Stati d’animo. 2 Tratto da “Scegliamo tra mascalzoni e imbecilli” di Antonio Padellaro, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri martedì 15 di dicembre 2020: Se mai l’imbecille collettivo necessitasse di un proprio manifesto dei valori propongo il seguente titolo de’ La Stampa (…): “A Treviso shopping e spritz ma gli obitori sono stracolmi”. E per chi trovasse ingiusto che il Nord faccia come al solito la parte del leone, dal Centro e dal Sud c’è chi contribuisce fattivamente alla coesione nazionale. Infatti, Repubblica segnala, a Roma, la chiusura della fontana di Trevi “per assembramenti”. Mentre il Mattino registra a Napoli “fiumi di cittadini in via Toledo” per l’acquisto dei regali di Natale. Nella copiosa letteratura sull’idiozia umana ricorrono due aspetti. A) Il soggetto in questione tende, preferibilmente, ad agire in maniera isolata e nel farlo rivendica una sua spiccata individualità perché aspira alla rimembranza. Se egli ne fosse al corrente (in genere è all’oscuro di tutto) si appunterebbe come una medaglia la definizione di “cretino fosforescente” che D’Annunzio diede di Marinetti (ma qui voliamo alto). B) Nello schema classico l’imbecille è tale quando danneggia gli altri senza ottenere alcun vantaggio per sé stesso. Non v’è chi non veda come riguardo al punto a) della suddetta tipologia, del tutto opposto appaia il comportamento delle mandrie umane che, domenica, si accalcavano nei centri storici delle città, massificando in tal modo il concetto di puttanata (altro effetto nefasto della globalizzazione). Il punto b) ne esce invece rafforzato: per la natura stessa del Covid, e del contagio esponenziale che ne deriva le conseguenze di ogni singolo comportamento insensato possono avere inesorabili effetti a catena. Per esempio, sull’intero nucleo familiare a passeggio, o parcheggiato al bar che una volta rientrato a casa potrà rivalersi sui nonni, destinatari incolpevoli degli insani portatori (vedi “spritz e obitori stracolmi”). Sotto questo aspetto il fall-out che egli genera contro sé stesso e la sua comunità introduce la figura, definitiva, dell’imbecille atomico. La genetica non ha ancora detto una parola definitiva sul carattere ereditario dell’imbecille. Tuttavia, la scienza propende per il sì alla luce delle bande di ragazzotti che si danno appuntamento in piazza del Popolo per picchiarsi appassionatamente alitando germi. Lo spazio tiranno non consente infine di approfondire il ruolo esercitato dagli imbecilli da talk, nella dissennata corsa (altrui) verso le terapie intensive (“libertà, libertà”). Quanto alle inevitabili responsabilità della politica, potremmo affidarci ad Alexandre Dumas (figlio) che preferiva i mascalzoni agli imbecilli, “perché a volte si concedono una pausa”. Anche se davanti a chi chiede la caduta del governo, pure in presenza di centinaia di morti al giorno, restiamo nell’imbarazzo della scelta.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
mercoledì 16 dicembre 2020
Virusememorie. 51 «L’oscena congrega dei no-mask, che attira le bombe sulle case degli altri».
Stati d’animo. 1 Tratto da “L'osceno
egoismo dei no-mask” di Michele Serra pubblicato sul settimanale “il Venerdì
di Repubblica” del 13 di novembre 2020: (…). …mi tocca il cuore il parallelo tra le (…)
memorie di guerra e l’odierna clausura. Siamo tutti “in un fosso guardando il
cielo”, in attesa che il bombardamento passi. Fortunato chi può farlo
sentendosi protetto da un padre, una madre, un compagno o una compagna di vita.
Fortunato chi ha figli da proteggere o genitori anziani da vegliare. L’ho già scritto
molte volte, non riesco a non ripeterlo: c’è una postura da assumere, sotto le
bombe, e dev’essere prudente e dignitosa. Prudente, che vuol dire cercare di
proteggersi e proteggere gli altri. Dignitosa, che vuol dire non darla vinta al
panico, non urlare, non gesticolare, non maledire. Vuol dire resistere, sapere
aspettare, sapere che quando usciremo allo scoperto ci sentiremo rinascere
anche per merito della forza e della pazienza che avremo saputo mettere in
campo nei mesi bui. (…). …il (…) disprezzo per il “cinismo ignorante delle
destre”, che sul fronte della superficialità e della sottovalutazione del virus
sono state, in tutto il mondo, di micidiale conformismo. Come se ammettere il
limite, l’impedimento, la sciagura fosse un segno di debolezza. Fosse “poco
virile”: da Trump a Bolsonaro ai nostri stenterelli locali, l’idea che il virus
si dovesse affrontare a viso scoperto (idea idiota e scellerata: eppure molto
diffusa) ha dominato atteggiamenti e discorsi. Che il contagio metta poi a
repentaglio non tanto se stessi, quanto gli altri, è un pensiero che non ha
neanche sfiorato gli eserciti dell’eterno menefrego. “Gli altri” è un concetto
che ingombra, meglio liberarsene. Bisognerebbe rimandare in onda, ogni giorno,
i balletti cretini nei localini cretini postati da cretini e cretine lungo
l’intera estate. Non perché ci si illuda che possano chiedere scusa (gli
arroganti, quando capiscono di avere torto, diventano ancora più arroganti). Ma
perché si sappia che, nell’elenco delle inadempienze, c’è anche quella,
clamorosa, indecente, di chi sentiva le sirene dei bombardamenti, ma le
considerava una arbitraria intromissione nei nostri porci comodi. Peccato che
le bombe poi colpiscano anche gli innocenti, non solamente l’oscena congrega
dei no-mask, che attira le bombe sulle case degli altri.
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