"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 24 dicembre 2023

ItalianGothic. 87 Il "pruning" che “ammazza” le donne.


Sembra proprio che questo imprevisto – si fa per dire - “revival” di “ammazzare” le donne sia dovuto al “pruning” che indebolirebbe la zona cerebrale frontale e che comporterebbe, nei soggetti portatori, la perdita totale o quasi di quegli attributi propri della specie “umana” quali “l'autocontrollo, la regolazione dell'emotività e l'inibizione delle risposte non appropriate”. Una patologia ben datata il “pruning”, se si pensa che tra i primi a parlarne sia stato Gerald Edelman – premio Nobel - nel remotissimo anno 1987 e che mette oggigiorno tra gli studiosi il convincimento prevalente che il predetto “revival”, di “ammazzare” le donne per l’appunto, sia l’inevitabile effetto indotto dagli stili di vita degli umani dediti allo “smanettamento” selvaggio, da mane a sera ed oltre, sugli orrendi strumenti dei “social” e dintorni (telefonini e quant’altro). Sorge però un inevitabile interrogativo: ché prima delle date accennate e dello “smanettamento” selvaggio non si ammazzassero le donne? Del “pruning” ne ha scritto Concita De Gregorio in “Allenando la mente” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 16 di dicembre 2023 a margine di un Suo colloquio con Francesca Della Monica: (…). Qualche sera fa, partendo da Maria Callas, ha iniziato a parlare di funzionamento delle sinapsi, di aree cerebrali, di corteccia e di reti neuronali. Lo faceva per dire che la voce arcaica attinge da aree del cervello assimilabili a quelle attive nell'infanzia, quelle che nel corso della vita si "educano" e sovente si perdono. Mi ha fatto ascoltare un intervento di Maurizio Pincherle, neuropsichiatra infantile. Quel che infine ho trattenuto, di quella formidabile conversazione, è che esiste un fenomeno chiamato "pruning", grosso modo potatura delle aree cerebrali: quelle che non usi si sfoltiscono, decadono. Si riduce quell'area del cervello. (Sono poi andata a studiare. Il “pruning”, lo sfoltimento delle sinapsi, è quello che il premio Nobel Gerald Edelman nel 1987 chiamava darwinismo neuronale: sopravvivono nel cervello solo le sinapsi più utilizzate). Vengo al punto, le generazioni cosiddette native digitali. Le reti neuronali funzionano in modo diverso e le aree cerebrali hanno funzioni diverse. Per secoli l'apprendimento e lo sviluppo cognitivo hanno seguito lo stesso percorso: si è imparato attraverso l'osservazione dell'ambiente circostante, della lettura e della scrittura. Il flusso di informazioni visive era ridotto e molto viva la differenza tra realtà e immaginazione. Molto attiva, dunque, la corteccia frontale da cui dipendono tra l'altro l'organizzazione e la pianificazione dei comportamenti, l'autocontrollo, la regolazione dell'emotività e l'inibizione delle risposte non appropriate. La corteccia frontale si sviluppa attraverso la lettura, la musica, lo sport. La inibiscono, al contrario, le attività visive (per esempio videogiochi, tv). I lobi frontali raggiungono il massimo sviluppo fra 11 e 12 anni. Le immagini in movimento attivano altre aree del cervello e quello meno utilizzato, la corteccia frontale, si sfoltisce. In definitiva: se tu smetti di leggere, di immaginare quello che non vedi e concentri tutta la tua attenzione su quello che vedi il tuo cervello cambia. Ma non nei millenni, cambia subito. La potatura avviene nel corso della nostra esistenza. La corteccia, che gestisce - ripeto - l'autocontrollo, si assottiglia. Molto si spiega. Decerebrato in senso tecnico: dotato di minor materia cerebrale a causa della paralisi di quella porzione di materia grigia. Fate attenzione alle date delle storie seguenti.

