora è per questo che non tollero l’imposizione, neppure quella grammaticale quando ne sento il falsosuono».

Ha scritto Michele Serra in “Le nuove gabbie identitarie” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, sabato 20 di novembre 2021: L’intenzione di includere è giusta. L’intenzione di escludere, ingiusta. Ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno (aforisma attribuito a Karl Marx). (…). Ho scritto (…) che quando si parla di un insieme di esseri umani (un popolo, una folla, un pubblico, un gruppo), è scontato che si stia nominando una somma di persone la cui identità sessuale è ben poco rilevante: folla è parola femminile, ma non c’è maschio che possa sentirsi escluso, popolo è parola maschile, ma non c’è femmina che non se ne senta parte.

giovedì 18 novembre 2021

mercoledì 17 novembre 2021

martedì 16 novembre 2021

Paginedaleggere. 66 «Abbiamo troppa paura. Le proporzioni della catastrofe sono troppo grandi per afferrarle».

 

Tratto da “Se il clima folle allaga casa mia” di Jonathan Safran Foer, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di novembre 2021: Il mese scorso la mia casa di Brooklyn è stata inondata due volte, entrambe per tempeste di portata storica: la prima ha rovesciato più acqua all'ora di qualsiasi altro periodo nella storia di New York; la seconda tempesta ha doppiato il record della settimana precedente. "Inondazione" non coglie la portata del fatto. In entrambi i casi l'acqua si è riversata sotto le porte, si è infiltrata negli infissi delle finestre e tra crepe capillari nelle fondamenta del palazzo. Ma c'è di peggio: la rete fognaria della città è stata sopraffatta dall'acqua, che è risalita (invertendo a tutti gli effetti la direzione del flusso) mandando le acque di scolo su per i tubi di scarico del seminterrato, per i gabinetti e i lavandini. Per essere chiaro, "acque di scolo" significa liquami. Significa merda. Ho ingaggiato una squadra per lavare con gli idrogetti e disinfettare i pavimenti. (Oltre a essere disgustosa, l'acqua di scolo costituisce un serio rischio per la salute). Questa squadra era parte di un piccolo esercito di pulitori industriali provenienti da Chicago - una carovana di mezza dozzina di camion carichi di attrezzature e personale; hanno passato due settimane sparpagliati per la città prima di riprendere le loro cose e tornare a casa. (Automobili elettriche e pannelli solari non sono le uniche attività create per reagire al cambiamento climatico). Ho ingaggiato un'altra squadra per sostituire tutte le pareti e le porte fino a un'altezza di trenta centimetri - tutto ciò che si era bagnato - per non far diffondere la muffa (la muffa costituisce un altro serio rischio per la salute). Una terza squadra ha staccato il pavimento cedevole in legno e il sottopavimento saturo d'acqua e li ha sostituiti, questa volta con un piastrellato impermeabile. Va da sé che la spesa è stata ingente. Quando mi sono rivolto alla mia compagnia di assicurazione, mi è stato risposto che per gli "atti di Dio" - gli eventi che l'intervento umano non può impedire - non è prevista copertura. Malgrado ciò che sappiamo riguardo l'influenza dell'uomo sulle condizioni metereologiche, un uragano è considerato un atto di Dio. Quindi non ci sarebbero stati contributi per il conto salato.

domenica 14 novembre 2021

Virusememorie. 80 «La terrificante legge di Say: “l’offerta crea la domanda”».

