"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 6 febbraio 2022

Lamemoriadeigiornipassati. 28 «La fede, ce lo ricorda Pascal, non saprebbe cosa farsene di un Dio raggiungibile con gli strumenti della sola ragione».

 

A lato. Blaise Pascal (Clermont-Ferrand, 19 di giugno dell’anno 1623 – Parigi, 19 di agosto dell’anno 1662).

Ha scritto il teologo Vito Mancuso alla pagina 66 del Suo volume “Dio e il suo destino” – Garzanti editore (2015), pagg. 463, € 20 –:

(…). …io ti dichiaro che la modalità di concepire Dio mediante la tua figura, quella modalità che viene trasmessa da secoli qui in Occidente lungo una catena che risale all’indietro fino agli inizi della nostra civiltà, non funziona più. Il suo destino è segnato. Io credo anche di sapere perché: perché essa non esprime la purezza del bene, ma, scaturita dal potere, esprime una logica di dominio. È una modalità che assomiglia troppo a ciò che un filosofo ha chiamato “volontà di potenza”: una volontà che si impone dall’alto, di fronte alla quale tutti devono provare paura, e che fa di te una specie di dittatore metafisico dell’universo. Questo modo di pensare il Divino che tu rappresenti, caro Deus, questo stile assolutista e talora anche aggressivo, lontano dalla mitezza e dalla non-violenza, è falso. E anche tu lo sei. Di seguito “Evoluzionismo vs Creazionismo” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 6 di febbraio dell’anno 2010: Non confondiamo la religione con la scienza. Le parole dell'una e dell'altra rispondono a esigenze diverse. Non mi hanno mai appassionato i conflitti tra scienza e fede perché, contrariamente a quanto si è soliti pensare, né l’una né l’altra hanno davvero a che fare con la “verità”. La scienza lo sa da tempo, e su questo non si è mai ingannata, per cui è sempre disposta a invalidare le sue ipotesi ogni volta che ne trova migliori. La fede pensa di attingere a una verità superiore a quella razionale, ma contro questa pretesa già Paolo di Tarso e Tommaso d'Aquino la mettevano opportunamente in guardia. La scienza non ha rapporti con la verità, perché ciò che essa produce sono solo proposizioni esatte, cioè ottenute da (ex actu) le premesse che sono state anticipate in via ipotetica. Che poi l'ipotesi sia confermata dall'esperimento dice solo che noi conosciamo la validità operativa di quell'ipotesi, non la natura della cosa indagata con quell'ipotesi, perché, interrogata, la cosa non mostra il suo volto, ma semplicemente risponde all'ipotesi anticipata. La fede, a sua volta, non ha a che fare con la verità perché, lo dice Tommaso d'Aquino commentando Paolo di Tarso, la fede, a differenza della scientia espressa dalla ragione umana, conduce in captivitatem omnem intellectum, cioè rende l'intelletto prigioniero di un contenuto che non è evidente, e che quindi gli è estraneo (alienus), sicché l'intelletto è inquieto (nondum est quietatus) di fronte alla fede, nei cui riguardi si sente in infirmitate et timore et tremore multo. La fede, inoltre crede proprio perché non sa. Io non credo che due più due faccia quattro perché lo so. Posso invece credere nell'immortalità dell'anima, proprio perché non lo so. E allora tra scienza e fede non c'è conflitto, perché la scienza risponde all'esigenza di una spiegazione del mondo, mentre la fede risponde all'esigenza di reperire un senso alla nostra vita e al nostro essere nel mondo. La fede infatti, ce lo ricorda Pascal, non saprebbe cosa farsene di un Dio raggiungibile con gli strumenti della sola ragione, perché ciò di cui va alla ricerca è, nella versione della fede cristiana, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Quindi un Dio che parla al cuore umano nei termini di uno sguardo accogliente, di una protezione che ci rassicuri nella precarietà dell'esistenza, nella speranza di sopravvivenza e di salvezza. Di tutto questo la scienza non si occupa, perché il suo scopo non è quello di reperire un senso per la nostra esistenza, ma di pervenire alla conoscenza sempre più approfondita del mondo. Se i riferimenti della fede e della scienza sono così diversi e tra loro distanti, non c'è un piano su cui possono confliggere, se non per coloro che vogliono affidare all'una o all'altra entrambi i compiti: quello di spiegare il mondo e di reperire un senso. Questa pretesa, nel caso della scienza, si chiama, come scrive Jaspers, superstizione scientifica e nel caso della fede negazione della ragione.

1 commento:

  1. "La scienza non solo è compatibile con la spiritualità, è una profonda fonte di spiritualità". (Anonimo). "La religione ti chiede di inchinarti davanti al tuo Dio. La vera spiritualità ti invita a guardarti dentro". (Marcello Mondello). "La scienza è un importante strumento di conoscenza. L'errore è pensare che sia il solo." (T. Terzani). "La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca". (Albert Einstein). "Credi a quelli che cercano la verità. Dubita di chi la trova". (André Gide). Carissimo Aldo, la conclusione a cui sono giunta è che bisogna avere l'umiltà di accettare il disagio del limite: l'uomo non può comprendere l'illimitato e si strugge tra lo sfrenato desiderio di conoscere e la limitata possibilità di farlo in maniera soddisfacente, cioè riuscendo a svelare completamente il mistero che lo avvolge... Grazie per questo post interessantissimo e molto proficuo. Buona continuazione.

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