"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 28 gennaio 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 16 «Poi uno dice che all’Italia manca l’ottimismo. Basta entrare in politica e tutto si tinge di rosa».

 

Ha scritto Michele Serra in “L’unico teatro ancora aperto” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del venerdì 15 di gennaio 2021: Il famoso “teatrino della politica” è il solo teatro rimasto sempre aperto sotto pandemia, e dunque dovremmo portargli maggiore rispetto. In mancanza di Pirandello, Shakespeare e Brecht, anche Mastella può avere il suo pubblico, e la ricerca dei misteriosi Costruttori, nascosti dietro le tende del Palazzo, non è una trama disprezzabile, considerati i tempi grami. Noi spettatori ben distanziati, però partecipi, abbiamo appena assistito, con il fiato sospeso, al colpo di scena di un comprimario, il Renzi di Rignano, che ha sequestrato il copione e conquistato, tra gli “oooh” di meraviglia del pubblico, addirittura il proscenio. I riflettori lo inquadrano mentre avanza verso il pubblico, come Carmelo Bene nell’Amleto. La trama non lo prevedeva. Fu molto applaudito, attor giovane di grandi speranze, ma ripetute liti con la compagnia al completo gli costarono la carriera. Voleva insegnare al capocomico come si recita, al commediografo come si scrive, alla primadonna come si sviene, al tecnico delle luci quanti led ci vogliono per ogni singola scena. Fu mandato affanculo quasi da tutti (come si legge, e ce ne dissociamo, in un copione apocrifo, forse Ruzante, forse Bersani) ma non si perse d’animo. Covò per mesi la sua vendetta. Finse di accontentarsi di un’intervista al mese; di mezzo microfono in comproprietà con Calenda; ma progettava, nell’ombra, il clamoroso ritorno, in un tripudio di telecamere. Lo ha fatto! Lo ha fatto!, grida il loggione a perdifiato. Qualcuno lancia pomodori, qualcuno un gatto morto come in Roma di Fellini: ma l’effetto è assicurato. Questo è teatro, altro che teatrino. Quel “teatrino” perenne ed immarcescibile della politica che ad un certo signore di Arcore al tempo faceva insorgere attacchi repentini di “orticaria”. Per divenirne poi, di quel vergognoso “teatrino”, il protagonista principale per sì lungo tempo ed uno dei comprimari quando le vicende elettorali non gli abbiano arriso il successo agognato. Ma pur sempre presente sul palcoscenico di quel “teatrino”. A conferma della stabilità di quel “teatrino” della politica – al confronto di altri “teatri stabili” - ci soccorre la “memoriadeigiornipassati”, di un sabato 28 di gennaio dell’anno 2017, “memoria” a firma di Luisella Costamagna, “memoria” apparsa su “il Fatto Quotidiano” con il titolo “Beata politica che vede sempre tutto rosa”: Avete presente il tradizionale rito del dopo elezioni in Italia? Mai nessuno ha perso: “Era quello che ci aspettavamo”, “rispetto al punto di partenza è molto”, “ripartiamo da qui” e via di unghie sugli specchi. Ora, quella straordinaria (e invidiabile) capacità dei nostri politici di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno è stata addirittura anticipata dal dopo voto al pre-pre-voto (la legge elettorale) grazie alla sentenza della Consulta sull’Italicum. Viene bocciato il ballottaggio e le pluricandidature dovranno essere sottoposte a sorteggio? Nessun problema, tutti a urlare “Evviva!”: chi l’ha votato e chi non l’ha votato, chi vuole andare al voto subito e chi non ci pensa proprio (possibilmente mai). (…). …la politica – che per 3 anni ci ha tenuti appesi alla riforma elettorale (invece di occuparsi seriamente di ritardi, inefficienze, allarmi, cittadini che non ce la fanno ad arrivare a fine mese) per poi farsene bocciare un bel pezzo – ride beata. Evviva! Il primo a felicitarsi della sentenza è il papà dell’Italicum, l’ex premier Renzi, che per farlo approvare ha ricattato la sua maggioranza con 3 voti di fiducia e quando il gran giorno è arrivato ha esultato: “La miglior legge del mondo. Tra 6 mesi ce la copieranno in molti”. Ma, pur laureato in Giurisprudenza, in diritto costituzionale è bocciato. Ammette l’errore? No, anzi fa sapere attraverso i suoi giornalisti-ventriloqui che “la sentenza ci rimette in partita”, si può votare subito e i capilista bloccati (sopravvissuti) li sceglierà lui da segretario Pd: “Le carte le dà Renzi”. Già. Se lui e i renziani ridono, figuriamoci quelli della minoranza Pd che l’Italicum manco l’hanno votato: è un coro di “Avevamo ragione”. Spingeranno al voto subito? Eh no, il bilancio della sentenza è opposto: occorre “armonizzare” Camera e Senato, togliere i capilista bloccati, mica possiamo finire nel proporzionale, magari si cambia la parolina “lista” con “coalizione”… Insomma: diamo tempo a Gentiloni di rafforzarsi, se no ci ribecchiamo Renzi. A festeggiare, e frenare sul voto, anche Forza Italia (che pure dell’Italicum ha costruito le fondamenta al Nazareno, salvo poi non votare il collaudo): dove andiamo senza premio alla coalizione? E senza coalizione? E senza Berlusconi candidabile? Anche qui la parola d’ordine è: “Armonizzare”. Brindano, giustamente, Salvini, Meloni e Grillo, che dicono “Voto subito”. Hanno sempre criticato l’Italicum e ora la Consulta gli ha dato (in parte) ragione. Ma la bocciatura del ballottaggio (che avrebbe favorito il M5S) e il premio di maggioranza alla lista che supera il 40% (asticella così alta da imporre alleanze dopo il voto), non sono un amaro calice, soprattutto per i grillini? Si brinda anche se la paura fa 40. E libano pure i centristi che, con tutti ’sti Casini, si garantiscono ancora un filo di sopravvivenza. Con partiti ridotti al lumicino, anche un’ora sola in più in Parlamento (con relativo gettone) è un dono del Signore. Poi uno dice che all’Italia manca l’ottimismo, la capacità di vedere il positivo. Ma come? Basta entrare in politica e tutto si tinge di rosa. E pazienza per chi resta fuori.

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