Tratto da “Il
single per scelta è un esteta dell'amore” di Umberto Galimberti, pubblicato
sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 18 di febbraio dell’anno
2017: Passare di relazione in relazione vuol dire evitare di farsi cambiare
dall'altro e scoprirsi diversi. Se è vero, come scriveva (…) Sabina Minardi,
che «Un nucleo su tre è formato da una persona sola», questo fenomeno determina
non solo una significativa mutazione sociale, ma anche una non trascurabile
mutazione psicologica che merita di essere considerata. Il diffondersi della
condizione di single segnala la fuoriuscita da un'economia di sussistenza, dove
la povertà dei più trovava nell'amore una sorta di garanzia, perché l'unione di
due famiglie o gruppi parentali assicurava maggior sicurezza economica e forza
lavoro per l'impresa familiare, mentre per i privilegiati la relazione amorosa,
per lo più combinata, consentiva di ampliare il patrimonio e il prestigio.
Quindi, sia per poveri sia per ricchi, la famiglia era funzionale al benessere
economico, naturalmente in misura sproporzionatamente diversa, ma in ogni caso
per entrambi vantaggiosa. In una società se non proprio opulenta, comunque del
maggior benessere, l'amore può sganciarsi dalla necessità economica. E se prima
la famiglia era sostenuta proprio da questa condizione, ora il suo costituirsi
perde attrazione rispetto ai vantaggi di una vita da single, dove uno ha da
provvedere solo a se stesso, ed è nella condizione di concedersi a tutti gli
amori che incontra senza dover giustificarsi o mentire. Non so dire quali
possono essere nel bene o nel male le conseguenze a livello di organizzazione e
struttura sociale. Provo a considerare quali possono essere le conseguenze dal
punto di vista psicologico, soprattutto in ordine alla natura del sentimento
che (a differenza della passione e dell'emozione - processi naturali che il
soggetto avverte in una condizione di passività) è un evento culturale che il
soggetto apprende, elabora, modifica, incrementa, affina, grazie alla relazione
con l'altro. Perché è l'altro che ci modifica facendoci conoscere l'altra parte
di noi stessi, a cui noi possiamo accedere grazie alla fiducia che abbiamo
riposto nell'altro. Anche il single incontra l'altro, anzi non di rado molti
altri, spesso su base passionale ed emotiva, raramente su base sentimentale,
perché per accedere al sentimento è necessario che l'altro che si incontra non
lo si percepisca come funzionale al proprio io proteso alla tutela di sé, alla
propria gratificazione narcisistica o al proprio riscatto dall'anonimato
sociale. Perché in questi casi non si esce dalla propria solitudine e tanto
meno dalla propria impermeabilità, che non concede al single di mettere in
gioco la sua autosufficienza e di aprire un varco o anche una ferita alla sua
identità protetta, in una sorta di rottura di sé perché l'altro lo possa
raggiungere. Il single, tendenzialmente, vive l'amore in quella modalità che
Roland Barthes ha così ben descritto: «Io desidero il mio desiderio, e l'essere
amato non è altro che il suo accessorio». Il single vive l'estetica dell'amore,
come ci ricorda Kierkegaard nel Diario del seduttore. Ma l'estetica (termine
che deriva dal greco aisthanomai, che significa "sensazione", così
come "anestesia" significa "non avvertire più nulla con i
sensi"), sfiora il sentimento, ma non lo alimenta, non lo fa crescere, non
lo affina. Innanzitutto perché il single tende a concepire la libertà come
revocabilità di tutte le scelte e, passando da fiore in fiore, non si concede
il tempo di essere attraversato dall'altro, e quindi di provare la vertigine di
uscire in qualche modo da sé, attratto da quella trascendenza, da quella
eccedenza, da quell'ulteriorità che consente di avvertire, oltre se stesso,
l'altro da sé. Questo infatti è possibile solo se l'altro mi altera, mi
modifica, mi sottrae a quell'impianto di difese al cui interno si è arroccato
il nostro io, terrorizzato di consegnarsi a un'alterità che incrina la sua
identità. Condizione, questa, necessaria per aprirsi a ciò che noi non siamo, a
quel nulla di noi, che è poi la scoperta del mondo, a cui il sentimento ci
accompagna quando non si rattrappisce in uno sterile amore di sé. Il teologo
ortodosso Christos Yannaras scrive: «Se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi
belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro di Lui». Ma
per accorgersi degli occhi belli di una zingara bisogna essere già usciti dal
proprio io. E questa è la cosa che al single risulta più difficile, proprio per
effetto della sua condizione, quando è scelta.
"Amore è l'espropriazione della soggettività, l'essere trascinato del soggetto oltre la sua identità, e il suo concedersi a questo trascinamento, perché solo l'altro può liberarci dal peso della soggettività che non sa che fare di se stessa. Amore è violazione dell'integrità degli individui,la sola cosa capace di aprirci all'altro". (U. Galimberti). Galimberti mette in risalto anche l'importanza di cambiare noi stessi nell'amore per l'altro. Fromm sostiene che "la condizione essenziale per la conquista dell'amore è il superamento del proprio narcisismo". "La vita è imparare ad amare". (Abbe' Pierre). "Temere l'amore è temere la vita, e chi ha paura della vita è già morto per tre quarti". (Bertrand Russell). "Chiunque abbia mai amato porta una cicatrice". (Alfred De Musset). "Abbi fede nell'amore,anche quando ti fa soffrire. Non chiudere il tuo cuore". (Rabindranath Tagore). "Il vero amore non ha mai conosciuto misura".(Sesto Properzio). "Se ami veramente qualcuno,non lo perderai mai del tutto". (Ernest Hemingway). "L'amore è un frammento mortale di immortalità". (Fernando Pessoa). "L'amore, quello vero, non finisce nemmeno se tu stesso ti imponi di farlo finire". (Anonimo). Grazie per questo stupendo post e buona continuazione.
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