"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 30 settembre 2023

Capitalismoedemocrazia. 82 Piero Bevilacqua: «Il capitalismo non evolve naturalmente verso la liberazione del lavoro, se non è costretto dal conflitto operaio».

          Sopra. Domenico De Masi (1º di febbraio 1938 – 9 di settembre 2023).   

“Più bellezza meno schiavitù”, colloquio del marzo 2023 di Marco Di Vincenzo con Domenico De Masi riportato sul settimanale “L’Espresso” del 15 di settembre 2023: (…). «Per secoli il lavoro non aveva nulla di dignitoso. Nella Grecia antica, gli uomini liberi non lavoravano per definizione: si dedicavano alla ginnastica, alle arti, alla filosofia. E chi doveva faticare per vivere era una persona di poco rispetto. Poi, però, tutto cambia. Ma bisogna aspettare secoli perché la concezione di lavoro venga riabilitata. Prima nel Seicento, con Locke, e poi nell'Ottocento, con Marx. Per quest'ultimo, lavorare diventa addirittura l'essenza, la cosa più nobile per l'essere umano».

venerdì 29 settembre 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 44 “Vita dei Giuliani Amati/5″.


“Vita dei Giuliani Amati/5″ di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 25 di gennaio dell’anno 2015: Nel gennaio del 1993 Bettino Craxi è ormai sepolto sotto una raffica di avvisi di garanzia e prepara le dimissioni da segretario del Psi. Amato, da Palazzo Chigi, lo difende: “Craxi inquisito? Ogni volta che una persona che ha avuto una sua grandezza è in difficoltà, c’è una tendenza a scaricargli tutte le responsabilità addosso: ma questo non si fa, né con i vivi né con i morti” (16-1-93).

mercoledì 27 settembre 2023

Memoriae. 75 Alberto Manguel: «La lettura ci fa sbattere il naso contro la realtà, apre porte e finestre su tutto ciò che è umano».

Sopra. "Prime luci sul lago", acquerello (2023) di Anna Fiore.
 

«Chi dunque – meglio del libro – sa essere al tempo stesso medico e nomade, bizantino e indù, persiano e greco, eterno e contingente, mortale e immortale? Chi al pari di lui potrebbe essere l’alfa e l’omega, il troppo e lo scarso, il nascosto e l’apparente, il testimone e l’assente, l’illustre e l’umile, il consistente e l’inconsistente, la forma e il suo contrario, il genere e il suo opposto? Andiamo più in là: quando mai hai visto un giardino trasportabile in una tasca, un orto allineato su una tavoletta di pietra, un essere che parla al posto dei morti e si fa interprete dei viventi, un famigliare disposto ad addormentarsi solo quando tu stesso hai ceduto al sonno, un essere che parla soltanto secondo i tuoi desideri, più muto di una tomba, e conserva i segreti come il più discreto dei segretari… A mia conoscenza non v’è compagno più fedele ai propri impegni, più pronto a onorare i favori ricevuti, più premuroso nell’offrire i propri servigi, e con spesa modesta, del libro». (Jahiz, autore arabo del IX secolo).

