"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 28 marzo 2025

CosedalMondo. 37 Francesco Merlo: «Trump esibisce l'antichità dei sentimenti per sottrarre la paura del diverso alla tolleranza e alla curiosità e restituirla al razzismo. Trump è la verità contro il simulacro».


L’America se n'è andata, come pensiamo noi spaesati d'Europa, o "l'America è tornata", come ripete Trump da quando è stato eletto? E cominciamo da noi, che ci siamo smarriti nel mondo sottosopra dove non solo l'America è amica della Russia e nemica dell'Europa, ma anche il Canada non è più quello delle Giubbe rosse e di Gary Cooper, e i messicani sono di nuovo i nemici spietati che sterminarono i texani a Fort Alamo, che è il titolo del primo bruttissimo fìlm diretto oltre che interpretato da John Wayne nel 1960. Si è così riaperta La disputa del nuovo mondo (Adelphi), che è il classico di Antonello Gerbi, che racconta la storia dei giudizi e dei pregiudizi dell'Europa sull'America, che veniva considerata "inferiore" dai grandi filosofi come Hegel e dai grandi scienziati come il conte di Buffon. Credo che, persino più degli storici e dei letterati, il cinema abbia raccontato tutte le Americhe possibili, vere e false, mitizzate e calunniate, libertà e democrazia contro imperialismo e violenza. E però nessun regista per quanto fantasioso aveva immaginato un sottosopra dove solo a Mosca "arrivano i nostri", dove la tromba di Ombre rosse ha smesso di suonare per noi e i soldati Ryan, vecchissimi e dimenticati, non vengono più a visitare le tombe dei capitani Miller nei cimiteri militari americani della Seconda guerra mondiale, che sono 26 e dappertutto il marmo è quello bianco di Bolzano per distinguerlo da quello grigio di Carrara dei cimiteri della Prima. Il cimitero militare americano più famoso è in Normandia, il più grande nelle Filippine, il più bello è quello di San Casciano, a Firenze. In Italia ci sono anche i cimiteri dei caduti inglesi, e i cimiteri polacchi, canadesi, indiani, pakistani, nepalesi. A tutti questi soldati che sono morti per l'Italia - gli americani furono più di 90mila - e ai 45mila partigiani dobbiamo la libertà di cui godiamo e che ora è di nuovo a rischio perché l'America se n'è andata. E invece no, "l'America è tornata" dice il dottor Stranamore che ha consegnato la politica mondiale alla scorrettezza ispirandosi al John Wayne del saloon e al Tarantino di The Hateful Eight, alla presunta autenticità dell'uomo bianco, alla tradizione razzista rivendicata come la verità dell'America, alle maniere spicce del generale Custer che, contro la vernice ipocrita dell'accoglienza, oggi dirigerebbe le deportazioni. E c'è pure Buffalo Bill che uccideva i bufali per sterminare i Pellerossa, che sono di nuovo i barbari che collezionavano gli scalpi degli americani dopo il capovolgimento di Soldato blu, il primo famoso western dalla parte degli indiani con la bellissima Candice Bergen che nel 1970 pronunciava il più sensuale bullshit della storia del cinema. E, ancora, l'America che Trump rivendica è quella del giustiziere della notte, Charles Bronson e Clint Eastwood, la giustizia dell'individuo che anticipa e sostituisce l'intervento dello Stato saltando la burocrazia, le leggi e i tribunali che imbrigliano la verità. Trump è dunque l'amabile cazzotto, la carogna per bene, il gangster Pat Garrett al servizio della legge, che è uno dei miti americani più "scorretti" con il rimando alle origini della frontiera, dell'isolazionismo, dell'aggressività dell'individuo vestita di libertà. Anche il mito del cowboy, che era diventato un espediente letterario, un meccanismo affabulatore, torna ora con i suoi umori arcaici contro l'ipocrisia che copre e nasconde, ma non elimina gli "innati furori": Trump esibisce l'antichità dei sentimenti per sottrarre la paura del diverso alla tolleranza e alla curiosità e restituirla al razzismo. Trump è la verità contro il simulacro; il sangue e il suolo contro lo Spirito, contro il Geist. Ecco: l'America è tornata o se n'è andata?
(Tratto da “L’America, oggi” di Francesco Merlo pubblicato sul periodico “U” del quotidiano “la Repubblica” di ieri, giovedì 27 di marzo 2025).

