"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 30 aprile 2022

Eventi. 63 «C’è una lezione che il fascismo veramente ha lasciato è che bisogna vivere pericolosamente. Tale è dunque la verità di questa guerra».

 

Ha scritto Filippo Ceccarelli in “L’orso Vladimir” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di aprile 2022: In tempi di evoluta regressione può capitare che gli animali dicano più di quanto gli uomini vogliono far credere.

venerdì 29 aprile 2022

Dell’essere. 39 Francesco d’Assisi «che non amava le armi, e amava la vita».

A lato. Giotto, "Vita di San Francesco, il sogno delle armi" (1290-1292) in Assisi.
 
Ha scritto Tomaso Montanari in “San Francesco obiettore di coscienza” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di aprile 2022: Nel terzo episodio della vita di Francesco d’Assisi rappresentata e trasfigurata da Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, si vede il santo: è ancora un giovin signore, che dorme nel suo ricco letto a baldacchino.

mercoledì 27 aprile 2022

Dell’essere. 38 «Il dittatore teme che il sequestro della parola e della Verità possano avere un termine».

Ha scritto lo psicoterapeuta Massimo Recalcati in “La psicologia del dittatore” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 25 di aprile 2022: (…). Lo sguardo di ogni dittatore trapassa le vite umane come se queste non contassero niente. Il culto della personalità non è infatti mai laterale alle dittature, ma rivela la loro essenza più propria.

lunedì 25 aprile 2022

Lamemoriadeigiornipassati. 31 «Si chiamava Franco Cesana, nome di battaglia: Balilla».

 

A lato. Un'immagine di Franco Cesana (Mantova, 20 settembre 1931, 14 settembre 1944).

Ha scritto Michele Serra in “Le armi di ieri e di oggi” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di aprile 2022: (…). Ero certo, a vent’anni, che gli esseri umani nati dopo di me sarebbero stati, inevitabilmente, migliori di me. Quanto alle armi dei partigiani, che si dicevano ancora sepolte in certi campi, occultate in certi fienili, se ne parlava come di un cimelio museale (ed erano passati, dalla Resistenza, nemmeno trent’anni). (…). Credo che lo choc prodotto dalla guerra in Ucraina, lo stato di disorientamento politico che ha prodotto in molte persone in buona fede (di quelle in cattiva fede non è interessante discutere) dipenda in buona misura dal perdurare della Grande Illusione Occidentale, che coincide quasi in toto con la grande illusione progressista.

domenica 24 aprile 2022

Lamemoriadeigiornipassati. 30 «È festa. La festa della Liberazione è l’allegria di una memoria che arde».

 

Stacco la “spina” dalla guerra nefasta. Domani è festa, desidero rendere il mio cuore un tantino più leggero, nonostante tutto. È la festa della “liberazione”. La “memoria” che segue è tratta da “25 Aprile. Gli altari fioriti dei partigiani” di Maurizio Maggiani pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di aprile dell’anno 2021:

sabato 23 aprile 2022

Eventi. 62 «La libertà è un lusso».

Ha scritto Michele Serra in “La libertà è un lusso” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di aprile 2022: (…). …la guerra ha reso le parole ancora più inadeguate di quello che già sono. La libertà è un lusso.

venerdì 22 aprile 2022

Eventi. 61 «Nazionalismo e tribalismo, il vero motore psicologico-culturale delle guerre».

 


Ha scritto Michele Serra in “Ultime notizie dal Tigray” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” dell’8 di aprile 2022: (…): ci sono guerre che non ci interessano (e la parola “interesse” va letta nel suo doppio significato, interesse economico, interesse mediatico). Non serve fare della retorica, basta dire le cose come stanno: la globalizzazione è un fenomeno economico, non politico, non culturale. Il mondo è fortemente interconnesso economicamente, ma fortemente diviso su quasi tutto il resto, in primo luogo nella definizione (e nel rispetto) di quei diritti umani che ci stanno più o meno a cuore a seconda che siano vicini o lontani. Si veda la bella e giusta disponibilità a soccorrere i profughi dell’Ucraina, l’evidente fastidio nei confronti di migranti e profughi di guerra che non hanno la nostra stessa cultura religiosa e i nostri stessi tratti somatici. Non esiste una dimensione globale del diritto, del rispetto e della pietà. Non per caso le istituzioni internazionali ci appaiono così impotenti e così deboli.

giovedì 21 aprile 2022

Eventi. 60 “Laguerranascosta”.

