"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 22 gennaio 2021

Quellichelasinistra. 20 Giorgio Gaber: «Qualcuno era Comunista».

 

A cento anni dalla “nascita” del “Pcd’Italia” – 21 di gennaio dell’anno 1921 – avvenuta in quel di Livorno mi va di tornare a parlare di “Cosmonauta” (2009), la pregevolissima “opera” cinematografica di Susanna Nicchiarelli a quel tempo regista debuttante, vincitrice, alla sessantaseiesima edizione della Mostra Cinematografica di Venezia, nella sezione “Controcampo italiano”. Un film che ho voluto rivedere ancora una volta ieri sera per festeggiare, a modo mio, quella “nascita” che tanto ha segnato nella vita sociale e politica del bel Paese. Il lavoro di Susanna Nicchiareli ha lo spessore di una importante opera di “formazione umana”, al pari delle migliori realizzazioni letterarie. Poiché in essa viene rappresentata quella “formazione umana” e dei cittadini che un tempo veniva assegnata alle forze politiche non tanto in sostituzione quanto in collaborazione con le identità familiari o quelle proprie della Scuola.  Un’opera cinematografica tra le più riuscite nella quale, oltre a rappresentare le idealità trasmesse e proprie di quella straordinaria forza politica che è stato il Partito Comunista, inneggia in ogni sua inquadratura alla dolcezza di quei sentimenti irrompenti in quelle giovani donne ed in quei giovani uomini che al tempo dedicavano, ed hanno dedicato poi anche nella maggiore età, alla vita di “sezione” di quel partito larghissimo del loro “vivere” giovanile. Straordinaria la recitazione della giovanissima Miriana Raschillà – nel film Luciana Proietti –  e di Pietro Del Giudice nella difficile parte di Arturo, il fratello sofferente di Luciana. Un’opera che, pur affrontando tematiche di grosso spessore e non sempre delle più semplici a rappresentarsi, si offre pervasa da una levità di sentimenti che rendono pieno merito alla storia raccontata, ai protagonisti di essa ed a quella forza politica che in quegli anni riservò alla “formazione umana” delle giovani generazioni il massimo della Sua attenzione. Ri-vedere “Cosmonauta” è come effettuare un cammino all’incontrario, un rivedere ad una moviola le esistenze proprie e quella del Paese che andava avanti in quel processo non sempre lineare di una democratizzazione piena e compiuta. Di seguito “Qualcuno era Comunista”, brano discografico e monologo teatrale (1992) dell’indimenticato Giorgio Gaber:

“Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.

 Qualcuno era comunista perché il nonno lo zio il papà. La mamma no.

Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.

Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.

Qualcuno era comunista perché aveva avuto una educazione troppo cattolica. Ahi ahi ahi ahi

Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche, lo esigevano tutti.

Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.

Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.

Qualcuno era comunista perché prima, prima prima, era fascista.

Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano.

Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.

Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.

Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.

Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.

Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.

Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.

Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio.

Qualcuno era comunista perché voleva l'aumento di stipendio.

Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

Qualcuno era comunista perché, la borghesia il proletariato la lotta di classe cazzo.

Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.

Qualcuno era comunista perché guardava solo Rai 3.

Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.

Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto. Minchia.

Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.

Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il vangelo secondo Lenin.

Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia. O cazzo.

Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.

Qualcuno era comunista perché c'era il grande partito comunista.

Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista.

Qualcuno era comunista perché non c'era niente di meglio.

Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito socialista d'Europa.

Qualcuno era comunista perché lo stato peggio che da noi, solo l’Uganda.

Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.

Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica eccetera eccetera eccetera

Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.

Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.

Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro.

Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice, solo se lo erano anche gli altri.

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa.

Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

Sì, qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come, più di sé stesso. Era come due persone in una.

Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra, il senso di appartenenza a una razza, che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.

No, niente rimpianti. Forse anche allora molti, avevano aperto le ali, senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.

E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra, il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo”.

Ha scritto Michele Serra in “Quelli come Macaluso” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di mercoledì 20 di gennaio 2021: Emanuele Macaluso, grande spirito della sinistra novecentesca, ci lascia nel bel mezzo delle discussioni sui cento anni del Pci, che fu il suo partito per l'intera vita. Ricordarlo, specie per chi ha conosciuto da vicino il suo sguardo intelligente, sornione e siculo, serve a riflettere sulla lunga e fenomenale avventura dei comunisti italiani: un pezzo della Terza Internazionale (quella di Stalin, per intenderci) diventato componente essenziale, e leale, di quella che i compagni della generazione di Macaluso chiamavano "democrazia borghese". Senza i comunisti italiani la nostra Costituzione e la nostra Repubblica sono entità impensabili (esattamente come senza i democristiani, i socialisti, i repubblicani, gli azionisti e la destra liberale). Ed è legittimo chiedersi che cosa ne sarebbe stato, specie durante gli anni del terrorismo rosso e delle stragi nere, della "democrazia borghese", nel frattempo divenuta, anche per chi votava comunista, democrazia e basta, se il Pci, dirigenti e popolo, non l'avesse difesa con appassionata convinzione. Macaluso fu dentro quell'organizzazione, quel potere, quei costumi, quel linguaggio, con la disciplina tipica di chi la esercita non per obbligo, ma perché la sente propria. Eppure non si poteva dubitare nemmeno per un istante della sua libertà di spirito, e di giudizio. Della sua libertà di essere umano. Un sistema gerarchico ferreo e pieno di opacità (a partire dai lunghi anni di fedeltà sovietica), un contenuto umano di prima grandezza, uno spirito repubblicano inattaccabile. È la storia, contraddittoria eppure luminosa, dei comunisti italiani, di quelli come Macaluso.

1 commento:

  1. "Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità". (Germano Nicolini). "La Resistenza fu un movimento politico, democratico e civile straordinario. Una presa di coscienza politica che riguardò anche le donne".(Lidia Menapace). "Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita ".(Enrico Berlinguer). " Cari ragazzi, io a 17 anni e un mese con i partigiani ho visto nascere la democrazia, ora che sono vecchio devo vederla morire? La speranza siete voi, restiamo umani!"(Andrea Gallo). Grazie, Carissimo Aldo, per questo tuo post veramente eccezionale, in cui si fondano meravigliosamente ideali, sentimenti e valori basilari, forti e pienamente sentiti, nei quali, anche io, da sempre credo fermamente. Anche questo è un post da conservare, per poterlo rileggere spesso. Grazie ancora e buona continuazione.

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