Ha scritto Enzo Bianchi in “La sconfitta del Vangelo” pubblicato ieri sul quotidiano “la
Repubblica”: Quello che abbiamo più volte sottolineato riguardo alla conflittualità
che come fuoco sotto la cenere covava tra le chiese nelle terre dell’Ucraina si
è ormai manifestato in modo incontestabile. Questa ignobile guerra iniziata con
un’aggressione del nuovo zar verso un popolo che ha stretti legami fraterni con
il popolo dell’occupante è diventata una guerra anche religiosa. Si benedicono
le armi degli schieramenti che si combattono, si invocano la Madonna e i santi
gli uni contro gli altri, si inneggia a una vittoria che Dio darà sicuramente
sul nemico. Le voci delle chiese leggono questa guerra come un’apocalisse che
rivela la battaglia tra il bene e il male, tra i figli della luce e quelli del
diavolo. Ed è significativo che proprio in questi giorni il parlamento ucraino
abbia presentato progetti legislativi che sono chiaramente offensivi della
libertà e addirittura persecutori nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina
in comunione con il Patriarcato di Mosca. Non si dica che non era prevedibile! Dagli
anni ’90 del secolo scorso, dopo la caduta dell’Urss e il formarsi delle
identità nazionali, anche le identità confessionali cristiane si sono
risvegliate con la memoria ferita per la persecuzione sofferta sotto il
comunismo, e nel ritrovare una soggettività, in particolare le chiese ortodosse
e greco-cattolica, proprio perché chiese sorelle gemelle, in tutto uguali per
fede, riti, spiritualità, si sono contrapposte in una concorrenza reciproca e
quindi in un’assunzione del nazionalismo fino a renderlo inerente alla propria
fede… È veramente la sconfitta del cristianesimo,
si abbia il coraggio di ammetterlo! In un’ora di grave crisi per la diminuzione
dei cristiani in tutto l’occidente, per l’indifferenza vigente verso le chiese,
e per le difficoltà delle chiese orientali a essere presenti nella
contemporaneità, questa sconfitta del Vangelo, questa chiara dimostrazione di
come i cristiani non siano capaci di dare il messaggio che loro compete,
messaggio di fraternità e di pace, risulta un grave fallimento, un’impotenza
che dice quanto poco credibile sia diventato il cristianesimo!Certamente
Papa Francesco, nella consapevolezza della rottura che si è verificata tra
chiese ortodosse, ma anche della distanza emersa tra chiesa cattolica e chiesa
russa circa la collocazione della chiesa nella società, cercherà in tutti i
modi di ricostruire un tessuto di relazioni ecumeniche. Così come nel 2016 si è
umiliato accettando di raggiungere il Patriarca Kirill in un’anonima sala
dell’aeroporto di Cuba, sarà disposto a umiliarsi per incontrarlo il più presto
possibile per non lasciare una chiesa sorella in un vicolo cieco… Il
metropolita Ilarion, “ministro degli esteri” del Patriarcato russo, che è un
uomo ecumenico, intelligente, e ben conosce le chiese non ortodosse, certamente
lavora in questo senso, ma tutto è diventato difficile, anche perché in ogni
caso molto difficile sarà per lui operare per la riconciliazione tra Mosca con
le chiese slave da un lato e Costantinopoli con le chiese greche dall’altro.E
intanto purtroppo i simboli religiosi accompagnano le azioni di violenza di
questa guerra fratricida e il Vangelo è calpestato: per i non credenti i
cristiani sono sempre meno credibili perché si comportano come tutti gli altri
e mostrano di cercare nella religione solo uno strumento in più per la loro
egemonia, la loro volontà di dominio sugli altri. Di seguito, “Il cristiano è contro la guerra, ma
l’alieno è papa Francesco” di Tomaso Montanari, pubblicato su “il Fatto
Quotidiano” di ieri, lunedì 4 di aprile 2022: (…). È lunga la storia del
tradimento politico del Vangelo. Inizia il 27 ottobre 312: l'imperatore
d'Occidente Costantino ha una visione, rappresentata proprio nel Palazzo dei
papi, nella Sala di Costantino, iniziata da Raffaello e finita da Giulio
Romano. Costantino vede la croce cristiana, intorno ha una frase in greco:
"Con questo segno vincerai". Così fa mettere la croce sugli stendardi
e l'indomani, a Ponte Milvio, massacra, in nome di Cristo, l'esercito di Massenzio.
