"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 21 dicembre 2021

Virusememorie. 84 «Il complottista? È colui che complotta. E perché complotta? Complotta per dimostrare che il complotto esiste per davvero».

 

È il prosieguo (ideale) al post di ieri. Ove ancor si discetta di complotti e complottisti, questi ultimi orbati della vista e privati di un pizzico di buon senno. E di complotti e complottisti ne ha scritto Michele Serra in “Il complotto dei complottisti” pubblicato (sempre) sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di novembre 2021: Il complottista? È colui che complotta. E perché complotta? Complotta per dimostrare che il complotto esiste per davvero. Dunque lo costruisce pezzetto per pezzetto, attingendo ai suoi fantasmi (se è un po' fuori di testa) oppure falsificando consapevolmente la realtà, se è un eversore o un depistatore o un destabilizzatore, tre categorie che nel nostro Paese hanno una lunghissima tradizione. (…). Per inseguire le frottole paranoiche di QAnon, (…), c'è dunque chi si dà da fare non solo su Telegram, non solo manipolando il comprendonio altrui (e abusando del proprio). Esce dalla trama virtuale e cerca con ogni mezzo di darle forma reale, come se la realtà stessa dovesse adattarsi al videogame costruito nelle infinite ore trascorse a navigare in quel mare di dicerie, malanimo, superstizione che sarebbe, poveri noi, la "controinformazione" dei nostri giorni. Il complotto dei complottisti ha uno scopo preciso: boicottare la realtà, perché la realtà è il loro peggiore nemico. Invincibile, si spera. Di seguito, “Sciocchezze da filosofi” di Tito Boeri e Roberto Perotti, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi martedì 21 di dicembre 2021: (…). Comprensibilmente, chi contesta il vaccino sente il bisogno di trovare giustificazioni razionali, preferibilmente fornite da persone considerate autorevoli. In che campo si siano costruite l'autorevolezza diventa secondario: è il principio di autorità, una delle rovine della cultura umanistica italiana. E questo apre il campo a iniziative come la commissione DuPre, che include filosofi come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, giuristi come Ugo Mattei, esperti di comunicazione come Carlo Freccero, storici, letterati, mentre solo un docente di medicina su mille ha firmato l'appello promosso da alcuni di loro contro il Green Pass. Cosa accomuna questi intellettuali? Non vogliamo speculare sulle motivazioni personali. Un dato oggettivo (e con poche eccezioni) è una scarsa dimestichezza con la statistica. Ma prendere posizioni nette sulla pandemia senza conoscere la statistica è un atto professionalmente suicida e socialmente devastante, come dimostrano due affermazioni della commissione, che riprendiamo qui perché frequentissime anche su certi giornali e talk show. "La vaccinazione modifica solo leggermente la probabilità di morire per Covid una volta che l'infezione è stata contratta." In effetti, nell'ultimo mese i decessi tra i non vaccinati sono stati l'1,4 per cento dei nuovi contagi del mese precedente, esattamente come tra i vaccinati con dose completa (premessa: con i dati mensili a disposizione ci sono diversi modi di calcolare i numeri che seguono, tutti danno risultati simili in quanto a ordini di grandezza). Tuttavia, i decessi e le vaccinazioni sono concentrate tra gli anziani, mentre i non vaccinati includono tutte le fasce della popolazione adulta, anche quelle in cui i decessi sono rari: è la ben nota "fallacia della composizione". Se si guarda agli over 60, la percentuale di decessi tra i nuovi contagiati non vaccinati è stata il doppio di quella tra i nuovi contagiati vaccinati, e ben 7,7 volte a quella tra i nuovi contagiati vaccinati con due dosi entro cinque mesi. Ma c'è un motivo ben più profondo per cui l'affermazione della Commissione DuPre è assurda. Se anche fosse vero (il che non è) che una volta contagiati la vaccinazione non cambia la probabilità di morte, il fatto è che la vaccinazione riduce drasticamente la probabilità di contagiarsi. Lo sappiamo dai dati delle sperimentazioni cliniche: coloro cui è stato somministrato il vaccino hanno una probabilità di essere contagiati fino a venti volte inferiore (in epoca pre-Delta) di coloro cui è stato dato un placebo. E lo sappiamo dai dati della pandemia: tra gli over 60 nel mese in considerazione i non vaccinati si sono ammalati a un tasso 3,7 volte superiore ai vaccinati. È facile fare i conti: tra gli over 60, il tasso di decesso dei non vaccinati è quindi 3,7 x 7,7 = 28,5 superiore a quella dei vaccinati con due dosi fatte meno di cinque mesi fa. Da un rapporto di 1 siamo passati a un rapporto di 28,5 volte. Potenza della statistica, se usata correttamente. Pensiamo di essere costretti ogni mattina a mangiare una caramella scegliendola tra due urne, entrambe con mille caramelle; tra queste mille, la prima (i non vaccinati) ne contiene 28 al cianuro, la seconda (i vaccinati con due dosi entro cinque mesi) ne ha una sola avvelenata. È vero che se si prende una caramella al cianuro (cioè, ci si ammala) si ha la stessa probabilità di morire indipendentemente da quale urna si sia scelta, ma voi quale urna scegliereste? Ciò che dovrebbe determinare l'atteggiamento verso il vaccino di un individuo non ancora ammalato non è "la probabilità di morire per Covid una volta che l'infezione è stata contratta", ma "la probabilità di morire per Covid", che include l'eventuale effetto del vaccino sulla probabilità di ammalarsi. Ma quante persone sono in grado di capire il ruolo cruciale di quella qualificazione "una volta che l'infezione è stata contratta"? Per questo riteniamo irresponsabile l'operato degli intellettuali della commissione DuPre. Una seconda affermazione della commissione è "la vaccinazione non previene il contagio anche se ne riduce significativamente l'incidenza. Questo dato da solo priva il Green Pass del suo significato sanitario: avere un Green Pass non significa essere 'innocui' o 'non contagiosi'". Questa è una affermazione di una straordinaria e incomprensibile illogicità, che va ben oltre l'ignoranza della statistica. Nessuno ha mai negato che anche i vaccinati possano contrarre il Covid e trasmetterlo: è una questione di rischi relativi, non di certezze. Ma anche se non possiamo eliminare interamente una malattia, per questo dobbiamo rinunciare a minimizzarne i danni? Non elimineremo mai del tutto neanche tumori e infarti, ma non per questo si scrivono appelli per rinunciare a curarli e prevenirli.

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