"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 21 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 41 «L’idea di un “mondo migliore” è evaporata allo stato di rivendicazioni contingenti di gruppi e categorie».

Scrivevo il 19 di novembre dell’anno 2005 su questo blog: Attingendo a piene mani dalla fonte inesauribile di questa rubrichetta (“Mal d’Italia” n.d.r.) che è il lavoro di Raffaele Simone “Il paese del pressappoco”, il capitolo quattordicesimo, ovvero il capitolo del “Ressentiment” affronta un altro degli aspetti più “tragici” della vita collettiva del bel paese, quello relativo alle relazioni individuali e collettive più pregnanti di una società civile ed evoluta. Un paese senza futuro, per l’appunto, o magari con un futuro non proprio luminoso ma che è proprio di colui che sa e pratica il gioco antico delle “tre carte”, sempre in voga e ben diffuso nel bel paese.(…). La dissoluzione della fiducia pubblica è talmente vistosa e i suoi effetti sono talmente severi che è singolare che nessun osservatore se ne sia accorto.La fiducia è infatti una “passione” politica per eccellenza, uno dei fondamenti delle buone società e in generale di contesti collettivi funzionanti.Se non esistesse, svanirebbero una quantità di figure tipiche della vita associata, soprattutto nei paesi evoluti.Molte funzioni della nostra vita sono basate infatti sulla fiducia: quella che dobbiamo avere in altri e quella che altri devono avere in noi. Abbiamo bisogno di (o forse: siamo obbligati a) fidarci di banche, magistrati, polizia, insegnanti, medici, progettisti di ponti e di ascensori, elettricisti, carrozzieri, meteorologi, piloti d’aereo e di treni, amministratori di condominio, baby sitter, guidatori d’automobile, postini, idraulici, chirurghi, levatrici, guardiani notturni, governanti… Tutte le volte che ricorriamo ai servizi e alle prestazioni di queste persone, dobbiamo supporre che faranno quel che promettono, che lo faranno a un buon livello di qualità e senza approfittare della condizione in cui si trovano per danneggiarci. Insomma, dobbiamo farlo, e lo facciamo con fiducia.La fiducia è quindi una geniale invenzione evolutiva, che consiste nel delegare ad altri la cura di determinati segmenti dell’agire collettivo, senza che dobbiamo preoccuparci della qualità del risultato.In questa veste, essa fluidifica infiniti snodi della vita degli esseri umani dato che risparmia loro una quantità di passi che altrimenti dovrebbero compiere di persona.(…). Dal punto di vista collettivo, (…), la fiducia è cruciale per creare stabilità e pace sociale (con le persone di cui non mi fido avrò rapporti tesi o motivi di protesta) e, più ancora, per darci possibilità di immaginare un futuro (…).Essa alimenta anche la speranza, come ha mostrato limpidamente Niklas Luhmann: - Chi dimostra fiducia anticipa il futuro e agisce come se fosse sicuro del futuro. Si potrebbe dire che sconfigge il tempo, o, perlomeno, le differenze temporali -.Il futuro della “civitas” dipende quindi in misura notevole dalla fiducia che i cittadini ripongono nell’operato, nei progetti e nelle promesse degli altri, soprattutto del ceto politico, a cui spetta istituzionalmente il compito di formulare progetti e promesse.Questo all’inverso si aspetta di essere sostenuto dai cittadini fiduciosi con il loro consenso, con le tasse che pagano, con il loro voto.(…). Questo è ciò che postula la teoria. Se ci sporgiamo sull’Italia per vedere come vanno le cose, ci accorgiamo però che il circuito – promessa-fiducia-attuazione – non funziona.Gli italiani sono intrinsecamente, per tradizione antica, un popolo minato dalla sfiducia. L’italiano “non la beve”. E siccome non si fida è risentito contro tutto e tutti.  