Anna Maria Reale (Capo d’Orlando - ME 1922 – Roma 2003), appartenne ad una famiglia di solido spirito democratico e di militanza politica. Figlia di Erminia Di Lena, di una famiglia di Naso nota per l’adesione ai principi di progresso socialista nel periodo degli inizi del Novecento e al seguito dell’attività organizzata dall’avvocato e poi onorevole Francesco Lo Sardo. Il padre, Giuseppe Reale di Capo d’Orlando, commerciante di legname, si trasferì a Messina già nel 1923, dove accolse ospiti i cognati Di Lena. Rimasta orfana della madre a sedici anni ed emigrato il padre in Colombia, da Messina la ragazza si trasferisce a Roma presso gli zii materni, che saranno la sua nuova famiglia. Personalità di spicco nella storia locale e nazionale, degli zii Di Lena si ricordano Carmelo, che nel dopoguerra rivestì il ruolo di sindaco democratico a Naso, e Ignazio che militò nell’orbita clandestina di Lo Sardo dagli inizi del fascismo in Sicilia e poi nella Resistenza romana, fino ad occupare ruoli apicali nell’organizzazione del P. C. I. siciliano e nazionale del dopoguerra, infatti dal dicembre 44, mentre lo zio Cono entrò nel Partito d’Azione, lo zio Ignazio Di Lena fu a capo del P.C.I. per organizzare il Direttivo regionale in Sicilia e dopo la Liberazione dirigerà a Roma dal ‘47 l’Ufficio quadri e la scuola di partito. Nella certificazione della Commissione Partigiani della zona Lazio, Anna Maria Reale, ragazza ventunenne, fece parte dall’8 settembre1943 al 4 giugno 1944 della formazione partigiana Banda Nettunense, che aprì la strada agli alleati dallo sbarco ad Anzio fino all’entrata a Roma, come certifica la sua scheda di partecipazione acquisita in data 19 agosto 1947, nel ruolo di partigiana combattente aggregata, quindi armata. Ma la sua militanza antifascista fu senz’altro precedente a queste date, sapendo che l’antifascismo degli zii datava dalla loro militanza in Sicilia e poi a Roma, che furono fra i combattenti nel marzo ’43 a Porta San Paolo (con Sandro Pertini e altri antifascisti) per contrastare l’entrata dei nazisti a Roma. Della formazione Banda Nettunense fecero parte 14 combattenti, nello stesso periodo, con la Nostra e con la stessa data del riconoscimento e con la stessa qualifica di combattenti gregarie altre 4 donne: Alba Baldazzi romana di nascita (1920) con Clelia Ferronetti napoletana (1895), le patriote romane Liliana Caperna (1923) e Sara Di Crescenzio (1909). (…). Con alcuni cenni sulla situazione bellica in quel periodo, va ricordato che sulla linea Gustav, durante quell’inverno a Montecassino i tedeschi erano riusciti a contrastare gli assalti degli Alleati, e che saranno sconfitti soltanto il 18 maggio ‘43. Dal 10 settembre del ’43 l’esercito tedesco occupava Roma vincendo la resistenza dei partigiani a Porta San Paolo e sulle mura. Avverranno episodi noti per efferatezza e crudeltà, la Resistenza romana nata dal popolo, mentre i monarchici ex gerarchi si congregavano in altre formazioni, a partire da quell’autunno si registrarono sempre più numerosi attentati partigiani. Il 22 gennaio ‘44 arrivava l’attesa notizia che gli americani erano sbarcati ad Anzio, a sud di Roma, ma dato che l’avanzata rimase difficile fino al 5 giugno per entrare a Roma, si ricorda a commento il grafito comparso su un muro di Trastevere: “americani, tenete duro che presto verremo a liberarvi!”, mentre la Banda Nettunese svolgeva il suo compito di contrasto e sabotaggio ai tedeschi. Intanto per tentare di aggirare le posizioni e tagliare i rifornimenti tedeschi provenienti dal nord ed anche per indebolire le forze germaniche in Russia e Normandia, il 22 gennaio 1944 il VI Corpo d’Armata americano, al comando del generale John Porter Lucas, con l’Operazione Shingle, sbarcò sulle spiagge di Anzio e Nettuno (dal 1939 unite sotto il nome unico di Nettunia). Lo sbarco si era protratto fino al 31 gennaio, quando approdarono le ultime unità anglo-americane con circa centomila uomini e una grande quantità di materiale bellico. I tedeschi, colti di sorpresa, iniziarono a reagire energicamente solo tre giorni dopo l’inizio dell’azione, quando si era già costituita una solida testa di ponte attorno a Nettunia e zone limitrofe. Anzio oggi è città Medaglia d’Oro al Merito Civile. I Resistenti dovettero combattere