Scriveva Antonio Gramsci il 6 di giugno dell’anno 1918,
in chiusura di un Suo scritto che ha per titolo “Merce” - riportato in “Sotto
la Mole”, Einaudi, 1960 –, che “il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò
che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non
solo l'attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica
dell'attività, si distacca dall'anima, e diventa merce da baratto”. Lo scriveva
in relazione a quella “pratica” esercitata nel Suo tempo che oggigiorno viene
definita con un orribile acronimo “GPA”,
ovvero “gestazione per altri”. Riporto quel Suo “pezzo” nella sua
interezza: Qualche vanerello ha proclamato per l'ennesima volta la disfatta della
scienza. Chimica applicata ai gas asfissianti, lacrimogeni, ulceranti;
meccanica applicata ai cannoni di lunga portata... Sì, ma anche la zappa può
spaccare i crani, la scrittura può anche servire a falsificare cambiali e a
stendere lettere anonime... E non perciò si proclama la disfatta
dell'agricoltura e della calligrafia. La scienza ha il compito disinteressato
dì rintracciare rapporti nuovi tra le energie, tra le cose. Fallisce solo
quando diventa ciarlataneria. Gli uomini si servono dei ritrovati per straziare
e uccidere invece che per difendersi dal male e dalle cieche forze naturali? Entra in gioco una volontà che è estranea alla scienza, che non è
disinteressata, ma dipende intrinsecamente dalla società, dalla forma di
società in cui si vive. Il ritrovato scientifico segue la sorte comune di tutti
i prodotti umani in regime capitalistico; diventa merce, oggetto di scambio e
quindi viene rivolto ai fini prevalentemente propri del regime, a straziare e
distruggere. Ecco che il dottor Carrel ha aperto una via nuova alla chirurgia:
le possibilità di innesti umani si moltiplicano. Non siamo ancora giunti
all'intensità prevista da Edmondo Perrier: l'innesto del cervello, l'uso degli
organi sani dei cadaveri da sostituire nei viventi ai corrispondenti organi
logorati. Siamo ancora lontani dalla vittoria scientifica sulla morte promessa da
Bergssu […]: per ora la morte è la trionfatrice e per trionfare più rapidamente
si serve con prodigalità della scienza e dei suoi segreti. Ma arriveremo. La vita diventerà anch'essa una merce, se il regime
capitalistico non sarà stato sostituito, se la merce non sarà stata abolita. Secondo
una comunicazione fatta all'Accademia di medicina di Parigi, il professore
Laurent è riuscito a sostituire il cuore di Fox con quello di Bob, e viceversa,
senza che i due innocenti cani abbiano troppo sofferto, senza turbare per nulla
la vita del viscere delicato. Da questo momento il cuore è diventato una merce:
può essere scambiato, può essere comprato. Chi vuol cambiare il suo cuore
logoro, sofferente di palpitazioni, con un cuore vermiglio di zecca, povero, ma
sano, povero, ma che ha sempre onestamente palpitato? Una buona offerta: c'è la
famiglia da mantenere, l'avvenire dei figli preoccupa il genitore; si cambi
dunque il cuore per non apparire di esserne sprovvisto. Il dottor Voronof ha
già annunziato la possibilità dell'innesto delle ovaie. Una nuova strada
commerciale aperta all'attività esploratrice dell'iniziativa individuale. Le
povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l'organo
della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole
per l'eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno
quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde
capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono
entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri:
daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono
divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un
innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch'essi,
prodotto genuino dell'azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la
stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente
maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il
quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge
implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l'attività meccanica
degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell'attività, si distacca
dall'anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani
fatate, simbolo del capitalismo moderno. Di seguito, “Ci sono madri” di Elena Stancanelli
pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” dell’otto di aprile
2023: Ci sono madri che abbandonano un figlio neonato in una stanza sapendo
che morirà di fame e madri che si lasciano morire di fame alla morte di un figlio.
Ci sono madri che trascurano malattie mortali pur di completare la gravidanza.