“Le biblioteche ci rendono immortali”, testo di Alberto Manguel – da Wikipedia: nato a “Buenos Aires, 13 marzo 1948 è uno scrittore e traduttore argentino naturalizzato canadese” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, 26 di settembre 2023: (…). Scrivo di lettura, biblioteche e libri da qualche decennio a questa parte e ho vissuto tra i libri fin da quando ero bambino. Entro i confini della mia casa d’infanzia è successo ben poco, o perlomeno poco rispetto alle favolose avventure dei miei personaggi letterari preferiti. Da quando ho imparato a leggere, la complicata esperienza del mondo mi si è presentata prima con le parole così che in seguito, quando mi sono imbattuto nella realtà, avevo delle storie attraverso le quali darle un nome. Tutto ciò che mi accadeva, era già accaduto in un libro. (…). Le biblioteche sono essenziali per una società alfabetizzata perché nei libri risiede la nostra identità. In Occidente, agli inizi dello sviluppo delle società della parola scritta la Bibbia era considerata una raccolta di libri, una biblioteca che apparteneva a ogni membro della fede. La reverenza per i libri è molto antica. Una pratica in atto dall’inizio del Medioevo imponeva che qualsiasi libro non più adatto all’uso dovesse essere sepolto in modo reverenziale nel cimitero, spesso nella tomba di uno studioso o in una stanza speciale di una sinagoga. Se un libro cadeva a terra, doveva essere baciato prima di rimetterlo sullo scaffale. Ricordo mia nonna di 90 anni che si chinava dolorosamente per raccogliere un libro che aveva lasciato cadere, qualsiasi libro, anche l’elenco telefonico e avvicinarlo con reverenza alle sue labbra. Il suo rispetto per i libri era tale che ogni volta che finivo di leggere mi ricordava di chiudere il mio libro prima di lasciare la stanza perché se lo avessi lasciato aperto il demone dell’oblio mi avrebbe fatto dimenticare ciò che avevo imparato. Coloro che attaccano la lettura, o meglio, coloro che attaccano i lettori per quello che considerano un intrattenimento egocentrico ed egoriferito basano la loro accusa sulla percezione che agli occhi degli aggressori la lettura allontana i lettori dal mondo. Li allontana dalle altre persone. Permette loro di indulgere nella fantasia e nella finzione. Fornisce loro un alibi per non prendere parte agli affari della comunità. In effetti come ogni vero lettore sa, la lettura fa esattamente il contrario. La lettura ci fa sbattere il naso contro la realtà, apre porte e finestre su tutto ciò che è umano. Si rifiuta di permetterci di distogliere lo sguardo dalle cose più terribili e meravigliose che accadono nel mondo. Soprattutto, ci lega ad ogni altro lettore, vicino o lontano, contemporaneo o di un lontano passato o di un futuro in attesa.

lunedì 25 settembre 2023

ItalianGothic. 75 «Il “compagno” Giorgio e quelli venuti dal “piccì”».


