A lato. "A pesca" (2020), penna ed acquerello di Anna Fiore.
Tratto da “Credere e militare” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 12 di novembre dell’anno 2016: Dio non so, ma la fede esiste: è necessità di protezione e di dare un senso ultimo alle cose. (…). …, io non sono né ateo, né credente e neppure agnostico, perché queste categorie appartengono a chi già crede in Dio e ha bisogno di inquadrare il prossimo a partire dalla sua fede. E poi, quando l'ha ben catalogato, imposta la sua conversazione a partire dalla collocazione in cui ha inserito il suo interlocutore.
Senza neanche il sospetto che si possa
vivere e pensare al di fuori del circolo ristretto di credenti, atei e
agnostici, che per me appartengono alla stessa categoria, perché queste
definizioni li dispongono tutti intorno al problema di Dio. Io non mi pongo il
problema di Dio. Mi pongo il problema dell'"idea di Dio", perché a prescindere
dal fatto che Dio esista o no, l'idea di Dio esiste e ha fatto storia. E io
della storia mi occupo. (…). …dall'origine del mondo a oggi non c'è tribù,
comunità o società che a un Dio non si sia rivolta, lungo percorsi che
prescindono dai tracciati della ragione e si chiamano fede. Fede che a sua
volta, non essendo sostenuta da prove razionali, ha bisogno di testimoni, che
con la loro condotta di vita mostrino la loro fede in Dio altrimenti non
dimostrabile. La testimonianza si rende necessaria perché la fede non è
supportata da ragioni, e per questo può tradursi in fanatismo o, come scrive
Karl Jaspers, trasformare i credenti (Glaubende) in militanti della fede
(Glaubenskämpfer). E tutti sappiamo che il dialogo s'interrompe quando la
contesa viene affidata ai militari. A promuovere l'idea di Dio a mio parere
sono due fattori: il bisogno di una spiegazione causale e di una protezione
esistenziale. Quindi un'esigenza della mente e una del cuore. 1. La spiegazione
causale. Uno dei primi problemi che l'umanità ha dovuto risolvere è stato
difendersi dall'imprevedibile, perché là dove tutto è imprevedibile si vive in
uno stato di perenne angoscia che paralizza qualsiasi sviluppo di una comunità.
La difesa è costituita dal reperimento di nessi causali, per cui il
sopraggiungere di un evento non paralizza, perché, conoscendone la causa, lo si
attende come un effetto. Riscontriamo questa esigenza anche nei bambini, che
per orientarsi nel mondo a un certo punto cercano dei nessi causali ponendo
insistentemente i loro "perché?". Dire che il mondo ha bisogno di un
Creatore significa andare alla ricerca di una causa che spieghi l'esistenza del
mondo. Ma se questo è il motivo che promuove il ragionamento, perché non
proseguire e chiedersi anche chi ha creato Dio? 2. La protezione esistenziale.
La vita è un'avventura molto precaria, che accanto alle gioie presenta anche
tante sofferenze che hanno bisogno, oltre che di una spiegazione, anche di una
consolazione. Inoltre ci sono tassi di solitudine abissale che hanno bisogno di
un testimone del proprio vivere. E chi meglio di Dio può esserlo, per
confortare col suo sguardo? La vita chiede scelte talvolta irreversibili e
sapere che c'è un Dio che ascolta le nostre preghiere e nel dubbio ci indica la
via, non è cosa da poco. La vita ha bisogno di un senso che solo l'esperienza
religiosa, che concepisce il tempo iscritto in un disegno di salvezza, dove
alla fine s'adempie quello che all'inizio era stato promesso, è in grado di
garantire. La fede nella vita ultraterrena rende meno drammatica la morte. La
speranza che guarda il futuro con ottimismo è un ottimo rimedio per chi vive la
condizione nichilista, all'interno della quale, come scrive Nietzsche:
"Manca lo scopo, manca la risposta al perché?". La carità infine
infonde la fiducia di base che, nel bisogno, nella comunità ci sarà sempre chi
può dare una mano. 3. L'amore di sé. Alla base di ogni dimensione religiosa io
vedo un esagerato amore di sé, che ci acceca al punto di non farci accettare
che, al pari di tutte le cose, dalle piante agli animali alle stelle, nasciamo,
viviamo e ci spegniamo nella assoluta indifferenza della terra. La quale non si
è mai presa cura di quegli esseri che, incapaci di rassegnarsi al destino che
accomuna tutti i viventi, hanno inventato la storia e, in quel teatro che è la
storia, hanno messo in scena le religioni, le narrazioni letterarie, la
scienza, la tecnica, la guerra, nel tentativo disperato di rimuovere dai loro
occhi e scordare il destino tragico che accomuna tutti i viventi. Questo i
Greci antichi lo avevano capito e per questo le religioni monoteiste si sono
affrettate a seppellire il loro annuncio e, sulla tomba così edificata,
costruire il loro potere.
"Solo la consapevolezza raggiunta nell'inseguire la struggente luce interiore ci permette di comprendere cosa sia la fede".(Dag Hammarskjold). "La fede è un'oasi del cuore che non può mai essere raggiunta dalla carovana del pensiero. È conoscenza del cuore, oltrepassa il potere della dimostrazione e coglie la verità molto prima dell'esperienza".(Khalil Gibran).Carissimo Aldo,comunque, sicuramente prima di credere veramente si affronta sempre il dubbio... "Spesso c'è più fede nell'onesto dubbio, credimi, che nelle religioni".(Lord Alfred Tennyson). Grazie della preziosa condivisione e buona continuazione.
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