In questo piovoso primo di maggio
2016, “Festa del lavoro”, mi torna alla memoria la cronaca “spicciola”
dell’agosto ultimo. Quando ancora i “forzati” della tintarella
ciondolavano stancamente per le vie o per le viuzze di *****. Si andava alla
ricerca di un oggetto divenuto quasi un’anticaglia, per alleviare la calura
agostana: si cercava insomma un ventaglio. Alla vista di un negozietto che
offriva, nella sua vetrinetta, oggetti e vestiario con una vaga origine etnica,
ci si è fiondati all’interno speranzosi di rinvenire non tanto l’introvabile oggetto
quanto per godere della frescura di un condizionatore per stemperare quell’aereo
stagionale “alito bollente”. Il ventaglio c’era. E mentre ci si attardava
nella scelta della fantasia e dei colori del ventaglio, e per prolungare in
verità anche il godimento di quella artificiale frescura, osservavo una giovane
addetta del negozietto infilare, una per una, tante pietruzze – o così mi son
parse essere - colorate per ricavarne un
grazioso monile dell’estate. Il suo lavoro lento e preciso, da provata
artigiana, mi strappò una ammirata considerazione al suo indirizzo. Fui un
incauto parlatore. La giovine si lasciò andare ad una sequela di espressioni di
malcontento per quel suo lavoro che tosto avrei ritirato quanto appena da me incautamente
pronunciato, incautamente dicevo, nonostante le ripetute esortazione della mia
consorte per la quale vige sempre il detto che “cu’ picca parlò mai si pentìu”,
che tradotto è un invito a tacere. Operazione, del resto, impossibile oramai.
Di rimando le chiesi la causa di quel suo malcontento. Per tutta risposta ne
ebbi una inattesa, sconvolgente rivelazione: fosse tornata indietro, nella sua
vita di donna, avrebbe fatto tutt’altro, la “mantenuta” magari.
Letterale. Ne uscii sconfortato. Non avevo parole. A casa trovai, tra
quotidiani e settimanali itineranti, sul supplemento “D” del quotidiano “la
Repubblica”, una corrispondenza dalla Cina di Giampaolo Visetti risalente all’anno
2011 e amorevolmente custodita. La rilessi d’un fiato. Mi parlava della vita di
un’altra giovine donna in quel lontano paese, Nyima Lamo. Titolo di quella
corrispondenza “La postina in rosso”,
che di seguito trascrivo in parte. Strana la vita e strane talvolta le
coincidenze che essa mette insieme e che chiama a vivere. Non potevo pensare a Nyima
Lamo senza pensare alla giovine artigiana di *****. Quali saranno i sogni e le
aspirazioni di Nyima Lamo? Le stesse dell’altra giovine donna? Ho cercato pure
di immaginarmela Nyima Lamo; potrebbe aspirare a fare la “mantenuta”? O la “escort”,
come si usa dire oggigiorno? Scrive Giampaolo Visetti, nella Sua
corrispondenza, quale sia aspirazione grande di Nyima Lamo: “essere utili agli altri”.
Qualche “trinariciuto”, di guareschiana memoria, storcerà il muso: la
solita retorica vetero-marxista-comunista. I soliti idealisti falliti! E
giacché ci si trova, con la storia di Nyima Lamo, in quello che è stato
l’impero celeste, non mancherà qualcuno di sentenziare: i soliti nostalgici
maoisti, i falliti della Storia! Ho continuato così a pensare per un bel pezzo alla
straordinaria Nyima Lamo, a questa trentacinquenne che non sogna il “tubino”
d’ordinanza come tantissime giovani donne di quest’altra parte del mondo. Forse
non avrà mai sentito parlare del “tubino” Nyima Lamo, né tanto meno
delle ritualità ad esso collegate delle quali le cronache politiche nostrane ci
hanno in passato abbondantemente parlato. Forse non immaginerà che in un altro
angolo remoto di questo sporco mondo una sua coetanea aspirerebbe di divenire,
sol che potesse invertire la rotta della sua vita, una “mantenuta”. Per essere
utile a chi? Per realizzare quali dei suoi sogni impossibili? Ciao grande,
grandissima, straordinaria Nyima Lamo; la tua vita trascorrerà “tra
le mandrie di yak” ed i pesanti sacchi postali ed al pari della vita di
tantissime altre donne di questo sporco mondo trascorrerà ignorata e con
pochissimi, impossibili grandi sogni. Ha scritto Giampaolo Visetti:
(...).