Scrivevo su questo “blog” il venerdì 22 di giugno dell’anno 2012 nel post che ha per titolo «Il “compagno” Giorgio e quelli venuti dal “piccì”»: “C’è una cosa, che mi è stata cara assai, che mi accomuna a Giorgio Napolitano: la militanza politica. Della quale il grande Giorgio ne ha fatto un impegno pieno di vita. Per me essa, la militanza politica, è rimasta un impegno di cittadinanza responsabile, coltivata nel tempo residuo che il mio duro lavoro dell’educare mi ha consentito. Ambedue veniamo da quello che fu il Partito Comunista Italiano, quello di Antonio Gramsci per intenderci, di Giorgio Amendola, che pur veniva da una grande famiglia di democratici liberali, di Umberto Terracini, il confinato politico, di Luigi Longo, di Palmiro Togliatti, del tanto amato e compianto Enrico Berlinguer e dei tantissimi altri che, con passione ed impegno civile, hanno reso quel Partito, che non c’è più, il più forte dei Partiti Comunisti dell’Occidente. Ambedue veniamo dal Partito che fu della “via italiana al socialismo”, che ha rappresentato il momento magico e tragico di rottura con l’egemonismo, a volte spietato, del comunismo sovietico. Ambedue siamo rimasti tramortiti per i fatti repressivi che quel comunismo ha consumato nell’Europa ed altrove nel mondo. È questa condivisione di militanza e di ideali che mi hanno reso tanto caro Giorgio Napolitano e per il quale ho esultato, come non sono solito fare, al momento della Sua elezione, del grande “compagno” Giorgio, al Quirinale. Ma tutto ciò non ha fatto da velo alle stridenti contraddizioni che ho potuto verificare nell’impegno pubblico del Presidente. Ne ho fatto menzione su questo blog – che è un “b-log della cittadinanza e dell’impegno, del leggere e dell’educare e di altro ancora di varia umanità” – (…). Poiché ci sono state due circostanze, almeno, che mi hanno fatto avvertire una insospettata “lontananza” tra me ed il grande “compagno” Giorgio, divenuto nel frattempo il Presidente, una insospettata “lontananza” tra due militanti che sono venuti dallo stesso grande Partito. Una “lontananza” scavata come un solco profondo nelle nostre vite dalla comune storia di cittadini di questo disastrato paese. E sì che la vocazione e la formazione laica, assorbita abbondantemente con un lungo e faticoso esercizio, nella lunga militanza partitica, non ha concesso, e non concede - ancor’oggi? -, licenze e facili lasciapassare. Per la quale – una “rigidità ideologica” secondo alcuni - la “mitizzazione” dei fatti della Storia e dei suoi principali protagonisti – avendo in uggia il mito dell’uomo della provvidenza che sia - trova sempre un confine netto ed invalicabile che non consente idolatrizzazioni di sorta delle persone, dei fatti o delle cose. Per la qual cosa il “compagno” Giorgio, divenuto il Presidente, è rimasto agli occhi del “compagno” di partito persona tra le tante investita di grandissime responsabilità politico-istituzionali. Tanto basta. Ma è potuto accadere che il Presidente abbia risposto piccato ad un cittadino che, nel corso di una pubblica manifestazione – in Puglia? a Bari? – lo abbia tirato per la giacchetta per aver promulgato un decreto-legge, nell’era berlusconiana, che nel Paese aveva suscitato tantissima preoccupazione e mobilitazioni molto partecipate. In quella occasione il Presidente ebbe a dire, al sospettoso cittadino, che qualora non avesse firmato e promulgato quel famigerato decreto-legge ne sarebbe stato costretto, per come stabilito nella Carta, a seguito di una seconda presentazione del medesimo in altre forme. Mancò in quella occasione il rendere pubblico, da parte del Presidente, e “politicamente” manifesto, un disaccordo di natura politico-istituzionale che andasse in sintonia con l’opinione pubblica più avvertita. Non avvenne. Ancor più preoccupante fu una esternazione del Presidente in occasione di iniziative partitiche, personali o familiari, durante le quali si è ricordata la figura – controversa assai – di Bettino Craxi. In quell’occasione il Presidente ebbe a dire che la giustizia del bel paese era stata molto “severa” con la vicenda umana e politica – “tangentopoli” e “mani pulite” – dell’uomo, del suo partito e di tutta la “casta” politica del tempo. Incredibile! Poiché, con le stesse leggi del Parlamento sovrano, che condannarono in via definitiva quell’uomo, nel tempo erano stati giudicati e condannati migliaia e migliaia di altri semplici cittadini italiani incorsi nelle stesse malefatte, e nessuno di essi ha potuto giovarsi dell’incredibile pensiero a difesa del Presidente. Eppure è stato. (…)”.

domenica 24 settembre 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 43 “Vita dei Giuliani Amati/4”.


“Vita dei Giuliani Amati/4” di Marco Travaglio pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 24 di gennaio dell’anno 2015: Dopo aver regalato nel 1987 l’Alfa Romeo alla Fiat a prezzi di saldo, lo Stato nel 1992 prepara un altro gradito dono miliardario al gruppo Agnelli-Romiti, a sua volta molto prodigo di mazzette ai partiti di governo: 3 mila miliardi di fondi pubblici per il nuovo stabilimento di Melfi, in Basilicata.

sabato 23 settembre 2023

ItalianGothic. 74 Pino Corrias: «Il ragioniere che vuol essere “Dott”».


Ha scritto Salvatore Cannavò in «Bonomi senza laurea, ma si firma “dottore”. Anche il suo vice ha lo stesso vizio» pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, 22 di settembre 2023: Carlo Bonomi, (…), non è laureato, ma esistono documenti in cui si qualifica "dottore".

mercoledì 20 settembre 2023

Lavitadeglialtri. 24 Enzo Bianchi: «Perché dare ospitalità? Perché si è uomini, per divenire uomini, per umanizzare la propria umanità».