 

A lato. "Onde sotto il faro", acquerello (2021) di Anna Fiore. Ha scritto Piero Bevilacqua in “Elogio della radicalità” – Laterza editore, (2012) -: “È mite e sobria la spinta a un consumismo sfrenato che divora quotidianamente interi continenti di risorse, e che sta portando dissesti tendenzialmente irreversibili ai complessi equilibri della terra?”. Di seguito, tratto da “Dal G20 a COP26, è una truffa: green e Pil sono incompatibili” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri sabato 13 di novembre 2021: (…). Come ha notato (il meteorologo) Luca Mercalli nessun Paese sviluppato si è detto disposto a rinunciare a “standard di vita che nel mondo occidentale continuiamo a considerare non negoziabili, né a fermare la crescita economica così come la intendiamo oggi”. Siamo quindi, come al solito, di fronte a una truffa, tanto per tener buoni i giovani innocenti, ma inconsapevoli e creduloni, che manifestano in buona parte del mondo. Non si può inneggiare all’ambientalismo e, nello stesso tempo, alla crescita del Pil. Sono incompatibili. Né c’è “energia rinnovabile”, eolica o solare che sia, che può risolvere la questione. Perché ogni energia, qualsiasi energia, vuole per essere innescata altra energia. “Nulla si crea e nulla si distrugge” dice Democrito.

sabato 13 novembre 2021

Paginedaleggere. 65 «"A Ca', grazie pe' avemme dato er soriso a 'n'adolescenza de mmerda!"».

 

Tratto da “Le mie corde segrete”, intervista di Marco Cicala a Carlo Verdone pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 13 di novembre dell’anno 2020: (...). Ho letto che pratica una singolare forma di preghiera: fotografare le nuvole. "Una quarantina di quelle foto sono state esposte al Museo Madre di Napoli. Ma non erano nate per essere mostrate. Non volevo che la gente pensasse: "Adesso Verdone s'è messo pure a fa' il fotografo". A convincermi è stata Elisabetta Sgarbi. Qualcuno le aveva parlato di quelle immagini. Lei ha voluto vederle e le sono piaciute. Le foto, ormai circa cinquecento, sono un mio momento intimo, mistico: una preghiera senza parole.

giovedì 11 novembre 2021

Paginedaleggere. 64 Paolo Mieli: «“Internet passerà di moda, come il borsello”».

 

Tratto da «Burattinaio, Buddha e volpone: le tre vite del “megadirettore”» di Pino Corrias, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 4 di novembre 2021: Bisogna saperle recitare certe cose. Quando alle 11 di quel lunedì 7 settembre 1992, Paolo Mieli entrò nella sala riunioni del quotidiano La Stampa che dirigeva da 838 giorni, aveva la faccia per metà buia, per l’altra metà compassionevole. Buia per l’indiscrezione che girava da giorni alle sue spalle.

mercoledì 10 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 21 «La ricetta Renzi (favorire l’astensionismo, concentrando gli sforzi propagandistici su chi si ostina a votare)».

Continua ad essere l’uomo del giorno. Non importa come, se nel bene del paese o nel suo male; l’importante è che si parli di lui. Il Paese può attendere. Questa “memoriadeigiornipassati” di Salvatore Settis - “Renzi ha rapito il corpo del malato” – è stata pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 10 di novembre dell’anno 2017: (…).

martedì 9 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 40 «Cresce un sentimento politico favorevole alla concezione illiberale della democrazia».

 

Ha chiuso Michele Serra il Suo editoriale “Il candidato impossibile” – nella sua interezza riportato nel post di ieri – con una apodittica affermazione: “Spiace dover concludere che non siamo un Paese politicamente sano”. Di seguito, tratto da “La corsa al Quirinale e l’anno zero della politica” di Ezio Mauro, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri 8 di novembre 2021:

lunedì 8 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 20 «Il berlusconismo è stato un periodo di profonda lacerazione politica, di traumi istituzionali e di grave conflitto etico».

 

Ha scritto Michele Serra in “Il candidato impossibile”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 5 di novembre 2021: Temo che quando uscirà questa rubrica della posta l’intenzione del centrodestra di candidare Berlusconi al Quirinale, almeno in prima battuta, sarà ancora in piedi. Pure io rimango basito quando leggo articoli e commenti che la trattano alla stregua di una normale proposta politica. Ma non lo è e non può esserlo, e per più di una ragione.

domenica 7 novembre 2021

Paginedaleggere. 63 «È finita l'età umanistica, quando l'uomo era il soggetto della storia».

