È giovine. Lui mi dice – riporto
a memoria -: “Hai avuto tanto dalla vita, un lavoro, una famiglia, hai fatto
quel che più ti è piaciuto… perché stai a lamentarti tanto, a mugugnare il più delle
volte.” È tutto vero per ciò che ha detto. Se guardassi solamente al mio
orticello non avrei motivo alcuno per lamentarmi, per mugugnare. Ma basta
guardare solamente al proprio orticello per dire che tutto va bene? Ché il
detto antico ha un valore eterno e supremo: “’u gurdu non crida mai a’ lu
diunu” – che tradotto in lingua corrente sta a significare che il sazio
non crede a chi digiuna per ragioni di forza maggiore -. È giovine e mi dice:
“Prenditi la vita un po’ più alla leggera”. È il senso di quel “più alla
leggera” che mi lascia perplesso. Cos’è: un invito a rinchiudersi nel proprio
orticello? Per che fare? E il mondo di fuori? Oltre lo steccato? Mi piacerebbe
tanto che leggesse la storia di Dangqiu Lamao, storia raccontata da Giampaolo
Visetti in un’altra delle Sue straordinarie corrispondenze dal paese che fu
dell’impero celeste, corrispondenza che ha per titolo “Il sostegno della famiglia”, pubblicata sul supplemento “D” del
quotidiano “la Repubblica” che di seguito trascrivo in parte. Mi dirà quel giovine
a me carissimo: un’altra storia dalla Cina! Uffa!! Mi accuserà di ricorrere,
magari in mala fede, alla solita vetusta iconografia vetero-marxista-comunista.
Ma dove guardare allora? Nell’orticello del nostro mondo reso pieno di rovi –
metaforicamente parlando soprattutto per i giovani come lui -, con un’aria non
più salubre? Non mi piace rinchiudermi nel mio florido orticello. Mi interessa
sapere anche di Dangqiu Lamao che studia e lavora, che accudisce fratelli e
bambini del villaggio nel quale è ospite dopo aver perso la famiglia a seguito
di un terremoto. Ed anche questo post è per pensare a Dangqiu Lamao ed a tutti
quelli come lei; perché il giovine carissimo sappia che non basta che il
proprio orticello sia ben tenuto e fiorito. È
necessario sempre, anche se sazi, guardare anche oltre lo steccato,
mugugnare e lamentarsi pensando a tutte le Dangqiu Lamao che popolano questo mondo
reso storto assai dagli umani. È ciò che mi sono sforzato d’insegnare ai
carissimi giovani che la sorte mi ha nella vita affidato.
Dangqiu Lamao ha quindici anni e
vive a Jiegu, contea di Yushu, nella regione tibetana del Qinghai. Un anno fa
il terremoto ha distrutto la sua famiglia. È rimasta sola. Ora tocca a lei
provvedere per la madre, cieca a trentatre anni, e per i fratelli Zhuoga e
Danzeng, di undici e otto. Dopo il sisma si erano rifugiati nella contea di
Nangqian, culla del loro clan. La scuola però è troppo lontana e Dangqiu,
assieme ai fratelli, è tornata a Jiegu. Vivono con un'altra famiglia, in una
tenda che oltre agli adulti ospita undici bambini. In cambio dell'ospitalità,
Dangqiu fa i lavori domestici: cucina, lava il bucato e va a prendere l'acqua.
Bada anche agli altri dieci bambini, così che le donne della famiglia possano
accudire gli yak. Quest'anno dovrà sostenere gli esami finali della scuola
primaria e per prepararsi studia di notte. Ormai è lei il capofamiglia e tra
metà maggio e metà giugno vedrà di procurarsi il denaro sufficiente per il
resto dell'anno. La scuola chiude un mese e al posto delle vacanze estive offre
agli allievi l'opportunità di trasformarsi in una essenziale fonte di
sostentamento. Da quando aveva sei anni Dangqiu va a raccogliere il
fungo-bruco, larva preziosa per la medicina tradizionale cinese. Già da lungo
tempo guida i fratelli nel cuore delle montagne himalayane. Monta la tenda ai
piedi di remoti pendii e ogni tre giorni sposta il campo per la raccolta. Scava
nel terreno gelato per dodici ore al giorno e la sera rientra al fuoco
semiassiderata. È un lavoro pesante. Le prime due settimane, quando il
fungo-bruco è piccolo e quasi invisibile, i bambini strisciano sull'erba per
individuare i fili grigio-bruniti. Poi la larva si allunga, diventa visibile anche
restando in piedi, e la fatica diminuisce. Dangqiu è una cercatrice esperta e
ogni stagione riesce a raccogliere qualche centinaio di funghi-bruchi, che
possono fruttare fino a duemila yuan, l'equivalente di 220 euro. Con essi
mantiene la madre e paga gli studi ai fratelli. Per se stessa provvede con i
lavori domestici nella tenda che ospita tutti. Conosce l'asprezza della vita e
non perde tempo. I professori l'hanno selezionata tra i migliori studenti della
sesta classe nel Qinghai e il partito le ha offerto di proseguire gli studi
gratis a Tianjin, vicino a Pechino. La madre, viva dopo un'operazione che le ha
asportato un tumore all'orecchio, l'ha pregata di accettare la proposta. - Vai
- ha detto - altrimenti finirai come me -. Dangqiu ha rifiutato perché
altrimenti nessuno avrebbe provveduto ai fratelli. Ha scelto di restare a
sbrigare le faccende a Jiegu e di passare le vacanze a raccogliere il
fungo-bruco nelle valli tibetane. Però è preoccupata. Ora studia per
corrispondenza vegliando la notte, al lume delle candele per non disturbare i
vicini. Da un po' quando legge vede doppio e preferisce tacere per non
preoccupare la madre. Se il calo della vista le impedisse di scorgere i
funghi-bruchi più piccoli, e più preziosi, per la sua famiglia sarebbe la fine.
(…). La corrispondenza di Giampaolo Visetti risale al 7 di maggio dell’anno
2011. “Un anno fa…” secondo la cronaca resaci. È trascorso invece un
lustro da allora. Cosa ne sarà stato di Dangqiu
Lamao, oggi ventenne? Sarà andata a studiare in quel di Pechino? O continuerà a
badare alla famiglia? Vorrei tanto saperlo.
Se fossero più numerosi gli esseri umani che sentono e pensano come te... il mondo sarebbe meraviglioso!
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