"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 14 dicembre 2023

MadreTerra. 22 “Acqua”.


“L’essenza del mondo è il gioco, noi giochiamo il serio, giochiamo l'autentico, giochiamo la realtà, il lavoro e la lotta, giochiamo l'amore e la morte e giochiamo perfino il gioco” - Eugen Fink

Acqua 1”. “Questo gioco non è più divertente” di Giacomo Mazzariol, pubblicato sul periodico “Green&Blue” del 6 di dicembre 2023: 12 giugno, 1956. Oggi a Padova è la Festa del Santo. Maddalena, 11 anni, nell'attesa del rientro di sua madre dal lavatoio, legge "La Regina dei Caraibi". Il mare con "vere montagne d'acqua" e "le cateratte del cielo" evocato da Salgari si accende e si spegne a intermittenza poiché la trepidazione di partecipare alla festa di paese mina la concentrazione della lettura. Annunciata dal profumo del bucato, la madre fa ritorno e l'accompagna. La bambina si ritrova con i suoi amici in Piazza delle Erbe, gremita di caroselli rotanti con cavalli che si alzano e si abbassano e di giostre a seggiolini che fanno venire le vertigini. Maddalena, attirata da un'insegna con scritto "Il Lago dei Cigni" e dal carillon che riecheggia le note di Cajkovskij, sceglie di usare le sue lire alla pesca dei cigni. La sfida è di raccogliere con una canna da una vasca di mastello riempita d'acqua il più alto numero di cigni galleggianti. Mentre Maddalena stringe la canna con le braccia rigide, concentrata a fare movimenti chirurgici, il proprietario aumenta la magia del gioco: «I cigni in realtà sono bellissime fanciulle stregate dal malvagio mago Rothbart che possono assumere forma umana solo la notte...». Dopo averli tirati su tutti, riceve in premio una bambola. «Ne ho già una», obietta la bambina. «Non siamo in tempi di guerra, puoi averne due», le risponde sorridente il proprietario.

De Andrè - Ho visto Nina volare

3 luglio,1989.  Maddalena trascorre le sue vacanze nel suo appartamento a Jesolo, in Piazza Mazzini.  Una mattina, mentre si affaccia sulla finestra a osservare l'Adriatico che si increspa nel bagnasciuga, suo figlio ventenne Luca si dirige a piedi verso il nuovo parco acquatico chiamato Acqualandia insieme ai suoi amici del mare. All'interno si apre una città sospesa nel cielo, fatta di scivoli sinuosi e dritti che si intrecciano. L'imponente scenografia richiama l'atmosfera di un'isola caraibica, con fiumi selvaggi e tesori dei pirati, trasformando l'immaginazione di un mondo lontano in una realtà plastica e coinvolgente.  L'acqua che scorre in cima agli scivoli, sparata con forza dalle pompe, elimina ogni attrito tra il corpo dell'uomo e il polietilene. L'adrenalina della discesa è irresistibile e il gruppo non può fare a meno di sfidarsi: «Facciamo il Toboganes!», esclamano entusiasti, seguito da un rapido: «Ora rifacciamo il Barracudas». Mentre aspettano in coda sulle scale di acciaio per risalire, Luca si ritrova circondato da persone con corpi scolpiti dall'ossessione del fitness. Le discussioni sono accese tra chi vuole scendere per primo dagli scivoli. Il bagnino cerca di rassicurare: «Tranquilli, c'è abbastanza acqua per tutti». È proprio in una di queste code che Luca fa amicizia con una ragazza. Insieme, decidono di scendere insieme nel kamikaze a due e, qualche anno dopo, decideranno di avere una famiglia.

Radiohead - Fitter Happier

27 Maggio, 2023. Nella casa a Padova, Luca entra nella stanza di sua figlia Viola e la trova immersa nel virtuale con il visore VR. Per Viola, il videogioco è un mondo in cui non deve faticare a immaginare, un luogo in cui può commettere errori, morire e imparare senza dover affrontare le conseguenze emotive. «Lo sai che ad Acqualandia ho conosciuto tua madre?» chiede Luca, cercando di instaurare una conversazione. «Magari anche tu troverai la tua anima gemella». Viola, senza rispondere, si toglie il visore e si allontana, facendo un saluto fugace alla nonna Maddalena. L'appuntamento è fissato a Piazza Hemingway, l'ingresso del parco acquatico di Jesolo che ora si chiama Caribe Bay ed è stato arricchito di nuove attrazioni e allestimenti. Il gruppo di Viola si divide in vari sottogruppi. Alcuni ragazzi, nei pressi del gabbiotto che conduce alle pompe idrauliche, armati di tenaglia, rompono il lucchetto e fanno irruzione. Alcuni bloccano l'ingresso agli scivoli principali, mentre Viola e altri salgono in cima alle scale d'acciaio e convincono i bagnini a scendere. In breve tempo, con grande efficienza, il complesso di scivoli principali è occupato e dismesso. Viola lega frettolosamente un cartello di 30 metri alla struttura e lo srotola mostrandone il contenuto: «Questo gioco non è più divertente #SavePlanetEarth». Viola viene multata e portata via dalla sicurezza, sotto lo sguardo iracondo dei bagnanti che sentono di aver perso dei minuti preziosi di divertimento. Ignorano che, senza bisogno di travestimenti, una ciurma di pirati evocata nelle scenografie del parco si è materializzata e, come tutti i pirati, ha sfidato il mondo comune, mettendoli in guardia per un attimo dalla pericolosa finzione come l'acqua sia infinita.

