"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 30 novembre 2022

lunedì 28 novembre 2022

Dell’essere. 60 Teofilo di Antiochia: «Tu mi chiedi di mostrarti il Dio in cui credo, ma io ti mostrerò l'uomo in cui credo e se tu vorrai capirai il mio Dio».  

Ha scritto Enzo Bianchi oggi, lunedì 28 di novembre 2022, in “Chi sono i credenti” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: In una conversazione con un teologo cristiano sul tema della fede Umberto Galimberti a un certo punto insorge e dice con forza: "Mi sento offeso dalla cultura cristiana che chiama quelli che non credono "non credenti", al negativo, e quelli che non credono in Dio "atei", che è un altro negativo.

domenica 27 novembre 2022

ItalianGothic. 16 V*T*: «Presidente Meloni, le racconto tutti i miei lavori di fannullona».  

“Presidente Meloni, le racconto tutti i miei lavori di fannullona”, lettera “aperta” di una lettrice de’ “il Fatto Quotidiano” pubblicata nella edizione di ieri, sabato 26 di novembre 2022: Per lei, signor Presidente Meloni, il povero è un fatto di correità, sfiga e indolenza insieme. Ancor peggio se siciliano. (…). La speranza che al Sud con i poveri diventa scambio di voti. Di cosa dobbiamo morire?

sabato 26 novembre 2022

ItalianGothic. 15 Bocchino Italo, quello «sempre lieto di ascoltarsi: “Per favore non mi interrompa!”».  


Ildolcestilnuovo”. Da “Italo, il Trasvolatore di destra che atterra sempre sul morbido” di Pino Corrias pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 24 di novembre 2022: Prima arriva la cravatta sul petto, poi lui, il ben tornato Trasvolatore. Ora che è ricomparso nel giro della destra di potere, Italo Bocchino, che ha decollato trent’anni fa dal latifondo di Alleanza Nazionale – erano i tempi fondativi di Pinuccio Tatarella, testa fine della nuova destra e giacche altamente stazzonate – e poi lungo l’infelice parabola di Gianfranco Fini, sventatamente maritato Tulliani, ha messo su una arietta da padrone di casa, che esibisce con una certa voluttà, ogni volta che lo invitano nelle tv parlanti, sempre lieto di ascoltarsi: “Per favore non mi interrompa!”. E poi veloce a stendere la tovaglia e predisporre i coperti per illustrare il menu di casa Meloni, destra sociale a chilometro zero, condoni in purezza, Patria sempre al centro-tavola, guai per gli immigrati che sbarcano, guai a fannulloni, e dolci alla crema sovranista per la nascente Nazione di Giorgia: “Oggi l’Europa torna a rispettarci. È un fatto”. Ce lo eravamo dimenticati per un po’. Ma s’era solo ricoverato nella rimessa aeroportuale del Secolo d’Italia, quotidiano un tempo di carta, con relativi contributi, oggi solo da rassegna stampa serale, ma con buona prospettiva di rifiorire nelle edicole, visto che molti dei suoi antichi redattori stanno in cima ai Palazzi e sarà loro il bello e il cattivo tempo futuro.

venerdì 25 novembre 2022

ItalianGothic. 14 Daniela Ranieri: «Togliere il pane di bocca ai poveri e alle loro famiglie per meno di 800 milioni di risparmio (a fronte di 26 miliardi per la spesa militare, da aumentare)».  

 

“A Mussolini non piacevano le donne”, colloquio di Brunella Schisa con la saggista Mirella Serri pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 18 di novembre 2022 per la presentazione del volume “Mussolini ha  fatto tanto per le donne!”: Il 14 novembre 1947 i padri costituenti discutevano gli articoli del Titolo IV: "La magistratura".  Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, sostenne che le donne dovevano tenersene lontane perché troppo sentimentali, fragili, emotive. Altri giuristi avallarono il preconcetto con perle indimenticabili («In certi giorni sono intrattabili»). L'Italia usciva da un ventennio in cui Mussolini aveva posto le donne in totale sudditanza rispetto agli uomini: cacciate dalla pubblica amministrazione, dall'università, dalla scuola, dimezzato il salario, inasprito il diritto di famiglia. Negato il voto. Il fascismo aveva imposto un maschilismo di Stato alimentando pregiudizi e stereotipi che si sono rivelati duri a morire. Mirella Serri, docente di Letteratura moderna e contemporanea, racconta quello che nessuna biografia ha messo in luce: il profondo disprezzo del Duce per le donne. Mussolini ha fatto tanto per le donne! Sì, soprattutto del male. Era un uomo violento, geloso, prepotente, crudele, sadico.

mercoledì 23 novembre 2022

Quellichelasinistra. 30 Roberto Casalini: «I poveri sono diventati invisibili, cani perduti senza collare».  

