Tratto da “È
tra zero e tre anni che si diventa qualcuno” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 26 di marzo
dell’anno 2016: Quanto conta la prima infanzia? Moltissimo, perché nei primi mesi di
vita si formano definitivamente le nostre mappe cognitive e affettive. Tutto
ciò che segue, allora, è colpa dei genitori? No, ma resta, nel bene e nel male,
una loro responsabilità. Quando veniamo al mondo non disponiamo di nessun
codice per orientarci. Percepiamo solo il seno di nostra madre, che non
riconosciamo neppure come persona altra da noi. Solo a poco a poco e molto
lentamente cominciamo a distinguere noi stessi dalle persone che ci circondano,
e ancor più lentamente cominciamo a conoscere, negli oggetti con cui entriamo
in contatto, la differenza tra ciò che è morbido e ciò che è duro, ciò che è
dolce o salato, ciò che è pericoloso e pericoloso non è. In altre parole
iniziamo a costruirci delle mappe cognitive per orientarci nel mondo e delle
mappe emotive che registrano l'impressione che le cose del mondo suscitano in
noi. Secondo Freud la costruzione di queste mappe avviene nei primi sei anni di
vita. Oggi le neuroscienze ci dicono che queste mappe raggiungono il loro
compimento definitivo nei primi tre anni di vita. Non che a tre o sei anni si
concluda la nostra conoscenza del mondo, ma certamente si conclude il nostro
"modo" di conoscerlo. Stando così le cose, (si) capisce
l'importanza che assumono le persone che assistono i bambini nei loro primi
anni, a partire dai genitori, che essendo i più presenti hanno una grande influenza
nella costruzione di queste mappe. I bambini segnalano la modalità con cui
cominciano a conoscere e sentire il mondo attraverso i primi scarabocchi e
disegni. Se quando li mostrano alla mamma, questa risponde: «Adesso non ho
tempo, te li guarderò dopo» (che vuol dire mai) il bambino ricava l'impressione
di non aver fatto nulla di interessante e, al limite, di non essere
interessante con i suoi lavori per sua madre. Ora, se consideriamo che
l'identità che il bambino va costruendo in quei primi anni è frutto del
riconoscimento, è ovvio che un misconoscimento non aiuta questa formazione, o
quantomeno la sfiducia. Crescendo, poi, il bambino comincia a chiedere il
perché di tutte le cose. In pratica, e a sua insaputa, sta cercando il nesso
causale che lega una cosa a un'altra. È stata questa la prima mossa che
l'umanità ha compiuto per difendersi dall'imprevedibile che genera angoscia, la
quale a sua volta paralizza pensiero e azione: se io conosco la causa di un
certo evento ne prevedo l'effetto e la previsione mi sottrae all'angoscia
dell'imprevedibile. Se ai "perché" dei bambini, che a volte pongono
questioni non dissimili da quelle filosofiche, si risponde: «Quando sarai
grande capirai», ancora una volta il messaggio che si invia suona come una
svalutazione della domanda e quindi del bambino che l'ha posta. È ovvio a
questo punto che i genitori hanno una grossa responsabilità nella formazione
delle mappe cognitive ed emotive, che in età adulta difficilmente si lasciano
modificare. E se la costruzione di quelle mappe non si cura, il bambino
costruisce da sé come può, attraverso ciò che vede e ciò che sente e in base ai
messaggi che riceve quando si espone e chiede. Per questo è importante
ascoltare i bambini, curare da vicino i loro progressi gratificandoli a ogni
passo, rispondere alle loro domande con serietà e non ridendo della loro
ingenuità. Se tutto quello che abbiamo detto è vero, ricondurre le sofferenze
dell'adulto a come le sue mappe si sono formate nell'infanzia, e quindi ai suoi
genitori che con la loro presenza o la loro assenza hanno contribuito a
formarle, non significa incolpare i genitori per guadagnare a buon prezzo una
seconda innocenza, ma riportare quel che di positivo o di negativo ci accade
alla loro radice, perché la consapevolezza è la prima condizione per accedere a
un possibile cambiamento e a un miglioramento del nostro stile di vita.
"Tutto ciò che accade al bambino durante la vita fetale e poi nei primi sei anni di vita contribuisce a formare la base del suo carattere e la sua personalità. Questo periodo è fondamentale per la sua autostima".(Maria Montessori). "Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino".(Maria Montessori). "Hai tempo tutta la vita per lavorare, ma i tuoi figli sono piccoli una volta sola".(Proverbio Polacco). Carissimo Aldo, la lettura di questo meraviglioso post mi coinvolge particolarmente, per vari motivi... Alcuni legati alla mia vita attuale che mi consente di accudire spesso una meravigliosa nipotina di poco più di due anni, alla quale sono molto affezionata. Altri legati al mio lontano passato di giovane universitaria molto interessata agli studi di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell'età evolutiva. Sono pienamente convinta che l'autostima di ogni uomo inizia nella pancia della mamma e nei primi anni di vita. Proprio da lì ognuno comincerà a scrivere la propria relazione affettiva con il mondo futuro! Pertanto la responsabilità dei genitori nell'educazione dei figli è grandissima. Se i bambini non sono stati seguiti nel modo giusto possono manifestare in seguito un'apatia della psiche che non registra le emozioni, rendendo l'individuo indifferente di fronte ai propri simili. Oggi i genitori hanno poco tempo, troppo impegnati, per necessità o per desiderio di realizzarsi, delegano l'educazione dei figli ad altri, ma i bambini hanno bisogno di essere riconosciuti passo dopo passo, domanda dopo domanda... I genitori dovrebbero imparare a prendersi del tempo, rallentare per riflettere sui propri sentimenti, sulle proprie emozioni, su ciò che stanno trasferendo ai loro figli.Mi accorgo di essermi dilungata già abbastanza e di tanto mi scuso. Nel ringraziarti per la scelta del post, ti auguro buona continuazione.
RispondiEliminaCarissima amica Agnese, grazie per il Tuo prezioso commento ma ancor di più grazie per la Tua foto ricevuta qualche giorno addietro e che ho voluto utilizzare in questo post. E' stata questa mia una scelta fatta di proposito poiché ho voluto sottolineare come in altri tempi storici ma purtroppo anche in questi giorni nostri d'affanno venire al mondo non è impresa facile per una moltitudine di creature. Non tutti godranno del benficio di una famiglia e di una casa che possano aiutare a sviluppare conoscenze e capacità. Purtroppo in questo nostro mondo le linee di partenza sono segnate sin dall'attimo successivo al nostro nascere così come per la maggior parte dei casi lo sono anche le linee del traguardo delle nostre vite. Grazie per l'attenzione e per la considerazione accordatami. aldoettorequagliozzi
RispondiEliminaGrazie a te per la gradita risposta al mio commento che pone l'accento su qualcosa di molto più importante...È una riflessione profonda la tua che condivido, anche se mi rattrista. Sono certa, comunque, che tutto ciò che avviene deve avere un senso e resta un mistero quale sia...Grazie ancora e buona notte.
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