Edoardo Bennato - Il rock di Capitan Uncino

Acqua 2”. “Mille colori e mille forme di vita” di Antonio Pascale, sullo stesso numero del periodico “Green&Blue”: Se Napoli è mille colori, la risaia non è da meno: mille colori e al­trettante forme di vita. Ai bor­di e tra le camere rettangolari (l'unità produttiva dell'azienda) troviamo alghe e piante palustri che vivono e radicano in acqua o in essa nuotano, lasciandosi trasportare dalla corrente. Altre piante che di­ventano anfibie, come il giavòne - tra l'altro l'in­festante principale delle risaie. Sono le stesse piante che hanno accompagnato l'uomo sin dalla preistoria, che gli hanno consentito di costruire pagliai o che sono state impiegate per la prepa­razione di legacci (lische e zigoli). Le risaie sono dunque mille colori perché c'è l'acqua - 20 mila- 40 mila m3 di acqua ad ettaro. Non è acqua spre­cata, se non fosse impiegata per la coltivazione del riso o per colture alternative quali mais e soia, evaporerebbe o defluirebbe al mare. Poi l'acqua è riciclata nelle risaie per almeno tre volte. Le risaie sono acqua, ossigeno disciolto in acqua, micro e macro-fauna, ma anche piante lacustri che tuttavia diventano erbe infestanti. Chi le estirpava una volta? Le mondine. Mettendo insieme i pezzi: le risaie risuonano di storia e di canti d'acqua. Perché? perché mondine e musica folk stanno insieme. Nelle campagne tra Vercelli, Novara e Pavia, a partire dalla seconda metà dell'800, la lavorazione del riso as­sunse un carattere nuovo: alle grandi estensioni fece seguito la rottura del sistema di solidarietà tra le diverse cascine, e soprattutto una richiesta di manodopera per estirpare le malerbe. Così, decine di migliaia di donne pro­venienti da aree diverse della Pianura Padana e dalle colline piemontesi si spostava nel Vercellese, nel Novarese e nella Lomellina. Ora, questo periodi­co incontro di donne diverse ha creato un laboratorio popolare straordinario. Perché le mondine cantavano. Diceva Pietro Sassu: «In loro prevale la volontà di esaltare col canto la propria presenza, di alzare il canto quando il corpo è piegato sulle acque dalla fatica». Ora, queste donne, con la schiena piegata, lontane dai luoghi d'origine - quelli contadini, dove vigevano valori e doveri repressivi - sono state capaci di trasformare il tempo della monda in un'occasione di solidarietà e uguaglianza. Libertà e uguaglianza tra uomo e donna, legata anche alla nuova moralità laica e socialista (la lega socialista deriva dalla lega delle mondine e nasce in Padania). Alcune canzoni della monda parlano chiaro: siur padrun dali bele braghe bianche fore le palanche, fu portata al successo nel 1971 da Gigliola Cinguetti, con il suo album che raccoglieva canzoni popolari delle mondine (vendette un milione di copie). Ancora: se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorare e capirete la differenza di lavorare e di comandare. Oppure: sebben che siamo donne, paura non abbiamo per amore dei nostri figli, noi in lega ci mettiamo. Poi sono arrivati i diserbanti che a molti non piacciono ma che hanno tolto le donne da un lavoro gravoso (la concorrenza asiatica può ancora utilizzare la monda manuale invece degli erbicidi). Si potrebbe ancora approfittare di questo canto antico per cambiare musica, proporre una nuova metrica: quella della ricerca. Che parte dagli agricoltori, ed è fondamentale per costruire una nuova risaia. È necessario sperimentare strumenti moderni, vedi quelle biotecnologie che vanno sotto il nome di TEA, utili a creare nuove cultivar resistenti e adatte ai cambiamenti climatici. Altrimenti, invece di realizzare una risaia dai mille colori, finisce che nonostante tutta la storia passata e le forme di vita diverse, il nostro riso si troverà impantanato e senza nessuno lo canterà più.


 

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