“Laguerranascosta”. Ha scritto Marco Travaglio in “Via dall’altra guerra” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 21 di aprile 2022: (…). La favoletta delle armi per i civili inermi che resistono all’invasore russo s’infrange contro tutte le evidenze che neppure la forsennata propaganda atlantista riesce più a nascondere. Mariupol, la porta del Donbass sul Mar Nero, da un mese è controllata dagli invasori russi a prezzo di immani stragi e devastazioni. Ma è pure prigioniera dei nazisti del battaglione Azov, che la fanno da padroni dal 2014 a prezzo di immani stragi e devastazioni. E, non volendo ammettere di averla persa, restano asserragliati nell’acciaieria Azovstal senza speranze di successo e usano come scudi umani centinaia di donne e bambini, intrappolati nel luogo più pericoloso del mondo e costretti a rifiutare le offerte russe di uscire incolumi. Chi invoca nuove Norimberga dovrà trovare un posticino sul banco degl’imputati per questi figuri con la svastica che dettano legge sui media democratici e antifascisti: per i loro crimini in Donbass denunciati per 8 anni da Onu, Osce e Amnesty, e per quelli freschi di giornata. È a loro e a quelli come loro (militari angloamericani travestiti da addestratori, contractor e foreign fighter), non ai civili inermi, che va la gran parte delle armi che seguitiamo a inviare senza domandarci chi le usa, a che scopo e a chi andranno dopo. La guerra non è più la stessa del primo mese, perché la sacrosanta resistenza del popolo aggredito è stata ingoiata dal conflitto per procura di Biden &C. per liberarsi di Putin. Cioè per decidere con le armi, i morti ucraini e il rischio nucleare sempre più incombente, una questione politica che interessa solo agli Usa e ai loro camerieri. Non all’Europa e tantomeno all’Italia, per giunta vincolata da una Costituzione che “ripudia la guerra… come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Già era incostituzionale inviare armi nella fase 1 a un Paese aggredito non alleato. Lo è ancor di più nella fase 2, segnata da due fatti nuovi: il Donbass ormai in mani russe malgrado l’enorme arsenale ucraino; e il proposito dichiarato dagli Usa di cogliere la guerra al balzo per rovesciare il capo dello Stato russo. Cioè di usare la guerra come mezzo di risoluzione di una controversia internazionale. A questa nuova guerra Usa-Russia la Germania ha deciso di sottrarsi, e si spera che altri Paesi Ue la seguiranno. (…). Di seguito, “Salvare la dittatura del dollaro: la vera guerra di resistenza Usa” di Fabio Mini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano del 16 di aprile 2022:

mercoledì 20 aprile 2022

lunedì 18 aprile 2022

Dell’essere. 37 «"La pace", l’intervallo fra due immense esplosioni chiamate "guerra", è sempre chiamato “tregua"».

 

Ha scritto Michele Serra in “Dove è finito Marinetti?” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi: Se la guerra continua a farsi, secolo dopo secolo, si deve concludere che a moltitudini di uomini, di potere ma anche no (vedi gli ultras degli stadi jugoslavi, che furono la manovalanza entusiasta di quel fratricidio), la guerra piace. Altrimenti non la farebbero. Come mai dunque non c'è traccia di un Marinetti, di un Papini, di un post-dannunziano anche minore che canti la guerra "sola igiene del mondo" a viso aperto, ne glorifichi l'impeto vitale che impedisce all'umanità di ristagnare e decadere? Possibile che il pro patria mori non ispiri almeno un rapper? Vi sembra normale che nei talkshow non ce ne sia uno che si dichiara amico della guerra perché la pace è noiosa, pretesca e poco maschia, la guerra è eccitante, vigorosa e valorizza "le belle idee per cui si muore e il disprezzo per la donna" (Marinetti, Manifesto dei futuristi)? Niente, zero poeti, zero pensatori, perfino zero giornalisti disposti a dichiararsi sostenitori della guerra in quanto guerra, affascinati dalle scie luminose dei missili e dai vascelli che si inabissano. Forse dipende dal fatto che la guerra moderna, la cui anima non è l'epica cavalleresca ma lo stragismo tecnologico, di artisti e intellettuali può tranquillamente fare senza. O anche dal fatto che domina la scena una spessa coltre di ipocrisia: qualcuno che si eccita al fragore dei cingoli e al sibilo dei droni magari c'è, ma preferisce tenerlo per sé. Ci vorrebbe un Gregory Corso, che nei Cinquanta, sfidando i fischi degli stupidi, recitò in pubblico la sua Ode alla Bomba, parodia sarcastica del fungo atomico. Non disponiamo più neanche di quello. Niente futuristi, niente beatnik, la massima emozione possibile è una lite tra strateghi.

domenica 17 aprile 2022

Piccolegrandistorie. 15 «Qualcosa che mi sono portata dietro sempre come un ferro».