Ha scritto Veronica Gentili in «Chi “esternalizza” le frontiere si guardi il film di Garrone”» pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, mercoledì 20 di settembre 2023: (…). Giorgia Meloni ha portato con sé la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen a Lampedusa per ribadire insieme come l'unico approccio possibile al fenomeno migratorio sia quello di uno sforzo europeo per bloccare le partenze, finanziando i Paesi del Nord Africa da cui i migranti si mettono in viaggio. "Esternalizzazione delle frontiere": è questa l'espressione tecnica ormai frequentemente utilizzata, tra le ironie di chi dice che serva a non far capire di cosa si parla.

martedì 19 settembre 2023

Piccolegrandistorie. 55 “Memoriale di Basilio Archita”.


StoriediMigranti”. “Memoriale di Basilio Archita”, racconto dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo riportato nel volume “Italica” di Giacomo Papi alle pagg. 378/385: Io so che significa essere sbranati, ho sentito una volta i denti nella coscia, nel costato, di tre cani feroci come iene. E le unghie delle zampe che strappavano il costume, la maglietta e laceravano le carni.

domenica 17 settembre 2023

Memoriae. 73 Giacomo Papi: «Dal 1988 lungo la frontiera dell'Europa hanno perso la vita 27.382 persone, di cui 22.223 nel Mediterraneo. In fondo al mare sono rimasti almeno 14.225 corpi».


«Come tutti sanno, Lollo è una varietà di lattuga e Lollobrigida una varietà di ministro dell'Agricoltura. In particolare, è una varietà di ministro per cui "da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi". Dal Vangelo secondo Francesco: "Beati gli ultimi perché si godranno i primi". Ma anche i secondi, il dolce e la frutta. Con grande invidia di J-Ax e dei The Kolors, "L'Accattone Gourmet" è stato il vero tormentone dell'estate. Tanto che presto avremo "Masterchef Nullatenenti" con Barboni al posto di Barbieri: per la serie, "Piatto non abbiente, mi ci ficco". Si sfideranno solo concorrenti sotto la sogliola di povertà, a suon di straccetti alla stracciona, tagliolini fatti a mano tesa, omelette per homeless, ghetti alla carbonara, costata pochissimo di manzo, e infine un buon caffè depresso con zucchero di canna del gas. Da questo punto di vista, i migranti sulle carrette del mare non sono che un ottimo esempio di dieta mediterranea. Per cui, grazie al governo Meloni per averci aperto gli occhi: quelli che offensivamente si chiamavano "morti di fame", in realtà sono morti di sazietà». (Da “Lollo e l’accattone Gourmet” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 15 di settembre 2023).

sabato 16 settembre 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 42 "Vita dei Giuliani Amati/3".

“(…). …l’Italia è davvero la terra dei morti. (…). Dove trovare un popolo più vecchio, più usato, più corrotto, meno ingenuo? Le rivoluzioni, di cui non si può contare il numero, le tirannie, le occupazioni straniere, le servitù hanno pesato su questo bello e infelice paese e hanno lasciato nel sangue stesso della nazione i vizi più svariati con una dolorosa esperienza e in realtà un gran senso politico. Quando si parla della giovine Italia, questa espressione fa ridere. Chi c’è di meno giovane, di meno ingenuo, di meno entusiasta dell’italiano? Prima di tutto è sottile, scettico, astuto e interessato. Molto più intelligente di noi, sa calcolare, aspettare, lusingare e dissimulare, cosa a cui noi non arriveremo mai. Rifate le divisioni del paese, trasformatelo in uno solo Stato, sconvolgete governi e frontiere, dategli tutte le costituzioni che vorrete, non cambierete mai la razza e il temperamento del popolo. Per quanto facciate, non lo renderete mai giovane. Conserverà coi suoi difetti tutte le sue preziose qualità”. (Dal diario del conte Henry d’Ideville alla data del 26 di aprile dell’anno1865).

mercoledì 13 settembre 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 41 “Vita dei Giuliani Amati/2”.