Nyima Lamo è la postina-alpinista del tetto del mondo. Ha 35 anni e lavora
sull'Himalaya, nella contea cinese di Deqen, nella parte tibetana dello Yunnan.
Ogni giorno consegna la posta in un raggio di 350 chilometri. I
destinatari vivono tra i 1.000 e i 4.500 metri di quota. Nyima Lamo si muove a
piedi perché nella sua zona non ci sono strade. I sentieri che percorre in
inverno sono carichi di neve, mentre in estate sono allagati dal disgelo. Prima
dell'alba parte con un sacco postale da venti chili sulle spalle. In dodici
anni non ha mai preso un giorno di ferie e non ha mancato una consegna. Il suo
giro dura da una a due settimane. La notte si ferma a dormire sotto un albero,
oppure in una grotta, protetta dal sacco a pelo. Qualche volta viene ospitata
dall'ultima famiglia a cui ha recapitato la posta ed è una festa. È diventata
famosa dopo che un amico l'ha filmata durante la sua missione abituale. Le
immagini hanno fatto il giro del mondo. Ritraggono la postina-alpinista mentre
sorvola le rapide del fiume Lancang, appesa a una corda sospesa 300 metri sopra la
corrente. Affidarsi alla teleferica con la forza delle braccia è indispensabile
per raggiungere tre villaggi, altrimenti isolati da tutto. Quando piove i freni
cedono e Nyima Lamo sbatte con violenza contro gli argini rocciosi del fiume.
Nei mesi freddi il ghiaccio le sottrae la presa del cavo e a ogni passaggio la
postina rischia di annegare nel Lancang gelato. (…). L'area non è coperta dai
segnali telefonici, non ci sono antenne per la televisione e manca l'energia
elettrica. Le famiglie di contadini e pastori tibetani si affidano a lei per
qualsiasi notizia, per i contatti con parenti e amici, per la pensione e i
rapporti con il medico. La consegna della posta si trasforma in un estenuante
trekking quotidiano, compiuto in solitudine. Per superare i momenti di
tristezza ha imparato decine di canzoni popolari e la gente la avverte da
lontano, mentre canta nella foresta. Nello Yunnan la chiamano la postina in
rosso e non si riferiscono alla sua fedeltà al partito comunista. Il fatto è
che Nyima Lamo si veste con il colore delle fragole affinché, se una frana di
fango o una valanga di neve la travolgessero, i soccorritori possano
individuarla più rapidamente. I postini di tutto il mondo, riuniti in Svizzera,
sono rimasti incantati. (…). Per tre ore sono stati (…) rapiti dal racconto
antico della loro collega tibetana, che ha spiegato come la minaccia maggiore
resti l'attacco dei serpenti. Nyima Lamo ha parlato della felicità di essere
utili agli altri. - Il momento più bello è quando arrivo con la posta in un
villaggio lontano -, ha detto. - La gente mi aspetta da settimane e se ritardo
conta le ore, venendomi incontro. Alcuni sono analfabeti, così mi fermo con
loro per leggere la corrispondenza e scrivere le risposte -. Senza di lei
centinaia di ragazzi non sarebbero andati a scuola, o all'università. Gli
avvisi di ammissione allo studio in Cina possono essere consegnati solo nelle
mani del destinatario e per l'accettazione c'è al massimo una settimana. In
maggio, per rintracciare uno studente alla vigilia degli esami, Nyima Lamo ha
vagato per sei giorni lungo sentieri invisibili e pascoli infiniti. Ha chiesto
notizie a decine di pastori, fino a quando è riuscita a trovare l'aspirante
economista in una tenda dispersa tra le mandrie di yak. (…).
Ogni nostro sogno rispecchia noi stessi, chi siamo nel profondo e quanto siamo riusciti ad allontanarci dal nostro dannato "ego"... Grazie per avermi dato l'opportunità di leggere questo prezioso post!
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