Tratto da “L’illusione
della libertà” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del
quotidiano “la Repubblica” del 7 di novembre 2020: Un'idea utilissima alla
convivenza, ma che non ha alcun fondamento. La libertà non esiste, esiste, però
esiste l’idea di libertà. E le idee fanno più storia di quanto non ne facciano
gli accadimenti. Qui capiamo cosa significa pensare: sottoporre a verifica le
nostre idee che, per ragioni biografiche, culturali o di propaganda, sono così
radicate da non tollerare alcuna critica, perché facilitano il giudizio, ci
rassicurano, e perciò vengono scambiate per verità, quando non sono altro che
abitudini mentali che non abbiamo mai messo in discussione, perché
tranquillizzano le nostre coscienze che non amano l’inquietudine
dell’interrogazione. Noi confondiamo la “libertà” con
l’“indeterminatezza” della natura umana che, a differenza di quella
animale, è sprovvista di istinti che sono risposte “rigide” agli stimoli. Privi
di istinti, abbiamo pulsioni a meta indeterminata per cui, per esempio, di
fronte a una pulsione sessuale possiamo dedicarci a tutte le perversioni, cosa
che non sembra sia concessa agli animali, così come possiamo esprimerci nella
scrittura, nella poesia o nell’arte, come ci insegna Freud quando parla di
sublimazione. A compensazione della mancanza di istinti sono nati i riti nelle
tribù primitive, i precetti e i comandamenti con le religioni, le leggi con le
società civili per garantire un ordine sociale. Per far funzionare quest’ordine
era necessario persuadere che l’uomo, a differenza dell’animale, gode della
“libertà” da cui discende la “responsabilità” delle sue azioni e di conseguenza
la sua “punibilità” nel caso di trasgressioni dei precetti, dei comandamenti o
delle leggi. Il vantaggio sociale è innegabile, perché se tutti osserviamo le
leggi e i trasgressori vengono puniti, siamo garantiti nella nostra sicurezza,
per ottenere la quale, come ci ricorda Freud ne Il disagio della civiltà,
«l’uomo ha barattato una parte una parte della sua possibilità di felicità (che
consiste nella piena soddisfazione delle pulsioni) per un po’ di sicurezza».
Percorso inevitabile per diventare civili. Anzi, Freud ne parla come di un
«esperimento terapeutico che ha consentito di raggiungere ciò che finora non fu
raggiunto attraverso nessun’altra opera di civiltà». L’equivoco consiste nel
ritenere che le leggi limitino la libertà dell’uomo, mentre limitano
l’indeterminatezza del suo agire pulsionale, che ne renderebbe imprevedibile il
comportamento. Nocciolo della questione è che la “liberà” confligge con la
nostra “identità”, che è alla base della fiducia sociale. Io mi fido di te
perché conosco la tua identità che, se non sei come il dottor Jekill e mister
Hyde (doppia personalità), mi consente di prevedere il tuo comportamento. Mi
spiego con un esempio: un giorno Sartre finì in ospedale dopo avere fatto
un’escursione in montagna senza una guida. Alla domanda del suo amico
Merleau-Ponty che gli chiedeva se non potesse andare in montagna con una guida,
Sartre rispose: «Secondo te, io sono uno che va in montagna con una guida?». La
natura di Sartre, la sua identità sono tali da non consentirgli la libertà di
andare in montagna con una guida. Sartre è fatto così, e la libertà di
scegliere è puramente teorica. Tralascio i riferimenti alla genetica dove è
iscritto il nostro modo di vivere, di ammalarci e di morire, per non parlare
dell’ambiente in cui siamo nati e cresciuti, che non è meno vincolante della
genetica.
"Se non capiamo le immagini dell'inconscio o rifiutiamo la responsabilità morale che abbiamo nei loro confronti, vivremo una vita dolorosa".(Carl Gustav Jung). "La libertà, come l'amore, si fonda su tre elementi. Questi sono :la premura(o cura), il rispetto, la responsabilità e la conoscenza".(Erich Fromm). "Nessuno è libero se non è padrone di sé stesso".(Epitteto). "La prova basilare della libertà non è tanto ciò che siamo liberi di fare quanto in ciò che siamo liberi di non fare.(Eric Hoffer)." Essere liberi è fondamentale per la propria espressione di essere, ma anche il rispetto e la coscienza hanno lo stesso diritto e dovere di esistere senza essere calpestati dalla libertà".(Anna Maria D'Alo'). Grazie per questo interessantissimo post e buona continuazione.
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