Dalla seconda di copertina del volume “Sconfitti” di Corrado Stajano –
“ilSaggiatore” editore (2021), pagg. 211, euro 19 -: Un sogno. Una figura femminile
cerea e smunta, vestita di una tunica nera, attraversa una piazza di Milano
trainando un carretto vuoto; le vie della città si svuotano mentre tutti
corrono ai ripari. L'incubo diventa attualità e storia al tempo stesso: è la
primavera del 2020, la pandemia sta soffocando il mondo. Che questo sia
l'ennesimo ultimo atto della tormentata esistenza del nostro paese? Forse il
Novecento non è ancora concluso; non per l'Italia. L’emergenza sanitaria
compromette ogni tentativo di sciogliere i nodi del passato e diventare un
paese moderno: stragi senza colpevoli, scandali politici, criminalità
organizzata, propaganda nazionalista e propaganda populista. La nostra storia
più recente non è che il residuo di lacerazioni non sanate e contraddizioni
irrisolte. Bisogna dunque ancora una volta guardare al passato por comprendere
questo nostro tempo: (…). Il contagio di oggi sembra la coda della cometa
tossica del passato, e ancora una volta ci troviamo a chiederci se riusciremo a
«dar fiato
a una politica della dignità, a ritrovare il senso etico-civile e la speranza». (…). Di seguito,
testo-sintesi tratto dal volume “La
nostra parte” (Mondadori Editore, pagg. 216, euro 18.50) di Elly Schlein – attivista
del Partito Democratico, vicepresidente della regione Emilia Romagna – riportato
sul quotidiano “la Repubblica” di oggi col titolo “Perché il clima colpisce i più deboli”: Per capire quanto siano
interconnessi le diseguaglianze e i cambiamenti climatici, basta guardare entro
e oltre i nostri confini a chi sta pagando il prezzo più alto del riscaldamento
globale. Sono i Paesi in via di sviluppo, che meno hanno contribuito a
causarli. Entro i nostri confini vale lo stesso: a rischiare di essere più
colpito dall’emergenza climatica è chi non può scegliere dove vivere, dove
lavorare, quale aria respirare. Chi subisce sulla pelle la falsa
contrapposizione tra diritto al lavoro e diritto a respirare un’aria che non
faccia ammalare. Quante ferite aperte, come quella di Taranto, quanti luoghi a
rischio e siti inquinati, da nord a sud. In Italia, poi, il fenomeno della
povertà energetica riguarda oltre 4 milioni di famiglie, che non dispongono di
risorse economiche sufficienti per scaldarsi d’inverno. Le fasce più povere
sono maggiormente esposte ai rischi climatici e ambientali, che si tratti degli
eventi meteorologici estremi (perché hanno il doppio della probabilità di
vivere in contesti fragili) o delle conseguenze di medio e lungo termine, come
gli effetti nocivi delle emissioni climalteranti e dell’inquinamento sulla
salute. Sono più colpite dai disastri poiché, avendo meno, rischiano di perdere
tutto e di avere minori possibilità di recupero. Tutto questo non fa che
peggiorare, in una spirale negativa, le loro condizioni materiali: i
cambiamenti climatici aumentano le diseguaglianze. E autorevoli studi
dimostrano che, nei Paesi dove sono maggiori le diseguaglianze, lo sono anche
la produzione di rifiuti, il consumo di acqua e le emissioni di gas serra per
persona. Un circolo vizioso che va interrotto al più presto. Si fa largo sempre
di più una nuova consapevolezza: gli sforzi per la giustizia sociale e per la
giustizia ambientale debbono procedere di pari passo. Non si può lottare
efficacemente contro le diseguaglianze se non si affronta al contempo
l’emergenza climatica, che ne è insieme concausa ed effetto. E viceversa non si
può attuare una vera transizione ecologica senza accompagnare in essa tutta la
società, a partire da chi lavora e dalle fasce più fragili e più esposte, per
non lasciare indietro nessuno. Se tali argomenti si stanno diffondendo sempre
di più, anche nelle istituzioni, è perché da tempo questa nuova consapevolezza
si fa strada nelle piazze e nelle mobilitazioni, specie tra le giovani
generazioni, che manifestano insieme negli scioperi per il clima e contro lo
sfruttamento lavorativo, in solidarietà ai migranti e per la parità di genere,
nei cortei dei Pride e contro il razzismo. Ci stanno indicando una via, ed è
quella dell’intersezionalità. Per sfidare il modello di sviluppo che produce e
alimenta le diseguaglianze e al contempo sfrutta in modo insostenibile il pianeta,
compromettendone l’equilibrio e minacciandone il futuro, bisogna fare