 

A lato. "Giornata piovosa", acquerello (2021) di Anna Fiore.

“Nel paradiso terrestre il solo compito di Adamo era stato inventare il linguaggio, dare il proprio nome a ogni oggetto e creatura. In tale condizione d’innocenza, la lingua era penetrata direttamente nel vivo del mondo.

sabato 16 aprile 2022

Eventi. 59 «La grande manovra della Russia in Ucraina è stata spiegata al Sovrano popolo con i cartoni animati tratti dai videogiochi».

 

“Guerra&Media”. Ha scritto Alessandro Robecchi in “Il popolo-colesterolo, quello buono vota bene, quello cattivo è zozzone”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” 29 di giugno dell’anno 2016: Insomma, ecco qui: abbiamo un problemino col popolo. A giudicare dai solenni scritti sul referendum britannico sembrerebbe una gran rottura di palle, e le analisi si concentrano sulla particolare composizione dell’elettorato inglese: da una parte i colti, benestanti, saggi, europei con casa in centro, libri e afflato democratico, e giovani; dall’altra buzzurri, contadini, anziani scontenti, razzisti, xenofobi e tutti quelli che fanno la doccia solo al giovedì. Non è facile trovare le parole per questo, ma si può sempre provare: quello buono è il popolo, e gli altri sono i populisti. Ora, questa faccenda dei populisti sembra sistemare ogni cosa: tamponi sull’autostrada? Colpa dei populisti. Non ti viene il soufflé? Populismo! È una nuova accezione della parola popolo che pare accettata a sinistra: come il colesterolo, c’è quello buono (progressista, che legge i giornali e vota come si deve) e quello cattivo (zozzoni). Un dibattito che non è solo inglese, basti pensare che la parola popolo qui si pronuncia “periferie”, cioè quelle che bellamente nelle recenti elezioni se ne sono andate facendo ciaone al Pd. Dopodiché, giù analisi sulle periferie che “le abbiamo abbandonate”, che “ora sono la priorità”, eccetera eccetera. Il berlusconismo buonanima aveva risolto il problema privilegiando la “gente” a discapito del “popolo”, ma poi non aveva resistito al suo speciale populismo e si era battezzato Popolo delle libertà, un testacoda notevolissimo. Testacoda anche inglese, perché a chiamare il popolo a votare era stato quel Cameron (uno che ha studiato a Eton e Oxford, uno per cui il popolo è quello che ti sella il cavallo nella tenuta di campagna) che sperava nel plebiscito, e poi è passato da “dinamico leader” a “coglione conclamato”. Eravamo abituati a pensare alla Gran Bretagna come a un posto decisamente fighetto, compostamente in coda alla Tate Gallery, e ormai quando qualcuno ci faceva vedere la vera Inghilterra (tipo Ken Loach) si mormorava: uh, che palle, ancora con questi poveri! E come sono brutti! Perché non si comprano qualcosa in Oxford Street? Ma resta il problema: ammesso e non concesso che il 52 per cento dei britannici sia incolto, burino, razzista, ignorante, stupido ed egoista, quale democrazia matura mantiene più della metà del suo popolo in condizione di incultura, burinaggine, razzismo, ignoranza stupidità ed egoismo? È una specie di equazione della democrazia: se i poveri sono ignoranti bisognerà lavorare per avere meno poveri e meno ignoranti. Questo significa welfare e riduzione delle diseguaglianze, mentre invece da decenni – in tutta Europa e pure qui da noi – si è ridotto il welfare e si è aumentata la diseguaglianza.

venerdì 15 aprile 2022

Eventi. 58 Guerra&Ormoni.

 

Guerra&Ormoni”. Ha scritto Filippo Ceccarelli in “La tiroide del tiranno” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” di oggi, venerdì 15 di aprile 2022: (…). …lo storico Roy A. Medvedev (…) nell'indagare sulla salute mentale di Stalin citò un antico proverbio orientale: "I più diabolici fra i tiranni sono presi alla gola dalla paura dei loro sudditi".

giovedì 14 aprile 2022

Dell’essere. 36 «I valori, nelle mani dei potenti della Terra, sono sempre stati armature ideologiche di politiche di potenza».

 

A lato. Dipinto (1839) della battaglia di  Smolensk (1812) tra l'armata russa e Napoleone.

Ha scritto Luciano Violante sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di luglio dell’anno 2000:

mercoledì 13 aprile 2022

Eventi. 57 «Io sono russo. Dunque, sono un mostro».

