Ha scritto Marco Travaglio in “I migliorissimi”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi
sabato 13 di febbraio 2021: (…). Ora i nuovi dioscuri Sergio e Mario (…)
hanno accontentati tutti in un colpo solo, con un governo
dotato contemporaneamente di anima, identità, sinistra, ecologismo, competenza,
discontinuità e anti-trasformismo. Il Governo dei Migliori, appunto. All’“anima”,
“identità” e “purezza” di sinistra ci pensa il governo Berlusconi-4,
momentaneamente parcheggiato presso il Draghi-1 nelle persone di Gelmini,
Brunetta, Carfagna, Giorgetti e Stefani. All’ecologismo badano Giorgetti, le
truppe forziste e altri santi patroni del partito del cemento, del bitume,
delle trivelle e del Tav. Per la competenza, a parte tre o quattro tecnici (fra
cui quel Colao che, quando lo chiamò Conte, tutti sghignazzavano su Colao
Meravigliao), c’è un trust di cervelli mica da ridere: dalla Gelmini e i suoi
neutrini nel tunnel Gran Sasso-Ginevra; a Brunetta, grande esperto di tornelli
e diplomazia; a Orlando (quello che “mai con la Lega”), che può passare dalla
Giustizia al Lavoro al nulla con la stessa enciclopedica impreparazione. Alla
discontinuità provvedono Franceschini (al suo quarto governo), Brunetta,
Gelmini, Carfagna, Giorgetti e Di Maio (terzo), Bonetti, Stefani, Garavaglia,
Giovannini, Orlando, Guerini, D’Incà, Dadone, Patuanelli, Lamorgese, Speranza
(secondo). Otto ministri del Conte-2: ma quindi era vero che erano i “migliori
del mondo”? All’anti-trasformismo, c’è solo l’imbarazzo della scelta: lo
rappresentano praticamente tutti. Manca solo Giuseppe Conte che, pur nella
momentanea disgrazia, è il solito fortunello: non essendo né un migliore né un
competente, lui non c’è. Che culo. E così accade che anche quel “Sant’Uomo”
di Draghi Mario evidenzi, da subito, la prima delle ipotizzabili sue “defaillances”.
È pur vero che l’accaduto de-mitizzerà l’aureolato Uomo e ce lo farà apparire
più vicino al tipo degli “umani”, quindi un tantino umanamente più simpatico. Avviene
che le cronache di ieri mettano in bocca al Draghi Mario un “crepi
il lupo” in risposta ai giornalisti che, alla presentazione dei nuovi
ministri, gli formulavano un augurio di buon e profittevole lavoro con un classico
“in
bocca al lupo”. Ora è da tempo che i migliori pensatori abbiano
criticato ed abbandonato quel “crepi il lupo” che sa tanto di
anti-animalismo e di supponente superiorità degli umani rispetto a tutto il
resto del creato. Dobbiamo infatti agli etologi più agguerriti la condanna di
quel “crepi
il lupo” in risposta a quell’“in bocca al lupo” in quanto proprio
la bocca del lupo-madre rappresenta il luogo più sicuro per la custodia e la salvezza
dei lupacchiotti, che troveranno in quelle fauci opportunamente serrate l’aiuto
per la salvaguardia della propria esistenza. Una “defaillance” dicevo, che
ci predispone ad essere più miti anche per le “defaillances” a venire. Di
seguito, “Un arco incostituzionale per
sostenere Draghi. Il nuovo governo e i rischi del pensiero unico in economia”
di Luciano Vasapollo, professore di politica economica presso l’Università
Roma1, letto e tratto – per cortese segnalazione della amica carissima Agnese
A. – dal sito www.farodiroma.it del 10
di febbraio 2021: Con il Governo dell’economista Mario Draghi, l’Italia è definitivamente
entrata nella fase di completa cessione della sovranità popolare e nazionale,
proseguendo la lunga fase di controllo commissariale da parte delle potenze
forti dell’Unione Europea nell’interesse della borghesia transnazionale, quale
anima pulsante del polo imperialista europeo. Ciò avviene in nome della
prevalenza della scienza economica intesa come scienza del modo di produzione
capitalistico orientato al profitto e allo sviluppo compatibile solo con le
esigenze di fare impresa nel mercato dei capitali senza dare alcuna risposta
positiva ai pressanti problemi dell’economia sviluppo qualitativo in grado di
soddisfare i bisogni dei lavoratori, degli sfruttati, dei disoccupati, dei
migranti. Se l’insieme delle forze politiche parlamentari che daranno vita al
governo Draghi, creando di fatto un arco di forze “incostituzionali” in quanto
non rispettano i dettami della Costituzione italiana, si presentano come forze
di speranza e di ripresa economica, noi economisti dobbiamo chiederci come
intendono realizzare l’applicazione di una scienza economica e sociale del
pensiero unico: cioè un potere assoluto di “macelleria sociale”. Lo sviluppo di