 

Ha scritto Natalia Aspesi in “Giovani, tristi e depressi. Com’è avvenuto tutto ciò”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 5 di novembre 2021: “(…). È successo qualcosa di imponderabile, di misterioso, che io non so decifrare, per cui il lavoro sta perdendo valore, se lo trovi devi essere grato, se lo perdi temi di non trovarne un altro e quindi accetti tutto, pochi soldi, orari pesanti, senza accorgertene abbassi la testa, ti deprimi, pensi che non avrai un futuro, finisci con l’essere grato a chi ti schiavizza. Come è avvenuto tutto ciò?

venerdì 5 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 39 «Viviamo dilemmi di natura tragica, che la foto da Dolce Vita dei Grandi che gettano monete nella Fontana di Trevi trasformano in incubo».

 

Ha scritto Marco Travaglio in “L’ultimo incantesimo” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri giovedì 4 di novembre: L’“informazione” ormai fabbrica incantesimi: crea un mondo di fantasia a suon di magie, anzi bugie, ci convince che quella è l’unica realtà possibile e auspicabile; poi qualcosa rompe l’incantesimo e torniamo sulla terraferma, ma senza neppure il tempo di riprenderci, già rapiti come siamo da un nuovo sortilegio.

mercoledì 3 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 08 «Quella piscina degli squali che è il mercato».

Scriveva l’indimenticato Vittorio Zucconi queste brevi “note” in “Nuotando con gli squali” – pubblicate sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 3 di novembre dell’anno 2012 - quasi dieci anni fa. Quelle donne, che nelle note vengono citate, appaiono ancor oggi donne fortunate, donne particolari, straordinarie. Cosa è cambiato nel frattempo per la stragrande maggioranza delle donne?

martedì 2 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 07 «Sono nata lì, al centro del mondo. Lì sono diventata grande. Ogni tanto ci torno».

 

A lato. "Isola Tiberina, Roma", penna e acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Elasti il 18 di settembre 2021 – al tempo crudele della “pandemia” - in “Dev’esserci sempre una fragola, anche fuori stagione”, pubblicato sul settimanale “D”:

domenica 31 ottobre 2021

Paginedaleggere. 62 Dante: «"State contenti, umana gente, al quia;/ché, se potuto aveste veder tutto, /mestier non era parturir Maria"».

 

“Desiderata”, manoscritto dell’anno 1692 ritrovato a Baltimora nell’antica chiesa di San Paolo: Procedi con calma tra il frastuono e la fretta e ricorda quale pace possa esservi nel silenzio. Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con tutti.

sabato 30 ottobre 2021

Paginedaleggere. 61 «L’uomo è stato spossessato di se stesso dall’Economia, dalla Tecnologia, dalla Scienza».

A lato. "Cityscape", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Michele Serra in “Il pensiero unico non è unico”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi 30 di ottobre 2021: (…). In ogni campo (il lavoro, i diritti, l'ambiente, l'immigrazione, la cultura, l'eros) c'è stato e c'è conflitto. Perfino l'apparente dittatura del profitto, stravincente su ogni altro fattore economico, non contiene né spiega fenomeni come il boom del volontariato, la resurrezione del Welfare e dello Stato come suo agente, la vitalità (anche come bersaglio di odio politico) di un'istituzione novecentesca come il sindacato.

giovedì 28 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 37 «Nella protesta No Vax e No Green Pass si rivela una idea solo élitaria della libertà».

