Incombe “nuovamente” il Natale. Non tanto il Natale
del fanciullo di Betlemme, ché uno spirito di amore universale e di solidarietà
è riuscito a diffondere pur tra mille difficoltà e pagandolo storicamente con
la vita, quanto il Natale dei miscredenti che hanno scambiato quella ricorrenza
della natività in un mercatino di inutilità. Non per nulla è rintronato dalle
Alpi al Mongibello lo straziante urlo: “Salviamo il Natale”! Ma quale Natale,
oserei chiedere! Puranco la massima autorità politica del momento si è lasciata
trascinare nell’urlo: “Salviamo il Natale”! Da cosa, buon uomo? Da chi? Il Natale,
ricorrenza negli animi dei giusti di quella lontanissima natività, andrebbe
salvato sottraendolo proprio a tutti i suoi mistificatori. Quanta ipocrisia,
quanta mala fede! Sono per l’appunto essi gli “infedeli” del Natale. Ci siamo
trovati, ospiti presso carissimi amici, a godere, già dalla settimana scorsa, la
vista del ben esposto “presepe” domestico. Ché tanta messa in scena non sia l’effetto
nefasto della cosiddetta “sindrome della capanna” indotta dal
virus della pandemia? Il mondo del fanciullo di Betlemme è decisamente altrove,
è tra i migranti, tra i perseguitati, tra i poveri, tra tutti coloro che patiscono
e soffrono delle diseguaglianze del mondo che si appresta frettolosamente ad
esporre il suo ben addobbato “presepe”. Sottraete il Natale ai mistificatori,
alla loro spropositata ingordigia. Sarà, come sempre, anche questa volta ancora,
una occasione mancata. Un Natale così offende e distorce la “memoria” del
fanciullo di Betlemme. “Salvate il Natale”! Tratto da “La solidarietà al posto dei muri” di Enzo Bianchi, fondatore della
Comunità monastica di Bose, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 22 di
novembre 2021: Provo sentimenti di riluttanza, di stanchezza e di profonda tristezza
nello scrivere queste righe che, ancora una volta, riguardano uomini, donne e bambini
non riconosciuti nella loro dignità di "umani" e nella loro
condizione di disperati, bisognosi, nella fame e nel freddo. Da più di
vent'anni intervengo e cerco di condividere un faticoso pensare su questi
migranti, che dalle loro terre segnate da guerre, violenze, carestie, e dunque
dalla fame, vengono a cercare pane dove una società, la più sazia e tutelata
del mondo, appare per loro un sogno e una speranza. Eppure la situazione è
sempre più grave perché il rifiuto dell'altro, il respingimento dello straniero
e la non considerazione del povero si sono accresciuti fino ad avvelenare i
rapporti tra Stati e le relazioni tra i cittadini della nostra Europa. La terra
verso la quale convergono i continenti africano e asiatico è segnata da
frontiere e confini che diventano muri, sorvegliati da eserciti con il mandato
di fermare poveri affamati che chiedono asilo. È scandaloso: risuonano solenni
affermazioni di solidarietà e di riconoscimento dei diritti fondamentali degli
"umani", e contemporaneamente si organizza il loro respingimento. Eppure
ad agosto è stata forte la commozione per la fuga dall'Afghanistan di queste
vittime delle persecuzioni e della guerra. Il vescovo di Ferrara, Giancarlo
Perego, ha denunciato la deriva dell'Europa: "Questa è una sconfitta
dell'umanesimo su cui si fonda l'Europa, una sconfitta della democrazia e dei
valori forgiati dal nostro continente. L'Europa dei muri è un'Europa che
dimostra di cedere alla paura". Eppure abbiamo fatto cadere il muro di
Berlino... ma da allora abbiamo costruito più di mille chilometri di muri e
recinzioni. Nella chiara consapevolezza che gli strumenti di cui ci dotiamo
comportano spese importanti nelle agende del comparto difesa e un impiego di
militari con un costo enorme per la sorveglianza, siamo coscienti che tutto
questo non potrà comunque interrompere il flusso dei disperati che cercano
semplicemente condizioni per vivere da umani? E poi bisogna anche dire una
verità che non vogliamo sentire: continuiamo a lamentarci e a inveire contro
gli altri Paesi dell'Unione che non ci aiutano in questa emergenza umanitaria,
ma perché non prendiamo atto della realtà? Che in Italia su mille residenti si
accolgono solo tre o quattro persone tra rifugiati e richiedenti asilo, quando
in Germania, in Svezia e in altri Paesi se ne accolgono più di dieci? Chiediamo
una redistribuzione più equa dei richiedenti asilo, ma se questo si
concretizzasse dovremmo accoglierne di più! Non vogliamo capirlo, ma il nostro
futuro dipende soprattutto dalla nostra capacità di inclusione dei migranti.
Non sono barbari quelli che premono ai confini dell'Europa, ma se non
governiamo con saggezza e generosità la loro mobilità e il loro premere alle
nostre frontiere ci invaderanno, e allora conosceremo la furia dei barbari.
"È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone sempre accese".(Charles Bukowski). "Il Natale è la dolce stagione nella quale dobbiamo accendere la straordinaria fiamma della carità del nostro cuore".(Washington Irving). "Il Natale è l'amore in azione. Ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale.(Dale Evans Rogers). " È Natale ogni volta che non accetti quelle consuetudini che relegano gli oppressi ai margini della società".(Madre Teresa di Calcutta). Ho deciso di dedicare questo Natale a M. e alla sua famiglia. Sono riuscita a coinvolgere in questo progetto anche i miei fratelli e nipoti e spero di poter vivere un Natale più vero e più sentito, ma certamente ormai non perderò più di vista questa famiglia... M. è un bimbo nigeriano di 4 anni, che da poco frequenta la Scuola dell'infanzia in un plesso del quartiere dove abito. Ho appreso da qualche settimana che M. andava a scuola indossando sotto il grembiulino una sottile canottierina di cotone e un pantalone più grande della sua taglia, che intralciava i suoi movimenti... Mi sono sentita stringere il cuore... La sua mamma lo accompagna ogni giorno, portando con sé il fratellino più piccolo. Pare che solo una delle maestre si sia accorta delle condizioni di estrema povertà e del disagio grave in cui vive questa famiglia. La giovane mamma ha sempre uno sguardo triste ed è riuscita a sorridere per la prima volta,solo quando la maestra le ha regalato degli indumenti invernali nuovi per i suoi bambini. La stessa maestra (perché gli altri, messi al corrente della triste situazione, fanno finta di niente) le ha chiesto di cosa avesse bisogno e la risposta è stata:"pasta"... L'Italia è piena di famiglie come quella di M. e purtroppo pochi sono quelli che ci fanno caso, cercando di alleviare in qualche maniera le sofferenze di chi non ha il necessario... Che tristezza! Dove sono l'umanità,la civiltà, il progresso, la fratellanza, di cui tanto si parla? Grazie, carissimo Aldo, è scusa se mi sono dilungata, ma questo tuo straordinario post è capitato proprio a proposito, coinvolgendo profondamente la mia mente e meravigliosamente il mio cuore. Grazie ancora e buona continuazione.
RispondiEliminaGrazie, carissimo Aldo, e scusa se mi sono dilungata...
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