"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 18 marzo 2021

Notiziedalbelpaese. 04 «Per Grillo l’intelligenza collettiva è dedicata a preservare il pianeta, e l’umanità come elemento del pianeta».

Tratto da “Prendere Grillo sul serio” di Giuseppe Genna, pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 14 di marzo 2021: Non è più tempo per le rivoluzioni? Lo chiediamo nel tempo più rivoluzionario e rivoluzionato che abbiamo vissuto. Una pandemia mondiale, il rischio biologico di specie, l’economia che funziona su leggi altre, la politica che si autodichiara insufficiente: non è forse una rivoluzione? Una rivoluzione è pur sempre una crisi morbosa, che non porta automaticamente a una soluzione. Rivoluzione significa anche che non si rimedia al caos così radicale del nostro tempo senza una contromarcia. È labile il confine tra rivoluzione ed eversione. In entrambi i casi, la nostra attenzione al fenomeno rivoluzionario deve essere tenace e credere a ciò che le si manifesta. Dunque il 6 marzo 2021 una piccola rivoluzione è stata annunciata (…). Nella quale si è misurato l’avvento di una variante aliena e cruciale, cioè il governo presieduto da Mario Draghi. Il peso enorme, il credito sconfinato di cui gode l’anomalia Draghi, è risultato capace di mettere tra parentesi la politica, esponendola in vetrina, con le sue farraginose contraddizioni, con l’assenza di palpito, con la lugubre assenza di invenzione. C’è un prima e un dopo Draghi per l’agone politico italiano e il dopo lo si misura da subito, dalla sua semplice apparizione. Nonostante i tentativi di Salvini di accreditarsi dell’azione di governo, l’unico protagonista in grado di segnare politicamente la gestione Draghi è stato Beppe Grillo, che ha imposto il ministero e l’idea della Transizione Ecologica, ora in mano a uno degli uomini davvero migliori della nazione, il fisico Roberto Cingolani. Poteva sembrare un esotismo, un compromesso al ribasso per tenere il M5S in un solco di fedeltà parlamentare. È diventato il perno di una nuova identità, su cui erigere una fase estrema di questa formazione politica caotica, che ebbe il merito di azzeccare il momento social nella storia del Paese. Di fatto, più che verso un’utopia verde, che non esiste più dal momento in cui il capitale ha scelto la transizione ecologica come modalità per ristrutturare la realtà, Grillo sposta il suo Movimento sulle frequenze di un nuovo socialismo e, quindi, nell’angolo che fu del Partito Socialista. Il M5S si candida a essere la vera alternativa a sinistra - senza essere più di sinistra, ma nemmeno di destra. Questa strategia permette al politico genovese il rovesciamento, (…). Se non si comprende il versante letterario di ciò che da anni Grillo va dicendo, non si capirà fino in fondo la portata delle sue proposte. Essenzialmente due, al momento. La prima: un patto sul futuro, suggerito a tutte le forze politiche, con l’invito a piazzare la data 2050 nel simbolo di ogni formazione. La seconda: in ragione del patto sul 2050, smetterla con la competizione, che è una strumentazione inadatta al modello evolutivo. Si tratta di due punti programmatici al contempo rivoluzionari ed eversivi, appunto. La concordanza comune sul percorso evolutivo del mondo e delle società da qui a trent’anni (cioè la transizione ecologica) va di fatto a disabilitare il patto costituzionale. Non è più semplicemente la Costituzione, la carta fondamentale, a stipulare un accordo sui valori democratici da parte dei singoli partiti, unificati dal credo civile; è invece un momento temporale, lo sviluppo sostenibile da qui al 2050, a essere il centro esplicito di un accordo politico comune. È una sterzata decisiva, di cui si misureranno gli esiti, che lo si voglia o meno. Nel caos, che per Grillo è creativo, le soluzioni sono quelle che va ripetendo dai Novanta. Si tratta di soluzioni tecnologiche. Il suo umanesimo è tutto tecnologico. Il lavoro del genio collettivo è continuamente una scoperta di nuovi strumenti. Per Grillo l’intelligenza collettiva è dedicata a preservare il pianeta, e l’umanità come elemento del pianeta, proprio nella fase in cui la specie dal pianeta esce e approda su Marte, ben prima che scada il timing del 2050. Non si tratta di visionarietà - qui siamo alla cronaca, non alla profezia. Grillo sembra l’unico soggetto in Italia, ma anche in certo modo fuori dell’Italia, a comprendere che la politica è qualcosa di fisicamente planetario e cosmico, al giorno d’oggi. C’è poi l’abbattimento del discrimine con cui si gioca la competizione politica. È anche in questo caso una rivoluzione eversiva. A venire travolta è una questione che ha radici millenarie nella scienza politica. Senza competizione, non c’è più dialettica. Grillo non si spinge a proporre un modello umano, troppo umano, in sostituzione del momento competitivo: sarebbe il cooperativismo, a cui non si fa cenno mai. Il fondatore 5S ha puntato tutto sull’emersione di competenze dalla rete. E ha sbagliato, perché dal network digitale è emerso anche e soprattutto ciò che dell’umano è viscerale, orrendamente emotivo, inconscio. Non la cooperazione ha sostituito la competizione, bensì l’isolamento progressivo, il termitaio globale, l’incattivimento degli hater, i bot tesi al condizionamento mentale delle masse. Qualcosa di metallico risuona nella visione del mondo che Beppe Grillo propala, eredità anche di Gianroberto Casaleggio. L’intelligenza delle cose, compresa l’emersione dell’intelligenza artificiale, si sostituisce all’intelligenza sociale. La tecnologia della sostenibilità pretende di occupare il luogo dell’invenzione umana, la quale ne diventa un’appendice, necessitata a scovare gli strumenti migliori per un pianeta sano e ripulito, rischiarato dal sole di una ragione endemica, che sta nelle cose stesse. La progettazione sociale in luogo della società è un antico sogno, filosoficamente coerente, che procede inesausto dai primordi della civiltà. Emendare la realtà dallo sporco riduce l’umanità sul piano spirituale, arricchendola su quello materiale. Prendere partito per l’intelligenza delle cose significa non riconoscerne la mistica, cioè il loro intimo mistero, il che è tutto l’atto spirituale. L’enciclica di Francesco “Laudato si’”, a cui si richiamano oggi molti ecologisti, è da questo punto di vista l’autentico avversario della prospettiva grillina e ambientalista. Quell’enciclica infatti fa perno sull’idea di spirito, cioè di ambiguità e irresolutezza che domina il fenomeno umano. Quale tipo umano è sotteso alla visione di Beppe Grillo? È felice? È pietoso? È ambiguo? È mortale? Qui si palesa il tratto più equivoco della rivoluzione grillina, probabilmente la più radicale e politica nel tempo che stiamo vivendo. Chi non la prende sul serio vive in un altro secolo, ormai scaduto.

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