strumenti e metodologie, quantitative e qualitative, è stato uno dei punti di
forza della scienza economica; e sin dalla sua creazione nel 19° secolo. Una
delle direzioni dei dibattiti storici è stata quella di rifiutare o accettare
la neutralità della valutazione degli strumenti convenzionali della macro e
microeconomia e di altre aree della scienza economica; inoltre, si è discusso
se questi strumenti potessero essere l’unico modo oggettivo per ottenere
risultati veramente scientifici nella ricerca economica. Le scienze economiche
sono un fenomeno relativamente recente, almeno rispetto ad altre discipline
scientifiche, ma sono riuscite ad affermarsi come il principale strumento di
misurazione della realtà sociale e come mezzo fondamentale di controllo e
gestione della società stessa. La rivendicazione scientifica di questa
disciplina, in senso lato come politica economica internazionale, è,
rigorosamente e indiscutibilmente, una questione politica, l’impianto di una
visione ideologica. Oggi, più che mai, possiamo vederlo: il fallimento del
modello dominante neoliberista e capitalista, in generale, è davanti agli occhi
di tutti, evidenziandone la gravità. Un modello economico-culturale che avrebbe
dovuto garantire la prosperità generale e il miglioramento delle condizioni di
vita ha generato il contrario, una crisi globale, una crisi di civiltà. Come
abbiamo già avuto modo di sottolineare in vari lavori, il ciclo economico in
cui ci troviamo è iniziato più di quarant’anni fa, quando la crisi della
sovrapproduzione ha dato luogo ad una grande e ancora irrisolta crisi
dell’accumulazione capitalistica. Fino ad oggi, solo grazie all’analisi di Marx
è possibile comprendere e valutare criticamente il funzionamento e le
contraddizioni del sistema capitalista e, quindi, del suo modo di produzione. È
chiaro che l’economia politica marxista (o meglio la critica dell’economia
politica) è scienza e ideologia critica allo stesso tempo. La critica non può
avere per oggetto la trasformazione della scienza in potere assoluto; per Marx,
la critica del pensiero che lo ha preceduto ha portato a un pensiero di
sintesi. Da questo punto di vista, tali bisogni non hanno alcun giudizio di
valore soggettivo, poiché sono le condizioni soggettive da cui derivano i
giudizi di valore, l’ideologia e le dottrine politiche. Ci sono stati molti
tentativi di separare gli elementi puramente oggettivi dell’economia da quelli
che implicano un giudizio di valore. Siamo d’accordo che, ai fini della teoria
e dell’analisi, i due sono inestricabilmente legati. Come accennato in
precedenza, una delle caratteristiche della scienza della modernità è la
creazione di rappresentazioni idealizzate della realtà che possono portare a
concetti non empirici, cioè non realizzabili nella realtà. Il fatto che il
criterio di ricerca del modello assuma un giudizio di valore negli studi
economici non significa che il processo di ricerca e i suoi risultati non siano
scientifici, ma l’uso dell’economia pura non dovrebbe essere al di fuori della
soluzione immediata e dell’interesse totale dei lavoratori, disoccupati,
migranti e tutti gli sfruttati. L’essenza degli studi sull’economia politica è
capire cosa c’è dietro questi modelli economici, rivelando i veri rapporti
sociali di produzione. Infine, è importante sottolineare che noi, dall’area di
vera e conflittuale opposizione al Governo Draghi, come EUROSTOP, Rete
Comunista, CESTES, Unione USB, da tredici anni proponiamo un progetto
Euro-Mediterraneo ALBA che porta al distacco del soffocamento dell’euro, dei
banchieri, del debito, della speculazione, per creare uno spazio per i popoli
del Mediterraneo che guardi all’ALBA latinoamericana sia in una prospettiva
socialista di transizione, sia in un’economia. Con la costituzione di una
propria banca, con una propria moneta, con una solidarietà e una cooperazione
basata non su vantaggi comparativi e assoluti, ma su vantaggi complementari tra
i diversi paesi. Questa idea è ora all’ordine del giorno non solo in Italia ma
anche in Spagna, Francia e Portogallo. Alba, quindi, per una futura umanità che
non debba più essere sottoposta al Governo dell’economia che domina la realtà
politica degli interessi degli sfruttati che, con le forze politiche e sindacali
di classe, si oppongono al Governo Draghi, combattere la barbarie e
l’oppressione dell’imperialismo e del liberalismo.
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