“Il presidente tiranno”, testo di Massimo Recalcati pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 26 di marzo 2025: Il nostro tempo genera dei mostri che sfidano anche le categorie più consolidate della politica tradizionale. Uno tra i più inquietanti è quello incarnato da Donald Trump. La sua leadership anti-democratica non assomiglia a quelle, già tristemente conosciute, del despota che impone l’ordine attraverso il terrore o del rivoluzionario spietato che elimina tutti i suoi avversari nel nome della causa. Si tratta piuttosto di un ibrido inquietante che tiene insieme l’esercizio autoritario del controllo con l’allergia più radicale nei confronti delle regole istituzionali mescolando in un cocktail velenoso l’accentramento del potere con la retorica neoliberista della più assoluta deregulation. Un ibrido tra il tiranno e l’anarchico, tra il predicatore e il mercante. Da un lato questa nuova leadership, incarnando il vecchio sovrano totalitario, pretenderebbe un’obbedienza assoluta, l’assenza di dissenso. Di qui l’attacco quotidiano ai media, l’erosione di ogni cultura istituzionale, il sogno protezionista, la politica cruenta dei dazi, la guerra commerciale, le mura e le deportazioni. Dall’altro lato però essa si presenta come l’espressione di una ribellione populista che sfida il “sistema” rivelando la faccia impotente e melanconica della democrazia che ha trovato in Biden il suo ultimo patetico attore. L’evaporazione della politica che si è consumata in questi ultimi decenni ha lasciato alle sue spalle un deserto culturale che viene così saturato dalla dimensione carismatica e iperattiva della nuova leadership la quale non si fonda su di un programma politico, ma sulla promessa nazionalista di restaurare la gloria perduta. È questo il punto di massima convergenza con Putin. Ma Trump, diversamente dal dittatore russo, vuole incarnare questa promessa non come un uomo dell’apparato, ma presentandosi come il ribelle che sfida le élite, l’outsider che combatte orgogliosamente il sistema, l’imprenditore spregiudicato che agisce senza inibizioni e con efficacia immediata mentre la democrazia si arrovella nei suoi sterili pensieri. Nondimeno, la sua “anarchia” è solo di facciata poiché ai suoi occhi l’unica legge che veramente conta resta quella del mercato e del denaro, l’avidità pulsionale di un capitalismo predatorio che si vorrebbe finalmente libero dal peso ingombrante della democrazia. Di qui la delegittimazione di tutti i contrappesi istituzionali, la demonizzazione della politica incapace e corrotta, la proclamazione retorica del “potere al popolo”. La stampa viene discreditata e ridotta a un contenitore di fake news quando esercita il suo diritto di critica, i giudici sono inattendibili quando ostacolano le sue iniziative, il Congresso colpevole se autorizza indagini che ne minano la credibilità. Il nuovo leader non chiede obbedienza, ma offre modelli identificatori anti-ideologici. Il miraggio della restaurazione è una promessa di riscatto che si rivolge ai ceti sociali più colpiti dalla crisi economica e, dunque, più fragili che la cultura democratica ha drammaticamente dimenticato. È in questo contesto che rientra l’uso cinico della religione, la strumentalizzazione di Dio come uno schermo pubblicitario che serve per occultare il suo vuoto etico di fondo. “Make America Great Again” non è un programma politico, ma un mantra ipnotico che confonde nazionalismo e tele-evangelismo. Gli insistiti riferimenti a Dio che permeano la sua retorica populista non servono tanto a conservare valori della tradizione, ma a legittimare un potere che — come quello teologico — si vorrebbe emancipato dalla zavorra della democrazia. Trump non invoca Dio come garante di un ordine morale, ma come un’arma contro i suoi nemici e come strumento di celebrazione del proprio ego megalomanico. La Bibbia tra le sue mani non è affatto un simbolo di fede ma, come è accaduto anche per il nostrano Salvini, un artificio propagandistico. Il Dio di Trump è un Dio a sua immagine e somiglianza. Non è colui che accoglie gli ultimi e perdona, ma colui che premia i vincenti e punisce severamente i perdenti. È il fondamento teologico del suo neoliberismo che rovescia radicalmente i principi evangelici: un’economia della salvezza dove i ricchi sono gli eletti e i poveri sono i peccatori. In questa luce la sua evidente immoralità individuale non è un difetto che lo penalizza, ma un potente fattore di seduzione per l’elettorato. È questo il punto di prossimità con il berlusconismo. Il Dio di Trump non chiede sacrifici, ma offre l’illusione dei privilegi. È un Dio che non ammonisce il potere dei suoi abusi, ma glorifica l’abuso individualista del self-made man, del vincitore che calpesta trionfalmente i più deboli. La sua è una teologia capovolta dove il bene coincide con il proprio interesse e il male con tutto ciò che lo ostacola. In questo contesto il populismo digitale diventa il suo teatro perfetto. Il leader non ha più bisogno del cemento armato dell’ideologia ma della contraffazione sistematica della verità. Nondimeno, non è per questa ragione che egli ha guadagnato il suo consenso. Al contrario, oltre a evidenziare spietatamente la debolezza melanconica di una cultura democratica incapace di rinnovarsi e di parlare al popolo, egli è stato scelto come presidente degli Stati Uniti d’America proprio per quello che rappresenta, ovvero per l’amplificazione del culto della libertà individuale e della sua spinta predatrice che se ne fotte apertamente delle leggi e dei vincoli sociali. In questo senso, a suo modo, egli incarna il sogno americano. È il nocciolo perverso di ogni populismo che vede nella legge e nelle istituzioni della politica solo un limite e un freno ingiusto all’affermazione spontanea della vita, al diritto assoluto che essa ha di coltivare illimitatamente il proprio godimento.

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