"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 29 giugno 2025

CosedalMondo. 49 “Psiche&Politica”.


Se la situazione non fosse drammatica (economie sull'orlo della Grande Depressione, nazismi funzionali, tasse di guerra, bombe climatiche), si sorriderebbe serenamente dei commentatori occidentali che, nel tentativo di spiegare le giravolte di Trump, non riescono a stargli dietro. La loro afflizione è comprensibile: arrancare stanca e gli fa fare la figura dei tontoloni. Accusano dunque Trump di non sapere cosa cazzo sta facendo. Una proiezione: attribuiscono a lui pensieri, emozioni, desideri o impulsi che in realtà appartengono a loro, e che sentono inaccettabili o disturbanti, spiegava il ciarlatano viennese. In pratica gli rigirano contro l'accusa che Trump ha mosso a Israele e Iran dopo che avevano ripreso a bombardarsi (anche Trump stava proiettando: non è il solo a prendere per il culo il prossimo, e subire uno smacco non è mai gradevole). Gonfio come il batrace della favola, aveva appena annunciato la tregua fra i due contendenti (ovviamente combinata da lui, L’Indispensabile: stavolta il Nobel di Obama non glielo toglieva nessuno) e 'sti fiji de 'na mignotta stavano a fa' i capricci! Sarà capitato anche a voi di vedere una mosca sbattere ripetutamente contro il vetro di una finestra nel tentativo di uscire dalla stanza. Ecco: una mosca che accusasse il vetro, frustrata, sarebbe come quei commentatori. L'accusa al vetro, nella mia allegoria elementare, sta per i sintomi del narcisismo, "un tratto della personalità" spiega la dott. Melanie Wiener-Schnitzel "caratterizzato da un'eccessiva attenzione f e ammirazione per sé stessi, dal bisogno di sentirsi speciali e ammirati dagli altri, e dalla difficoltà a comprendere e rispettare bisogni ed emozioni altrui". Da cosa nasce il narcisismo? "Da bisogni affettivi non soddisfatti: il bambino percepisce che verrà amato solo se sarà magnifico. Genitori iper-critici o iper-ammirativi possono favorire nell'innocente la distorsione mostruosa dell'immagine di sé. Il narcisismo diventa una difesa contro la paura di non valere". Qual è un comportamento tipico del narcisista? "Nel rapporto di coppia cerca ammirazione e mantiene una distanza emotiva. Alterna esalta-zione e svalutazione del partner, causandogli confusione e dolore. In famiglia è un manipolatore che usa il ricatto morale per ottenere quello che vuole. Nelle forme gravi (disturbo narcisistico) è una patologia del modo di relazione, che sfrutta e manipola il prossimo senza alcuna empatia. Un esempio classico è il tipo che si vanta dei propri successi e svaluta chi lo circonda". Vantarsi ("Il raid di Fordow come Hiroshima: ha chiuso la guerra"), svalutare ("Israele e Iran non sanno cosa cazzo stanno facendo"), esaltare ("Israele ha fatto retromarcia e sono molto orgoglioso di loro"). Si rende conto, dottoressa, che lei ha appena descritto la politica estera di Trump? "Davvero? Allora non vedo l'ora di essere invitata dalla Gruber a Otto e mezzo!". Un programma discutibile, che però ha l'indubbio merito di aver chiarito una volta per tutte che si dice "8 e mezzo', non "8 e mezza': Ma come si gestiscono un narcisista e le sue mattane? Attenta a come risponde, dottoressa, ne va delle sorti del mondo: so che il Mossad mi legge. WienerSchnitzel:"Innanzitutto si devono stabilire confini chiari e farli rispettare". È per questo che Israele e Iran hanno rotto subito la tregua trumpiana? "Esatto. Inoltre non bisogna farsi influenzare dai ricatti emotivi, tipo: 'Non stai dimostrando gratitudine", Trump a Zelensky! "Bravo, impari in fretta. Mi hai deluso". Confusione e dolore! "Promosso". Il narcisismo di Trump, insomma, spiegherebbe in blocco i suoi ghiribizzi apparentemente indecifrabili. Quanto al narcisismo dei suoi commentatori, be', è tipico dei giornalisti; ma sarebbe ingiusto generalizzare. (Tratto da “Le giravolte, i sintomi del narcisismo e una mosca sul vetro” di Daniele Luttazzi pubblicato sul “il Fatto Quotidiano” del 26 di giugno 2025).