 

Ha scritto Michele Serra in «In lode della funzione “off”» pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 2 di aprile 2022: (…). La gravità della guerra non basta a dissuadere la chat universale di tutti su tutto, specie se la partecipazione al dibattito concede a ciascuno il suo quarto d'ora (al giorno) di visibilità, che è il surrogato scadente della celebrità della quale parlava, esagerando assai, Andy Warhol.

martedì 12 aprile 2022

Notiziedalbelpaese. 59 Michele Serra: «Scoprirsi impreparati o inadatti, a qualunque età, può spalancare le porte dell'autocoscienza».

 

Ci provo a venir fuori dal pelago burrascoso della guerra. Me ne offre l’occasione Pino Corrias il quale, su “il Fatto Quotidiano” di ieri lunedì 11 di aprile 2022, ci offre la cronaca di un avvenimento importante ed istituzionale – avvenuto nell’emiciclo del Senato – che misura l’esiguo spessore delle persone che sono state chiamate a reggere le sorti del bel paese.

lunedì 11 aprile 2022

Dell’essere. 35 «Senza silenzio non c'è pensiero. Solo nel silenzio c'è ascolto. Solo nel silenzio risuona chi siamo».

 

Ha scritto Concita De Gregorio in “Il pensiero del silenzio” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 9 di aprile 2022: (…). Viviamo avvelenati da un inquinamento acustico e verbale costante (…). Il dibattito costante, tutto attorno a noi, è come sia possibile che l'informazione, lo spettacolo, il dibattito pubblico debba passare - per essere attraente - per la rissa.

sabato 9 aprile 2022

Eventi. 56 Raniero La Valle: «Noi non abbiamo parole. Solo un lieve sospetto che la realtà adattata a spettacolo ci porti alla fine del mondo».

Ha scritto, con la consueta Sua lucidità e la profetica Sua lungimiranza, Raniero La Valle – novantunenne – in “La propaganda di guerra in Tivù ci porta alla fine”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, sabato 9 di aprile 2022: Quando gli uomini erano alle prime armi si interrogavano per capire cosa fosse la giustizia. E Socrate, come racconta Platone nella Repubblica, parlando con Glaucone, che dello stesso Platone era fratello, disse che la giustizia consiste nel fatto che “ciascuno faccia la cosa propria”, cioè, in un senso più filosofico, che ciascuno sia se stesso, che le cose si svolgano secondo la loro natura. Il cinema rappresenta, ma non cambia le cose. La Televisione invece ha oggi il potere di cambiare la natura delle cose e assegnare a suo piacere agli uomini i ruoli che vuole. In ciò sta un grande pericolo. Si pensi ad esempio che cosa sarebbe stato se il “grande dittatore” impersonato da Charlot, come era chiamato Charlie Chaplin, fosse diventato davvero il Fuhrer dei Tedeschi, o se il dottor Stranamore dal suo ufficio al Pentagono avesse davvero preso in mano i destini del mondo. Oggi viviamo un incubo. C’è un attore-Presidente che diventa Presidente-attore che chiede lo scioglimento dell’ONU, per il caso che ancora si opponga al rischio di una guerra nucleare, e abbiamo il mondo intero trasformato in un immenso studio televisivo in cui avvengono le cose più estreme, se non più incredibili. Il racconto è che la Russia, dopo essersi seduta al tavolo dei negoziati a Istanbul, per allentare la tensione decide di ritirarsi da Bucha. Però organizza una clamorosa prova della propria crudeltà, con una strage efferata che cosparge le strade di vittime non solo uccise ma in tutti i modi straziate. Il sindaco di Bucha, tutto contento per la liberazione della città, rilascia un’intervista in cui appare sorridente e orgoglioso per la vittoria ottenuta, e il giorno dopo dei filmati della polizia ucraina mostrano le strade devastate come sono in ogni dopoguerra ma senza tracce di massacri. Intanto però si sta preparando un gigantesco set satellitare e quattro giorni dopo tutto il mondo, attonito, vede una strada dove una quantità di cadaveri sono disposti a intervalli regolari, con la stessa postura, la faccia in giù, con i più fantasiosi segni di violenza e di sfregio. Putin nel racconto viene denunciato al Tribunale dell’Aja, perché si pensa che come Re soldato abbia direttamente dato ai suoi soldati gli ordini del genocidio (che è come dire: uccidete il soldato Putin) e così il capo russo non solo fa la figura di un dittatore sanguinario, criminale e assassino, ma anche incredibilmente stupido, autolesionista e utile idiota a vantaggio dei suoi nemici, e tuttavia responsabile di una grande nazione della Terra e di centinaia di milioni di persone. Il racconto prosegue con la esecrazione universale, e come potrebbe non essere così se si tratta di un racconto vero? Ma se vero, in che mondo saremmo, con quale uomo, con quali fratelli, con quale Dio?

venerdì 8 aprile 2022

Eventi. 55 Kurt Vonnegut: «“Non c’è niente di intelligente da dire a proposito di un massacro”».