SempiternaImmarcescibileItalia”. «(…). …più che “di destra” (che sarebbe comunque il segno di una adesione a un campo politico e culturale), la maggioranza degli italiani mi sembra soprattutto indifferente, e ostile a quasi tutto ciò che implica una fatica ulteriore rispetto alla fatica di campare. Non so se questo concetto valga per altri popoli europei (i più facilmente apparentabili a noi per condizioni socio-economiche), sicuramente vale per noi. Si vota, in prevalenza, per chi dà meno fastidio, promette abbastanza e pretende poco: la Dc, in questo, fu maestra impareggiabile, anche se il suo modello paternalista e assistenzialista, oltre a inibire forse per sempre quel poco di orgoglio individuale di cui si disponeva in un Paese da sempre infeudato, ha sfasciato per l’eternità i nostri conti pubblici. Questo governo è sostenuto in modo acceso da una minoranza ideologica (i fascisti, se mi si consente la semplificazione), seguiti da un poderoso codazzo che non vuole rotture di scatole, spera che le tasse rimangano abbastanza facoltative, i migranti non disturbino, la politica non interferisca troppo nelle loro vite. La sinistra invece è faticosa. Parla di cose stravaganti, come l’uguaglianza e la solidarietà, e per giunta è raramente all’altezza delle proprie buone intenzioni. È riuscita a governare quasi solo nella forma, rispettabile ma tutt’altro che popolare, della responsabilità istituzionale (Napolitano docet) e della interminabile emergenza. Non certo per le sue spinte riformiste, molto blande, o per la sua energia innovatrice. Se il quadro è questo, non dobbiamo lamentarci più di tanto. Ben dentro il corpo del Paese ci sono formidabili riserve di generosità e di civismo, direi inspiegabili se non attraverso il criterio del valore individuale. Il paradosso della sinistra italiana, in questo momento, è che può fare conto sugli individui e non sulle masse. In ogni modo, non siamo morti democristiani e non moriremo fascisti: la nostra sola certezza è che moriremo italiani». (Tratto da “Una sola certezza: moriremo italiani” di Michele Serra pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 28 di luglio 2023).

martedì 12 settembre 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 40 «Vita dei Giuliani Amati/1».

“Dalla radice remota smar, che ha il significato di ricordarsi ma anche di conoscere, e poi nel sanscrito smarami che è sempre ricordare ma anche desiderare, e poi nel greco mermera che è cruccio e cura, e quindi a martyri, testimone. Dunque è questo la memoria, è conoscenza, niente posso conoscere dell'oggi se non ho sapere di ciò che è stato quando ieri era l'oggi. È desiderio e passione, struggente desiderio di appartenere a una storia e cocente passione per l'esserne appartenuto. La memoria è testimonianza, e dunque martirio, è giuramento di perseveranza, porterò con me chi è stato e ciò che è stato, pensato, vissuto, con me sarà presente, risparmiato dalla smemoratezza, dall'obnubilamento, dall'estinzione; per questo sarò testimone di giustizia, anche se accadrà che a causa di giustizia sarò perseguitato. La memoria è cura, è dedizione, la memoria è costanza, opera di paziente e delicata manutenzione. Per tutto questo non c'è fissità nella memoria, la memoria non è un monumento di bronzo, una lapide di marmo, ma vive nel vivente, e con lui si muove, come il vivente materia plastica, fluida, in continua crescita. Finché, come ogni cosa viva è destinata a spegnersi, e allora la promessa del testimone porta con sé il dovere del passaggio, la devozione alla transizione, ciò che ho portato con me ora è tuo, ti consegno un peso leggero perché è un dono. E citando Mario Tronti (Roma, 21 di luglio dell’anno 1931, Ferentillo, ci ha appena lasciati il 7 di agosto 2023, filosofo e politico italiano tra i fondatori del marxismo operaista n.d.r.), sia chiaro che «non è più l'avvenire ma il passato l'arma più potente contro lo stato presente delle cose»”. (Da “Memoria. È viva non un monumento” di Maurizio Maggiani pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 9 di settembre 2023).

sabato 9 settembre 2023

ItalianGothic. 73 «Bettino iracondo a Hammamet lo chiamerà “un Giuda che strisciava ai miei piedi”. Ma lui i perdenti non li calcola, li ignora».


