A lato. George Grosz: "L'eclissi di sole" (1926).
Ha scritto Furio Colombo su “il Fatto Quotidiano” di ieri domenica 7 di marzo – “Siamo un Paese disossato e senza un’idea di futuro”, a proposito dei risvolti politici intervenuti – che “chi racconterà un giorno l’Italia ai sopravvissuti o ai subentrati farà bene a partire dal racconto dell’improvviso abbattersi, sul Paese della solitudine fondata sul pericolo reciproco di ognuno di noi per l’altro, e sulla necessità della distanza, la meno comunicativa possibile, fra esseri umani. Non abbiamo nessuno a cui chiedere, nessuno che voglia dirci qualcosa o indicarci un percorso o sostenere (magari per insegnare) un punto di vista. (…). Tutto ciò accade in un paese disossato… (…).”.
In una intervista sul quotidiano “la Repubblica” del 21 di febbraio dell’anno 2004
Giovanni Sartori sosteneva che “(…) il nostro è un paese disossato,
storicamente senza vertebre. Nel 1922 Ortega y Gasset scriveva della Spagna
invertebrata. Ho sempre pensato che quel titolo fosse più calzante per
l’Italia. (…). …al momento della prova, gli italiani non reagiscono, subiscono.
(…). Siamo il paese forse più invaso e conquistato d’Europa. E con tutti i
conquistatori siamo riusciti sempre a trovare un accordo, nel segno della
sopravvivenza. (…). …anche ai tempi delle invasioni barbariche siamo stati
capaci di soluzioni accomodanti. Con potenti e prepotenti possiamo esibire uno
straordinario mestiere di navigazione. Che è anche rassegnazione e
sottomissione. (…)”. Tratto da “Draghi: ritratto profetico di un governo
pericoloso” di Tomaso Montanari, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di
oggi 8 di marzo 2021: (…). Ha scritto Virginia Woolf: “Credo che
se conoscessimo la verità sull’arte, invece di vagolare tra le pagine
imbrattate e deprimenti di coloro che devono sopravvivere prostituendo la
cultura, allora godere l’arte e fare l’arte diventerebbero cose così
desiderabili che al confronto la guerra apparirebbe un gioco tedioso per
dilettanti attempati bisognosi di un passatempo per tenere a bada gli acciacchi
(…). Insomma, se i giornali fossero scritti da persone il cui unico scopo fosse
quello di dire la verità sulla politica e la verità sull’arte, noi non
crederemmo nella guerra, e crederemmo nell’arte”. Una delle ragioni per credere
nell’arte, è che solo nell’arte troviamo uno sguardo sul nostro tempo che noi,
da soli, non avremmo il coraggio e la forza per esercitare. Prendiamo la
situazione della democrazia italiana di oggi. Sono tra i non molti che pensano
che i modi, la sostanza e le implicazioni della nascita del governo Draghi
rappresentino un pericolo serio per la democrazia italiana. Innanzitutto, per
il rapporto che lega noi tutti all’idea stessa di democrazia: un rapporto
allentato, sformato, compromesso. Ci stiamo dicendo che l’emergenza giustifica,
anzi richiede, la sospensione della democrazia, il rinnegamento di tutto ciò in
cui credevamo: ora ci va bene la banca sopra la politica, il nord sopra il sud,
i maschi sopra le donne (…). Ci vanno bene i fascisti al governo, e
l’opposizione lasciata ad altri fascisti. Ci va bene negare i vaccini
all’Africa, e ci va bene che la scuola resti a distanza anche dopo la fine
della pandemia. Ci vanno bene i generali. Cosa ci sta succedendo? Non trovo
risposta migliore di quella che offre un quadro. Sì, un quadro: di quasi cento
anni fa. L’ha dipinto George Grosz nel 1926, e il suo titolo è Eclissi di sole.
È una allegoria politica: la rappresentazione dello stato della democrazia
tedesca alla vigilia dell’ascesa del nazismo. Vediamolo. Tutto si svolge al
tavolo del potere: è un ritratto collettivo del governo. Ma i politici, i
ministri, sono tutti dipinti senza testa: senza pensiero politico, senza autonomia,
senza intelligenza. Senza occhi per vedere lo stato del Paese, senza un
cervello per leggerlo e per provare a cambiarlo. Sono letteralmente “senza
capo”: qualcun altro comanda al posto loro. Chi? Un generale, che ha deposto la
sciabola sul tavolo. È un cristiano, ci dice la croce posta sul tavolo: dunque
non sarà poi così cattivo! I tratti del volto e la corona d’alloro ci dicono
che non è un generale qualsiasi, è Paul von Hindenburg: il presidente della
Repubblica tedesca, la Repubblica di Weimar. Sarà lui, nel 1933, a nominare
cancelliere Adolf Hitler. Ma il presidente non decide da solo: ha un
suggeritore, che gli sta accanto in piedi e gli sussurra all’orecchio. È un
banchiere, col cappello a cilindro, che porta sottobraccio i frutti
dell’industria che finanzia: Grandi Opere, e armi. È lui che comanda sul
presidente, che a sua volta comanda su una schiera di politici senza testa. Sul
tavolo del potere c’è anche il popolo: è un asino, accecato dai paraocchi, che
si nutre dei giornali asserviti al presidente e al banchiere. Un popolo
prigioniero della sua stessa credulità, della sua ignoranza. Sulle poche voci
libere, sui pochi dissidenti che da sotto il tavolo provano a rivolgersi
all’asino, a svegliarlo, incombono le sbarre del carcere, e una scheletrica
morte. Nulla sembra poter salvare il popolo dai suoi stessi capi: dai suoi
padroni. Su tutto incombe l’eclissi di sole, che dà il titolo al quadro. Il
sole non dà luce perché è oscurato da un grande oggetto rotondo. Cos’è?
Un’enorme moneta, con sopra il segno del dollaro: la “buona moneta”, l’unico
vero dio a cui il banchiere ha consacrato la propria vita. Il potere del
capitale ha sostituito ogni altro potere, l’avidità e il profitto governano il
mondo. Pochi anni dopo, nel 1933, un grande economista scriverà: “Questa regola
autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita.
Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore
economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle, perché non ci danno
alcun dividendo”. Sono parole di John Maynard Keynes: quello stesso Keynes così
spesso, oggi, citato a sproposito nel tentativo di farci credere che, no, oggi
in Italia non ci sia nessuna eclissi di sole.
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