Psiche&Politica”. “I camerieri degli Usa obbediscono a Trump, così la Storia si ripete”, testo della intervista di Tommaso Rodano allo storico Luciano Canfora pubblicato sulla stessa edizione de’ “il Fatto Quotidiano”: Professor Canfora, Giorgia Meloni alla Camera s’è affidata a un grande classico, la massima latina Si vis pacem, para bellum. È comunemente attribuita a Vegezio. “In modo non esatto. Vegezio scrive alla fine del IV secolo una formula simile: Qui desiderat pacem, praeparet bellum. La frase, nella forma in cui è stata citata da Meloni, non esiste in natura: è una sintesi moderna. La si ritrova nel monumentale dizionario enciclopedico di Pierre Larousse: alla voce guerre, si legge un vecchio adagio francese, dove si ricorda che per difendersi occorre prepararsi militarmente. Lì compare la forma latina fittizia: si vis pacem, para bellum. Il Luger Parabellum, peraltro, fu poi una celebre pistola dei nazisti”.

In ogni caso, la citazione di Meloni è posticcia, ma il concetto affonda le radici in epoca classica. “Già nella guerra del Peloponneso troviamo una delegazione di Corinto che, per convincere Sparta ad attaccare Atene, afferma: “Dalla guerra si rafforza la pace”. Ma nel mondo antico la guerra è la regola e la pace è l’eccezione: la parola greca eirene significa lo stato di quiete, ma non coincide con l’idea di pace come trattato o patto giuridico: quel significato è affidato al termine spondai, che vuol dire sia “pace”, sia “tregua”. Si sapeva che la guerra sarebbe tornata”.

Perché era un fatto strutturale. “Esatto. Lo era per ragioni economiche, sociali e sistemiche. Le guerre servivano a catturare prigionieri che diventavano schiavi ed erano un mezzo per depredare ricchezze: oro, argento, monete. Quando Traiano conquista la Dacia, porta a Roma tonnellate d’oro e mezzo milione di prigionieri. Così rilancia un’economia in crisi. La guerra è il cuore del sistema produttivo”.

E costa. “Molto. Lo ricorda Cicerone: la guerra richiede immensa pecunia. E lo sapeva Pericle, che nel primo libro di Tucidide fa l’elenco delle risorse statali di Atene: tesori, tributi degli alleati, entrate fiscali. La guerra è costosa, ma se hai un bottino in vista, la affronti. È un principio valido anche nei secoli successivi: i conquistadores iberici, l’Impero britannico nel Golfo di Guinea, la Compagnia delle Indie, tutte imprese per accaparrarsi schiavi, ricchezze e territori; le guerre mondiali nascono per il conflitto tra gli appetiti degli imperialismi rivali”.

Insomma, la Storia dimostra che lo schema è sempre lo stesso. “Arriviamo a oggi, è ancora così. Nel caso dell’Ucraina, la guerra ha un bottino ben preciso: le terre rare. Trump si è già portato avanti con il lavoro e si è mosso per assicurarsele. Anche la Siberia, con le sue risorse, fa gola: frantumare la Russia, come si è fatto con la Jugoslavia, può essere parte dell’operazione”.

Il mondo si riarma fino ai denti: Trump si è fatto promettere di portare al 5% del Pil la spesa militare. “Se i famosi «volenterosi» vogliono fare la guerra a oltranza, a tutti i costi, abbracceranno questa operazione che è molto simile a quelle storiche che abbiamo appena descritto. Ingigantiscono il bilancio militare e al tempo stesso lustrano un po’ gli stivali agli Stati Uniti, perché le armi non crescono sugli alberi: bisogna ordinarle, fabbricarle, acquistarle. E dove? Negli Usa”.

Lo spettacolo della Nato all’Aja è puro servilismo verso il presidente americano? “Un servilismo perfino ridicolo, se si pensa che l’obiettivo del 5% di spesa militare è spalmato su 10 anni: in sostanza sarà valido solo finché Trump sarà presidente. Una furbizia da servo: obbedisco finché il padrone comanda”.

L’Europa si è messa in una posizione umiliante? “Si veda Rutte, che manda un messaggio senza prevedere che diventi pubblico, mentre Trump se la ride per l’imbarazzo del suo cameriere. Si tengono buono quest’uomo del quale sostanzialmente hanno paura e forse disprezzano. Poi c’è il caso di Merz, che sogna di rifare l’Operazione Barbarossa. Ha dichiarato che i tedeschi avranno presto il più forte esercito d’Europa. Ricorda il discorso pronunciato dall’ambasciatore tedesco a Mosca, la notte fra il 20 e il 21 giugno del 1941, quando si recò dal ministro degli Esteri sovietico e disse la frase seguente: ‘Il Führer ha ordinato la mobilitazione del nostro esercito contro la minaccia russa’. Merz, agitando la minaccia russa, ci vuole imporre di armarci sino ai denti. Nella Storia c’è una continuità inquietante”.

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