"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 6 maggio 2016

Scriptamanent. 6 “I cittadini”.



Da “Cittadini. Quel sentimento civile che unisce le persone” di Stefano Rodotà, sul quotidiano la Repubblica del 6 di maggio dell’anno 2015: (…). Vi è, (…), una parola da affiancare a cittadinanza, ed è solidarietà. Questo vuoi dire che bisogna guardarsi reciprocamente, non per appiattire le differenze, ma per riconoscerle nella loro realtà e trovare così, fuori d'ogni forzatura o scomunica, la regola della convivenza. Conviene leggere le parole conclusive della monumentale opera del nostro maggiore storico della cittadinanza. Pietro Costa, dove si ricorda la più generale aspirazione verso una «città dell'uomo, affrancata dalla paura della violenza, liberata dalla pressione del bisogno, capace di fare dei diritti il simbolo di una nuova appartenenza». La città, la grande città, oggi è piuttosto il luogo dove in modo più marcato compare proprio la differenza nei diritti, e quindi diventa difficile creare appartenenza comune, premessa obbligata perché si possa creare vera solidarietà, né occasionale, né coatta. Diventa essenziale, allora, chiedersi come possano essere prodotte, insieme, solidarietà e cittadinanza. (…). Muovendo in questa direzione, si incontra una espressione che descrive la città come "bene comune". Questa espressione, per il suo uso spesso approssimativo e disinvolto, suscita diffidenze, ma questa volte coglie la sostanza della questione. Infinite sono, da tempo, le riflessioni sulla cultura della città, che hanno messo in evidenza l'impossibilità di considerarla come una somma di aggregati fisici e di separare cose e persone che la compongono. Parlarne come di un bene comune precisa ulteriormente questa sua dimensione, aprendo la questione di chi debba "prendersene cura", rendendo sempre meno perentoria la separazione tra amministratori e amministrati. Lo spirito cittadino solidale ha bisogno di partecipazione e di coinvolgimento. In Italia, negli ultimi tempi, la discussione generale sulla città come bene comune è stata accompagnata da una nuova attenzione di molti enti locali, che hanno dato alla "democrazia di prossimità" sviluppi proprio nella direziono della collocazione di molti beni nell'area della solidarietà e della gestione comune. (…). Una studiosa acuta, Giulia Labriola, ha messo in evidenza la possibilità di analizzare le città come "attori collettivi" e il rapporto stretto tra ricostruzione dello spazio fisico e di quello politico. Proprio qui, allora, ritroviamo la cittadinanza nella sua pienezza. Non lo stare insieme in un'occasione e in un momento, con spirito soltanto oppositivo rispetto a qualcosa che si ritiene inaccettabile. Piuttosto il luogo della presenza costante dei cittadini e del confronto continuo tra posizioni diverse. Torna così il punto del riconoscimento reciproco, che non significa soltanto abbandono d'ogni violenza, ma costruzione comune anche attraverso la legittima contestazione di assetti esistenti. Un risultato, questo, che non può essere affidato solo a dichiarazioni, ma esige la concreta costruzione politica di un contesto istituzionale adeguato.

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