“Desiderata”,
manoscritto dell’anno 1692 ritrovato a Baltimora nell’antica chiesa di San
Paolo: Procedi con calma tra il frastuono e la fretta e ricorda quale pace
possa esservi nel silenzio. Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in
buoni rapporti con tutti. Esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza e
ascolta gli altri: pur se noiosi e incolti, hanno anch’essi una loro storia. Evita
le persone volgari e prepotenti: costituiscono un tormento per lo spirito. Se
insisti nel confrontarti con gli altri rischi di diventare borioso e amaro,
perché sempre esisteranno individui migliori e peggiori di te. (…). Sii te
stesso. Soprattutto non fingere negli affetti. Non ostentare cinismo verso
l’amore, perché, pur di fronte a qualsiasi delusione e aridità, esso resta
perenne come il sempreverde. Accetta docile la saggezza dell’età, lasciando con
serenità le cose della giovinezza. Coltiva la forza d’animo, per difenderti
nelle calamità improvvise. Ma non tormentarti con delle fantasie: molte paure
nascono da stanchezza e solitudine. Al di là d’una sana disciplina, sii tollerante
con te stesso. Tu sei figlio dell’universo non meno degli alberi e delle
stelle, ed hai pieno diritto d’esistere. E, convinto o non convinto che tu ne
sia, non v’è dubbio che l’universo si stia evolvendo a dovere. Perciò sta’ in
pace con DIO, qualunque sia il concetto che hai di LUI. E quali che siano i
tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosa confusione dell’esistenza,
mantieniti in pace col tuo spirito. Nonostante i suoi inganni, travagli e sogni
infranti, questo è pur sempre un mondo meraviglioso. Sii prudente. Sforzati
d’essere felice. Tratto da “Il
conflitto tra scienza e fede” di Umberto Galimberti, pubblicato sul
settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 31 di ottobre dell’anno
2020: Nasce solo in chi non sa che cos’è scienza, e tanto meno che cos’è
fede. Chiariamoci le idee: la scienza è un sapere ipotetico nel senso che
conosce i risultati che si ottengono dalle ipotesi che pone. Per questo non
presume di dire la verità come i più credono, ma solo cose "esatte".
Una parola questa che deriva dal latino ex actu che significa "ottenuto
da", ossia dalle ipotesi che ha anticipato e dalle quali è partita la
ricerca. Nel caso ad esempio del Coronavirus, abbiamo sentito scienziati che
dicevano cose diverse. E ciò è dovuto al fatto che partivano da ipotesi
differenti. Questa è la ragione per cui molta gente non crede alla scienza,
perché non ne conosce il metodo che procede per prove ed errori, di cui la
scienza non si vergogna, perché non c'è un altro metodo per venire a capo delle
cose che non si conoscono. Il metodo scientifico consiste, infatti,
nell'anticipare delle ipotesi, sottoporle a esperimento, e se l'esperimento le
conferma la scienza assume le ipotesi che ha anticipato come
"esatte". Ma non per sempre e in modo definitivo, perché, se col passar
del tempo ne trova di più esplicative e più comprensive, abbandona le ipotesi
precedentemente assunte e adotta quelle nuove. Questa è la ragione per cui la
scienza è in continuo progresso e non assume mai i risultati raggiunti come
indiscutibilmente veri e definitivi. La religione non appartiene all'ordine del
sapere. E questa è la ragione per cui esige la fede, la quale, come scrive
Tommaso d'Aquino: "non è determinata dal ragionamento, ma dalla volontà.
Non è promossa dall'evidenza del contenuto, ma da un fattore esterno: la
volontà. Per questo, a differenza della scienza espressa dalla ragione umana,
la fede imprigiona l'intelletto trattenuto da termini estranei e non propri. E
come dice San Paolo, la fede "riduce in schiavitù ogni intelletto che si
sente in uno stato di infermità e di grande timore e tremore" (De fide,
art. 1). (…). …san Paolo e san Tommaso avevano visto più chiaro di Indro
Montanelli e non avrebbero mai condiviso la sua tesi secondo la quale il sapere
spiega "come" le cose accadono e solo la religione sarebbe in grado
di rivelarne il "perché". Se è vero infatti che per conoscere il
"perché" delle cose dovremmo indicarne le cause, il principio di
causalità, come ci insegna Aristotele, appartiene all'ordine del sapere e non
della fede. Per questo Dante Alighieri al verso 37 del canto III del Purgatorio
invita ad accontentarsi del "come" (del "quia"), e perciò
scrive: "State contenti, umana gente, al quia; / ché, se potuto aveste
veder tutto, / mestier non era parturir Maria".Non
la scienza, ma neppure la fede sarebbe in grado di "spiegare" come
Maria, da vergine, avesse potuto partorire Gesù. E se la religione parla di
"mistero", non per questo offre una spiegazione e tantomeno un
"perché". Alla fede si accede non attraverso il sapere, ma, come dice
Tommaso, attraverso un atto della volontà che decide di credere. Per questo la
fede deve essere tollerante, proprio perché non "sa" e quindi
"crede", possibilmente accompagnata da dubbio, come a più riprese ripeteva
il Cardinal Martini, dal momento che a suo sostegno non c'è alcun elemento
razionale. Se i credenti fossero tolleranti, e non "militanti della
fede" come scrive Karl Jaspers, quante guerre nella storia si sarebbero
potute evitare, e quanta apertura dialogica si sarebbe potuta instaurare tra
credenti e non credenti, con il rispetto reciproco che nasce dalla
consapevolezza, da parte di entrambi, che nessuno dei due possiede la verità.
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