LaSinistraCheNonC’èPiù”. Ha scritto Alessandro Robecchi in “Finanziaria. Meglio le bomboniere che i poveri: salviamo il matrimonio” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 23 di novembre 2022: (…), seguiamo le cronache dei nostri eroi. Mentre ministri e sottoministri si arrovellano per cercare nuove soluzioni ad antichi problemi (…), nel cuore del potere meloniano c’è qualche timore nuovo. “L’impatto di cancellare di botto il reddito di cittadinanza è devastante”, dice la ministra del Lavoro, riportata con virgolette qui e là. Tradotto in italiano, significa quel che molti dicono da sempre: che il reddito è un argine, una diga che protegge chi non ce la fa, e toglierlo di botto in un anno di recessione sarebbe come accendere una miccia. Cioè il contrario della vulgata retorica delle destre più estreme ed ottuse, Italia Viva, Lega e Fratelli d’Italia, sempre concentrate a dire cretinate sui divani, i fannulloni e varianti più o meno offensive. Cazzate: di quei 660 mila a cui verrà tolto ossigeno tra qualche mese, pochissimi potranno trovare un lavoro. Bassa scolarità, nessuna formazione, soggetti deboli: cancellare il reddito significa consegnarli alla disperazione o alla manovalanza della criminalità, oppure, nel migliore dei casi (speriamo) al conflitto sociale. Dopo aver sbraitato per anni, ora se ne accorgono pure al Consiglio dei Ministri, ma è tardi per tornare indietro, quindi niente, pochi mesi e poi smantellamento dell’unica legge che abbia aiutato, negli ultimi anni, le fasce più disagiate della società. La legge finanziaria – la stessa che ci dice che un professionista da 85.000 euro l’anno pagherà le tasse di un dipendente che ne prende 30.000 – è dunque una netta e precisa (in qualche caso rivendicata) ricerca dello scontro. Davanti al timore di ampi disagi sociali si scelgono deliberatamente il conflitto e la contrapposizione, le mani sui fianchi e la mascella volitiva: la dichiarazione di guerra è stata consegnata nelle mani dei poveri. Di seguito, tratto da “Mio padre bracciante, la dignità e la sinistra senza più popolo” di Roberto Casalini, pubblicato sul mensile “Millennium” del mese di novembre 2022:

martedì 22 novembre 2022

 ItalianGothic. 13 «Poveri – anche assolutamente poveri – lavorando».  

Ha scritto Antonio Padellaro in “Tema d'italiano: spiantati, imparate da Santanchè” pubblicato sul mensile “Millenium” di Novembre 2022: Siamo venuti in possesso delle tracce del tema d'italiano che saranno rese note dal Ministero del Merito ai prossimi esami di maturità. Si tratta di commentare tre frasi sul denaro e la povertà.

1: "Il denaro è l'unico vero strumento di libertà. I soldi servono a essere liberi. Mio padre mi ha insegnato che chi paga comanda, che pagare i propri conti vuol dire anche comandare" (Daniela Santanchè, ministro del governo Meloni).

domenica 20 novembre 2022

ItalianGothic. 12 «“Carico residuale”. L’escalation del sadismo ipocrita e strumentale del nuovo governo».  

 

Ha scritto Diego Bianchi in “L’ora dei pavidi” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 18 di novembre 2022: «Sono incinta», «sono malata» «fa freddo», «abbiamo la scabbia», «ci sono i pidocchi», «non c'è acqua calda», «mio marito ha il cancro», «viaggio sola», «mia figlia ha la febbre», «pensavo di morire in mare e ora rischio di morire qui», «fateci scendere».

venerdì 18 novembre 2022

Quellichelasinistra. 29 Wlodek Goldkorn: «Il futuro anziché una promessa è diventato una minaccia. La società poi, da una società di classi è diventata di massa».  

