"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 13 aprile 2023

Dell’essere. 81 Antonio Gramsci: «La vita diventerà anch'essa una merce, se il regime capitalistico non sarà stato sostituito, se la merce non sarà stata abolita».


Scriveva Antonio Gramsci il 6 di giugno dell’anno 1918, in chiusura di un Suo scritto che ha per titolo “Merce” - riportato in “Sotto la Mole”, Einaudi, 1960 –, che “il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l'attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell'attività, si distacca dall'anima, e diventa merce da baratto”. Lo scriveva in relazione a quella “pratica” esercitata nel Suo tempo che oggigiorno viene definita con un orribile acronimo “GPA”, ovvero “gestazione per altri”. Riporto quel Suo “pezzo” nella sua interezza: Qualche vanerello ha proclamato per l'ennesima volta la disfatta della scienza. Chimica applicata ai gas asfissianti, lacrimogeni, ulceranti; meccanica applicata ai cannoni di lunga portata... Sì, ma anche la zappa può spaccare i crani, la scrittura può anche servire a falsificare cambiali e a stendere lettere anonime... E non perciò si proclama la disfatta dell'agricoltura e della calligrafia. La scienza ha il compito disinteressato dì rintracciare rapporti nuovi tra le energie, tra le cose. Fallisce solo quando diventa ciarlataneria. Gli uomini si servono dei ritrovati per straziare e uccidere invece che per difendersi dal male e dalle cieche forze naturali? Entra in gioco una volontà che è estranea alla scienza, che non è disinteressata, ma dipende intrinsecamente dalla società, dalla forma di società in cui si vive. Il ritrovato scientifico segue la sorte comune di tutti i prodotti umani in regime capitalistico; diventa merce, oggetto di scambio e quindi viene rivolto ai fini prevalentemente propri del regime, a straziare e distruggere. Ecco che il dottor Carrel ha aperto una via nuova alla chirurgia: le possibilità di innesti umani si moltiplicano. Non siamo ancora giunti all'intensità prevista da Edmondo Perrier: l'innesto del cervello, l'uso degli organi sani dei cadaveri da sostituire nei viventi ai corrispondenti organi logorati. Siamo ancora lontani dalla vittoria scientifica sulla morte promessa da Bergssu […]: per ora la morte è la trionfatrice e per trionfare più rapidamente si serve con prodigalità della scienza e dei suoi segreti. Ma arriveremo. La vita diventerà anch'essa una merce, se il regime capitalistico non sarà stato sostituito, se la merce non sarà stata abolita. Secondo una comunicazione fatta all'Accademia di medicina di Parigi, il professore Laurent è riuscito a sostituire il cuore di Fox con quello di Bob, e viceversa, senza che i due innocenti cani abbiano troppo sofferto, senza turbare per nulla la vita del viscere delicato. Da questo momento il cuore è diventato una merce: può essere scambiato, può essere comprato. Chi vuol cambiare il suo cuore logoro, sofferente di palpitazioni, con un cuore vermiglio di zecca, povero, ma sano, povero, ma che ha sempre onestamente palpitato? Una buona offerta: c'è la famiglia da mantenere, l'avvenire dei figli preoccupa il genitore; si cambi dunque il cuore per non apparire di esserne sprovvisto. Il dottor Voronof ha già annunziato la possibilità dell'innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all'attività esploratrice dell'iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l'organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l'eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch'essi, prodotto genuino dell'azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l'attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell'attività, si distacca dall'anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno. Di seguito, “Ci sono madri” di Elena Stancanelli pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” dell’otto di aprile 2023: Ci sono madri che abbandonano un figlio neonato in una stanza sapendo che morirà di fame e madri che si lasciano morire di fame alla morte di un figlio. Ci sono madri che trascurano malattie mortali pur di completare la gravidanza. Ci sono madri che vendono le figlie bambine agli uomini, per fame o per pazzia. Ci sono madri che agli uomini rinunciano, fino in fondo, fino a rinunciare anche al padre del figlio che vogliono partorire. Ci sono madri che hanno ordinato il seme in rete, o lo hanno comprato in qualche clinica. Madri che hanno scelto il seme con molta più lucidità di quanta ne avrebbero avuto innamorandosi. Madri che hanno avuto il figlio che volevano, da quel seme, madri che poi non sono riuscite ad amarlo quel figlio. Ci sono madri che hanno avuto il seme piantato a forza nel loro ventre da una violenza e quel figlio lo hanno amato come se venisse dall'amore. Donne che quel figlio, dopo il parto, non hanno neanche voluto vederlo. Ci sono madri che dopo essere diventate madri non ce la fanno, e danno la colpa ai figli della loro fatica, e li odiano in silenzio, fino a fare di quei figli degli adulti disperati, senza amore. Ci sono madri che dopo aver partorito si accorgono di non aver mai avuto una vita più bella, e si divertono, giocano, crescono figli felici. Ci sono madri che fanno tutto per bene, che amano i propri figli senza nessuna esitazione e quando i figli diventano grandi si accorgono che non è bastato, che quei figli non hanno imparato ad amare. Ci sono madri che sanno tutto dell'essere madre e non lo sanno fare e madri che non sanno niente e sono madri per· fette. Ci sono madri ansiose e madri disinvolte, ci sono madri che allattano e madri che non allattano, madri che affidano i figli alle babysitter e agli asili nido e madri che se li tengono attaccati per anni. Ci sono madri che parlano continuamente dell'essere madri e madri che se lo dimenticano, madri che si caricano sulle spalle intere famiglie e restano madri meravigliose e madri senza preoccupazioni che si arrendono a chissà cosa. Ci sono madri buone e madri cattive, e a volte le madri cattive crescono figli migliori. Ci sono madri che non avrebbero mai voluto essere madri e altre che hanno combattuto per anni pur di diventarlo. Ci sono madri che cantano le canzoni insieme ai figli quando la mattina li accompagnano a scuola e madri che la mattina prendono a schiaffi i bambini se sono in ritardo. Ci sono madri con uno, due, tre, quattro figli e madri annientate dal primo, tanto da fermarsi li. Ci sono madri che crescono un figlio da sole, madri che lo crescono con un uomo, madri che lo crescono con una donna, madri che lo crescono in grandi comunità piene di bambini e altre madri... ci sono anche madri che partoriscono figli per altri. Per amore o per denaro. Regalano nove mesi della loro vita a qualcuno, uomo o donna, che non può avere figli. Non vengono ingannate, o stuprate, o rinchiuse da qualche parte come galline che debbano deporre un uovo. Sanno cosa stanno facendo: un dono. Per il quale vengono ricompensate in denaro o con un legame che si mantiene, col figlio, con i genitori che lo cresceranno. Questa pratica si chiama gestazione per altri (GPA) e ci terrorizza. Perché? Di tutte le forme di maternità possibili questa è l'unica che ci fa sanguinare gli occhi. Perché è una cosa da ricchi? Sono d'accordo: regolarizziamola e rendiamola accessibile anche a chi non è ricco. Perché noi non lo faremmo mai? Non c'è problema, nessuno ci chiede di farlo. La gravidanza è il modo in cui, fino a oggi, facciamo figli. Non è un miracolo, non c'è nessuna scintilla divina: è un uovo fecondato. Che cresce nel corpo di una donna perché non abbiamo ancora completato la messa a punto di un utero artificiale. Quando lo avremo, ci farà meno paura di quello di un'altra donna? Quando lo avremo, potremo finalmente discutere con calma di cosa significa genitorialità? Nel frattempo inaspriamo le pene, la nostra preferita e perfettamente inutile pratica per non risolvere nessuna questione. 

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