È il prosieguo (ideale) al post di ieri. Ove ancor
si discetta di complotti e complottisti, questi ultimi orbati della vista e
privati di un pizzico di buon senno. E di complotti e complottisti ne ha
scritto Michele Serra in “Il complotto
dei complottisti” pubblicato (sempre) sul quotidiano “la Repubblica” del 18
di novembre 2021: Il complottista? È colui che complotta. E perché complotta? Complotta
per dimostrare che il complotto esiste per davvero. Dunque lo costruisce
pezzetto per pezzetto, attingendo ai suoi fantasmi (se è un po' fuori di testa)
oppure falsificando consapevolmente la realtà, se è un eversore o un
depistatore o un destabilizzatore, tre categorie che nel nostro Paese hanno una
lunghissima tradizione. (…). Per inseguire le frottole paranoiche di QAnon, (…),
c'è dunque chi si dà da fare non solo su Telegram, non solo manipolando il
comprendonio altrui (e abusando del proprio). Esce dalla trama virtuale e cerca
con ogni mezzo di darle forma reale, come se la realtà stessa dovesse adattarsi
al videogame costruito nelle infinite ore trascorse a navigare in quel mare di
dicerie, malanimo, superstizione che sarebbe, poveri noi, la
"controinformazione" dei nostri giorni. Il complotto dei complottisti
ha uno scopo preciso: boicottare la realtà, perché la realtà è il loro peggiore
nemico. Invincibile, si spera. Di seguito, “Sciocchezze da filosofi” di Tito Boeri e Roberto Perotti,
pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi martedì 21 di dicembre 2021: (…). Comprensibilmente,
chi contesta il vaccino sente il bisogno di trovare giustificazioni razionali,
preferibilmente fornite da persone considerate autorevoli. In che campo si
siano costruite l'autorevolezza diventa secondario: è il principio di autorità,
una delle rovine della cultura umanistica italiana. E questo apre il campo a
iniziative come la commissione DuPre, che include filosofi come Massimo
Cacciari e Giorgio Agamben, giuristi come Ugo Mattei, esperti di comunicazione
come Carlo Freccero, storici, letterati, mentre solo un docente di medicina su
mille ha firmato l'appello promosso da alcuni di loro contro il Green Pass. Cosa
accomuna questi intellettuali? Non vogliamo speculare sulle motivazioni
personali. Un dato oggettivo (e con poche eccezioni) è una scarsa dimestichezza
con la statistica. Ma prendere posizioni nette sulla pandemia senza conoscere
la statistica è un atto professionalmente suicida e socialmente devastante,
come dimostrano due affermazioni della commissione, che riprendiamo qui perché
frequentissime anche su certi giornali e talk show. "La vaccinazione
modifica solo leggermente la probabilità di morire per Covid una volta che
l'infezione è stata contratta." In effetti, nell'ultimo mese i decessi tra
i non vaccinati sono stati l'1,4 per cento dei nuovi contagi del mese
precedente, esattamente come tra i vaccinati con dose completa (premessa: con i
dati mensili a disposizione ci sono diversi modi di calcolare i numeri che
seguono, tutti danno risultati simili in quanto a ordini di grandezza).
Tuttavia, i decessi e le vaccinazioni sono concentrate tra gli anziani, mentre
i non vaccinati includono tutte le fasce della popolazione adulta, anche quelle
in cui i decessi sono rari: è la ben nota "fallacia della
composizione". Se si guarda agli over 60, la percentuale di decessi tra i
nuovi contagiati non vaccinati è stata il doppio di quella tra i nuovi contagiati
vaccinati, e ben 7,7 volte a quella tra i nuovi contagiati vaccinati con due
dosi entro cinque mesi. Ma c'è un motivo ben più profondo per cui
l'affermazione della Commissione DuPre è assurda. Se anche fosse vero (il che
non è) che una volta contagiati la vaccinazione non cambia la probabilità di
morte, il fatto è che la vaccinazione riduce drasticamente la probabilità di
contagiarsi. Lo sappiamo dai dati delle sperimentazioni cliniche: coloro cui è
stato somministrato il vaccino hanno una probabilità di essere contagiati fino
a venti volte inferiore (in epoca pre-Delta) di coloro cui è stato dato un
placebo. E lo sappiamo dai dati della pandemia: tra gli over 60 nel mese in
considerazione i non vaccinati si sono ammalati a un tasso 3,7 volte superiore
ai vaccinati. È facile fare i conti: tra gli over 60, il tasso di decesso dei
non vaccinati è quindi 3,7 x 7,7 = 28,5 superiore a quella dei vaccinati con
due dosi fatte meno di cinque mesi fa. Da un rapporto di 1 siamo passati a un
rapporto di 28,5 volte. Potenza della statistica, se usata correttamente. Pensiamo
di essere costretti ogni mattina a mangiare una caramella scegliendola tra due
urne, entrambe con mille caramelle; tra queste mille, la prima (i non
vaccinati) ne contiene 28 al cianuro, la seconda (i vaccinati con due dosi
entro cinque mesi) ne ha una sola avvelenata. È vero che se si prende una
caramella al cianuro (cioè, ci si ammala) si ha la stessa probabilità di morire
indipendentemente da quale urna si sia scelta, ma voi quale urna scegliereste? Ciò
che dovrebbe determinare l'atteggiamento verso il vaccino di un individuo non
ancora ammalato non è "la probabilità di morire per Covid una volta che
l'infezione è stata contratta", ma "la probabilità di morire per
Covid", che include l'eventuale effetto del vaccino sulla probabilità di
ammalarsi. Ma quante persone sono in grado di capire il ruolo cruciale di
quella qualificazione "una volta che l'infezione è stata contratta"?
Per questo riteniamo irresponsabile l'operato degli intellettuali della
commissione DuPre. Una seconda affermazione della commissione è "la
vaccinazione non previene il contagio anche se ne riduce significativamente
l'incidenza. Questo dato da solo priva il Green Pass del suo significato
sanitario: avere un Green Pass non significa essere 'innocui' o 'non
contagiosi'". Questa è una affermazione di una straordinaria e
incomprensibile illogicità, che va ben oltre l'ignoranza della statistica.
Nessuno ha mai negato che anche i vaccinati possano contrarre il Covid e
trasmetterlo: è una questione di rischi relativi, non di certezze. Ma anche se
non possiamo eliminare interamente una malattia, per questo dobbiamo rinunciare
a minimizzarne i danni? Non elimineremo mai del tutto neanche tumori e infarti,
ma non per questo si scrivono appelli per rinunciare a curarli e prevenirli.
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