Ora, il “risentimento” è il contrario esatto della fiducia, la reazione tipica di chi non trova nulla che lo soddisfi o lo appaghi, di chi sospetta di tutto e di tutti.Consiste nel mugugnare senza posa, ripetendo che niente va bene, niente è a posto, tutto è da rifare, che chiunque faccia una cosa la fa solo per interesse personale …È anche l’atteggiamento di chi, tra una soluzione innovativa e progressista e una autoritaria e conservatrice, tende a preferire la seconda. È insomma la posizione tipica delle plebi, che non sono in grado di attingere un livello di considerazione che permetta di guardare agli interessi generali.Il risentimento (…) non ha solo effetti sul singolo, ma pesa anche sulla collettività, perché interdice la speranza di futuro. Infatti, le società che lo praticano come costume si abituano lentamente a non sperare in nulla e diventano ostili al futuro e in generale al cambiamento: siccome il risentimento ‘ favorisce la supremazia del passato sull’avvenire ‘, rimpiangono il passato anche nei suoi aspetti più ostici.Chi può fidarsi di quel che ci viene promesso, chiunque sia la persona che promette? Per converso, in un contesto in cui la fiducia non ha posto, gli uomini pubblici non considerano vitale, né per la loro reputazione né per il paese, mantenere le promesse. Un così radicato movente di risentimento toglie agli italiani (…) il respiro inventivo, il gusto della profezia, la visione, il sogno e l’utopia, li appiattisce sul rimpianto un po’ querulo di un passato immaginario e fantasioso e su un presente voracemente consumato.L’idea di un “mondo migliore”, se non del tutto scomparsa, è evaporata allo stato di rivendicazioni contingenti di gruppi e categorie. (…). Ha scritto Marco Travaglio in “Il Paese di Sottosopra”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, sabato 20 di novembre 2021: Nel Paese di Sottosopra una ministra vota alla Camera contro il suo governo con due partiti della maggioranza, che va in minoranza; ma il premier, anziché salire al Quirinale, fischietta. Nel Paese di Sottosopra tutti applaudirono Renzi quando fece fuori tutti i partiti dalla Rai tranne il suo; oggi, per coerenza, applaudono Draghi perché fa fuori un solo partito, quello che ha vinto le elezioni, per spartirsi la Rai con tutti gli altri, quelli che le hanno perse; e la colpa è del leader dell’unico escluso. Nel Paese di Sottosopra, le Regioni sabotano i centri pubblici per l’impiego che dovevano attivare con 1 miliardo dello Stato; il governo, anziché obbligarle a farlo o riprendersi il miliardo, licenzia i navigator dopo averli formati e s’affida alle agenzie di Confindustria; Chiara Saraceno, consulente del governo, dice che “la stretta del governo sul Reddito non si basa su dati, ma su una narrazione fantasiosa e ideologica sui beneficiari nullafacenti”. Nel Paese di Sottosopra il governo annuncia per mesi che cercherà “casa per casa” i 3,5 milioni di over 50 non vaccinati (che rischiano più dal Covid che dal vaccino); poi, siccome non riesce a convincerne uno, prova a farlo imponendo il Green Pass per lavorare; ma i non vaccinati, non essendo obbligati dal governo, non si vaccinano e si fanno i tamponi; allora il governo, per fare numero, minaccia di vaccinare i bambini (che rischiano più dal vaccino che dal Covid). Nel Paese di Sottosopra, quando il governo impone il Green Pass per lavorare, le imprese fanno notare che perderanno manodopera con gravi danni all’economia; allora il governo non fa i controlli (mille multe in due mesi), così i No Pass continuano a lavorare senza neppure il fastidio del tampone; ma tutti restano convinti che lavori solo chi ha il Green Pass e l’Italia sia un modello per il mondo intero (che però si guarda bene dall’imitarla). Nel Paese di Sottosopra, deve avere il Green pass chi lavora da solo in un ufficio di 100 mq o a distanze siderali dai colleghi, o viaggia su un vagone Frecciarossa o Italo semivuoto (sennò l’intero convoglio viene fermato in aperta campagna); invece non deve averlo chi si ammucchia nei carnai di bus, metro e treni per pendolari e studenti; e a scuola il metro di distanza è obbligatorio “ove possibile”. Nel Paese di Sottosopra, alcuni spostati che si fanno chiamare “governatori” o “ministri” chiedono il “lockdown per i non vaccinati” (ideona già fallita in Austria), come se questi fossero fosforescenti, distinguibili a occhio nudo dalle decine di milioni di vaccinati, ergo facili da scovare e rinchiudere ai domiciliari. Nel Paese di Sottosopra, questa allegra brigata di buontemponi viene chiamata “Governo dei Migliori”.

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