Lettera aperta di Mimmo Lucano - "Abbiate il coraggio di restare
soli" – pervenutami dalla carissima amica Annamaria M. letta il primo
di ottobre 2021 in una piazza di Riace: È inutile dirvi che avrei voluto essere
presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più,
per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella
sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono
dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio
collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci. A
voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un
immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni
quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie. Il cielo
attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che
attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti
indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di
crudeltà di nuove barbarie fasciste. Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono.
E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del
quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali
problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla
morte e alla repressione. Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo
paese del Sud italiano, terra di sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un
giorno che sarà destinato a passare alla storia. La storia siamo noi. Con le
nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le
nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere. Verrà un giorno
in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più
uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che
viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da
porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio. Sulla mia
situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere
rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori né
rivendicazioni contro nessuno. Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho
niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose,
che hanno dato un senso alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente
fiume di solidarietà. Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Non dobbiamo
tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno
dell’utopia sociale. Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e
l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti
ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di
meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare
nei tempi delle amnesie obbligatorie. Di essere così ostinati da continuare a
credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne.
Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte,
perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta
dicendo un arrivederci. Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che
è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla
volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le
cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere. Mimmo Lucano. Ha scritto
Furio Colombo in «I due “eroi” tipici di un’Italia deragliata»
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri domenica 3 di ottobre: (…). Non
credo che sia stato facile argomentare, dimostrare e colpire adeguatamente i
reati e le violazioni della legge e della rettitudine di sindaco commessi da
Mimmo Lucano, diventato nel mondo una specie di Gandhi italiano per tutto
quello che aveva osato fare in favore dei poveri. Per fortuna di Mimmo Lucano la
sua condanna da Conte di Montecristo è di primo grado. Ma il fatto importante è
che un bel po’ di italiani (forse la maggioranza) si accorge che il Paese è
vuoto, nessuno raccoglie la frutta, una Italia in ripresa è sguarnita di
manodopera, e il “reato” compiuto a Riace non sembra così sinistro, sembra anzi
una iniziativa profetica. (…). Però, con tutto il doveroso rispetto per il
Tribunale di Locri, una cosa è impossibile non notare. I giudici hanno deciso
in sentenza, per il sindaco di Riace una pena doppia rispetto a quella richiesta
dai pm. È un fatto raro, quasi sempre dedicato a fatti di sangue in cui resta
in discussione la responsabilità finale del delitto. E c’è una immensa somma da
restituire all’Europa dopo un processo in cui nessuno, tranne i profughi, ha preso
soldi e nessuno può più lavorare. Preciso: non sto criticando una sentenza che
non conosco e che non capisco. Sto notando – certo insieme a molti lettori –
che tutto ciò è stato fatto in modo incomprensibilmente esagerato proprio
perché molti di noi pensassero, dicessero o scrivessimo queste righe. Ci sono
riusciti. Ha scritto Michele Serra in “Che fatica il giudizio politico” pubblicato sul quotidiano “la
Repubblica” del 2 di ottobre 2021: La paurosa sentenza su Mimmo Lucano, ben al
di là delle spiegazioni leguleie che valgono a soddisfare solo gli appassionati
del genere, ha un pregio. Conferma che il vaglio giudiziario delle vicende
umane non ci dispensa dal giudizio etico e dal giudizio politico, che sono a
nostro carico. La giustizia non può prenderne il posto se non come parodia
burocratica della verità umana (nella peggiore delle ipotesi: vedi questa
sentenza) oppure, migliore delle ipotesi, come laboriosa applicazione di regole
e leggi indispensabili alla vita di una comunità, e però scritte dagli uomini,
dunque non Verbo. Guai a rinnegare questa pratica dura e fondamentale,
l'amministrazione della giustizia, che con tutti i suoi limiti serve a farci vivere
insieme. Ma guai a pensare che basti un giudice a sollevarci dal diritto/dovere
di avere un'opinione nostra sulle cose della vita. Il giudizio su Lucano non
muta di una virgola nemmeno se questa virgola è il colpo d'ascia del tribunale
di Locri: è stato un generoso assemblatore di sogni e di solidarietà, a costo
di aggiustare a favore dei suoi protetti regole dello Stato. Un disobbediente,
non un delinquente. (…). La decrepita polemica su indagini e sentenze
applaudite o fischiate a seconda di chi ne è coinvolto sarebbe molto
ridimensionata se il giudizio politico avesse, almeno in politica, più peso dei
faldoni giudiziari che troppo spesso hanno sollevato partiti e opinione
pubblica dalla fatica di prendere posizione in proprio, senza aspettare, comodi
comodi, avvisi di garanzia e sentenze.
Desidero solo ringraziare te, carissimo Aldo, per questo post eccezionale e anche la carissima Annamaria per la lettera aperta di Mimmo Lucano,che mi ha commosso, ma anche comunicato tanta forza e speranza... Mi sento tanto vicina a questo uomo forte e così ricco dentro da non temere nulla che sia in qualche modo legato all'ego. È un vero esempio di vita... Grazie ancora e buona continuazione.
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