“Cosemiserevolid’Italia”. «Quel verso Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo la diceva lunga, già mezzo secolo fa, sull'italico vizio di pronunciarsi su quel che non si conosce. Quando non addirittura su quello di cui non ci si intende: come se io fossi nella giuria di Miss Maglietta Bagnata, per capirci. Ma il ministro della Cultura che prende l'impegno di leggere libri che dovrebbe aver letto, in quanto anche da lui votati, è più di una semplice gaffe: è pura commedia dell'arte. È una one-liner da stand up comedian. È una boccata d'ossigeno per i content creator sforna-meme. È una clamorosa minchiata, suvvia. Oppure dobbiamo pensare che, allo Strega, il liquore scorra a fiumi anche prima della proclamazione del vincitore. Una sfigatissima topica, insomma, che, per restare in tema letterario, sembra ispirata al celebre romanzo di Goethe, L'Infaust. Qualcuno potrebbe replicare che tutto è nato da un increscioso travisamento subito chiarito da Sangiuliano, come si evince dal video dell'intervista. Ma noi non siamo mica figli unici: noi quel video l'abbiamo criticato "senza prima vederlo"». (“Sangiuliano da stand up comedian” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 21 di luglio 2023).

venerdì 8 settembre 2023

Memoriae. 71 Piero Bevilacqua: «La sconfitta della Nato non è solo una condizione perché cessi la guerra, ma perché l’Europa ritrovi la sua autonomia».


Ha scritto Raniero La Valle in “L’Italia crei un trattato pacifista internazionale” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 6 di settembre dell’anno 2022: (…). La prima delle (…) notizie è quella rievocata da Barbara Spinelli di un grave errore compiuto da Michail Gorbaciov, (…).

giovedì 7 settembre 2023

MadreTerra. 17 Elena Stancanelli: «Adattamento, collaborazione, vulnerabilità sono le parole giuste per immaginare il futuro, per quella scuola che dovrebbe insegnarci ad avere cura gli uni degli altri».


«(…). Le mammifere marine, (…), "sono creature queer, indomite, protettive, complesse, forgiate dal conflitto e in lotta per la sopravvivenza in un contesto estrattivo e militarizzato che la nostra specie ha imposto a sé stessa e all'oceano" (…).

martedì 5 settembre 2023

Uominiedio. 42 Enzo Bianchi: «Dio non sempre è stato buona notizia, Gesù lo ha reso buona notizia per noi, Vangelo!».


Ha scritto Enzo Bianchi in “Gesù e il Dio dal volto umano” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, lunedì 4 di settembre 2023: (…): Gesù non nominava quasi mai Dio, “parlava di molte cose con parabole”, dicono i Vangeli, e mai consegnava formule, verità codificate o dottrine a chi lo ascoltava.

sabato 2 settembre 2023

ItalianGothic. 72 Marco Castoldi a proposito di Gesù: «“Lo hanno messo in croce perché era famoso, era molto carismatico, lo collego a me. Tutti e due abbiamo il padre falegname”».


Morgan chi? Al secolo passa per Marco Castoldi. Cosa vi lascia pensare il suo desiderio di mimetizzarsi all’ombra di un pirata? Affronta l’arduo dilemma Pino Corrias su “il Fatto Quotidiano” di mercoledì 30 di agosto 2023 in «Morgan, il “pirata” che si mette in croce tra Bach, ego e insulti» e dipana egregiamente l’intricata matassa offrendoci uno spaccato di vita sorprendente del nostro. Scrive Pino Corrias:

venerdì 1 settembre 2023

Capitalismoedemocrazia. 81 Angelo Flaccavento: «La moda incita alla pantomima, per cui apparire è già essere».

Ha scritto Angelo Flaccavento in “Posseggo, ergo sum” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 19 di agosto 2023: (…). Ebbene, signori miei: se lo avessimo dimenticato, la lotta di classe, nelle sbrilluccicanti lande del fashion e del lusso, perdura.