Ha scritto Michele Serra in “La libertà è un lusso” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di
Repubblica” del 22 di aprile 2022: (…). …la guerra ha reso le parole ancora più
inadeguate di quello che già sono. La libertà è un lusso. Un lusso così
prezioso che non sapremmo più farne a meno: per noi occidentali, ormai, è un
bene diffuso, come il pane. Ma per miliardi di umani per i quali vivere
significa quasi solamente poter lavorare, mangiare, avere un riparo, allevare
dei figli e obbedire ai capi, la sola forma percepibile di libertà è la
sopravvivenza fisica. La democrazia e la libertà (…) non sono uno stato di
natura: sono una conquista del benessere, e ci sono voluti secoli per
arrivarci. È quello che noi cosiddetti occidentali, sbagliando, non riusciamo a
capire, confondendo la nostra storia con quella del resto del mondo, e credendo
che basti mostrare “ai selvaggi” quanto siamo virtuosi perché si convertano,
con le buone o con le cattive. (…). Il resto del mondo è retto, in larga parte,
da ciò che si chiama genericamente Tradizione. Capi potenti e indiscussi, che
governano secondo tradizioni sociali e religiose quasi del tutto impermeabili
alla (…) idea di una vita “fluida”, non ossificata, fatta di libere pratiche individuali.
(…). Lo ha detto in modo molto chiaro, con l’appoggio del suo prete-vassallo
(il patriarca di Mosca), che la sua è una guerra ideologica. Contro l’Occidente
decadente, la libertà sessuale che considera con odio e disgusto, l’Europa dei
diritti che vorrebbe vedere morta, perché poco virile, poco combattiva, molto
viziata. Si chiama Reazione. È sempre esistita, dopo ogni Rivoluzione, cercando
di soffocare nel sangue ogni forma di cambiamento. I carri russi che entrano in
Ucraina sono i carri della Reazione. Non c’è capo della destra sovranista
europea che non abbia simpatia per Putin, e disprezzo per l’Europa dei diritti,
anche se per prudenza elettorale non osa confessarlo. (…): la vita è una lotta
senza fine, niente è gratis, niente è dato per sempre. Se poi questa lotta
potesse essere combattuta solo con le (…) armi – la tolleranza e l’amore per la
Terra – io ne sarei entusiasta. Ma ho paura di no, ho paura che non basti. La
guerra, il nazionalismo, la sopraffazione non sono, purtroppo, cose
“sorpassate”. Il tempo, (…), non passa abbastanza in fretta, la guerra e lo
sterminio, le città sventrate, i civili uccisi, sono terribilmente
contemporanei. I soldati che vanno ad ammazzare e farsi ammazzare non sono
vecchi, (…). Mi dispiace (…) dire che siamo tutti coinvolti, anche chi della
logica della guerra non sa che farsene, non la capisce, la respinge. Di
seguito, “Ma quante guerre sono ora in
corso in Ucraina?” di Furio Colombo, pubblicato su “il Fatto Quotidiano”
del 10 di aprile ultimo: (…). Credo che mi riuscirà abbastanza facile
dimostrare l'esistenza di questa stranezza che stiamo vivendo - tante guerre diverse
che coincidono solo nel tempo e nel luogo-: una enorme distanza fra eventi
uguali benché non percepita dalla maggioranza di noi. Più difficile sarà il tentativo
di spiegare. Ci provo. C'è una guerra contro una parte del mondo che la Russia
ha deciso con determinazione medica urgente, una sorta di terapia intensiva. A
causa della pressione sui propri confini provocata dalla Nato (una alleanza militare
guidata dagli Usa), la Russia non poteva più respirare e temeva il
soffocamento. E allora la terapia è l'improvvisa invasione di un intero Paese
vicino alla Russia, l'Ucraina, che a quanto pare intendeva legarsi alla Nato
per schiacciare la Russia. La risposta della Russia oppressa non poteva che essere
la completa invasione del Paese-pericolo. Questa invasione ha portato
l'occupazione di territori (quasi tutto il "nemico"), molti morti
dalle due parti in guerra e l'uccisione o la fuga di milioni di civili, incluso
un numero molto alto di bambini. Intanto è in corso un'altra guerra, si chiama
"denazificazione" del Paese malato, in nome di una causa che deve
intendersi come antifascista. Guerre di questo tipo sono per forza brutali,
perché il nazismo è una brutta bestia e non puoi andare tanto per il sottile,
neanche se i nazisti sono travestiti da popolazione civile. Non si dimentichi
che il Paese invaso è anche due paesi, uno russo e uno ucraino, e che quindi
bisogna difendere gli uni dagli altri, e anche ciascun russo deve provvedere
alla sua salvezza con qualunque mezzo e anche il suo contrario. Ma tutto questo
non è che una parte della storia. Una versione dice che sono i russi ad avere
invaso l'Ucraina sovrapponendo alla vita quotidiana di uomini, donne e bambini
di quel Paese la loro consistente potenza (e peso) militare. Ma c'è anche una
guerra americana. Infatti è diffusa la persuasione che tutte le guerre siano
americane, a causa dell'enorme profitto sulla vendita di armi. Questo spiega
perché i russi, nel loro tentativo di mettere ordine nel pericoloso Paese vicino,
lo abbiano trovato "imbottito di armi" (citazione da uno dei tanti
dibattiti italiani sul groviglio di guerre in corso) e guidato da un presidente
nazista ebreo che non fa che chiedere armi e irrita tutto il mondo esigendo
aerei (ovviamente della Nato) che proteggano l'Ucraina, bombardata
interrottamente dal 24 febbraio (data dell'inizio di una delle guerre citate).
"Il segretario generale della Nato è un pazzo", ha gridato in
televisione alcune sere fa il prof. Orsini, esperto di grandi guerre, nel corso
di un dibattito televisivo. Lo gridava con la certezza di chi è informato,
all'ambasciatore Sessa, che sosteneva che la Nato non è un'organizzazione
delinquenziale, ma una alleanza di Paesi perbene nata ai tempi della Russia sovietica.
Mai due (ambasciatore e professore) ci hanno aiutato a capire la confusa
molteplicità delle guerre in corso (tutte in Ucraina) di cui stiamo parlando.
Invertendo improvvisamente i ruoli. Per ragioni che a volte il parlare troppo
in fretta impedisce di capire, i due hanno gridato l'uno all'altro in sequenza:
"È la guerra della Nato" e "Non è la guerra della Nato". E
le argomentazioni erano cariche di notizie e di orrori di due guerre diverse,
cominciate a causa di responsabilità opposte, segnate da eventi incompatibili,
e ciascuna radicata in fatti lontanissimi fra loro. Tutto ciò potrebbe essere
una bizzarria della storia. Ogni epoca è gremita di eventi inspiegabili. Ma
questa volta l'ansietà e la preoccupazione sono dovute a domande urgenti e
senza risposta. Come mai, mentre dura un massacro (un solo massacro molto lungo
e molto crudele), si sono formate varie rigorose tifoserie, l'una ostile
all'altra, che ti raccontano la stes-sa storia senza neppure un punto di coincidenza
e, mentre passa un tempo ormai lungo e gremito di cadaveri, le tifoserie si
fanno più salde e impenetrabili e le argomentazioni, che dovrebbero essere una
corsa a capire per salvare, diventano più cattive, grottesche, con tendenza
alla battuta “la sai sull'ultima sull'Ucraina"? Il mio primo articolo su
questo giornale, il 26 febbraio, mentre iniziava l'invasione, cominciava con le
parole "Come se ne esce?". Vorrei ripeterle oggi.
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