 

Va giù pesante Michele Serra in “L’organizzazione della pazzia” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 26 di ottobre 2021: (…). Le categorie politiche non bastano a capire che cosa sta succedendo in quella porzione di mondo che chiamiamo Occidente. Il complottismo, Qanon, l'assalto al Campidoglio, gli elmi cornuti, la denuncia della Dittatura Sanitaria, la stessa apparizione dell'incredibile Trump sulla scena mondiale, consentono una lettura solo parzialmente politica. Tantomeno ideologica. Valgono meglio le categorie psichiatriche: e sia detto senza nessuna superficialità o irrisione, semmai con la massima considerazione della sofferenza e del disagio di chi le porta addosso. Ma questa è la sostanziale novità dell'epoca: la pazzia come agente politico, come organizzatrice delle folle. Poiché sono i regimi autoritari che bollano e dannano la pazzia, alle democrazie spetta il compito (ben diverso) di cercare di capire come mai, in misura così evidente, la pazzia abbia preteso e ottenuto la sua rappresentanza politica. Tratto da “Quei filosofi irresponsabili” di Massimo Recalcati – psicoterapeuta di scuola “lacaniana” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi 28 di ottobre 2021: Ho avuto recentemente l'occasione di cenare con dei miei cari amici di Trieste di origine argentina che mi hanno raccontato cosa è stata la dittatura militare nella seconda metà degli anni Settanta nel loro Paese. Si può riassumere efficacemente il macabro progetto dei militari con le parole del governatore della provincia di Buenos Aries, Iberico Manuel Saint-Jean: "Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi uccideremo i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, poi quelli che rimangono indifferenti, e infine uccideremo i timidi". (…). Anche in quel regime - come in tutti i regimi dittatoriali - veniva imposta una tracciabilità dei movimenti individuali. Si trattava di un sistema finalizzato a rendere pervasiva la persecuzione degli antagonisti, dell'istituzione di un vero e proprio terrorismo di Stato. Il generale Videla nel 1975 ebbe modo di affermare che "in Argentina dovranno morire tutte le persone che saranno necessarie per raggiungere la sicurezza del paese". Gli oppositori furono semplicemente soppressi con l'uso spietato della violenza. La tortura e l'omicidio politico erano all'ordine del giorno. I camion militari trascinavano in massa i dissidenti verso il loro drammatico destino. La tracciabilità era in quel caso al servizio dell'eliminazione fisica del dissenso; essa serviva a comporre "liste nere" che individuavano gli oppositori del regime che dovevano essere soppressi. La semplice idea di poter urlare "Libertà, libertà, libertà!" in una piazza o di esprimere il proprio giudizio critico in televisione era impensabile e sarebbe stata pagata al prezzo della vita. Anche nel tempo della crisi provocata dalla pandemia abbiamo dovuto ricorrere alla tracciabilità dei nostri movimenti individuali. Ma questa tracciabilità non è al servizio della morte, come avviene in ogni dittatura, ma della vita. È così difficile capirlo? Eppure nel nostro Paese l'estrema destra e l'estrema sinistra si sono scatenate in una radicale critica alla gestione della pandemia e delle relative misure di prudenza e di sicurezza sanitaria (vaccinazione e Green Pass tra tutte) approvate dal nostro governo. Questa critica furiosa avviene nel nome della libertà. Conosciamo il ritornello più raffinato: la gestione della pandemia ha aperto la strada a una virata repressiva delle nostre istituzioni che rischia di dare luogo a uno stato di emergenza permanente che finisce per giustificare una legislazione antidemocratica. Di fatto al grido di "Libertà! Libertà!" una estrema minoranza del nostro Paese denuncia la virata autoritaria dello Stato democratico minacciando la stragrande maggioranza. Non è la prima volta che nella storia più recente dell'Occidente il carattere ideologicamente illiberale della sinistra estrema converga con quello della destra estrema. Il carattere paradossale di questa convergenza è dato dal fatto che nella protesta No Vax e No Green Pass si rivela una idea solo élitaria della libertà che vorrebbe escludere il vincolo, il legame sociale, la solidarietà. È il punto dove l'anarchismo e la vocazione totalitaria si intrecciano in modo inquietante.

mercoledì 27 ottobre 2021

Paginedaleggere. 60 «Noi occidentali siamo posseduti dal denaro, da questa concretissima astrazione che informa tutta la nostra vita».