 

“Guerra&Massacri”. Pagine di un “post” che riportano alla memoria lo scrittore americano Kurt Vonnegut (Indianapolis, 11 di novembre dell’anno 1922 – New York, 11 di aprile dell’anno 2007). Lo ha ricordato Alessandro Robecchi in “Effetti collaterali. L’irredimibile merda della guerra infetta ogni cosa” su “il Fatto Quotidiano” del 6 di aprile 2022: “Non c’è niente di intelligente da dire a proposito di un massacro”, scriveva Kurt Vonnegut (Mattatoio n. 5). Aveva ragione, niente pare doloroso e prevedibile come il fiume di parole che insegue in questi giorni i poveri fantasmi di Bucha, civili innocenti ammazzati con le mani legate, o torturati, o fucilati e lasciati lì, un po’ per monito e un po’ per mettere un timbro sull’impunità di chi fa a guerra.

mercoledì 6 aprile 2022

Capitalismoedemocrazia. 73 Bergoglio: «Oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!».

“Capitalismo&Guerra”. Ha scritto Alex Zanotelli in “Questa corsa alle armi è un progetto da pazzi” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 2 di aprile 2022: Ormai la febbre da guerra sta invadendo questo nostro pazzo mondo, una febbre che spinge le nazioni ad armarsi fino ai denti. Papa Francesco scandisce con parole dure questa folle corsa mondiale al riarmo:

martedì 5 aprile 2022

Dell’essere. 34 Don Milani: «Io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro».

 

Ha scritto Enzo Bianchi in “La sconfitta del Vangelo” pubblicato ieri sul quotidiano “la Repubblica”: Quello che abbiamo più volte sottolineato riguardo alla conflittualità che come fuoco sotto la cenere covava tra le chiese nelle terre dell’Ucraina si è ormai manifestato in modo incontestabile. Questa ignobile guerra iniziata con un’aggressione del nuovo zar verso un popolo che ha stretti legami fraterni con il popolo dell’occupante è diventata una guerra anche religiosa. Si benedicono le armi degli schieramenti che si combattono, si invocano la Madonna e i santi gli uni contro gli altri, si inneggia a una vittoria che Dio darà sicuramente sul nemico.

lunedì 4 aprile 2022

Memoriae. 26 «Un italiano vero, di Toto Cutugno, e lì ho capito che quello è il vero inno italiano».

 

A lato. 1943: un soldato dell’Armata Rossa festeggia la vittoria tra le macerie di Stalingrado. (Getty images)

“Memoria 1”. Vasilij Grossman, il figlio D’Ucraina. Tratto da “Grossman in prima linea tra i demoni del novecento” di Eraldo Affinati pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del primo di aprile 2022:

sabato 2 aprile 2022

Eventi. 54 «L'aggressione dell'Ucraina ha riportato indietro le lancette della Storia».

Ha scritto Umberto Galimberti sul numero del settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” in uscita oggi 2 di aprile 2022 – «La guerra in Ucraina e l’inizio di una “Nuova Storia”» - che (…). È vero (…) che "l'aggressione dell'Ucraina ha riportato indietro le lancette della storia", ma questo solo nella modalità brutale, intollerabile, disumana in cui la Russia di Putin ha espresso il suo sogno imperialista.

venerdì 1 aprile 2022

Doveravatetutti. 23 «Le superpotenze si stanno testando a vicenda, cercando di imporre la loro versione delle regole globali».

Il testo che segue, “Le grandi potenze dalla Guerra Fredda alla pace calda” del filosofo sloveno Slavoj Zizek – riportato sul quotidiano “la Repubblica” del 28 di marzo ultimo -, può ben rappresentare il prosieguo di quella ricerca della “complessità” della quale si accennava con il testo di Donatella De Cesare riportato nel post di ieri: In russo, quando l'ufficiale dà il ritmo di marcia ai soldati urla: "Raz, dva, raz, dva..." ("uno, due, uno, due..." o "sinist, dest, sinist, dest..."). Qualche anno fa, a Mosca, mi hanno detto che Putin viene spesso chiamato "Dvaputin" ("Rasputin, Dvaputin...").