A lato. "Solo il suono del vento" (2020), penna ed acquarello di Anna Fiore.
“L’ottobre venne come sogliono venire i mesi nuovi; il suo è un arrivo modesto e silenzioso sotto tutti i rapporti, senza segni esteriori, un muto insinuarsi dunque, che sfugge facilmente all’attenzione se questa non mantiene un ordine severo. Il tempo in realtà non ha suddivisioni, non ci sono tempeste, non v’è rumoreggiare di tuoni all’inizio del nuovo mese o del nuovo anno, ed anche a quello del nuovo secolo; siamo soltanto noi uomini che spariamo e tuoniamo. Nel caso di Giovanni Castorp, il primo giorno di ottobre fu identico agli ultimi giorni di settembre, fu altrettanto immusonito e freddo come quelli e come gli altri che seguirono”.
Lo ha scritto Thomas Mann nel Suo straordinario “La montagna incantata” (1924). È che
lo scorrere del tempo, un’umana invenzione, un sortilegio quasi, una pura
illusione, lo scorrere del tempo, dicevo, non lascia indifferenti gli umani.
Anzi da esso ne sono presi assai. Capita anche a me di patire lo scorrere del tempo.
Nella pienezza della mia coscienza sull’indifferenza di quello scorrere per
tutte le vicende degli umani. A me capita, all’approssimarsi del mese
settembre, di avvertire l’insorgere di uno strano stato del mio umore che
immancabilmente mi spinge a rivedere, per l’ennesima volta, ed un’altra volta
ancora, un lavoro cinematografico del grande Woody Allen che ha per titolo “Settembre” (1987). Un film intimista,
quasi una “pièce”, stante l’unicità di tempo e di luogo nella quale tutta
la vicenda si svolge. È un film drammatico che ha avuto Woody Allen come
regista e sceneggiatore, affiancato da due straordinarie figure della
cinematografia mondiale, Carlo Di Palma alla fotografia e Santo Loquasto alle
scenografie. E con un cast stellare: Elaine Stritch, Denholm Elliott, Dianne Wiest,
Sam Waterston, Mia Farrow. Dicevo, a proposito di "Settembre", del suo “intimismo” poiché fu realizzato in una
casa di campagna ricostruita in studio ove si snodano gli intrecci di vita e si
disvelano i segreti dei sei personaggi che vi compaiono e che avranno modo di “scoprirsi”
e mettere a nudo le loro travagliate esistenze. Un lavoro,"Settembre", che ha inconfondibili tratti “cecoviani”
rintracciabili nelle atmosfere “sospese” che il grande Woody ha
saputo ricreare. Un film che si apre e si chiude con una lenta inquadratura
delle ambientazioni, inquadrature che stabiliscono immediatamente il ritmo e
l'atmosfera, il “pathos” direi, della storia narrata, storia che è molto
diversa dalle più famose commedie di Woody, sempre sarcastiche e pungenti, con
i loro caratteristici dialoghi rumorosi, frenetici, spesso che si accavallano, tipica
espressione della nevrosi che accompagna sempre le figure alleniane. L’abilità narrativa del grande Woody ha aggiunto
espedienti drammatici alla narrazione, espedienti che hanno reso quel lavoro
cinematografico commuovente, un continuo sussurro, intimista e delicato, dai
tempi sospesi e dilatati. Non per niente Allen intitolò il Suo lavoro “Settembre”, pensando di certo a quella
percepita sospensione della vita delle persone che si avverte nel corso della
stagione estiva, quasi a voler dire che la vita è divisa in mesi, e settembre
rappresenta tanto la fine dell'estate quanto l'ingresso dell'autunno e della
ripresa della vita non più magicamente sospesa. Ed all’approssimarsi del mese
di settembre immancabilmente scatta in me il desiderio, quel desiderio, quel
bisogno di rivedere quella straordinaria narrazione cinematografica. E con il
mese di settembre sembra avere avuto un Suo personale problema anche la
straordinaria Claudia De Lillo – in arte Elasti -, graffiante e raffinata opinionista
del settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica. Ne parla, di quel Suo
problema, in una Sua riflessione che ha per titolo “Il mese di Tucidide” (2010?),
riflessione che di seguito trascrivo in parte: Se ho finito il liceo, mi sono
laureata e ho trovato un lavoro onesto, lo devo ad Angelo Bernasca. Lui, quando
lo conobbi, era biondo, portava gli occhiali, diceva freddure, voleva diventare
ingegnere e aveva 14 anni. Occupava il banco dietro al mio e, per cinque anni,
durante i compiti in classe, mi ha passato le sue versioni di greco, a cui io
aggiungevo qualche errore qui e lì, affinché avessero un volto umano e mi
somigliassero, almeno un po'. Senza Angelo Bernasca forse oggi sarei ancora in
quinta ginnasio, intrappolata nell'aoristo. Grazie a lui ho la maturità
classica e un incubo ricorrente che funesta le mie notti settembrine. Anno dopo
anno, tra fine agosto e inizio di ottobre, lui, il sogno, arriva e artiglia la
mia coscienza, risvegliando un cronico senso di inadeguatezza verso il greco
antico e verso la vita. Sono seduta in seconda fila a sinistra, vicino alla
finestra. Sono lì, da sola, con il Rocci, il vocabolario Greco-Italiano che
pesa poco meno di mio figlio piccolo, e Tucidide da tradurre. Sola, il giorno
del compito in classe, quarantenne tra sedicenni letterati e giudicanti,
nessuno dei quali è Angelo Bernasca che nel frattempo è diventato ordinario di
Scienza delle Costruzioni al Politecnico e ha altro da fare. Quest'anno ho
pensato che l'avrei scampata. Perché ormai sono diventata grande e compiere
quarant'anni servirà pure a qualcosa, perché ho imparato a ballare da sola,
senza Bernasca, perché la vita, che non mi ha insegnato il greco, mi ha
insegnato altre cose, perché, prima o poi, anche i fantasmi si stufano di farti
la posta. Mi illudevo e ieri notte ero di nuovo seduta al mio banco, in seconda
fila a sinistra, paralizzata dall'ansia con la Guerra del Peloponneso da
affrontare disarmata. La verità è che a me, il mese di settembre, mette paura.
(…).
"Triste è il giardino:fresca scende ai fiori la pioggia... silenziosa trema l'estate, declinando alla sua fine".(Hermann Hesse). "Le giornate estive si accorciano... E come sempre, in questo periodo dell'anno mi sento addosso lo sguardo del tempo".(Robert Hasz). "La dolcezza contiene in sé anche la malinconia:le ore di luce diminuiscono, le foglie cominciano a ingiallire, qualche folata di vento già le stacca. Settembre è mese di una felicità sommessa".(Anonimo). "I giorni di Settembre sono, fino all'ultimo meriggio, ariose e melodiose strofe classiche che all'avvicinarsi della notte diventano troppo buiosamente romantiche".(G.Papini). "Dovrebbe essere sempre Settembre, un mese mite, dolce, venato appena di nostalgia, di una sottile malinconia. Un mese che i poeti sentono vicino al loro cuore".(Anonimo).Settembre è il mio mese di nascita ed è forse per questo che mi tocca così profondamente tutto ciò che per qualche motivo è simbolicamente legato a questo mese. Grazie! Buona continuazione.
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