"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 30 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 22 «Gaber temeva, “più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”».

 

Tratto da “Silvio, sei tutti loro” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 30 di novembre dell’anno 2018: Quella di Renzi che riabilita ufficialmente B., dopo averlo ammirato di nascosto e imitato a cielo aperto per cinque anni, non è né una gaffe estemporanea né l’ultimo reflusso gastrico di un leader alla frutta, anzi al caffè (corretto grappa). È la premessa culturale (parlando con pardon) essenziale di un progetto politico condiviso da tutto l’Ancien Régime, che sta lavorando alacremente per conservare il potere in barba alla maggioranza degli italiani che il 4 marzo (dopo le elezioni politiche n.d.r.) aveva deciso finalmente di levarglielo. Lo dimostra quotidianamente il gioco sporco dei suoi trombettieri sparsi nei giornaloni: (…). Nel 2013, complice il premio incostituzionale del Porcellum, bastò ammucchiare Pd, FI e centrini vari per tener lontano il nuovo: Napolitano si fece rieleggere apposta per garantire al sistema che nulla cambiasse (pussa via Rodotà), prima con Letta jr. e poi con Renzi. Stavolta Pd, FI e centrini vari non arrivano al 25%. Bisogna imbarcare anche un po’ di Lega, che già nel “governo del cambiamento” si è assunta la preziosa missione di garantire il vecchio e fermare il nuovo. E naturalmente bisogna riabilitare B., che nel 2013 era ancora incensurato (8 prescrizioni, ma nessuna condanna definitiva), invece oggi è pregiudicato e ulteriormente sporcato – ove mai fosse possibile – dalla sentenza per mafia, che ha portato in galera Dell’Utri, e da quella sulla trattativa Stato-mafia, che indica il Caimano come il ricettore del ricatto di Cosa Nostra e il finanziatore della medesima anche da premier (sino alla fine del 1994). Renzi non è il solo a pensare che B. non fosse poi così male, e non è neppure il primo a dirlo. Il primo, dal centrosinistra, fu Eugenio Scalfari alla vigilia delle elezioni. Il secondo, con l’aria di dissentire mentre in realtà condivideva, fu De Benedetti. Ieri, intervistato dalla radio di Repubblica, è arrivato anche il bravo scrittore Sandro Veronesi: “Se mi chiedete di firmare per far tornare Berlusconi e il suo governo domani, io firmo, e firmo col sangue. Meglio lui di quelli di oggi, non c’è dubbio. Era arrogante, strafottente, con il conflitto di interessi, ma sapeva qualcosa del mondo. E sapeva che stava trasgredendo le etichette quando prendeva in giro la Merkel. Questi non sanno quello che fanno… possono tirarci giù non solo economicamente ma anche filosoficamente, culturalmente”. Nelle democrazie normali, gli intellettuali sono i custodi della memoria e gli stimoli al pensiero critico. In Italia sono più smemorati e più conformisti dell’uomo da bar sport. In fondo, a loro, B. che problema dava? Bastava parlar d’altro e si viveva felicissimi. Anzi, se eri di sinistra, B. era il nemico perfetto, lo spaventapasseri ideale per terrorizzare gli elettori e trascinarli, volenti o nolenti, a votare centrosinistra turandosi il naso. Che poi B. fosse un delinquente naturale, direttamente o indirettamente corruttore di giudici, di testimoni, di finanzieri, di politici, di senatori, di minorenni e di maggiorenni, che finanziasse la mafia, che l’avesse portata in casa sua e poi in casa nostra, chi se ne importava: meglio non pensarci, sennò poi ti scappava detto e finivi bandito dalle tv, dai giornali, dall’editoria, dal cinema e sepolto di cause civili per miliardi. Fateci caso: prima Renzi e poi Veronesi ricordano B. esattamente come lui vorrebbe essere ricordato, rimuovendo esattamente ciò che lui vorrebbe fosse rimosso. Un simpatico vecchietto (anzi “pischello”, dice Renzi) che sì, avrà avuto dei conflitti d’interessi, sarà stato un po’ arrogantello e politicamente scorretto, si sarà fatto qualche leggina, ma ci sapeva fare, perbacco. Mica come “questi”, che ci portano al disastro. Pazienza se, anziché fare decine di leggi contro la giustizia e il codice penale, “questi” ne han fatta una contro la corruzione e la prescrizione. Pazienza se, per superare i 550 miliardi di debito pubblico accumulati dai suoi tre governi, “questi” dovrebbero vivere dieci vite. Gaber temeva, “più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”. Renzi, Veronesi e gli altri nostalgici dell’Ancien Régime ce l’hanno in sé da una vita. E non c’è esorcista che possa liberarli.

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