UominicheUccidonoDonne” 1. “L’ultima telefonata di Aurora” di Carlo Lucarelli pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 10 di novembre ultimo: (…). Quel mercoledì mattina, è il 22 luglio del 1998, la signora Aurora è al telefono con la madre. Parlano in dialetto, come sempre, sono siciliane, ma all’improvviso Aurora passa all’italiano, dice che c’è qualcuno alla porta, richiamerà dopo, ciao. La madre di Aurora si insospettisce. Quella chiusura così brusca, così strana, aspetta ma la signora non richiama, chiama lei ma non risponde. Allora avverte il marito di Aurora, che va a casa e la trova riversa sul pavimento, uccisa, anzi, massacrata, da 64 coltellate. La Squadra Mobile di Palermo esclude subito la rapina. L’appartamento è sottosopra e mancano alcuni gioielli della signora, ma ci sarebbe stato tanto altro da rubare che invece è ancora lì, a portata di mano, e anche tutto quel disastro sembra fatto un po’ a caso e un po’ apposta. Nessun segno di effrazione alla porta, se l’assassino è entrato da lì gli ha aperto la signora, che però, così in vestaglia, non l’avrebbe fatto con uno sconosciuto, mentre l’ambiente familiare viene escluso fin dall’inizio. E il terrazzo? La facciata di quel condominio del quartiere Brancaccio presenta una fila di terrazzi e quelli degli appartamenti adiacenti sono molto vicini. E infatti ci sono tracce che portano al terrazzo di lato, dove vive un giovane di vent’anni già segnalato per atti di violenza. La polizia lo arresta, il magistrato lo interroga, lui nega, ma alla fine confessa. Sì, è stato lui. Dice che ha visto la signora che stava pulendo i vetri sul terrazzo riflessa su quelli della sua finestra, e quando Aurora è rientrata per rispondere al telefono, ha scavalcato, ha preso un coltello, l’ha minacciata e poi l’ha colpita. Un raptus, un riflesso, una scintilla. Ma è davvero così? Bastano i riflessi ad uccidere le persone, e con loro anche l’anima di chi gli vuole bene, o serve anche un disagio più lungo e più concreto, che spesso non riusciamo a tenere d’occhio, o anche ad accorgercene? Ma questa è un’altra storia. Intanto il giovane prende l’ergastolo, poi ridotto in appello, sconta la pena, finisce ai domiciliari per maltrattamenti nei confronti della ex, nel maggio del 2022 evade per andare a cercarla e finisce dentro di nuovo. Ma anche questa è un’altra storia.

UominicheUccidonoDonne” 2. “Sepolta viva sotto il talamo” sempre di Carlo Lucarelli pubblicato sempre su “il Venerdì di Repubblica” del 27 di ottobre ultimo: L’anno è il 1946, il mese è settembre. La città è Padova, quartiere Croazia, chiamato così perché quando quella parte d’Italia era ancora sotto l’imperatore d’Austria, lì c’erano gli acquartieramenti dei soldati croati, e infatti via Bezzecca è ancora una lunga linea di casette popolari, poco più che baracche, dove vivono operai, artigiani e disoccupati. Al numero 43 c’è un piccolo monolocale, identico a tutti gli altri: una stanza con la cucina economica, una coperta appesa ad un filo a separare l’angolo in cui dormono i bambini e al centro, ad occupare quasi tutto lo spazio, il letto. Sotto il letto, sepolta viva, c’è Ettorina. Gaetano aveva raccontato a tutti che sua moglie l’aveva lasciato per andare a Roma a fare la vita, l’avevano vista insieme ai militari americani, evidentemente non sopportava più la miseria in cui vivevano. Lui aveva sofferto per un po’, poi se ne era fatto una ragione e già stava con un’altra, Paola, una bella donna che aveva conosciuto tempo prima e che sì, era stata la sua amante, ma adesso che era praticamente tornato celibe potevano vivere tranquillamente insieme lì, al numero 43. La sorella di Ettorina, però, aveva fatto un sogno. C’era Gaetano che spingeva la moglie in un buco con tanta forza che sembrava che la terra la inghiottisse. Così era andata in questura ed era stata tanto convincente che il maresciallo Pellegrini aveva cominciato ad indagare, anche se forse, dal momento che i sogni difficilmente costituiscono un indizio, si era trattato probabilmente della confidenza di qualcuno coperta con la scusa del sogno. Gaetano finisce in questura, il maresciallo e i suoi lo torchiano per bene e dopo tre ore confessa. Voleva stare con Paola. Ettorina aveva anche accettato silenziosamente quel triangolo ma a lui non bastava, così una mattina, quando lei si era alzata all’alba per preparargli il caffè, l’aveva colpita alla testa e poi legata e imbavagliata. Aveva scavato un buco nel pavimento di terra battuta, proprio sotto al letto, che così avrebbe coperto il lavoro, e ce l’aveva messa dentro. Mentre la copriva con la terra lo vedeva che era ancora viva, ma ormai era lanciato e non aveva voluto fermarsi. E così erano finiti dentro tutti e due, Gaetano per omicidio e Paola per favoreggiamento, in quanto non avrebbe potuto non sapere. Sepolta viva, il cuore che batte sotto al pavimento, addirittura un sogno che rivela la trama di un omicidio, i giornali di allora non si risparmiano titoli truci e paragoni con i romanzi che arrivano fino a Edgar Allan Poe. E in effetti, non hanno tutti i torti. Convincono le “storie” del “pruning” e dello “smanettamento” selvaggio degli umani del terzo millennio? Non c’è qualcos’altro di non detto?

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