"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 29 dicembre 2023

ItalianGothic. 88 Enzo Bianchi: «È scesa la tenebra sulla società italiana che è chiusa, impaurita e rancorosa senza più fiducia né speranza».


Ha scritto il professor Franco Cardini in “Basta attacchi a padre Bianchi e a Bose: deve parlare il Papa” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 5 di settembre dell’anno 2020: (…). Bianchi e la comunità di Bose sono stati a lungo un punto di riferimento per molti cristiani, cattolici e non, e anche per molti di altra religione o non appartenenti a religione alcuna. Escludo assolutamente e fermamente che padre Bianchi – lo conosco, so quel che dico e me ne assumo la responsabilità – abbia mai pensato a o avuto l’intenzione di mancare al suo dovere di obbedienza nei confronti del Santo Padre. D’altronde, la sua figura è quella di un testimone ormai anche personalmente fondamentale e irrinunziabile nella vita cristiana di oggi: un punto di riferimento obiettivo e inaggirabile, come ai loro tempi lo furono Benedetto da Norcia, Francesco d’Assisi e Ignazio di Loyola. Distaccarlo dall’esperienza di Bose è senza dubbio possibile, con un atto d’autorità; distaccare la comunità di Bose e tutto quanto essa significa direttamente o indirettamente nel mondo dei credenti e in quello di tutti gli uomini e le donne bonae voluntatis, impossibile. D’altronde, questa grave questione s’innesca in un momento particolare, che vede l’immagine e la funzione del Santo Padre oggetto di attacchi ferocissimi e purtroppo, temo, tutt’altro che forsennati (al contrario, molto ben congegnati), che nei casi più gravi – ma non meno frequenti – giungono fino a sfiorare la contestazione del dogma dell’infallibilità della parola pontificia ex cathedra, con il rischio di cadere propriamente nell’eresia: basta entrare online e c’imbattiamo in dichiarazioni lucidamente demenziali secondo le quali si dichiara in toni “profetici” ch’egli sia addirittura l’Anticristo. Se quindi si pronunziasse ex cathedra, rischieremmo di trovarci dinanzi a scismatici, i quali proclamerebbero che il soglio di Pietro è ormai occupato dal Nemico. Tale la follia dei nostri tempi: e il “caso Bianchi” rischia di rivelarne appieno gli aspetti più sconcertanti. Ormai le cose sono andate troppo oltre. È necessario mettere la cristianità cattolica alla prova. Si tirino da parte i Parolin e i Cencini. Che parli il Santo Padre. Che sia Lui a esprimere un giudizio definitivo, al quale senza dubbio padre Enzo – anche se addolorato fino all’estremo – si adeguerà: come si adegueranno tutti i cattolici che hanno ancora ferma e severa coscienza di esser tali.

"Il Papa è isolato dal potere e io a Natale sto ai fornelli", intervista di Alex Corlazzoli a Enzo Bianchi pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 24 di dicembre 2023: A 80 anni ha osato ricominciare. Il 2023 è stato denso di novità per Enzo Bianchi, monaco, saggista, profeta dei nostri tempi. Lo si capisce incrociando i suoi occhi azzurri: brillano da quando è tornato a vivere con alcuni dei suoi fratelli e sorelle di Bose, anche se non nasconde la ferita per quel decreto approvato dal Pontefice nel 2020 che lo costrinse ad andarsene dalla comunità di Bose, la sua “creatura”. E non cela nemmeno la sofferenza fisica che lo costringe a passare ore in ospedale ma il recente abbraccio di Papa Francesco è stato un toccasana. Incontriamo Enzo Bianchi a Casa della Madia, la fraternità inaugurata in settembre ad Albiano. La sua voce, alla preghiera di mezzogiorno, è inconfondibile. La sua presenza si respira anche nelle scelte architettoniche compiute in questa ex cascina, al centro di un anfiteatro, dove vive con Giovanni, Goffredo, Maurizio, Claudio, Antonella, Laura e con gli ospiti che trovano lì un’accoglienza sincera. 

