“Guerra&Ormoni”. Ha
scritto Filippo Ceccarelli in “La
tiroide del tiranno” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica”
di oggi, venerdì 15 di aprile 2022: (…). …lo storico Roy A. Medvedev (…) nell'indagare
sulla salute mentale di Stalin citò un antico proverbio orientale: "I più
diabolici fra i tiranni sono presi alla gola dalla paura dei loro
sudditi". Ma nella grande guerra di balle che infuria sopra e dentro i
massacri, questa storia del tumore alla tiroide suona al tempo stesso troppo
generica e troppo studiata, quindi più che fasulla, oltre che relativamente
inoffensiva, dato che quelle neoplasie, a dar retta alla Garzantina, presentano
una crescita lenta e sono abbastanza controllabili da terapie che ottengono
risultati positivi. (...). Tipico aspetto da paziente ipertiroideo, occhi
lucidi a bulbo escrescente, aveva il grande comico britannico Marty Feldman, ma
pure lui se n'è andato per altri malanni. Fra morbo di Hashimoto e di
Graves-Basedow non s'intende qui perdersi nell'anatomia patologica per non
incorrere in qualche inesorabile svarione; solo s'indugia, con ardimentoso
svolazzo letterario, sulle caratteristiche del fatidico organo le cui
disfunzioni, secondo Italo Svevo, implicano "il generosissimo, folle
consumo della forza vitale ad un ritmo precipitoso, il battito di un cuore
sfrenato". Pure in questo caso, a occhio, il riferimento a Putin appare
incongruo e anzi in palese contraddizione con la sua sorvegliata freddezza. Ma a
maggior ragione colpisce la pseudo rivelazione polemologico-ghiandolare in
termini di spiegazione e speranziella; come se davvero i destini dell'Ucraina,
della Russia e dell'Occidente, lo scoppio e l'esito di una guerra sempre più
pesante e crudele in terre innaffiate dal sangue della storia si potessero
risolvere grazie alla "pallocchia", chiamata a regolare o a sregolare
le decisioni di un autocrate. E l'impressione è che questo accada perché la
mente umana, specie quand'è confusa e spaventata, proprio come una tiroide
guasta e ammattita comincia a fare i capricci e a produrre troppa energia
nervosa, troppi brutti pensieri, troppe emozioni, e allora sbrocca. Per cui si conclude che Putin o è pazzo
oppure ha messo in piedi l'ira di dio perché lì dentro, sotto il gargarozzo,
c'è il male. Estrema semplificazione di un mondo nel quale per il pensiero
complesso non c'è più spazio, figuriamoci per quello equilibrato. Di
seguito, testo tratto dal volume “Etologia
della guerra” - Bollati Boringhieri editore, (1998) – di Irenaus
Eibl-Eibesfeld riportato sul mensile “FQ Millennium” del mese di aprile 2022: Alla
base del nostro bisogno di potere vi è questo impulso primordiale,
l'aspirazione al rango, che si avvale tipicamente di comportamenti aggressivi.
Diversamente dalla fame o dalla sete esso non viene tacitato o disinnescato da
naturali sistemi di feedback dell'organismo né dal raggiungimento di una
posizione eccezionale. Questa propensione al dominio è particolarmente
pericolosa, in quanto per soddisfarla viene spesso impiegata la violenza; tanto
più che nell'individuo maschio ogni vittoria, ogni affermazione sui rivali
agisce come una droga, in virtù di una «ricompensa ormonale» che innesca una
spirale inarrestabile. Questo riflesso ormonale rimanda alla componente ereditaria
arcaica, rettiliana, del nostro comportamento. Molti meccanismi ormonali di
questo genere, infatti, sono regolati dal sistema limbico (il cosiddetto
cervello del rettile), cioè quella regione del nostro cervello che forma una
massa grande come un pugno, proprio al centro della scatola cranica. La
secrezione ormonale costituisce una ricompensa fisiologica per i successi
conseguiti; e poiché ognuno di questi successi viene premiato, non essendovi
d'altra parte alcun esito conclusivo che garantisca la saturazione e
I'appagamento definitivo della propensione alla dominanza, l'intero sistema
tende ad autoalimentarsi. Ciò non aveva conseguenze importanti nelle piccole
comunità del Paleolitico- il singolo individuo aveva un potere limitato e la
pressione normativa degli altri individui poneva comunque vincoli precisi alle
sue ambizioni - ma diventa un pericolo nella società tecnologica di massa
allorché il successo va a premiare la politica aggressiva di capi di Stato
dotati di carisma e accorti demagoghi; in tal caso un senso di onnipotenza può
far sì che essi diventino sordi agli inviti alla moderazione e trascinino
interi popoli e se stessi in avventure senza ritorno, nell'intento di
conseguire i loro obiettivi ideologici con mezzi militari.(...). Altri ostacoli
sono costituiti dalla nostra inclinazione al dogmatismo, dalla facilità con cui
ci lasciamo indottrinare, dalla nostra tendenza a ragionare in termini
monocausali e in un'ottica ravvicinata. Solo se diventeremo coscienti di queste
trappole mentali e di altre insidie presenti nelle nostre programmazioni
comportamentali innate impareremo a governarle. Dopo tutto, siamo pur sempre i
primi esseri viventi del pianeta in grado di porsi degli obiettivi, e abbiamo
dunque la possibilità di sottrarci al meccanismo cieco della selezione
naturale.
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