Da “Il duca Valentino del terzo millennio” di Franco Cordero, articolo
pubblicato sul quotidiano la Repubblica di venerdì 13 di maggio dell’anno 2011 -
estratto dalla lezione al Salone del libro di Torino tenuta il giorno
successivo sabato 14 di maggio sul tema "Scorci del vizio italiano" -:
(…).
I programmi postulano una democrazia plebiscitaria decerebrata: il popolo
pseudo sovrano è corpo senza testa; non gli serve; regolato dai media, emette
suoni e compie gesti ad hoc. Proforma siede un parlamento, organo vociferante
del padrone: ai bei tempi era antagonista del re; sub divo Berluscone
riprodurrebbe Reichstag nazista o Camera dei Fasci e delle Corporazioni, quod
Deus avertat, ma lo vediamo già nelle Camere attuali, sebbene in una il sovrano
sia forte appena d´un minimo margine. Vuol riscriversi la Carta e comandare le
giurisdizioni come a stento vi sarebbe riuscito Re Sole. [...] S´illude chi lo
dà ormai cadente. I riflessi belluini scattano nelle avversità e gli restano
risorse soverchianti ma ha dei punti vulnerabili. Egomane forsennato, ignora
gli altri, né misura i limiti del fattibile. Tra i più ricchi al mondo, e
sappiamo in qual modo lo sia diventato, può permettersi una paranoia
triumphans: nelle psicosi acted out il disadatto al gioco sociale, anziché
adeguarsi, cambia le regole modificando gli scenari; è performance rara,
dall´epilogo catastrofico, almeno sinora. Adolf Hitler vi dura dodici anni. Qui
siamo al diciassettesimo in un contesto molto diverso, d´opera buffa e fondali
neri. Gl´italiani s´annoiano presto.
Ora, costui calca le scene da troppo
tempo, ripetendosi nel repertorio dei guitti: gesticola e straparla oltre il
tollerabile da chi non guadagni l´obolo o lauti profitti fingendosi devoto;
cade quotidianamente nel ridicolo; spaccia lugubri barzellette; davanti
all´obiettivo mima scene d´infimo varietà. Il grottesco è un genere i cui
aspetti deformi stringono lo stomaco. Appare anche inetto, a parte l´abilità
affaristica pro domo sua, davvero diabolica. Ed è vecchio; uno stato molto naturale,
persino bello sotto qualche aspetto, purché non lo deturpino i belletti (Ovidio
li chiamava «medicamina faciei»). Gli sta a pennello la definizione leopardiana
del ridicolo: i difetti non fanno ridere; ridiamo del tentativo d´occultarli
simulando Il duca Valentino del terzo millennio
qualità inesistenti (Pensieri, § 99); ad esempio, pretendersi
interlocutore determinante nel consesso mondiale, maestro dell´ancora inesperto
Presidente Usa, taumaturgo, seduttore irresistibile, miracolosamente giovane,
umanista, lettore d´Erasmo. Voci registrate dicono cosa pensino le baiadere
nella reggia: l´occhiata puttanesca sviluppa una fredda perspicacia; e vuoto
d´ogni barlume critico, lui posa sorridendo, convinto d´essere adorato. Se
perdesse i miliardi, le cui decine ormai sfuggono ai calcoli, sarebbe triste
caso clinico. Insomma, faiblesses croniche forniscono larga materia
all´italiana crudeltà analitica nel jeu de massacre. Arte micidiale dello
scherno: chi la pratica meglio acquista fama; i poveri pazienti finiscono
spellati (…); e B. offre enormi bersagli. Svanito lo charme, restano equazioni
pratiche. Sono esigua minoranza gl´ingrassati dalla festa berlusconiana, né
danno bello spettacolo. Innumerevoli esclusi sudano vite faticose. Svanendo
l´ipnosi, l´infatuato apre gli occhi e prende le misure a Dulcamara. Le storie
parlano d´un popolo povero, cinico, ingegnoso: perde le battaglie finendo bene,
o meno male, grazie all´istinto del sopravvivere; mimi, incantatori, pifferai,
jokers lo divertono ma nelle congiunture climateriche acute calcola sulla punta
delle dita, infallibile. Qui le fantasmagorie durano poco. Fa testo l´ignobile
collasso del secondo fascismo, primavera 1945, dopo tanta retorica: onore,
fedeltà, bella morte et similia; lo squadrismo del tempo pseudoeroico era
comoda violenza sugl´inermi. (…). L’italiano naturalmente filosofo può riuscire
dove fallivano i politicanti: l’incognita sta in costoro; se la commedia non
cambiasse testo e attori, persistendo sacche d’assenza disgustata dal voto, diventeremmo
sudditi d’una signoria fondata sullo sterminio dei valori, solo geograficamente
europea. (…). Sotto qualunque maschera, Re Lanterna, alias Olonese, famoso
pirata, resta Crocodilus ridens, sornione, astuto, vecchio: le sue gesta non
sono storia politica ma naturale; lasciamole a Plinio senior, nel capitolo dei
grossi rettili.
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