A lato. "Piazza S.Simeone" (Roma), acquerello (2021) di Anna Fiore.
A proposito di “patria”, “paese” e quant’altro
attenga allo spirito (malsano assai, nei secoli saeculorum) di appartenenza ed
identità collettiva ne ha scritto Marco Belpoliti in “Paese” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 30 di gennaio
2022: "Il paese che amo" è un refrain di Silvio Berlusconi. Amore
tutti sanno cos'è per averlo provato almeno una volta nella vita. Ma Paese cosa
significa? Per il Cavaliere sta al posto di Italia, parola che c'è già nel logo
del suo partito, di cui Paese è sinonimo. La parola deriva dal latino pagus,
villaggio, termine che nel XII secolo indicava "una grande estensione di
territorio abitato e coltivato". Solo alla fine del XIII ha cominciato a
indicare: nazione, stato, patria. Berlusconi da vero pubblicitario sa che Paese
suona meglio di Patria per la maggior parte degli italiani, che sono,
nonostante tutto, dei "paesani", legati al luogo in cui sono nati.
Patria è un termine che usa Giorgia Meloni insieme a "patriota",
parola il cui significato oscilla a seconda dei parlanti: nel 1944 indicava i
fascisti della Repubblica Sociale come i partigiani.
In un passaggio di "I
sommersi e i salvati" (1986) Primo Levi spiega cosa sia la Patria:
"Si colloca vistosamente fuori del linguaggio parlato: nessun italiano, se
non per scherzo, dirà mai "prendo il treno e ritorno in patria". È di
conio recente, e non ha senso univoco; non ha equivalenti esatti in lingue
diverse dall'italiano, non compare, che io sappia, in nessuno dei nostri
dialetti (e questo è un segno della sua origine dotta e della sua intrinseca
astrattezza), né in Italia ha avuto sempre lo stesso significato. Infatti, a
seconda delle epoche, ha indicato entità geografiche di estensione diversa, dal
villaggio dove si è nati e (etimologicamente) dove hanno vissuto i nostri
padri, fino, dopo il Risorgimento, all'intera nazione. In altri paesi, equivale
press'a poco al focolare, o al luogo natio; in Francia (e talora anche fra noi)
il termine ha assunto una connotazione a un tempo drammatica, polemica e
retorica: la Patrie è tale quando è minacciata o disconosciuta". Patria ha
una declinazione "militare", ed esprime il sottofondo bellico del
linguaggio di "Fratelli d'Italia", che, per quanto ripulito e
riaggiornato, riecheggia quello del Movimento Sociale. Silvio Berlusconi no,
lui sa usare le parole del marketing, ma come tutte le parole della pubblicità
alla fine s'usurano in bocca a chi le usa. Il "paese che amo" non è
altro che lui stesso: un uomo e un Paese. L'augurio è che il nuovo Presidente,
chiunque esso sia, metta insieme le due parole, Paese e Patria, così che entrambe
non riguardino solo la prima persona singolare o plurale, io e noi, ma anche la
terza: egli e essi. Ne aveva riflettuto anche Maurizio Viroli – dall’anno
2014 professore emerito presso l'”Università di Princeton” – in «Un
“presidente patriota” è per forza antifascista», pubblicato su “il Fatto
Quotidiano” del 17 di dicembre dell’anno 2021, a seguito della “boutade”
– che per il dizionario Treccani sta per “‹butàd› s. f., fr. [dall’ital. bottata,
termine di scherma]. 1. Battuta di spirito, osservazione arguta, in cui la
spontaneità e l’immediatezza si uniscono a una punta di paradosso. 2.