Wlodek Goldkorn ha scritto della “Sinistra”, ovvero di quando la “Sinistra” ci teneva tanto d’esserlo, pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 13 di novembre 2022: Una volta la sinistra si considerava l'agente del futuro nel presente. L'idea dell'anticipazione del tempo aveva a che fare non solo e non tanto con una concezione messianica della storia, quanto con la nozione del tutto mondana del progresso. Il progresso era figlio dell'Illuminismo, della convinzione che gli umani, grazie alla capacità di giudizio e alle scoperte della scienza, fossero in grado di forgiare il loro destino in modo da abolire la miseria, l'oppressione, lo sfruttamento, la disuguaglianza e la guerra.

giovedì 17 novembre 2022

Virusememorie. 96 «Orso no. A orso basta mangiare bere dormire vagare. Morire. Uomo non vuole morire, per lui è punizione divina».

UnVirusChiamatoUomo”. Ha scritto Malcom Pagani in “Peccato di superbia” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 12 di novembre 2022: (…). I mesi picchiavano con la loro inutilità, tutti uguali tra loro ed era ormai evidente che a parità di furto legalizzato del bene più prezioso che abbiamo, il tempo, quel servizio civile senza ratio, senza controllo e senza scopo somigliasse più a una punizione che a un ozio gaudente. A un certo punto, qualcuno ci destò dalla noia prendendola alla lontana. Venimmo convocati in una stanza, io e i miei due compagni d'avventura, per ricevere le prime indicazioni dal responsabile della Ong.

martedì 15 novembre 2022

Virusememorie. 95 Eraclito: «Questo cosmo, che è il medesimo per tutti, non lo fece nessuno degli dei né degli uomini ma sempre era».  

UnVirusChiamatoUomo”. Ha scritto Angelo Flaccavento in “La coperta risicata” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 12 di novembre 2022:

lunedì 14 novembre 2022

ItalianGothic. 11 Furio Colombo: «Meloni ama tutto del prima. Ma non ha uno sguardo sul dopo. Se mai, disprezzo».

 

IlVecchioCheAvanza”. Ha scritto Evelina Santangelo in “Interesse nazionale” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 6 di novembre 2022: Non c'è espressione in apparenza più ovvia. Nessuno potrebbe mai dire di non volere l'interesse nazionale in ogni ambito. Niente di problematico dunque. E invece niente di più problematico.

domenica 13 novembre 2022

ItalianGothic. 10 Filippo Ceccarelli: «La società degli spettacoli, la dittatura del marketing, il culto della performance, l'odierno tribalismo con i suoi totem».

Cosplayer&Fascismo”. Ha scritto Dario Vergassola – nella Sua rubrica “C’è vita sulla Terra”, che è tutto un auspicio - in “Il fascino della divisa”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” dell’11 di novembre 2022: È follia, ma c'è del metodo: secondo l'anchorman russo Anton Krasovsky, i bimbi ucraini andrebbero "annegati o bruciati".

sabato 12 novembre 2022

ItalianGothic. 09 Michele Serra: «Non riesco a immaginare che alcunché di peggiore, di più volgare e mortificante, possa toccarci in sorte. Sì, Meloni mi fa meno paura di Berlusconi».

Ha scritto a Michele Serra il lettore A*** sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di novembre 2022: Caro Michele, tu, io e mezza sinistra ci lamentiamo da anni che in Italia manca un partito conservatore presentabile, tipo i gollisti francesi o i conservatori tedeschi, visto che quello spazio politico è stato via via occupato prima dalla multiforme piovra della Dc e poi da pericolosi pagliacci tipo Berlusconi o Salvini. Che sia la Meloni, in fondo completando il lavoro di Fini, a creare ora questo partito? Certo le origini sono neofasciste, e la classe dirigente della destra italiana fa mettere le mani nei (pochi) capelli. Però, questo è quello che passa il convento, e mi sa tanto che la Meloni, che pare certo più seria e responsabile dei suoi predecessori, e che è arrivata in uno dei momenti di crisi più nera per l’Italia e il mondo, si accorgerà presto di dover ristrutturare il suo partito e le sue politiche, per rendersi presentabile e affidabile presso Ue e Usa, i due tutori dell’Italia dal punto di vista economico e geopolitico. Quindi non mi sorprenderei di assistere nei prossimi mesi a una metamorfosi di Fratelli d’Italia attraverso una limatura degli eccessi polemici ed estremisti, pubbliche abiure, cambi di rotta e cacciata di impresentabili. Probabilmente, a fronte di cambiamenti sostanziali nelle politiche economiche, ambientali, internazionali in senso più occidentale, continueranno a sventolare alcune bandierine identitarie, bastonando legislativamente i più deboli, come donne, migranti e gay, per dimostrare di non essere cambiati. Ma intanto diventeranno sempre più simili ai conservatori inglesi, e sempre meno a Orbán. A***

