Tratto da “Silvio,
sei tutti loro” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del
30 di novembre dell’anno 2018: Quella di Renzi che riabilita ufficialmente
B., dopo averlo ammirato di nascosto e imitato a cielo aperto per cinque anni,
non è né una gaffe estemporanea né l’ultimo reflusso gastrico di un leader alla
frutta, anzi al caffè (corretto grappa). È la premessa culturale (parlando con
pardon) essenziale di un progetto politico condiviso da tutto l’Ancien Régime,
che sta lavorando alacremente per conservare il potere in barba alla
maggioranza degli italiani che il 4 marzo (dopo le elezioni politiche
n.d.r.) aveva deciso finalmente di levarglielo. Lo dimostra quotidianamente il
gioco sporco dei suoi trombettieri sparsi nei giornaloni: (…). Nel 2013,
complice il premio incostituzionale del Porcellum, bastò ammucchiare Pd, FI e
centrini vari per tener lontano il nuovo: Napolitano si fece rieleggere apposta
per garantire al sistema che nulla cambiasse (pussa via Rodotà), prima con
Letta jr. e poi con Renzi. Stavolta Pd, FI e centrini vari non arrivano al 25%.
Bisogna imbarcare anche un po’ di Lega, che già nel “governo del cambiamento”
si è assunta la preziosa missione di garantire il vecchio e fermare il nuovo. E
naturalmente bisogna riabilitare B., che nel 2013 era ancora incensurato (8
prescrizioni, ma nessuna condanna definitiva), invece oggi è pregiudicato e
ulteriormente sporcato – ove mai fosse possibile – dalla sentenza per mafia,
che ha portato in galera Dell’Utri, e da quella sulla trattativa Stato-mafia,
che indica il Caimano come il ricettore del ricatto di Cosa Nostra e il
finanziatore della medesima anche da premier (sino alla fine del 1994). Renzi
non è il solo a pensare che B. non fosse poi così male, e non è neppure il
primo a dirlo. Il primo, dal centrosinistra, fu Eugenio Scalfari alla vigilia
delle elezioni. Il secondo, con l’aria di dissentire mentre in realtà
condivideva, fu De Benedetti. Ieri, intervistato dalla radio di Repubblica, è
arrivato anche il bravo scrittore Sandro Veronesi: “Se mi chiedete di firmare
per far tornare Berlusconi e il suo governo domani, io firmo, e firmo col
sangue. Meglio lui di quelli di oggi, non c’è dubbio. Era arrogante,
strafottente, con il conflitto di interessi, ma sapeva qualcosa del mondo. E
sapeva che stava trasgredendo le etichette quando prendeva in giro la Merkel.
Questi non sanno quello che fanno… possono tirarci giù non solo economicamente
ma anche filosoficamente, culturalmente”. Nelle democrazie normali, gli
intellettuali sono i custodi della memoria e gli stimoli al pensiero critico.
In Italia sono più smemorati e più conformisti dell’uomo da bar sport. In
fondo, a loro, B. che problema dava? Bastava parlar d’altro e si viveva
felicissimi. Anzi, se eri di sinistra, B. era il nemico perfetto, lo spaventapasseri
ideale per terrorizzare gli elettori e trascinarli, volenti o nolenti, a votare
centrosinistra turandosi il naso. Che poi B. fosse un delinquente naturale,
direttamente o indirettamente corruttore di giudici, di testimoni, di
finanzieri, di politici, di senatori, di minorenni e di maggiorenni, che
finanziasse la mafia, che l’avesse portata in casa sua e poi in casa nostra,
chi se ne importava: meglio non pensarci, sennò poi ti scappava detto e finivi
bandito dalle tv, dai giornali, dall’editoria, dal cinema e sepolto di cause
civili per miliardi. Fateci caso: prima Renzi e poi Veronesi ricordano B.
esattamente come lui vorrebbe essere ricordato, rimuovendo esattamente ciò che
lui vorrebbe fosse rimosso. Un simpatico vecchietto (anzi “pischello”, dice
Renzi) che sì, avrà avuto dei conflitti d’interessi, sarà stato un po’
arrogantello e politicamente scorretto, si sarà fatto qualche leggina, ma ci
sapeva fare, perbacco. Mica come “questi”, che ci portano al disastro. Pazienza
se, anziché fare decine di leggi contro la giustizia e il codice penale,
“questi” ne han fatta una contro la corruzione e la prescrizione. Pazienza se,
per superare i 550 miliardi di debito pubblico accumulati dai suoi tre governi,
“questi” dovrebbero vivere dieci vite. Gaber temeva,
“più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”. Renzi, Veronesi e gli
altri nostalgici dell’Ancien Régime ce l’hanno in sé da una vita. E non c’è
esorcista che possa liberarli.
Nessun commento:
Posta un commento