"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 4 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 31 «Il “reato” compiuto a Riace non sembra così sinistro, sembra anzi una iniziativa profetica».

Lettera aperta di Mimmo Lucano - "Abbiate il coraggio di restare soli" – pervenutami dalla carissima amica Annamaria M. letta il primo di ottobre 2021 in una piazza di Riace: È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci. A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie. Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste. Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione. Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italiano, terra di sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia. La storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere. Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio. Sulla mia situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori né rivendicazioni contro nessuno. Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose, che hanno dato un senso alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà. Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale. Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie. Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne. Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci. Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere. Mimmo Lucano. Ha scritto Furio Colombo in «I due “eroi” tipici di un’Italia deragliata» pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri domenica 3 di ottobre: (…). Non credo che sia stato facile argomentare, dimostrare e colpire adeguatamente i reati e le violazioni della legge e della rettitudine di sindaco commessi da Mimmo Lucano, diventato nel mondo una specie di Gandhi italiano per tutto quello che aveva osato fare in favore dei poveri. Per fortuna di Mimmo Lucano la sua condanna da Conte di Montecristo è di primo grado. Ma il fatto importante è che un bel po’ di italiani (forse la maggioranza) si accorge che il Paese è vuoto, nessuno raccoglie la frutta, una Italia in ripresa è sguarnita di manodopera, e il “reato” compiuto a Riace non sembra così sinistro, sembra anzi una iniziativa profetica. (…). Però, con tutto il doveroso rispetto per il Tribunale di Locri, una cosa è impossibile non notare. I giudici hanno deciso in sentenza, per il sindaco di Riace una pena doppia rispetto a quella richiesta dai pm. È un fatto raro, quasi sempre dedicato a fatti di sangue in cui resta in discussione la responsabilità finale del delitto. E c’è una immensa somma da restituire all’Europa dopo un processo in cui nessuno, tranne i profughi, ha preso soldi e nessuno può più lavorare. Preciso: non sto criticando una sentenza che non conosco e che non capisco. Sto notando – certo insieme a molti lettori – che tutto ciò è stato fatto in modo incomprensibilmente esagerato proprio perché molti di noi pensassero, dicessero o scrivessimo queste righe. Ci sono riusciti. Ha scritto Michele Serra in “Che fatica il giudizio politico” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 2 di ottobre 2021: La paurosa sentenza su Mimmo Lucano, ben al di là delle spiegazioni leguleie che valgono a soddisfare solo gli appassionati del genere, ha un pregio. Conferma che il vaglio giudiziario delle vicende umane non ci dispensa dal giudizio etico e dal giudizio politico, che sono a nostro carico. La giustizia non può prenderne il posto se non come parodia burocratica della verità umana (nella peggiore delle ipotesi: vedi questa sentenza) oppure, migliore delle ipotesi, come laboriosa applicazione di regole e leggi indispensabili alla vita di una comunità, e però scritte dagli uomini, dunque non Verbo. Guai a rinnegare questa pratica dura e fondamentale, l'amministrazione della giustizia, che con tutti i suoi limiti serve a farci vivere insieme. Ma guai a pensare che basti un giudice a sollevarci dal diritto/dovere di avere un'opinione nostra sulle cose della vita. Il giudizio su Lucano non muta di una virgola nemmeno se questa virgola è il colpo d'ascia del tribunale di Locri: è stato un generoso assemblatore di sogni e di solidarietà, a costo di aggiustare a favore dei suoi protetti regole dello Stato. Un disobbediente, non un delinquente. (…). La decrepita polemica su indagini e sentenze applaudite o fischiate a seconda di chi ne è coinvolto sarebbe molto ridimensionata se il giudizio politico avesse, almeno in politica, più peso dei faldoni giudiziari che troppo spesso hanno sollevato partiti e opinione pubblica dalla fatica di prendere posizione in proprio, senza aspettare, comodi comodi, avvisi di garanzia e sentenze.

1 commento:

  1. Desidero solo ringraziare te, carissimo Aldo, per questo post eccezionale e anche la carissima Annamaria per la lettera aperta di Mimmo Lucano,che mi ha commosso, ma anche comunicato tanta forza e speranza... Mi sento tanto vicina a questo uomo forte e così ricco dentro da non temere nulla che sia in qualche modo legato all'ego. È un vero esempio di vita... Grazie ancora e buona continuazione.

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