In Parlamento riposa la proposta di “reddito di cittadinanza” avanzata dal Movimento 5 stelle. - Certo, è una proposta sensata. Mi hanno fatto sobbalzare le reazioni inconsulte di tanti del Partito democratico che la trattano come se si proponesse un viaggio su Marte. È un istituto presente in tutta Europa, come abbiamo visto, si può discutere sui meccanismi per attuarlo (la platea a cui è destinato, se è incompatibile o meno con un posto di lavoro, se obbliga o no ad accettare i posti di lavoro offerti…) ma non sulla proposta in sé. Non si può bocciare a prescindere la proposta, e poi tacciare di populismo chi la fa: questo significa regalare la qualifica di populista a chiunque si occupi del popolo -.
La sinistra ha dimenticato la sua storia? La lotta alle disuguaglianze era un tempo il cardine del programma della sinistra. - Quella che i media chiamano sinistra, sì, ha dimenticato il tema delle disuguaglianze e quello che Norberto Bobbio chiamava “lo scandalo della disuguaglianza”, quando diceva che la vera distinzione tra chi è di destra e chi è di sinistra è tra chi avverte lo scandalo delle disuguaglianze e chi non lo avverte. Beh, quella sinistra non solo non avverte più lo scandalo delle disuguaglianze, ma si è schierata e identificata molto spesso con chi sta in cima alla piramide sociale. Ha fatto proprie le ragioni di chi sta in cima, ha fatto propri eroi sociali i Marchionne, a suo tempo i “capitani coraggiosi”, i banchieri di sistema, i vertici delle coop diventati operatori immobiliari e delle grandi opere. Quella sinistra si è identificata con quella parte della piramide sociale e ha ricevuto in cambio un sommo disprezzo da chi sta invece alla base della piramide. Basta vedere che cosa è successo nella mia città, Torino, dove le periferie hanno abbandonato Piero Fassino per votare Chiara Appendino, hanno lasciato chi “voleva una banca” dimenticando chi fa fatica per portare a casa il pane quotidiano -.
Nell’intervista (…) al nostro giornale, Gustavo Zagrebelsky critica l’articolo 81 della Costituzione, quello che impone il pareggio di bilancio. - L’inserimento sciagurato in Costituzione del pareggio di bilancio è stato fatto senza un’ora di dibattito: altro che Parlamento troppo lento. È stata approvata alla velocità della luce, con il voto favorevole di quasi tutti, compresa la sinistra del Pd, una misura che cancella più di mezzo secolo di politiche sociali, l’impianto fondamentale delle politiche keynesiane, mica bolsceviche, che permettevano di fare scelte politiche, appunto, non neutralizzate da regole di bilancio -.
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