"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 10 gennaio 2021

Ifattinprima. 100 «Lo stato del mondo che la luce nera del Covid rende oggi quasi invisibile».

 

Tratto da “Il mondo reso invisibile dal Covid” del filosofo e saggista francese Bernard-Henri Lévy, pubblicato oggi domenica 10 di gennaio sul quotidiano “la Repubblica”: Cosa c’è di nuovo in questo inizio d’anno? Niente. No, a parte il Covid, il dibattito tra pro e no vax, il ritardo della Francia nell’avviare la campagna di vaccinazione, la mediocrità di Olivier Véran (ministro francese della Solidarietà e della Salute), la mutazione del virus, la paranoia generale, secondo i principali mezzi d’informazione non è successo niente di notevole nelle ultime settimane. Bisogna leggere molto attentamente i nostri giornali, o la stampa internazionale, o i siti web specializzati, per sapere, ad esempio:

- che l’Organizzazione internazionale del lavoro segnala lo scatenarsi della povertà e della disoccupazione nella maggior parte dei paesi africani e latinoamericani;

- che Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, prevede, nello Yemen, nel Sud Sudan e altrove, un’esplosione senza precedenti del più antico flagello dell’umanità, la carestia (e questo non a causa del Covid, ma per le strategie di contenimento messe in atto, ovunque, in risposta al Covid);

- che l’islamismo, che, come i funghi nelle grotte, cresce nel buio mediatico e nell’umidità dei mondi chiusi nell’isolamento, è di nuovo passato all’offensiva in Mali, dove due soldati francesi sono appena stati uccisi; in Niger, dove dei soldati di Dio hanno fatto irruzione nei villaggi di Tchoma Bangou e Zaroumadareye per sventrare, decapitare e finire a colpi di machete un centinaio di abitanti disarmati, secondo uno scenario che conosco, ahimè, fin troppo bene; in Nigeria, dove i massacri di cristiani continuano intorno a Jos e Godogodo, con la tacita complicità di un esercito che protegge le milizie Fulani, cioè Boko Haram, vale a dire il Daesh africano;

- che questo accade anche in Afghanistan, dove ancora una volta un giornalista (…) è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco, a Ghor, nel centro del Paese infestato da gruppi talebani che non aspettano nemmeno più il ritiro degli ultimi soldati americani o il fallimento dei negoziati di Doha per tornare all’attacco; che altrettanto avviene nel Kurdistan iracheno, nelle grotte e nei tunnel a nord dei monti Qara-Chokh; e così anche, grazie al sostegno del Fratello musulmano Erdogan, ai confini del Rojava, detto anche Kurdistan siriano;

- che Erdogan non se la passa tanto male come credono i commentatori, dato che il Qatar ha speso 15 miliardi di dollari in operazioni di cambio per sostenere la valuta nazionale turca rispetto al dollaro;

- che ha rischiato di offendere l’Iran, amico del Qatar, recitando, a Baku, il giorno dopo la sconfitta dell’Armenia nel Nagorno-Karabakh, una poesia il cui messaggio pro-azero avrebbe potuto essere giudicato offensivo da Teheran, ma che si è subito scusato per questo e che l’alleanza tra neo-persiani e neo-ottomani ne è uscita paradossalmente più forte;

- che quando gli Stati Uniti si sono impegnati a sanzionarlo per aver acquistato missili S400 dalla Russia nonostante la sua appartenenza alla Nato, l’Iran lo ha sostenuto e ha lanciato l’hashtag #Neighborsfirst sull’account Twitter del suo ministro degli Esteri, Javad Zarif;

- che l’Iran, ancora una volta, ha approfittato delle feste di fine d’anno per mettere in atto nella prigione centrale di Zahedan, tra l’indifferenza generale, l’esecuzione di tre uomini condannati per “moharebeh”, letteralmente, per “comportamento ostile a Dio”;

- che Putin, maestro del gioco, non è mai apparso così arrogante e ha spinto la provocazione al punto di ammettere, implicitamente, che c’è proprio l’Fsb all’origine dell’avvelenamento, per mezzo di un agente nervino del tipo Novichok, del dissidente Alexei Navalny;

- che la Russia, che in linea di principio si oppone alla Turchia in Libia e in Siria, gli ha fatto sapere che sono ipotizzabili dei nuovi incontri di Yalta regionali, purché si svolgano a spese degli Stati Uniti e dell’Europa;

- che a tutto questo piccolo mondo, che sta diventando grande, non è dispiaciuto affatto vedere che la Repubblica Islamica dava in appalto alla Cina, nel cuore del Golfo Persico, il giacimento di gas South Pars, che è il più grande e ricco del mondo;

- che la Cina, all’offensiva su tutti i fronti, ha ottenuto dall’Europa un partenariato commerciale su tutti i fronti e che la signora Ursula von der Leyen ha salutato questo “accesso senza precedenti al mercato cinese” senza dire una parola né sulla sorte dei lavoratori forzati uiguri, né su quella degli attivisti pro-democrazia che languono nelle prigioni di Hong Kong;

- che anche il Regno Unito, già garante morale della semi-autonomia del Territorio, non ha trovato nulla da ridire sull’incessante persecuzione di cui è vittima Jimmy Lai, il magnate pro-democrazia liberato il 23 dicembre, ma di nuovo sotto attacco con l’accusa di “collusione con potenze straniere” per aver osato denunciare la politica repressiva e criminale di Pechino (e che in attesa, a sua volta, dei soldi cinesi, il brexiter Boris Johnson ha concluso un altro accordo con la Turchia che, senza alcun rispetto per Churchill e mettendo nuovamente da parte la questione dei diritti umani, dovrebbe ampiamente compensare, dice, il calo degli scambi commerciali con il continente).

Insomma, il mondo non è mai stato peggiore dalla fine della Guerra Fredda. Coloro che ho definito, in contrapposizione “all’impero” occidentale, “i cinque re” non sono mai stati più attivi, né più coordinati, come in questi tempi di pandemia. Questo è lo stato del mondo che la luce nera del Covid rende oggi quasi invisibile.

Nessun commento:

Posta un commento