Ha scritto Daria Galateria in “La noce moscata fa male al pianeta” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 23 di dicembre dell’anno 2022:
Amitav Ghosh - Calcutta
(1956), autore del volume “La
maledizione della noce moscata” n.d.r.) - ha visitato le isole Banda, nelle
Molucche indonesiane, nel 2016, ma valutò davvero quel viaggio solo anni dopo,
mentre si trovava in lockdown a New York. Poteva studiare con calma; e lesse di
una lampada che, cadendo nel 1621 a terra nella bale-bale (sala riunioni) di
Banda Besar (Banda "grande", solo quattro chilometri quadrati, in
realtà), aveva provocato un genocidio e, addirittura, la nascita della città di
New York. Nel grande scrittore anglo-indiano, molte riflessioni e la creazione
di un libro magnifico, La maledizione della noce moscata (da Neri Pozza). Solo
nelle isole Banda cresceva allora l'albero della noce moscata. Nel Medioevo con
una manciata di noci si poteva comperare un vascello; nell'Inghilterra
elisabettiana, per la pretesa virtù di guarire dalla peste, il valore ne sale
alle stelle. La potente Compagnia olandese delle Indie Orientali (in sigla,
Voc) intende conquistarne il monopolio: ma i bandanesi hanno i loro traffici, e
nessun monarca, solo degli anziani in disaccordo tra loro. I Diciassette
Gentiluomini che dirigono la Compagnia, di fronte a quella resistenza passiva,
inviano duemila soldati (e anche 80 samurai mercenari) a sgombrare le isole. Il
21 aprile 1621 dunque, Martijn Sonck, incaricato dalla Compagnia di distruggere
il villaggio, è preda di un senso di inadeguatezza - è un funzionario delle
imposte, non un soldato. In passato, i bandanesi hanno perpetrato stragi dei
commercianti invasori; e così, quando una lampada cade a terra, Sonck è colto
dal panico, teme sia un segnale di rivolta, e con i compagni prende a sparare
nel buio. Al crepitìo dei moschetti i soldati intervengono: massacrano,
smembrano, torturano, danno fuoco; è il primo sterminio coloniale motivato dal
profitto. Poi la Voc fece ancora due sciocchezze. Nel 1667, in cambio di
un'isoletta delle Molucche, cedette agli Inglesi New Amsterdam (sarà New York).
E perse la testa quando il prezzo della noce moscata calò - l'albero si era
diffuso, insieme alla cattiva fama delle sue virtù afrodisiache: favorivano il
vizio solitario; per il poeta Percy Bysshe Shelley erano "nocive alla
fibra del corpo e della nazione". Per farne risalire il valore, la
Compagnia decise di estirpare al massimo gli alberi della noce - che si
riproducevano però rigogliosi; in quelle foreste intricate, gli uomini
tornavano malati, invalidi, storpi. La Voc fallì. A New York Amitav Ghosh,
chino su testi in olandese arcaico, ripensa al suo viaggio, alla lingua e al
popolo delle Banda scomparsi, e all'idilliaca natura sopravvissuta - ma quanto
durerà il pianeta, si chiede, in preda a interessi ciechi come ai tempi della
noce moscata e dei chiodi di garofano? Di seguito, “Con una Deloream nel mondo del 2050” di Francesca Cavallo
pubblicato sul periodico “Green&Blue” del 10 di novembre dell’anno 2022: Nel
1985 debuttò un film che diventò rapidamente uno dei classici più amati della
storia del cinema. Quel film, diretto da Robert Zemeckis, ha come protagonisti
uno Scienziato decisamente eccentrico, Emmett Brown, anche noto come Doc, e un
suo amico molto più giovane, Marty McFly, alle prese con un tipo di Viaggio
molto diverso da quelli che abbiamo compiuto noi, almeno finora. Doc e McFly,
infatti, viaggiano a bordo di una strana automobile, una Delorean appositamente
modificata da Brown, che non serve per spostarsi nello spazio, ma per viaggiare
nel tempo. Il titolo del film, lo avrete capito, è "Ritorno al
futuro". In questo momento, noi umani non siamo diretti verso il futuro.