esattamente ciò che si vede in quelle piazze: unire le lotte. Ad ascoltarle
bene, queste mobilitazioni - che sono nate spontaneamente, fuori dai circuiti
dei partiti - ci dicono molto di quel che manca all’offerta politica attuale. Ci dicono che nella società emerge una visione che tiene insieme le sfide
cruciali su cui ci giochiamo il futuro: la transizione ecologica e la lotta
alle diseguaglianze, per i diritti e il lavoro di qualità. La politica, invece,
è rimasta indietro e si ostina a dividere ciò che nelle piazze sta già
marciando insieme. Esiste poi una politica della contrapposizione, che soffia
sul disagio e alimenta tensioni, specie tra i più fragili, individuando un
nemico al giorno come causa di tutti i mali sociali. Così, a quanti si sentono
al margine e chiedono ascolto e prospettive per il futuro, può offrire qualcosa
di molto più semplice di una soluzione: un capro espiatorio. Quella politica
offre soluzioni semplicistiche a problemi complessi, raccontando un’antica
bugia: che la risposta sia rinchiudersi dietro muri sempre più alti e in
recinti sempre più stretti, la nazione, la città, fino alla propria casa,
magari armati fino ai denti gli uni contro gli altri perché così si è «più al
sicuro». Ma la società più sicura non è quella dei rinchiusi in casa, è quella
che offre alle persone la consapevolezza, nel momento del bisogno, di potersi
rivolgere alla porta accanto, affidare alla comunità intorno. Ridare fiducia
nelle possibilità di migliorare la propria vita sarà il più potente antidoto
all’odio che trova nel diverso il capro espiatorio più facile verso cui
veicolare la paura di perdere tutto e la frustrazione. Per questo serve una
politica in grado di spiegare con parole semplici la complessità, che abbia il
coraggio di dire la verità alle persone. E chi fa politica, ancor più chi
governa, ha la responsabilità di non alimentare le tensioni sociali che le
diseguaglianze inevitabilmente producono, specie tra i più fragili, ma di agire
sulle loro cause profonde, dando risposte commisurate ai diversi bisogni che le
persone, le comunità e i territori esprimono. La pandemia ci ha dimostrato con
brutalità quanto il benessere altrui sia anche il nostro. Quanto la salute e la
possibilità di vivere in condizioni dignitose per i più fragili, come le
persone senza dimora e i braccianti che lavorano nei campi, siano interesse di
tutta la comunità. Ci ha mostrato quanto il concetto di frontiera sia
evanescente e, dunque, vana l’illusione nazionalista che chiudendo la porta sia
possibile mettersi al riparo dai problemi che attraversano la società tutta.
Sfide europee e globali esigono risposte europee e globali, condivise e
solidali. È necessario unire le forze e unire le lotte, anche oltre i confini,
se quel che vogliamo è cambiare le cose.
"Sull'uguaglianza e sulla libertà sono nati comunismo e capitalismo,sulla fraternità non è nato un bel niente. Ma senza fraternità il capitalismo non può che ritornare ad essere selvaggio e il comunismo non può trovare altra espressione di quella che storicamente ha avuto ".(Umberto Galimberti)." La fratellanza è la capacità di riconoscere noi stessi negli altri e gli altri in noi stessi ". (Fabrizio Caramagna)." Tutti noi abbiamo un'origine comune, siamo tutti figli dell'evoluzione dell'universo, dell'evoluzione delle stelle e quindi siamo davvero tutti fratelli ". (Margherita Hack)." La terra è un solo paese. Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino ".(Lucio Anneo Seneca). "Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti". (Martin Luther King). "Quando si avvicina uno straniero a noi e noi lo comprendiamo come un nostro fratello, ponendo fine a ogni conflitto. Ecco,questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno". (Paulo Coelho). "Compassione, amorevole gentilezza, altruismo, senso di fratellanza: queste sono le chiavi dello sviluppo umano, non solo nel futuro, ma anche nel presente". (Dalai Lama). "La religione più elevata è quella di coltivare la fratellanza universale e di considerare tutte le creature simili a se stessi". (Sri Guru Nanak). Grazie per questo post eccezionale che ha coinvolto la mia mente, facendo vibrare anche la mia anima. Riconosco che forse è un mio difetto, e di questo devo scusarmi, ma mi riesce veramente difficile separare la ragione dal sentimento... Buona continuazione.
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