 

Tratto da “I Karamazov, il denaro e il sangue di Draghi” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi 27 di ottobre 2021: Sono di madre russa e più invecchio più mi sento russo e sempre meno italiano. Sono, oserei dire, un Karamazov. Ho tutte le diverse e contraddittorie anime dei tre protagonisti del capolavoro di Dostoevskij: l’istintualità e la violenza di Dimitri, nel cui sottofondo, oltre all’ingenuità, c’è il masochismo che è una delle caratteristiche fondanti dell’intero popolo russo, la disperata razionalità di Ivan (“Se tutto è assurdo, allora tutto è permesso”), la spiritualità di Alioscia portata all’estremo, perché tutto è estremo nelle passioni del popolo russo che si autocolpevolizza e si autoassolve in continuazione. Dimitri, Ivan, Alioscia non sono che tre aspetti dell’anima di Dostoevskij e dei contrapposti sentimenti che la compongono. Il popolo russo è mistico. E nemmeno il comunismo era riuscito a cambiarlo. Bastava solo grattare un po’ la superficie e subito saltava fuori il russo di Dostoevskij. Quando ero in Unione Sovietica nell’autunno del 1985, quella del primo Gorbaciov, a Mosca erano aperte solo tre chiese ortodosse. Se vi entravi eri preso dall’emozione, l’emozione della loro emozione. La religione ortodossa è presa sul serio da quelle parti, come del resto, poniamo, in Romania, e ha poco a che fare con lo stanco rito cattolico della messa domenicale, mentre al pomeriggio le chiese sono deserte o quasi, frequentate solo da tre o quattro vecchie strapenate terrorizzate dalla morte. La stessa emozione che avevo provato nelle chiese di Mosca, la ritrovai molti anni dopo a Teheran alla funzione del Venerdì. Gli islamici, il lettore lo sa, si mettono proni, il capo appoggiato al terreno e il culo all’aria, in una posizione oggettivamente ridicola a un occhio occidentale. Ma anche lì, io che non sono credente, mi emozionai della loro emozione. In me ha sempre giocato un ruolo fondamentale la contrapposizione fra l’istintualità di Dimitri e la razionalità di Ivan, purtroppo ha quasi sempre vinto la seconda tranne che in due o tre occasioni in cui, in preda all’ira, avrei potuto tranquillamente uccidere un uomo. (…). Quello che non è riuscito al comunismo è riuscito, a quanto pare, al capitalismo almeno a giudicare dai turisti russi di oggi che sono griffati dalla testa ai piedi in modo sgangherato, una scarpa e una ciabatta. La volgarità non è mai appartenuta a questo popolo, in ogni russo, per quanto agli stracci, cova un principe Stavrogin. Non ha alcun concetto dell’investimento, il denaro vale sempre meno di una buona occasione per spenderlo o, meglio ancora, per buttarlo via. Non è un caso che lo stesso Dostoevskij dilapidasse in vari Casinò d’Europa, in particolare in quello di Baden Baden, il denaro che racimolava faticosamente scrivendo un articolo al mese. I fratelli Karamazov sono un romanzo d’appendice, per quanto a noi oggi possa sembrare incredibile nascono così. Insomma il russo, almeno finché è rimasto tale, è un passionale, un estremista delle passioni. Che cosa ho io a che fare con quelle “anime morte”, per restare in tema, che formano in gran parte il popolo italiano di oggi? (…). Ma qui sta il punto. Noi occidentali siamo posseduti dal denaro, da questa concretissima astrazione che informa tutta la nostra vita. Il Dio Quattrino è l’unico idolo, il solo valore unanimemente riconosciuto. Ma a sua volta il denaro non è che la sovrastruttura di un sentimento più profondo che rende possibile e trionfante il capitalismo: l’invidia. Ludwig von Mises, che è uno dei più estremi ma anche dei più coerenti teorici del capitalismo, lo ammette in modo esplicito ne