Ci sono madri che vendono le figlie bambine agli uomini, per fame o per pazzia.
Ci sono madri che agli uomini rinunciano, fino in fondo, fino a rinunciare
anche al padre del figlio che vogliono partorire. Ci sono madri che hanno
ordinato il seme in rete, o lo hanno comprato in qualche clinica. Madri che
hanno scelto il seme con molta più lucidità di quanta ne avrebbero avuto
innamorandosi. Madri che hanno avuto il figlio che volevano, da quel seme,
madri che poi non sono riuscite ad amarlo quel figlio. Ci sono madri che hanno
avuto il seme piantato a forza nel loro ventre da una violenza e quel figlio lo
hanno amato come se venisse dall'amore. Donne che quel figlio, dopo il parto, non
hanno neanche voluto vederlo. Ci sono madri che dopo essere diventate madri non
ce la fanno, e danno la colpa ai figli della loro fatica, e li odiano in
silenzio, fino a fare di quei figli degli adulti disperati, senza amore. Ci
sono madri che dopo aver partorito si accorgono di non aver mai avuto una vita
più bella, e si divertono, giocano, crescono figli felici. Ci sono madri che
fanno tutto per bene, che amano i propri figli senza nessuna esitazione e
quando i figli diventano grandi si accorgono che non è bastato, che quei figli
non hanno imparato ad amare. Ci sono madri che sanno tutto dell'essere madre e
non lo sanno fare e madri che non sanno niente e sono madri per· fette. Ci sono
madri ansiose e madri disinvolte, ci sono madri che allattano e madri che non
allattano, madri che affidano i figli alle babysitter e agli asili nido e madri
che se li tengono attaccati per anni. Ci sono madri che parlano continuamente
dell'essere madri e madri che se lo dimenticano, madri che si caricano sulle spalle
intere famiglie e restano madri meravigliose e madri senza preoccupazioni che
si arrendono a chissà cosa. Ci sono madri buone e madri cattive, e a volte le
madri cattive crescono figli migliori. Ci sono madri che non avrebbero mai
voluto essere madri e altre che hanno combattuto per anni pur di diventarlo. Ci
sono madri che cantano le canzoni insieme ai figli quando la mattina li
accompagnano a scuola e madri che la mattina prendono a schiaffi i bambini se
sono in ritardo. Ci sono madri con uno, due, tre, quattro figli e madri
annientate dal primo, tanto da fermarsi li. Ci sono madri che crescono un
figlio da sole, madri che lo crescono con un uomo, madri che lo crescono con
una donna, madri che lo crescono in grandi comunità piene di bambini e altre
madri... ci sono anche madri che partoriscono figli per altri. Per amore o per
denaro. Regalano nove mesi della loro vita a qualcuno, uomo o donna, che non
può avere figli. Non vengono ingannate, o stuprate, o rinchiuse da qualche
parte come galline che debbano deporre un uovo. Sanno cosa stanno facendo: un
dono. Per il quale vengono ricompensate in denaro o con un legame che si
mantiene, col figlio, con i genitori che lo cresceranno. Questa pratica si
chiama gestazione per altri (GPA) e ci terrorizza. Perché? Di tutte le forme di
maternità possibili questa è l'unica che ci fa sanguinare gli occhi. Perché è
una cosa da ricchi? Sono d'accordo: regolarizziamola e rendiamola accessibile
anche a chi non è ricco. Perché noi non lo faremmo mai? Non c'è problema,
nessuno ci chiede di farlo. La gravidanza è il modo in cui, fino a oggi, facciamo
figli. Non è un miracolo, non c'è nessuna scintilla divina: è un uovo
fecondato. Che cresce nel corpo di una donna perché non abbiamo ancora
completato la messa a punto di un utero artificiale. Quando lo avremo, ci farà
meno paura di quello di un'altra donna? Quando lo avremo, potremo finalmente
discutere con calma di cosa significa genitorialità? Nel frattempo inaspriamo
le pene, la nostra preferita e perfettamente inutile pratica per non risolvere
nessuna questione.
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