"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 27 febbraio 2022

Paginedaleggere. 92 «Sta accadendo qualcosa di molto più folle: non una guerra fredda ma una pace calda».

 

Tratto da “Goodbye Lenin nel Donbass. La guerra? Stupro di impotenti” di Slavoj Zizek, riportato su “il Fatto Quotidiano” del 25 di febbraio 2022 (seconda giornata di aggressione all’Ucraina): In una conferenza stampa del 7 febbraio, Vladimir Putin notava quanto poco il governo ucraino apprezzi l'accordo di Minsk, e aggiungeva: "Che ti piaccia o no, è il tuo dovere, bella mia". (…). L'osceno commento di Putin va letto sullo sfondo della crisi ucraina, presentata dai nostri media co-me minaccia di "stupro di un Paese onesto". Crisi non priva di aspetti comici: a riprova, in un mondo alla rovescia come il nostro, della sua gravità. Come ha notato l'analista politico sloveno Boris Ibej: "Chi ci attendiamo che attacchi [la Russia], dichiara di non averne intenzione; chi dovrebbe calmare le acque insiste che lo scontro è inevitabile". (...). Facile tradurre la situazione nella metafora dello stupro. La Russia, pronta a violentare l'Ucraina, asserisce di non volerlo fare, ma fra le righe palesemente insinua che, nel caso in cui non ottenesse il consenso ucraino a un rapporto sessuale, è disposta a stuprarla (ricordiamoci la volgare risposta di Putin); inoltre, accusa l'Ucraina di istigarla a commettere lo stupro. Gli Stati Uniti, che intendono proteggerla dallo stupro, suonano il campanello d'allarme, in modo tale da ergersi a protettori degli Stati post-sovietici: un tipo di protezione che non può non ricordarci quella che un gangster può offrire a negozi e ristoranti del suo quartiere contro le rapine, con la velata minaccia che rifiutarla comporterebbe pessime conseguenze. L'Ucraina, bersaglio del temuto stupro, cerca di mantenere la calma, e sembra innervosirsi all'allarme Usa, consapevole che la canizza possa davvero provocare la Russia allo stupro. Che cosa si nasconde, dunque, dietro questo conflitto, con tutti i suoi imprevedibili rischi? E se il pericolo non stesse tanto nel suo riflettere una forza crescente delle due ex superpotenze ma, piuttosto, nel provarne l'incapacità di accettare di non esserlo più? Quando, al culmine della Guerra fredda, Mao Tsé Tung disse che, pur con tutte le loro armi, gli Stati Uniti erano una tigre di carta, dimenticava di aggiungere che le tigri di carta possono essere più pericolose delle tigri vere e sicure di sé. Il fallimento della ritirata afghana non è che l'ultimo della serie di fiaschi della supremazia Usa, e lo sforzo da parte da parte russa di ricostruire l’impero sovietico non è che il disperato tentativo di coprire la propria situazione di debolezza e di declino. Com'è il caso dei veri violentatori, lo stupro segnala l'impotenza dell'aggressore. Impotenza palpabile, ora che lo stupro è cominciato, con la prima penetrazione diretta dell'esercito russo in Ucraina - la prima, cioè, se escludiamo il Gruppo Wagner (...) da anni attivo nel Donbass, dove organizza la resistenza "spontanea" all'Ucraina (come ha già fatto in Crimea). Ora che le tensioni sono esplose, la Duma russa ha approvato un appello diretto a Putin, affinché riconosca gli Stati separatisti – e a controllo russo - di Donetsk-e di Lugansk. Prima Putin ha sostenuto di non voler immediatamente riconoscere le sedicenti repubbliche; così che, quando le ha infine riconosciute come repubbliche indipendenti, sembrasse averlo fatto a causa della pressione popolare, secondo le regole descritte (e praticate) un secolo fa da Stalin. Alla metà degli anni Venti del Novecento, Stalin propose di adottare una semplice decisione: il governo della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa sarebbe diventato il governo delle altre cinque repubbliche: Ucraina, Bielorussia, Azerbaijan, Armenia e Georgia. (…). L'invasione in corso porta a compimento la negazione di ogni residuo della tradizione leninista. L'ultima volta che Lenin è comparso nei titoli di testa occidentali risale alla sollevazione ucraina del 2014, che rovesciò il presidente filorusso Janukovy: nei servizi televisivi sulle proteste a Kiev, abbiamo visto e rivisto la scena dei manifestanti che, infuriati, abbattevano la statua di Lenin. Assalti del tutto comprensibili, visto che tali statue funzionavano da simboli dell'oppressione sovietica, e la Russia di Putin viene percepita come la continuatrice della politica di soggezione alla Russia delle nazioni non russe, già tipica dell'Unione Sovietica. E tuttavia, era paradossale vedere gli ucraini tirar giù Lenin per affermare la propria sovranità nazionale. (...).   La politica estera di Putin si pone in evidente continuità con quella linea zarista-stalinista (…). E non sorprende che, lunedì 21 febbraio 2022, nell'annunciare l'intervento militare nella regione del Donbass, Putin abbia ripetuto la sua già espressa opinione, secondo cui fu Lenin - salito al potere dopo la caduta della famiglia reale dei Romanov - l'"autore e creatore" dell'Ucraina (...). Si può essere più chiari di così? Le persone di sinistra che rimangono con la Russia (in fin dei conti, la Russia è il successore dell'Urss, le democrazie occidentali sono un falso, Putin si oppone all'imperialismo americano ecc. ecc.) debbono ammetterlo: Putin è un nazionalista conservatore. La Russia non sta soltanto tornando alla Guerra fredda e alle rigide regole che questa portava con sé. Sta accadendo qualcosa di molto molto più folle: non una guerra fredda ma una pace calda, una pace che assomma a una guerra ibrida permanente, in cui gli interventi militari sono spacciati per missioni di pace contro i genocidi (...). Per concludere con la domanda di Lenin: che fare? Chi, come noi, vive in Paesi che si ritrovano spettatori della triste commedia dello stupro, deve sapere che solo una decisa castrazione potrà impedirlo. Non possiamo che raccomandare che la comunità internazionale effettui una simile operazione chirurgica sulla Russia e, in certa misura, anche sugli Stati Uniti: ignorandoli e marginalizzandoli il più possibile, trattandoli come imbarazzanti oscenità, come qualcuno che vediamo defecare sulla pubblica strada; e assicurandosi che al posto della loro autorità globale non cresca più nulla.

Nessun commento:

Posta un commento