"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 13 dicembre 2020

Uominiedio. 29 «Essere ad un tempo cristiani e scienziati».

 

Tratto da “Il conflitto interiore di certi scienziati” di Umberto Galimberti – “che si pongono il problema di come si possa essere a un tempo cristiani e ricercatori scientifici” -, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” di ieri sabato 12 di dicembre 2020: La lettera.Vogliamo complimentarci con lei, dopo aver letto la sua risposta esemplare alla domanda sui conflitti tra scienza e fede, pubblicata da D il 31 ottobre. Vorremmo solo aggiungere una piccola nota, come persone che sperano ancora di trovare una via per essere credenti, pur restando, di mestiere, scienziati nei campi della medicina e dell’astrofisica. Potrebbe in effetti essere possibile evitare il contrasto tra scienza e fede, se per fede intendiamo la fiducia nell’esistenza di Dio, e non la volontà di assumere per vere proposizioni smentite dalla scienza. Tuttavia tra scienza e religione il conflitto purtroppo esiste ed è marcato. Il 90% dei dogmi esula dal campo indicato da Stephen J. Gould per la religione (quello dei valori, anziché dei fatti), e impone ai credenti di accettare proposizioni sul mondo che, oltre ad essere incompatibili con la realtà storica, con quella fisica e con il buon senso, invadono a gamba tesa il campo della scienza. Basti ricordare che il Catechismo ufficiale della Chiesa sostiene come verità di fede la creazione dell’uomo e la sua caduta con il peccato originale, che richiese la Redenzione di Cristo. Oggi, 151 anni dopo l’opera di Darwin, che pure è diventata patrimonio comune dell’umanità, nessun riferimento ad essa esiste nel Catechismo. Anzi, in decine di articoli, dal 386 in poi, si impone come verità di fede una visione dell’origine dell’uomo che definiremmo senz’altro falsa, antiscientifica e culturalmente superata da oltre un secolo. Uno scienziato che voglia essere anche cristiano si trova a dover vivere ogni giorno in questa contraddizione insanabile, tra lo stupore dei colleghi, in maggioranza atei, e l’ostilità della Chiesa. Non siamo più in epoca di roghi, ma la religione organizzata è stata bravissima a sostituirli con un muro di silenzio glaciale sui “nuovi eretici” che pretendono di farla evolvere. Un silenzio che ricorda da vicino la damnatio memoriae. Maurizio Maria B**** Fausto G****

La risposta. Se la religione cristiana si attenesse a quanto dicono San Paolo e San Tommaso, il cui pensiero è alla base della sua teologia, il conflitto tra scienza e fede non si porrebbe, per la semplice ragione che essi dicono esplicitamente che la fede, a differenza della scienza, non è promossa dal ragionamento, ma dalla volontà. E a quanti mi hanno obiettato, taluni in malo modo, che la fede non è promossa dalla volontà di credere, perché è un dono di Dio, riporto integralmente l’argomentazione di Tommaso d’Aquino nel De fide (art. 1): «La fede non è determinata dal ragionamento, ma dalla volontà. Non è promossa dall’evidenza del contenuto, ma da un fattore esterno: la volontà. Per questo, a differenza della scienza espressa dalla ragione umana, la fede imprigiona l’intelletto trattenuto da termini estranei e non propri. E come dice San Paolo, la fede “riduce in schiavitù ogni intelletto che si sente in uno stato di infermità e di grande timore e tremore”». Se la Chiesa rifiuta la teologia che è a fondamento della fede che propone, i conti li deve fare non con la scienza, ma con sé stessa. Se la Chiesa si attenesse ai fatti dimostrati dalla scienza, che per altro non sono di sua competenza, potrebbe evitare di scusarsi, come ha fatto dopo 300 anni, per la condanna inflitta a Galileo, e tra 300 anni, spero meno, con la tesi evoluzionista di Darwin. Le religioni, tutte le religioni, sono nate non per spiegare l’origine del mondo, ma per soccorrere la condizione precaria della nostra esistenza, dischiudendo un orizzonte di senso in grado di giustificarla, non solo nei momenti di disperazione, ma anche quando questo senso non lo si reperisce più, come accade oggi, dove ciascuno di noi si sente semplice funzionario di apparati, dove il profitto sembra essere l’unico generatore simbolico di tutti i valori. Il cristianesimo crollerà non per effetto della laicizzazione del mondo, ma per l’impossibilità di reperire un senso che non è garantito dai dogmi smentiti dalla scienza. Rinunciando a questi dogmi, sarebbe possibile anche a voi essere ad un tempo cristiani e scienziati. Ma per questo, il primo passo deve farlo la religione cristiana, per non obbligare a una scelta atea quanti dedicano la propria vita alla scienza.

Nessun commento:

Posta un commento