"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 25 marzo 2021

Eventi. 40 «Nulla di buono nasce quando tutti vogliono sedersi al tavolo come fossero Aristotele».

L’intervista “impossibile” di Stefano Massini – “Fatti non foste a viver come bruti tra fake news” – a Dante Alighieri riportata sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, 25 di marzo 2021, nella ricorrenza dei 700 anni della morte del sommo Poeta: Signor Alighieri, è un onore poter scambiare alcune battute con lei all'inizio di questo 2021 in cui si celebrerà la ricorrenza dei 700 anni dalla sua morte. Ci saranno convegni, festival, ma ahimè mi tocca dirle che tutto avverrà sotto l'incognita di una pandemia. "Uhm... Mentre scrivevo la cantica terza de la Commedia, un'immagine mi turbò: vedevo la terra, da lontano. Era come una picciola aiuola, che ci fa però così feroci e ci fa tanto dilaniare. Mi colpisce saper che ora vi sentite un po' così: stipati in quell'aiuola, gomito a gomito, a combattere un nemico per salvarvi".

Quell'aiuola ci vede divisi come non mai. I rapporti economici creano spaccature e divergenze, qualcuno avanza perfino l'ipotesi di somministrare il vaccino con priorità a chi più produce in termini di ricchezza. "E ove sarebbe lo stupore? Prima di scendere all'Inferno, io mi impaurii per tre belve, di cui la peggiore era una Lupa. Era il segno della smania di danaro, e mi faccia dire che è un male che infetta ogne cosa, non c'è scampo. A voi parrà forse una facile morale, ma io quelle parole le scrissi al tempo mio, quando tutto principiava a prender forma, gridai che è sempre il denaro a rovinare gli affetti, a distrugger la politica, ha perfino lordato la Chiesa. E sa, in particolare, di quali soldi io dico? Di quelli messi insieme con furbizia, senza fatica. Nella prima cantica del poema mio, mi sono scagliato contro i "subiti guadagni", che sono i soldi facili, maledizione che scatena il peggiore istinto, quello alla scorciatoia della corruzione".

Il contesto si complica se lei prova a concepire un mondo in cui l'interesse economico si esprime anche con le fake news... "Prego?".

Fake News, è un termine inglese, signor Alighieri, che forse le spiacerà. "E perché mai? Ho sempre pensato che la lingua del volgo si modifichi, si evolva insieme a chi la parla, a chi la usa. Ogni giorno le lingue delle genti cambiano, non sono cose immobili, e su questo le cito volentieri dei miei versi: "Opera naturale è ch'uom favella: / Ma così o così, natura lascia / Poi fare a voi, secondo che v'abbella". Quindi ben venga questa parola degli inglesi, se voi l'avete scelta. Mi spieghi però cosa vuol dire".

Le fake news sono una deformazione nella narrazione dei fatti, un uso arbitrario della verità che viene continuamente manipolata e falsificata. "Ah! Nel mio Inferno ho riservato tutto il cerchio ottavo (Malebolge) e il cerchio nono (il lago Cocito) a chi la realtà falsifica. È peggio di gran lunga di quanto si creda. Servirsi della fiducia altrui per servirgli un racconto distorto è una forma di disprezzo dell'umanità, un attacco profondo alla dignità di chi t'ascolta".

Senza contare che sempre più assistiamo a un irrigidirsi nella bolla della propria versione dei fatti, ostinatamente imposta come vera, contro ogni replica o proposta di dibattito. "Perché niente può accadere di peggio, agli uomini, che cedere al gelo del far da soli e da soli salvarsi. Chiudersi i noi medesimi, porre veto a tutto ciò che vien dal mondo esterno, è la forma più abbrutente di rinuncia, e di sconfitta. Io mi inventai che il luogo più infimo dell'Inferno era un lago ghiacciato, perché nel tradimento (che è anch'esso una frode) si perde ogni calore umano. E lì si affonda".

E poi c'è l'Italia. Non mi fraintenda, so benissimo che fra me e lei ci sono secoli e secoli di diaframma temporale, ma il ruolo che lei ha esercitato nella formazione non solo letteraria di questo paese, fa sì che oggi io mi senta di rivolgerle comunque alcune domande. Se le dicessi, per cominciare, che l'Italia del 2021 è una comunità in cui chiunque sente di poter sparare a zero equivocando la libertà di espressione con l'azzeramento del concetto stesso di autorità... "Beh, non mi stupisco affatto. Siete diventati, in peggio, ciò che già noi fummo. Ne ho anche scritto, nella seconda cantica della mia Commedia. Ero infuriato. Me la presi con quelle città in cui tutti si riempiono la bocca di politica, e guardi che far indigestione da politica è una malattia come quella da cibo. Scrissi di quel "primo villano" che diventa un "Marcel", cioè del primo idiota di turno che d'un tratto, siccome sta in un partito, si sente di pontificare come fosse un Giulio Cesare".

Certo, il punto è che questa indigestione di politica fa sì che tutto crei polemica, e l'instabilità diventa ingestibile. "Niente che io non avessi già narrato. Pure voi avete maledetta vena del cambiare tutto di continuo, riscrivere le regole, far e disfar le leggi. Ha mai visto come fanno gli ammalati che quando stanno a letto cambiano posizione per star meglio e non c'è una volta che i dolori gli passino? Ecco, nel canto VI del Purgatorio scrissi che la politica è così".

Assistiamo alla demolizione artefatta dell'avversario, al rifiuto per principio di riconoscergli anche il semplice statuto di interlocutore. "Ma lei scorda, mi perdoni, con chi sta parlando? Son'io il Dante Alighieri che subì un processo da riderne soltanto, allestito da chi voleva solo un modo per farmi fuori da Firenze! Il maggiore biasimo che io possa provare è per chi non ha remora a intessere trame pur di eliminare chi non la vede come lui...".

Solo che oggi, mi creda, questa gogna si moltiplica in forza grazie ai social... "Grazie a chi? Un'altra parola degli inglesi?".

Significa che noi abbiamo una specie di grande piazza in cui chiunque può urlare quello che ritiene meglio, anche se è privo di ogni logica. "Mi sembrate piuttosto illusi di esservi inventati voi un sacco di cose. Guardi che i tribunali improvvisati c'erano già eccome settecento anni or sono. O non vogliamo dire di Farinata degli Uberti? Son riusciti a farlo condannare come eretico, vent'anni dopo che era morto, lui e la poveretta di sua moglie. Indegni. Indegni e maledetti. Ma questa è la boria di chi non accetta di ascoltare chi ne sa più di lui. In una mia opera, nel Convivio, immaginai un banchetto di gente illuminata, menti elette: io me ne stavo rannicchiato sotto il tavolo a raccoglier le loro briciole. Ecco, nulla di buono nasce quando tutti vogliono sedersi al tavolo come fossero Aristotele".

Quindi tutto si riassume in un abbaglio di presunzione degli ignoranti? "Io non dico dell'ignoranza come il non aver cultura, quanto nella scelta di chi si compiace della sua miseria. Scrissi "Fatti non foste a viver come bruti..." e intendevo proprio questo...".

...il baratro è l'accettazione dell'ignoranza come status in cui riconoscersi e aggregarsi. " Chi accetta di restar com'è e invece che cambiarsi, ne fa un vanto. Lì si muore".

Vallo a spiegare agli haters. " Altra parola inglese? Ci avete preso proprio gusto, mi pare".

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