Se non conteniamo l'aumento delle temperature medie del nostro pianeta, se non
arriviamo a un netto zero delle emissioni di gas serra, non ci sarà futuro per
noi su questo pianeta. Dobbiamo ridurre in modo drastico le emissioni di CO2,
dobbiamo decarbonizzare la nostra Vita, i nostri sistemi produttivi, le nostre
economie. La crisi climatica è, insomma, una straordinaria possibilità di mettere
radicalmente in discussione il sistema che ci ha portati fin qui. È questa
messa in discussione radicale, è lo sperimentare nuove soluzioni, dare spazio a
nuove abitudini, a nuove idee, a un rinnovamento personale e collettivo che
permetterà anche a noi, come a Doc e a Marty McFly, di tornare al futuro. Vi
propongo allora di salire a bordo della Delorean e di venire con me a fare un
giro nel 2050. Rumore di sportello che si apre, uccellini che cinguettano. In
giro ci sono poche auto, la maggior parte delle persone si sposta in
bicicletta, anche i bambini! Con meno automobili in giro, infatti, le strade
sono sicure, e per strada c'è molto più spazio per giocare. La città è verde,
perché riducendo il numero di auto, è stato possibile piantare più alberi nelle
strade, che contribuiscono ad attutire i rumori e a tenere fresche le strade
anche d'estate. Le poche auto e i mezzi pubblici che vedo in giro sono tutti
elettrici. Entro in un supermercato, è bellissimo! Quasi tutto è venduto alla
spina: le bottiglie di vetro vengono riciclate sul posto e le confezioni usa e
getta in plastica non esistono più. La transizione energetica è ancora in
corso, e lo sarà sempre: con i progressi della scienza e della tecnologia, i
modi puliti di produrre energia diventano sempre più efficienti, e la
produzione di energia è sempre meno centralizzata e sempre più capillare: molti
condomini e molte piccole aziende sono completamente indipendenti in termini di
energia. Attraverso pannelli fotovoltaici di ultima generazione e mini eolico
producono l'energia di cui hanno bisogno e reimmettono l'energia in eccesso
sulla rete comune a beneficio della popolazione residente intorno all'impianto.
In questo modo, già da molti anni i costi dell'energia si sono abbassati, e
l'energia è diventata un diritto per tutti, anche per i milioni di persone che
non ci avevano mai avuto accesso. Le centrali a carbone sono state chiuse
diversi anni fa, e rimpiazzate con impianti che producono energia senza
l'emissione di gas serra. Nel 2022, tutto questo sembrava impossibile. Mi
chiedo come siamo riusciti a compiere una trasformazione così radicale e decido
di entrare in una libreria per informarmi. Come il supermercato, la libreria è
bellissima e molto diversa da quella che ricordavo. Assomiglia di più a una
galleria d'arte, le copertine dei libri sono esposte su grandi schermi
digitali, sui quali si può vedere un trailer del libro, come fosse un film. Ci
sono anche dei libri cartacei, ma la maggior parte dei libri si acquistano
utilizzando un lettore digitale e inquadrando un QR code. Una libraia
gentilissima mi dice che i libri sono oggetti pesanti e che spostarli da una
parte all'altra generava troppe emissioni. Mi dice anche che moltissimi libri
dopo essere stati stampati, se non erano venduti venivano mandati al macero, e
che un pezzo importantissimo della transizione verde è stato quello di ridurre
gli sprechi il più possibile. Nel libro che la libraia mi consiglia scopro che
ci sono due elementi che hanno reso possibile il raggiungimento dell'obiettivo
emissioni zero. Il primo è l'elettrificazione: siamo riusciti a elettrificare i
nostri consumi. Non usiamo più combustibili fossili per le nostre auto, o per i
nostri sistemi di riscaldamento, o per le nostre cucine. Elettrificando le
nostre reti siamo riusciti a usare le energie rinnovabili per coprire un pezzo
enorme del nostro fabbisogno energetico. Il secondo è la decentralizzazione. In
passato, l'energia veniva prodotta solo nelle centrali e distribuita nella
rete. Oggi, nel 2050, la produzione di energia avviene in modo molto più
distribuito e la messa in rete dei sistemi che producono energia serve per
ottimizzare l'efficienza del sistema e assicurarsi che non ci siano sprechi né
momenti di blackout. Per questo vedo pannelli fotovoltaici sui tetti dei
condomini, e mini pale eoliche sul profilo di quel grattacielo! Tra le nuvole
sta passando un aereo. È un aereo
elettrico ad energia solare. Sembrava impossibile, ma l'accelerazione della
