Ha scritto Michele Serra in “In difesa di quale razza?” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 19 di aprile 2023: (…). Discendiamo, a partire dall'Impero Romano, da una moltitudine di popoli (latini, greci, etruschi, sarmatici, goti, normanni, arabi, spagnoli, francesi, ebrei, nordafricani, e chissà quanti ne dimentico) e ciò che ci apparenta, oltre alla coabitazione, è la lingua, la cultura, la Costituzione, le leggi. Il concetto di "cittadinanza", a Roma antica, era assai più moderno, inclusivo e dinamico che nella Roma del 2023. Di uguale universalità (altro che "razza") sono le radici dell'Europa cristiana: San Paolo era siriano, Sant'Agostino algerino, Costantino serbo. E Gesù, ebreo di Nazareth. Il futuro dell'Italia, che sta tanto a cuore ai meloniani, dipende dalla nostra capacità di accogliere e rendere partecipi i migranti senza mai sentirci "sostituiti", semmai affiancati e sostenuti. E fare sì che i loro figli, italiani di fatto, lo diventino anche di diritto. L'idea di indire una specie di campionato della natalità, riempiendo le culle di "veri italiani" per contrastare l'invasione straniera, è uno dei capisaldi del razzismo moderno. Di "difesa della razza" ne abbiamo già avuta una e ci è bastata. (…). Di seguito, “Fascisti su Marte: Meloni ostacola la convivenza” di Domenico Gallo – magistrato e già “presidente di sezione” della Corte di Cassazione - pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, giovedì 20 di aprile: (…). Il Ministro italiano dell’agricoltura ha ripreso un’espressione (sostituzione etnica), in passato già adoperata dalla Meloni, senza rendersi contro che prima di lui era stata adoperata da Adolf Hitler in Mein Kampf, a proposito dei complotti giudaici contro il popolo tedesco. Si tratta di due parole rivelatrici, come osserva il Direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che messe insieme “condensano tutta una serie di pensieri respingenti, xenofobi e razzisti”. Dietro queste parole c’è una concezione della Nazione incentrata sulla retorica di “sangue e suolo”, “Blut und boden”, un concetto fondamentale del nazionalsocialismo, secondo il Ministro dell’agricoltura nazista Richard Walther Darrè che, depurato della sua cupa risonanza eugenetica, oggi rischia di diventare senso comune. Del resto nell’intera campagna elettorale è risuonato lo slogan: “Dio, Patria e Famiglia” che in Italia fu coniato da Giovanni Giurati, segretario del Partito nazionale fascista nel 1930/31, per sintetizzare una visione della comunità politica ispirata ai valori del fascismo. (…). …il tema non è il governo dell’immigrazione ma l’utilizzo del popolo dei migranti per costruire una narrazione seriamente razzista nel nostro paese ed inventare un capro espiatorio contro il quale deviare l’insicurezza diffusa in ampi strati della popolazione. Il tema è l’occasione per rilanciare nel discorso pubblico le parole dell’esclusione, della discriminazione, della contrapposizione etnica. Avevano promesso di fermare il flusso dei disperati che arrivano sulle nostre coste in cerca di salvezza da guerre, fame e persecuzioni, di bloccare i porti altrui, di affondare le navi delle ONG che fanno il salvataggio in alto mare, di arginare il fenomeno mostrando i muscoli, con una postura decisa che i precedenti governi non avevano avuto il coraggio di adottare. Per ironia della sorte, l’avvento del nuovo Governo non ha portato ad una riduzione dei flussi di immigrazione “illegale”, bensì al loro incremento. Ciò è del tutto ovvio poiché l’incremento o il decremento del flusso dei rifugiati nel mondo dipende da vicende internazionali ed è indifferente al volto feroce dei governanti o alle beghe interne della politica italiana. È del tutto evidente che la miserabile opzione di eliminare la protezione speciale (che nel 2022 ha riguardato solo 10.000 persone), non ha nulla a che vedere con le vicende internazionali che provocano la fuga di milioni di persone dai loro paesi d’origine. Però questa scelta, assieme alle altre misure “punitive” nei confronti della popolazione di migranti presente nel nostro paese, ha molto a che vedere con la coesistenza fra “migranti” ed “italiani”. È un dato strutturale che nessuno Stato europeo, tanto meno l’Italia, può effettuare i rimpatri delle persone che non riescono ad avere un valido titolo di soggiorno, se non in una percentuale irrilevante. La differenza fra gli arrivi e le regolarizzazioni crea una popolazione di “invisibili”, di persone private dei diritti più elementari che per sopravvivere devono chiedere l’elemosina, o piegarsi al lavoro schiavile o fornire manodopera alla criminalità. La politica anti-immigrazione rivendicata con orgoglio da questo governo, è in realtà una politica antiitaliana, perché, incrementando l’area della clandestinità rende più difficile la convivenza. Il compito di ogni Stato è di assicurare la convivenza pacifica. Per questo, non solo, per ragioni morali, la nostra Costituzione ha delegittimato ogni politica che miri a costruire delle discriminazioni. Se si vuole la coesistenza armoniosa degli individui che vivono all’interno dei confini dello Stato italiano, la politica deve operare per rendere conviviali le differenze, mentre i messaggi culturali ed i provvedimenti emanati dagli attuali decisori politici puntano proprio ad ottenere l’effetto contrario. Si avvelenano i pozzi dove sgorga l’acqua della convivenza, ma quell’acqua la dobbiamo bere tutti.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
venerdì 21 aprile 2023
ItalianGothic. 39 Domenico Gallo: «La nostra Costituzione ha delegittimato ogni politica che miri a costruire delle discriminazioni».
“DonneFattrici”. "Dobbiamo pensare anche
all'Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite. Va
costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque e avere una
famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica”. "Le
nascite non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa,
perché si intensificano i rapporti, come ha sostenuto qualcuno, non è quello il
modo. Il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una
famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l'occupazione. Non possiamo
arrenderci all'idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli,
quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada". Testo
abominevole contenuto in un pronunciamento assembleare di un impronunciabile
ministro della Repubblica Italiana.
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