venerdì 11 novembre 2022

Piccolegrandistorie. 31 Elena Stancanelli: «Manca sempre qualcosa in questo Paese per riuscire a portare a termine le imprese che il coraggio di qualcuno ha reso possibili».

Degli Esclusi”. Ha scritto Filippo Ceccarelli in “Non cancellate Marco Cavallo” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di novembre 2022: Sarà un lungo inverno. A Muggia, comune dell’Istria italiana, hanno dato lo sfratto alla grande statua di Marco Cavallo, emblema itinerante della battaglia che grazie all’opera di Franco Basaglia ha portato a considerare la malattia mentale con un altro sguardo, una diversa cura e una maggiore umanità. Dinanzi all’iniziativa del sindaco leghista Paolo Polidori, che ha accampato questioni di regolarità amministrativa riguardo agli spazi nel deposito comunale dove la scultura era parcheggiata, non si può che alzare gli occhi al cielo con sconsolata rassegnazione; già nel 2019, allora vicesindaco di Trieste, il personaggio si era segnalato alle cronache per aver raccolto da terra coperte e stracci entro cui si avvoltolava di notte qualche senzatetto e come gesto dimostrativo li aveva buttati nell’immondizia. Nella stessa direzione va ora il ripudio di Marco Cavallo rivelando però una scelta che non è solo di ordine, ma si pone contro il progresso, l’umanità, la memoria e un po’ anche contro la poesia. (…). Quasi mezzo secolo è passato e quasi tutti i protagonisti di quell’avventura sono scomparsi. Per Marco Cavallo toccherà alla coscienza civile trovare una nuova sede. Ma resta difficile ignorare che la nuova stagione politica si annuncia rimuovendo, con selvaggi pretesti logistico-burocratici, un pezzo di Storia fra i più degni di questa nazione, come piace chiamarla ai nuovi potenti autonominatisi conservatori. Provino loro adesso a spiegare che la goffa cultura della cancellazione sta solo a sinistra. Quanto all’inverno che arriva, per fortuna – ma qualcuno potrebbe evocare persino la Provvidenza - esiste sempre il cappotto. Di seguito, “Il posto del cavallo” di Elena Stancanelli pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 5 di novembre ultimo: (…). Marco Cavallo (…) si sposta parecchio, tra festival, congressi, carceri. Da quel giorno, il 25 febbraio 1973, è uscito dal manicomio di Trieste, seguito da un corteo di pazienti, infermieri, medici, familiari dei degenti... seicento persone che avevano partecipato al laboratorio teatrale tenuto dallo scrittore Giuliano Scabbia (…). Molti dei quali non uscivano dall'ospedale psichiatrico di San Paolo da anni, da quando erano stati rinchiusi e da quel momento trattati come carcerati. "Le conigliere", le chiamavano, quei reparti dove stavano stipati, appesi alle grate delle finestre, che adesso sono stati recupera - ti e sembrano addirittura eleganti. Guidava il corteo Franco Basaglia, che per permettere a Marco Cavallo di lasciare l'ospedale psichiatrico e uscire per strada aveva personalmente abbattuto con una panchina un pezzo di muro. Tutti si accorsero in quel momento che stava accadendo qualcosa di storico, una riforma totale della psichiatria che sarebbe diventata legge 180, che prevede appunto la chiusura dei manicomi.  Marco Cavallo, prima di diventare la grande statua blu che tutti conosciamo, era un cavallo vero. Tirava un carretto che trasportava i panni sporchi dentro il manicomio. I matti si erano affezionati a lui e quando era diventato vecchio, per evitare che fosse mandato al macello, chiesero di poterlo adottare. La lettera con cui si rivolsero all'amministrazione era firmata Marco Cavallo. Nella sua pancia, nella pancia della grande statua blu, avevano messo uno sportello. Nel quale potevano essere nascosti disegni, lettere, fotografie, qualunque cosa i matti intendessero portare fuori, o mettere in salvo. La storia di Marco Cavallo è rimasta nella immaginazione di tutti, più delle fotografie, spaventose, che ritraevano i pazienti legati, nudi, sporchi. Più dei racconti che filtravano, delle pompe di acqua gelata con cui venivano ogni tanto lavati, o sedati, delle terapie violentissime, di come si continuava a tollerare che la malattia mentale fosse un motivo per ridurre esseri umani in uno stadio di schiavitù, privati degli elementari diritti della cittadinanza senza aver commesso il minimo reato.