ricerca sulle batterie ha reso possibile persino decarbonizzare l'aviazione. Le
persone che vedo girare per le strade non stanno correndo verso l'impegno
successivo. Tutti lavorano, ma lavorano meno. Da quando noi umani abbiamo
capito che non si può crescere infinitamente e che spingere le persone a
comprare più di quello di cui hanno bisogno ha un impatto negativo sulle loro
vite e sulla natura, produrre incessantemente non è più necessario. Le persone
hanno più tempo di leggere, di fare sport, di frequentare le persone care e di
stare nella natura. Rumore di antifurto della macchina che si disattiva Il mio
tempo nel futuro è scaduto. Devo tornare nel 2022, c'è molto lavoro da fare per
far sì che nel 2050 il mondo sia questo, e non un posto inospitale, piagato da
eventi climatici estremi e da tutta la sofferenza ché questi comportano nella
vita di tante persone. Partenza Delorean, arrivo nel presente. Che effetto mi
fa la città piena di auto puzzolenti, e la frutta nelle vaschette di plastica
coperte di cellophane in quel negozio all'angolo. Mentre tomo a casa, per riposarmi
al termine di questo viaggio penso che se c'è una cosa in cui siamo davvero
bravi... beh, quella cosa è cambiare. Cambiare noi stessi, e cambiare
l'ambiente che ci circonda. Noi umani, infatti, dal momento in cui siamo
apparsi su questo Pianeta, siamo la specie che più di qualsiasi altra è
riuscita a cambiare la vita sulla Terra. E se i cambiamenti che abbiamo messo
in moto, senza troppa consapevolezza, hanno generato profondi squilibri, questo
vuol dire che adesso abbiamo nelle nostre mani il potere di cambiare il corso
della Storia e assicurare a noi e agli altri esseri viventi una vita lunga e
felice nel posto meraviglioso in cui abbiamo avuto la fortuna di nascere.
Ciascuno di noi può dare un contributo importante alla decarbonizzazione.
Guidare un'auto elettrica, invece che a benzina, avere una cucina o un sistema
di riscaldamento elettrificato invece che a gas, installare i pannelli
fotovoltaici sul tetto di casa per rendere la propria abitazione o le proprie
comunità il più possibile autosufficienti dal punto di vista energetico, non
solo aiuta il Pianeta, ma è anche un modo molto efficace di promuovere la pace.
La scarsa disponibilità di combustibili fossili e la loro presenza solo in
alcuni Paesi, infatti, negli anni ha generato una enorme quantità di conflitti
e generato terribili violenze. Non tutti i settori possono essere
elettrificati. E questa è una delle ragioni per cui l'idrogeno è così
importante. Quella di cui abbiamo bisogno è una vera e propria rivoluzione, un
cambiamento di prospettiva su cosa voglia dire per noi umani "stare al
mondo", e la battaglia campale di questa rivoluzione si svolge in realtà
in un luogo piccolissimo: la nostra testa. La sfida che stiamo affrontando è
epocale, e - se non cambiamo le nostre abitudini - non abbiamo bisogno di una
macchina del tempo per scoprire che il futuro che ci aspetta non è roseo,
perché quel futuro è già qui. Le alluvioni, gli incendi, le guerre, l'aumento
vertiginoso dei costi dell'energia... gli eventi estremi che stanno già
mettendo alla prova molti dei nostri Paesi sono sotto gli occhi di tutti, e
purtroppo sono già realtà per moltissimi di noi. Ridurre drasticamente le
emissioni di C02 nell'atmosfera è un obiettivo che ci accomuna tutti, e
correggere gli errori di valutazione che abbiamo fatto in passato porterà
beneficio a tutti noi permettendoci di prosperare in una nuova realtà: quella,
pacifica e sostenibile, del 22 novembre 2050. Se, nel 1825, avessimo descritto
il mondo in cui viviamo oggi all'accenditore di lampioni, ci avrebbe preso per
pazzi. Se gli avessimo detto che i lampioni si sarebbero accesi da soli non
solo a Parigi, ma in tutto il mondo, forse non ci avrebbe creduto. Se gli
avessimo detto che avrebbe avuto il riscaldamento in casa, la televisione, se
gli avessimo detto che avrebbe potuto mandare una lettera dall'altra parte del
mondo e farla arrivare in meno di un secondo... avrebbe pensato che stavamo
scherzando. E se gli avessimo detto che in un giorno troppo lontano due esseri
umani avrebbero messo piede sulla luna? Non dobbiamo avere paura di fare cose
difficili. Ne abbiamo fatte tante. Questa è la più difficile di tutte forse, ed
è per questo che richiede il contributo di tutti noi.
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