Ghiribizzo, capriccio. 3. Nel sec. 18°, improvvisazione di danze o fantasie e
simili” – della “pasionaria” dei cosiddetti “affratellati
d’Italia”, che di seguito si riporta quasi integralmente: (…). Mi permetto di invitare
l’Onorevole (Meloni Giorgia n.d.r) a riflettere su poche semplici
considerazioni. 1. Essere patrioti vuol dire amare la patria. Spiegare cosa si
dovrebbe intendere per amore e per patria richiede un approfondimento che le
poche righe di un articolo non consentono. Mi limito a osservare che l’amore di
patria, nel suo più nobile significato, è, in primo luogo, l’amore della
libertà di un popolo. 2. Amare la patria italiana, se le parole hanno ancora un
senso, vuol dunque dire difendere la vita, la libertà e la dignità degli
italiani. Sarebbe quantomeno bizzarro sostenere che amava gli italiani chi li
ha massacrati, li ha gettati ingiustamente in carcere, li ha costretti
all’esilio, li ha privati delle fondamentali libertà politiche e civili, li ha
mandati a morire in vergognose guerre coloniali, ha chiuso in campi di
concentramento gli italiani di religione ebraica, ha fatto combattere i
militari italiani a fianco di un criminale come Hitler, ha scatenato la guerra
civile. 3. I fascisti hanno fatto tutto questo. Sono cose note, ma repetita
juvant, dicevano i pazienti professori. Prima che Mussolini fosse chiamato a
formare un governo dallo spregevole monarca Vittorio Emanuele III, i fascisti
avevano già distrutto sezioni e cooperative socialiste, comuniste e popolari,
aggredito militanti dei partiti democratici e di sinistra. Giunti al potere,
hanno praticato l’ignobile metodo dell’assassinio politico: don Giovanni
Minzoni è stato massacrato il 23 agosto 1923 dagli squadristi di Italo Balbo;
Giacomo Matteotti è stato ucciso il 10 giugno del 1924 per ordine di Mussolini;
Piero Gobetti è morto a Parigi il 15 febbraio 1926 a causa delle ripetute
aggressioni subite per mano fascista; Giovanni Amendola, anch’egli
ripetutamente aggredito dai fascisti, è spirato il 7 aprile 1926; Antonio
Gramsci è stato condannato a vent’anni di carcere ed è morto il 27 aprile 1937;
Carlo e Nello Rosselli sono stati barbaramente trucidati da sicari della
organizzazione filofascista Cagoule il 9 giugno 1937. L’elenco potrebbe
continuare. Fra il 1925 e il 1926 il governo Mussolini ha emanato le cosiddette
“leggi fascistissime” che hanno tolto agli italiani la libertà di parola e di
stampa, la libertà di associarsi in partiti politici e in sindacati (a
eccezione del partito e dei sindacati fascisti, naturalmente) e la libertà di
sciopero. Ha istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato al fine
di perseguire i reati di antifascismo. Fra il 1931 e il 1935 ha scatenato una
brutale repressione in Cirenaica e la guerra di conquista in Etiopia. Nel
settembre del 1938 ha emanato le famigerate leggi razziali volte a colpire gli
ebrei. Il 10 giugno 1940 Mussolini ha dichiarato guerra all’Inghilterra e alla
Francia (già sconfitta) e ha mandato gli italiani a morire in Africa, in
Grecia, nei Balcani, in Russia. Nel settembre del 1943 ha fondato, per ordine
di Hitler, la Repubblica sociale italiana. Una serie di atti d’amore davvero
esemplari verso gli Italiani e l’Italia. “Ma il fascismo ha fatto anche cose
buone” suona il penoso ritornello che da qualche settimana è tornato in voga.
Le cosiddette “cose buone” del fascismo non erano tali per la semplice ragione
che Mussolini le ha fatte non per il bene degli italiani, ma per rafforzare il
consenso al regime: il consenso di uomini e donne ai quali lo stesso regime
aveva tolto la libertà e quindi li aveva resi servi. Se avesse voluto davvero
il bene degli italiani, il fascismo avrebbe dovuto restituire loro la libertà,
il bene più prezioso, rispetto al quale bonifiche di paludi e sussidi di vario
genere sono del tutto irrilevanti, nient’altro che ripugnanti contentini del
padrone ai servi. 4. Poiché il fascismo ha fatto più male agli italiani di
qualsiasi altro regime politico, come può chi ama l’Italia e gli italiani non
detestare il fascismo? Come può, in altre parole, un patriota non essere un
antifascista intransigente? Certo, al Quirinale deve andare un vero patriota.
Anche perché sarebbe davvero roba da manicomio avere un presidente della
Repubblica – che ha il dovere costituzionale di tutelare l’unità nazionale –
che non ama la patria italiana. Sarebbe quasi come avere al Quirinale un
pregiudicato come Berlusconi, amico di figuri condannati per corruzione e per
mafia. Infine, il presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La
nostra Costituzione è antifascista dal primo articolo che proclama la sovranità
popolare alla norma finale che vieta la ricostituzione del disciolto partito
fascista. Un presidente “patriota”, ma non antifascista, potrebbe essere
soltanto un nazionalista, oppure un poveruomo, o una povera donna, capace solo
di balbettare frasi vuote sulla patria e sull’amor di patria.
Nessun commento:
Posta un commento