mercoledì 9 novembre 2022

Lamemoriadeigiornipassati. 35 Liliana Segre: «Nel giro di pochi anni la Shoah sarà trattata in un rigo nei libri di storia, poi non ci sarà più neanche quello».

Memoria&Presente”. Ha scritto Tomaso Montanari – Storico dell’arte e Rettore della “Università per Stranieri” di Siena – in “Che cosa ci dice la lapide di Calamandrei” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di novembre 2022: Le pietre ci parlano. Dalle pareti dei palazzi pubblici, dai muri delle case degli uomini e delle donne illustri, dai pavimenti delle necropoli ecclesiastiche, la voce del passato si rivolge incessantemente a noi. Epigrafi artistiche, a volte veri capolavori. Altre volte semplici e spoglie lapidi. Ma in tutti i casi, la materialità monumentale di queste scritte sul marmo modifica lo spazio pubblico, rendendolo teatro di un dialogo tra generazioni che costruisce la storia, rinsalda la memoria, lega passato e futuro. Quelle pietre ci guardano: ed è impossibile non pensare che, talvolta, ci giudichino. È il caso della celeberrima "lapide ad ignominia" che nel 1952 fu collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo, e che poi è stata replicata così tante volte sui muri e nelle piazze di tutta Italia. Essa rispose all'arroganza criminale di Albert Kesselring, capo delle forze naziste di occupazione in Italia, che - condannato a morte, e poi all'ergastolo - proprio in quell'anno fu rimesso in libertà per ragioni di salute: occasione in cui ebbe l'impudenza di dichiarare che gli italiani avrebbero dovuto fargli un monumento, per come ci aveva trattato. La risposta, dettata da Piero Calamandrei, recita così: 

Lo avrai

camerata Kesselring

il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà

a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati

dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri

dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità

non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono

non colla primavera di queste valli

che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio dei torturati più duro d'ogni macigno

soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi

che volontari si adunarono

per dignità e non per odio decisi a riscattare

la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai

morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama

ora e sempre

RESISTENZA.

Come possiamo guardare, oggi, quella lapide? Con che coraggio? Oggi che chi è sempre rimasto fedele alla fiamma nera degli alleati italiani di Kesselring, torna a governare l'Italia? Dov'è, oggi, quella lingua, alta e coraggiosa, che chiamava le cose con il loro nome, e invocava per sempre la resistenza contro ogni fascismo? Oggi un coro di servo encomio soffoca le poche voci rimaste fedeli. Ma - è stato scritto - se noi taceremo, grideranno le pietre...

giovedì 3 novembre 2022

ItalianGothic. 08 Gustavo Zagrebelsky: «La Costituzione immagina, come condizione ideale, una massa d'individui passivi, marionette mosse dai fili tenuti in mano dal burattinaio-legislatore?».

 

Ordine&Legge”. Ha scritto Michele Serra in “In nome della legge”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, giovedì 3 di novembre 2022: Il Salvini compare nei tigì nel suo format preferito, l'influencer che non le manda a dire (così la Rai risparmia anche il disturbo di mandare una troupe), e fa un annuncio davvero clamoroso: "Finalmente in questo Paese si rispetteranno le leggi". È una grande notizia. Anzi, è la notizia che milioni di italiani aspettano da una vita. Il primo pensiero corre alla mafia: la pacchia è finita. Poi agli evasori fiscali: pagheranno il dovuto, secondo legge. E gli stadi non saranno più privatizzati a suon di sberle dagli ultras, torneranno dopo decenni a essere luoghi pubblici, era ora.

martedì 1 novembre 2022