Padre Bianchi, dopo il “caso Bose”, finalmente ha avuto un’udienza ufficiale dal Papa. “Un incontro tanto desiderato, una grande consolazione. Il Papa mi ha accolto con affetto, attenzione, stima. È stato il sigillo di una profonda comunione, una benedizione nei miei confronti. Tutto ciò ha cambiato l’orizzonte della mia vita, dopo la crisi di Bose”.

Avete parlato del suo allontanamento dalla comunità da lei fondata. “No, la vita a Bose continua in modo diverso: ora è una comunità religiosa. È mutata l’essenza di ciò che avevo voluto, ovvero essere semplici laici senza consacrazione se non il battesimo, come tutti i cristiani”.

In ogni caso, quello di Bergoglio è stato un gesto di riconciliazione? “Non direi ‘riconciliazione’. Il Papa mi ha sempre fatto arrivare i suoi saluti e si è interessato alla mia salute. Non mi sono mai sentito dimenticato da lui. Certamente è stato un segno pubblico di quali siano i rapporti di comunione tra di noi.

Lei ha scritto che Francesco è un “Papa isolato”. “Molti lo seguono, lo amano, pregano per lui, ma sono i piccoli, i poveri. Quelli che contano diffidano di questo Pontefice perché troppo evangelico”.

Agli amici più cari, qualche anno fa, lei diceva di stare lontano dalla politica. Ha cambiato idea?  “Sì, oggi bisogna entrare in politica. In quel momento dicevo di non farlo perché era impossibile uscire dalla confusione di cui vediamo i frutti. Ora dobbiamo avere il coraggio di dire che c’è la crisi della democrazia. Valori come Giustizia, Uguaglianza e Pace non sono più tenuti in considerazione; anzi, spesso sono derisi come se fossero principi utopistici di minoranze ininfluenti”.

La premier Meloni ha festeggiato un anno di governo. Che giudizio dà? “Per carità. Stiamo facendo grandi passi verso la barbarie soprattutto nella non accoglienza. È scesa la tenebra anche sulla società italiana che è chiusa, impaurita e rancorosa senza più fiducia né speranza”.

A Casa della Madia, ogni giorno si prega per le vittime delle guerre. “È un colpo mortale. Dopo una vita di lavoro per l’unità delle Chiese, ora mi tocca assistere a ostilità, polemiche e guerra tra loro. Quello che abbiamo visto in Ucraina è vergognoso. Sono molti i cristiani che hanno maledetto l’altro, ritenuto ‘nemico’, e benedetto i carri armati. Ma è un conflitto messo in atto dalle grandi potenze, che non vogliono cessarlo. Non sono i poveri ucraini e russi a volerlo”.

Andiamo a Gaza: il terrorismo si debella coi carri armati, c’è una perversa logica bellicista in atto da parte anche dell’Occidente? “Il terrorismo lo si combatte togliendo le cause che lo generano: è una risposta estrema a una situazione che appare insolubile. Dobbiamo comprendere i disperati che arrivano forzatamente ad azioni non solo condannabili ma disumane, atroci. Ciò che accade a Gaza è una vergogna dell’umanità: l’Europa tace e lascia fare, mentre gli Stati Uniti sono spesso legati al potere in Israele. Manca a tutti la volontà di fermare questa guerra”.

Il Natale per lei cosa rappresenta, ieri e oggi? “Il Natale è la conferma che Cristo viene presto, e puntualmente: mi fa pregare ancora di più con tutti i cristiani perché abbiamo bisogno che torni su questa Terra che geme e su questa umanità che ha necessità di liberazione e guarigione”.

So che in queste feste ci tiene molto a mettersi ai fornelli e dare sfogo alla sua passione culinaria con il menù di Natale, anche in monastero. “Quest’anno lo faccio ancora, ma le forze sono diminuite: non saranno più i 17 piatti monferrini com’era mia tradizione, ma ce la metterò tutta perché i miei fratelli, le mie sorelle e chi è solo condivida il Natale con noi con un pasto di festa e di gioia”.

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