i tedeschi per oltre quattro mesi, fino al 4 e 5 giugno’44, domenica e lunedì, quando le truppe americane del generale Clark conquistano i 60 km. che dal lido di Ostia li separano da Roma e, superate le difese tedesche, entreranno in città da liberatori. Il nome Nettunense è quello di una antica via di Roma, l’ex strada statale 207 Nettunense, dal 1960 Strada Regionale 207 Nettunense, che collega la zona dei Castelli Romani con la costa tirrenica del basso Agro Romano. Ha inizio in località Frattocchie, frazione del comune di Marino, ove si diparte dalla Strada Statale 7 Via Appia, conduce ad Aprilia e termina ad Anzio-Nettuno in 36,600 km. di lunghezza. Finita la guerra, a Nettuno è stato istituito il parco-sacrario, uno dei cimiteri dedicato ai caduti americani nella Campagna d’Italia. I gruppi di Resistenza armata a Roma agirono in tutta la città, vennero catturati molti partigiani e sono note le torture inenarrabili in Via Tasso / Villa Triste, si tratta di una parte di storia che è stata approfondita in tanti libri sulla nostra Liberazione nazionale. Nel periodo della occupazione tedesca certamente Anna Maria subì, ma unendosi alla formazione Nettunense, i tragici eventi dell’assassinio delle dieci donne in cerca di pane, episodio significativo che avvenne il 7 aprile 1944, in prossimità del Ponte dell'Industria (conosciuto come "Ponte di Ferro" che unisce i quartieri Ostiense e Portuense/Marconi): un gruppo di donne insieme a ragazzi e anziani, tentarono l'assalto al mulino Tese, per impadronirsi del pane destinato ai tedeschi. Le SS e i fascisti italiani intervennero subito, spararono sulla folla e trascinarono dieci donne fino alla spallata del ponte dove le fucilarono lasciandole per giorni sulla ringhiera ad esempio della loro efferatezza per i passanti. Certamente Anna Maria visse gli orrori della guerra: il terrore dell’informazione delle torture ai partigiani nella cosiddetta “Villa Triste” / Via Tasso, del rastrellamento del ghetto ebraico e della strage nelle Fosse Ardeatine. Visse l’orrore di Roma città aperta e lo sbando sociale che conosciamo raccontato in molte scritture e in notissimi film. Sulla partecipazione delle donne alla Resistenza gli studiosi titolano: Donne, la Resistenza taciuta. Da una decina d’anni negli studi di genere emerge la folla delle donne italiane resistenti a vario titolo, tanto che è stato fatto un conto che ammonta a circa 35.000. Il motivo del lungo silenzio che ha avvolto la vicenda anche di questa partigiana siciliana si può ricercare nell’atteggiamento dei combattenti e delle combattenti che non chiesero ricompense personali di alcun tipo, che avevano combattuto generosamente per la propria e l’altrui libertà e si ritirarono nel silenzio aperto alla partecipazione democratica degli italiani tutti. Un secondo motivo è da ricercare nella situazione sociologica e di mentalità di allora di cui si ha un quadro analitico dalla scrittura di Fenoglio, che descrive in Piemonte come “all’entrata in Alba sfilavano anche le garibaldine in abiti maschili e la gente cominciò a mormorare Ahi povera Italia! E presero a strizzar d’occhio. Ai cortei torinesi della liberazione a non sfilare sono le garibaldine perché il partito comunista tiene ad accreditarsi come forza rispettabile”. Le partigiane si adoperarono presso i partiti e ottennero il voto delle donne a cominciare dalle elezioni amministrative del 2 febbraio ’45, mentre le Madri Costituenti si impegnarono sugli articoli che in tutti i campi riguardano l’affermazione della parità di genere; partigiane furono la prima ministra alla sanità e al lavoro Tina Anselmi e Nilde Iotti prima donna alla presidenza della Camera. Della vita di Anna Maria Reale nel dopoguerra si sa che fu insegnante sempre a Roma nella scuola pubblica e nell’educare ai principi della democrazia; si sa per testimonianze orali che trascorreva spesso le vacanze estive presso i parenti paterni che la ricordano zia molto colta, dotata di arguzie, disponibile e comunicativa. Il viso piacevole e lo sguardo affettuoso comunica ancora serenità dalla foto della sua tomba a Capo d’Orlando, dove è sepolta vicino ai parenti.
Sopra. Scandicci (FI). Lapide affissa sulla Casa Comunale il "25 di Aprile 1955".
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