Mi scrive stamane su WhatsApp l’amica carissima Annamaria
M. - sullo stato comatoso della politica imbelle – dopo la lettura del post di
ieri: “(…). Che vuoi che ti dica. È un marasma. Non esistono partiti, veri e
seri. Non esistono i politici, degni di questo nome. A chi affidarsi? Votazioni?
Con questa legge elettorale? (…)”.
Ho risposto all’amica carissima: “Comprendo
il tuo smarrimento che è anche mio. A volte mi chiedo dove abbia sbagliato io,
di quali responsabilità ne porti pur io il gravoso peso. Se si è giunti a
questo penoso passo una responsabilità collettiva deve pur esserci. Non mi va
di tediarti oltre”. Di seguito, corrispondenza tra Antonio Padellaro e Marco
Travaglio riportata ieri, 9 di febbraio 2021, su “il Fatto Quotidiano” con il
titolo “Ora Salvini non è più fascista:
quindi il Pd chiede scusa?”: Caro Marco, ti confesso che gli ultimi
avvenimenti della politica mi hanno abbastanza disorientato, in me le antiche
certezze vacillano mentre avverto che il nuovo che avanza imporrebbe la ricerca
di un nuovo punto di gravità permanente che non mi faccia più cambiare idea
sulle cose, sulla gente. Nel chiederti di aiutarmi a trovare un senso a ciò che
forse un senso non ce l’ha, vengo al punto che riguarda l’ingresso nella nuova
supermaggioranza di Matteo Salvini. Domenica, nell’interrogarmi su quale dicastero
assegnare al leader leghista, intenzionato dicono a chiedere una poltrona di
prima fila nel governo Draghi, non ho trovato una risposta accettabile.
Infatti, non esiste ambito della vita pubblica dove costui non abbia lasciato
un segno indelebile, e sempre non di particolare pregio. Dai messaggi giunti in
redazione sappiamo che sul tema anche i nostri lettori non sanno come
raccapezzarsi. Il che è del tutto comprensibile non essendo agevole – sia pure
in risposta all’appello di Sergio Mattarella – digerire l’indigeribile. Se
dunque Salvini non recederà dalle ambizioni ministeriali, il presidente
incaricato avrà, tra le tante, un’altra gatta da pelare. Però, l’irruzione
dell’uomo del Papeete pone un’altra questione non piccola a tutti coloro che,
soprattutto a sinistra, fino all’altro giorno consideravano colui che oggi si
presenta tra i costruttori responsabili un pericolo per la democrazia, se non
oggettivamente un fascista. Diciamo che nella fase turbo del sovranismo
populista, nonché delle politiche xenofobe e persecutorie nei confronti degli
approdi dei disperati, l’allora Capitano non si è fatto mancare nulla. Dai
rapporti elettorali con Casapound al giustificazionismo nei confronti di Luca
Traini, sì quello che a Macerata sparava a caso contro le persone di colore
(“l’immigrazione incontrollata porta allo scontro sociale”). Senza contare la
pretesa dei pieni poteri accompagnata da richiami duceschi del tipo: molti
nemici molto onore e piacevolezze del genere. Sai bene che (…) abbiamo sempre
criticato l’allarme son fascisti perché semplicisticamente scagliato contro
l’avversario politico, sovente in mancanza di altri argomenti convincenti. A
questo punto è lecito attendersi che nel Pd e tra i molto vigili intellettuali
di area si apra un dibattito approfondito sulla questione Salvini, a partire
dalle domande sul risorgente (oppure non più) rischio fascista. Perché sarebbe
un pizzico imbarazzante se un pericolo per la democrazia sedesse accanto a chi,
per esempio, lo ha mandato a processo per i casi Gregoretti e Diciotti. Può
darsi però che l’unità nazionale, il bene comune e la salvezza pubblica abbiano
come d’incanto emendato Salvini, trasformandolo da minaccia a risorsa per la
democrazia. Sarebbe un altro straordinario miracolo in quest’epoca di prodigi e
redenzioni. Come vedi, nel nuovo clima mi muovo a tentoni e non so che pesci
prendere. Certamente tu avrai le risposte che a me mancano.
Caro Antonio, le tue angustie sono anche le
mie. Ricordo quando, quasi tre anni orsono, osammo scrivere che il governo
giallo-verde era un gentile omaggio dell’Innominabile (lo chiamavamo ancora
Renzi, 24 denunce fa), mentre maestrine e maestrini dalla penna rossa ci
spiegavano che invece il loro beniamino non c’entrava: il vero problema era che
anche i 5Stelle erano “di destra”, e pure un po’ fasci (…). Poi, insieme a
colossali mostruosità come alcune parti dei decreti Sicurezza, proprio grazie
ai 5Stelle quel governo fece per i bisognosi cose che la sinistra non aveva mai
fatto in trent’anni. Ma nessuno lo riconobbe. Ora, dai compagnucci che si
accingono a digerire il governo con Salvini folgorato sulla via di Bruxelles,
attendersi una parola di scuse sarebbe eccessivo. Mi accontenterei che si
vergognassero almeno un po’.
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