Ha lasciato scritto Norberto Bobbio nella Sua “Autobiografia”: “(…). E il passato rivive nella
memoria. Il grande patrimonio del vecchio è nel mondo meraviglioso della
memoria, fonte inesauribile di riflessioni su noi stessi, sull’universo in cui
siamo vissuti, sulle persone e gli eventi che lungo la via hanno attratto la
nostra attenzione. Meraviglioso, questo mondo, per la quantità e la varietà
insospettabile e incalcolabile delle cose che ci sono dentro: immagini di volti
scomparsi da tempo, di luoghi visitati in anni lontani e non mai più riveduti,
personaggi di romanzi letti quando eravamo adolescenti, frammenti di poesie
imparate a memoria a scuola e mai più dimenticate; e quante scene di film e di
palcoscenico e quanti volti di attori e attrici dimenticati da chi sa quanto
tempo ma sempre pronti a ricomparire nel momento in cui ti viene il desiderio
di rivederli e quando li rivedi provi la stessa emozione della prima volta; e
quanti motivi di canzonette, arie di opere, brani di sonate e di concerti, che
ricanti dentro di te (…)”. Tratto da “Invecchiare bene vuol dire trovare se stessi” di Umberto
Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del
28 di marzo dell’anno 2015: Il modo migliore per vivere la tarda età è
conservare il gusto e la curiosità di sapere chi siamo. Perché è la scoperta
che abbiamo rimandato per tutta la vita. Se è vero che si invecchia per ragioni
biologiche, è altrettanto vero che in Occidente si invecchia peggio che altrove
per ragioni culturali. La nostra cultura ha connesso la vecchiaia
all'improduttività, per cui chi non produce, stando alla gerarchia dei valori
tipici delle società avanzate, è ridotto all'emarginazione, quando non all'insignificanza sociale. I costi sociali della
vecchiaia, dalle pensioni all'assistenza, hanno generato una nuova lotta di
classe, non più tra poveri e ricchi, ma tra vecchi che per non sentirsi
emarginati non vogliono lasciare e giovani che non sanno da dove incominciare. Se
la vecchiaia per la nostra cultura è un tempo inutile, non aveva torto Indro
Montanelli quando auspicava per sé l'eutanasia per restituire all'individuo la
sua dignità nei confronti delle leggi indifferenti della natura. Ma se
conveniamo con la tesi di James Hillman secondo il quale il fine dell'invecchiare
non è quello di morire, ma di svelare il proprio carattere, che ha bisogno di
un tempo lungo per apparire a noi stessi prima che agli altri in tutta la sua
peculiarità, allora la vecchiaia diventa davvero interessante e rende a noi
stessi giustizia di tutto il tempo della nostra vita durante il quale, per
affermarci, ci siamo trascurati e, quando per caso ci incontravamo, fuggivamo
da noi stessi come dal peggior nemico. La vecchiaia come una scoperta di sé e
non come una ricerca spasmodica di una giovinezza ineluttabilmente perduta che,
rincorsa, ci fa apparire patetici, oltre a svelare a tutti quelli che ci
circondano come abbiamo imprigionato l'ultima parte della nostra vita all'idea
diffusa dalla nostra cultura che celebra solo il mito della giovinezza. Questo,
a parere di Hillman, è un grande danno anche per la società, perché: «Se la
vecchiaia non mostra più la sua vulnerabilità dove reperire le ragioni della
pietas, l'esigenza di sincerità, la richiesta di risposta su cui poggia la
coesione sociale. La faccia del vecchio è un bene per il gruppo. E per il bene
della società bisognerebbe proibire la chirurgia estetica, e considerare il
lifting un crimine contro l'umanità». Si dirà, va bene la scoperta di sé che
abbiamo trascurato per tutta la vita, ma l'amore, che Freud considera la vera
antitesi alla morte? Qui ci viene in soccorso Manlio Sgalambro, che nel suo
Trattato dell'età, scrive: «L'eros scaturisce da ciò che sei, amico, non dalle
fattezze del tuo sedere o delle tue spalle. Scaturisce dalla tua età che, non
avendo più scopi, può capire finalmente che cos'è l'amore fine a se stesso. Una
sessualità totale succede a una sessualità genitale. Qui l'amore raggiunge il
proprio apice, che non è nella riproduzione a cui è legato l'animale di ogni
specie, perché la specie non è niente, alcuni uomini sono tutto». Se smontiamo
le nostre idee troppo spesso vittime dell'Idea che la società ha diffuso sulla
vecchiaia, persuadendoci e affliggendo l'ultima stagione della nostra vita,
forse la vecchiaia può essere vissuta con il gusto della curiosità di scoprire
chi siamo, dopo aver rimandato per tutta la vita questa scoperta, e di
conoscere quella nuova forma d'amore che, come ci ricorda Ovidio: «la natura
negò ai giovani», troppo presi dal gusto della conquista, che spesso risponde
più alla propria gratificazione narcisistica che all'amore.
"Anche l'autunno della vita ha le sue luci, quelle luci che non hanno le altre stagioni".(Joseph Joubert). "Forse è questa la forma più alta d'amore:un'anima che dà serenità a un'altra".(Susan Vreeland). "Ama senza misura. L'amore che ha misura vale poco".(Dal film "Valerian e la città dei mille pianeti"). "Gli ultimi anni di vita sono come la fine di una festa in maschera, quando le maschere vengono tolte".(Cesare Pavese). "È un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più".(Oscar Wilde). "La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti".(Soren Kierkegaard). "Sono incapace di concepire l'infinito, eppure non accetto il finito. Vorrei solo che questa avventura, che è il contesto della mia vita, possa andare avanti senza fine".(Simone De Beauvoir). Desidero solo ringraziarti, Aldo Carissimo, per questo stupendo post,così denso di meravigliose e toccanti verità... Buona continuazione.
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