Scrive Marco Travaglio in chiusura del Suo “Trumpsconi”, pubblicato su “il Fatto
Quotidiano” di oggi sabato 9 di gennaio 2021: “Come si permette Trump di
gridare ai brogli e di non riconoscere la vittoria dell’avversario? Non è
liberale né democratico, suvvia”. E di seguito ricostruisce l’”istruttiva”
storia dell’egoarca di Arcore: (…). Nel 1994 B. vince: quindi elezioni
regolari. Ma un anno dopo perde le Amministrative, ergo non vale: “La gente si
è sbagliata, erano giusti gli exit-poll che mi davano vincente” (26.4.95). Nel
’96 stravince l’Ulivo di Prodi e lui strilla allo scippo: “Nel ’96 ci hanno
tolto 1 milione e 705 mila schede” (6.4.2000). Anzi “1 milione e 171 mila
schede” (14.4.2001). Nel 2001 rivince lui: nessun broglio. Ma a fine
legislatura è sotto nei sondaggi: cambia la legge elettorale col Porcellum per
ottenere almeno il pareggio e riattacca la guerra preventiva. “A sinistra ci
sono dei professionisti dei brogli. Ci hanno sottratto 1 milione e 750 mila
voti” (18.2.06). E invoca “gli osservatori dell’Onu per difenderci da questi
signori esperti di brogli” (6.4.06). Il 10 aprile si vota: una notte di
drammatica incertezza. Anziché presidiare il Viminale dove affluiscono i dati,
il ministro forzista dell’Interno Beppe Pisanu fa la spola con Palazzo
Grazioli, mentre Marco Minniti e altri Ds vanno e vengono dal Viminale per
capire che accade. Su quella notte, si racconterà di tutto. Di certo c’è che
Pisanu dice un no di troppo e rompe per sempre con B. L’11, finalmente, i
risultati: l’Unione di Prodi ha vinto d’un soffio. B. chiama la piazza, poi la
stampa: “Tanti brogli unidirezionali ai miei danni in tutta Italia. Ne ho
parlato con Ciampi, cambieranno il risultato: schede non conformi, somme sbagliate,
dati riportati male, schede trovate in giro evidentemente messe da parte.
Ricontrollare i verbali di 60 mila sezioni”. Le stesse parole che 15 anni dopo
userà Trump. E, come le sue, senza uno straccio di prova. Per un mese B. rimane
asserragliato a Palazzo Chigi, senza sloggiare né riconoscere la sconfitta, per
impedire a Ciampi di incaricare Prodi prima della scadenza del mandato e
rinviare la nomina del nuovo premier al suo successore. E ogni giorno spara
cifre a caso: “1 milione di schede contestate”, “1 milione e 100 mila nulle”,
“un calo del 60% nelle bianche” … Il Viminale parla di 43.028 schede contestate
alla Camera e 39.822 al Senato. Cioè 82 mila schede in bilico, in grado di
rovesciare la nuova maggioranza. Poi Pisanu ammette un piccolo “errore
materiale”: i cervelloni del Viminale hanno sbadatamente “sommato le schede
contestate alle nulle e alle bianche”. Le contestate alla Camera non erano 43
mila, ma 2.131; e al Senato non 39 mila, ma 3.135. La “svista” ha ventuplicato
le contestazioni per Montecitorio e decuplicato quelle per Palazzo Madama. B.
però continua imperterrito a non riconoscere la sconfitta. Nemmeno quando il 19
aprile la Cassazione mette fine alla querelle e divide le schede contestate
fifty fifty tra Cdl e Unione e Prodi va al governo. B. grida all’“esecutivo
illegittimo per le elezioni taroccate” e compra senatori per rovesciarlo. E per
due anni invoca il “riconteggio delle schede” anche se è già stato fatto e gli
ha dato torto (“ci han fregato almeno un voto per ognuno dei 60 mila seggi”). Tira
anche in ballo Pisanu: “Nel 2006 fu una notte di spogli e di brogli, i nostri
tecnici ci hanno dato le prove. A mezzanotte il ministro dell’Interno venne da
me e mi garantì la nostra vittoria con 100 mila voti in più alla Camera e 250
mila al Senato. Poi è successo qualcosa: l’appello di Fassino ai suoi
rappresentanti nei seggi e la difficoltà nel ricevere i voti da Campania e
Calabria, che dopo tre ore erano diversi, la Campania segnò la vittoria della
sinistra” (10.4.07). “Ci hanno fregato un milione di voti” (30.8.07). Nel 2008
cade Prodi, si rivota e B. ricomincia: “Temiamo brogli ovunque: ci giunge
notizia di 150.000 schede stampate in più in Argentina” (1.4.2008). Organizza
“lezioni anti-brogli” ai suoi e distribuisce milioni di “normografi
anti-brogli” agli elettori. Poi vince lui, dunque tutto regolare. Ma nel 2013
riecco la pippa del 2006. Stavolta Pisanu perde la pazienza: “Non è la prima
volta che il presidente Berlusconi fornisce versioni fantasiose della notte
elettorale del 2006. Ora basta. Nel 2006 nessuno delle migliaia di scrutatori e
rappresentanti di lista berlusconiani sollevò un solo reclamo od obiezione in
tutta Italia. Quello scrutinio fu assolutamente regolare, come poi confermò con
voto unanime la giunta per le elezioni del Senato” (8.1.13). Stavolta per FI è
una débâcle, ma il perché è semplice: “I brogli della sinistra ci han portato
via 1,6 milioni di voti” (17.12.13), per l’esattezza “23 voti a sezione”
(3.5.15). E lo ripete a ogni pie’ sospinto nel 2016 e nel ‘17.
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