Tratto da “Diventare
grandi è un mestiere che dura tutta la vita” di Claudia De Lillo – in arte Elasti
- pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 28 di
novembre dell’anno 2015: Ricordo un pomeriggio di tanto tempo fa. Non
so con precisione quanti anni avessi, ma non erano molti. Ero a casa di mia
nonna, nel suo salotto con il parquet scuro, su cui era vietato camminare
scalzi («Attenta! Ti entrano le spine nei piedi!». Sarà stato vero? O era solo
una delle tante invenzioni degli adulti per tenerci in scacco?). C'erano delle
poltrone e un divano di velluto verde, con i piedi a forma di zampe di leone -
inquietanti, a pensarci adesso, ma allora mi sembravano normali, quasi
inevitabili -un grande tavolo di legno, quadrato, un grammofono e io che
piangevo. In quel periodo, il pianto era un'attività che mi riusciva piuttosto
bene e che, forse per questo, praticavo con assiduità. Piangevo perché mi
mancava la mamma e lei, la nonna, contravvenendo alla sua natura eterea e al
suo candore immacolato e algido, mi prese sulle ginocchia e mi strinse, perché
la tenerezza è un infallibile passepartout, non solo con i bambini lacrimosi. D'un
tratto, travolta dall'empatia del momento, mi sentii improvvida e fuori luogo.
La mia mamma sarebbe rientrata a casa entro sera. Invece, la mamma della nonna
no, non c'era e non sarebbe tornata. «Tu non soffri mai di "mal di
mamma", nonna?». Lei sorrise, del suo sorriso timido, disarmante, da
bambina. «Io sono grande. I grandi imparano a vincerlo, il mal di mamma». Da
quel momento non vidi l'ora di diventare grande. Mio figlio minore ha quasi sei
anni e va in prima elementare. A chi gli dice: «Sei grande ormai!», risponde
malmostoso: «Io non voglio crescere. Voglio rimpicciolire. E tornare minuscolo,
come quando sono nato». «Perché?». «Perché i minuscoli non vanno a scuola». Per
lui l'obbligo scolastico è evidentemente una piaga ben più annosa del mal di
mamma. Mio figlio maggiore ha 12 anni e ci guarda con sufficienza. Sembra
convinto che per fare un uomo bastino due spalle improvvisamente larghe e una
voce di colpo maschia. Crescere è conquistarsi spazi d'indipendenza, di
autonomia, di manovra. Crescere è andare a scuola non accompagnati, uscire con
gli amici, cucinarsi due uova strapazzate, guardare un telegiornale e porsi
cento interrogativi, scoprire una passione e coltivarla, riconoscersi dentro i
valori più che dentro uno specchio, trovare la strada per uscire dal tunnel,
imparare a nuotare dentro e fuori dall'acqua. «Mamma! Annusa! Mi puzzano le
ascelle finalmente! Evviva! Sono diventato grande», esulta mio figlio di mezzo.
Ho tre figli, lavoro da vent'anni, ho la patente da una vita, ho perso mio
padre e sono riuscita a smettere di piangere, so cucinare le uova strapazzate e
non solo, anche a me puzzano le ascelle, se non uso sapone e deodorante. Non
credo tuttavia di essere guarita dal mal di mamma. Se mia nonna fosse qui, le
chiederei: «Allora? Posso dirmi grande?». Anagraficamente di certo.
Soggettivamente? Dipende dai giorni. Da piccola pensavo che il passaggio
all'età adulta fosse un momento preciso, netto, palpabile. Un rito di
passaggio, una linea che segnasse un prima e un dopo. «Sarò grande quando avrò
vinto il mal di mamma. Anzi, quando amerò sul serio, per la prima volta. No,
quando andrò a vivere da sola, quando avrò uno stipendio degno di tale nome,
quando sarò madre, quando non avrò paura di sbagliare, quando non mi sentirò
più in colpa, quando saprò parlare in pubblico senza tremare, quando smetterò
di sognare gli esami di maturità, quando non avrò soggezione di nessuno,
quando…». Da quel giorno, sul divano verde della nonna, quella linea si è
spostata sempre più in là, a ogni conquista, a ogni traguardo, senza trovare
pace né fermarsi. Forse, diventare grandi sta proprio nella consapevolezza che non
lo saremo mai, nel tendere a un obiettivo immaginario, nato nelle nostre teste
bambine e cresciuto insieme a noi, luminoso e inarrivabile. Ci basti mantenere
accesa la voglia di crescere, senza cedere mai alle lusinghe tentatrici del
rimpicciolimento.
"La crescita deve cominciare alla nascita e cessare solo alla morte". (Albert Einstein). "Gli alberi che sono lenti a crescere portano i frutti migliori".(Moliere). "Ho imparato... che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali". (Andy Rooney). "La perfezione non esiste, puoi sempre fare meglio e puoi sempre crescere".(Les Brown). "La perfezione non è essere perfetti, ma tendere continuamente ad essa".(J.G.Fichte)."Quando si smette di crescere, si incomincia a morire". (William Burroughs). Carissimo Aldo, grazie di questo stupendo post che consolida in me la convinzione e il desiderio di riuscire sempre, fino alla fine,come afferma Elasti, a "mantenere accesa la voglia di crescere, senza cedere mai alle lusinghe tentatrici del rimpicciolimento". Buona continuazione e buona domenica. Agnese A.
RispondiElimina