Riprende il controllo dell'impero, si converte al cristianesimo, lega per
secoli la Chiesa al potere: e dunque alle guerre per le patrie e per le
bandiere. È l'alleanza mostruosa tra trono e altare. Fino a Kirill, patriarca
di tutte le Russie che benedice i cannoni di Putin nella terza Roma, Mosca.
"Signore nostro Dio, aiutaci a ridurre i loro soldati in brandelli
sanguinolenti con le nostre bombe; aiutaci a ricoprire i campi ridenti con le
sagome pallide dei loro patriottici morti; aiutaci a sopraffare il tuono dei
cannoni con le urla dei loro feriti agonizzanti...". È la Preghiera per la
guerra di Mark Twain, atroce parodia del cristianesimo americano, resa attuale
dall'irresponsabile presidente Usa, un cattolico. Fare la guerra nel segno di
una croce che, nelle parole ispirate di Fabrizio De Andrè, fu usata per
suppliziare "chi la guerra insegnò a disertare". Colui avrebbe potuto
farsi difendere da dodici legioni di angeli, e preferì morire: dicendo che chi
di spada ferisce, di spada perisce. Dimenticando tutto questo, per secoli i
cattolici hanno ucciso per la loro nazione: anche se cattolico vuol dire
"universale", perché nel nome di Gesù non c'è più schiavo o libero,
giudeo o greco, donna o uomo (così san Paolo). Ma oggi un papa secondo il
Vangelo lo grida a un Occidente che si dice cristiano: non c'è posto per i
nazionalismi, nel cristianesimo. L'aveva detto, nel 1965, quel gigantesco
profeta che è stato don Lorenzo Milani. I cappellani militari avevano definito
"un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta 'obiezione di
coscienza' che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di
viltà". Milani risponde con L'obbedienza non è più una virtù: "Se voi
avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che,
nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in
diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni
son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza
essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono
lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto
di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno
nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono
orribili macchine per uccidere (...). Le uniche armi che approvo io sono nobili
e incruente: lo sciopero e il voto". E qua la ragione per cui chi davvero
segua il Vangelo non si sente legato a una patria, a una nazione -
all'Occidente. Perché si sente semmai dalla parte di coloro che - in quella
patria, in quella nazione, nell'Occidente - sono sfruttati, oppressi,
schiacciati. Non il territorio, i confini, la bandiera: ma la dignità delle
persone. (Laicamente, Virginia Woolf aveva argomentato in modo non diverso, 25
anni prima, parlando dell'impossibilità di sentirsi - come donna, e dunque
umiliata ed esclusa – parte di quella patria che chiedeva il suo sostegno nella
Seconda guerra mondiale). Non con il potere che massacra, ma con i massacrati
di ogni giorno. Con la povera gente che perde comunque in tutte le guerre. Don
Milani rimproverava così i cappellani: "Se ci dite che il rifiuto di
difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del Signore è
estraneo al comandamento cristiano dell'amore allora non sapete di che Spirito
siete!". Pochi giornali - tra i quali non per caso Avvenire - hanno
parlato dei disertori ucraini e russi: profeti disarmati che pagano sulla loro
pelle un altro modo di essere umani. Forse l'unico che può salvarci: perché
"ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà... Ci salva l'aviatore che
la bomba non getterà”, cantava ancora Fabrizio.
"Quel che in me c'è di religioso è avverso alla religione ".(Paul Valery). Ogni religione si fonda sulla paura dei molti e sull'astuzia
RispondiEliminadei pochi". (Stendhal). "La religione è considerata dai governanti come utile". (Seneca). "Chi pensa che la religione non debba avere nulla a che fare con la politica, non ha capito nulla né della religione né della politica". (Mahatma Gandhi). "Se il Cristo fosse qui ora, c'è una cosa che non sarebbe: un cristiano".(Mark Twain). "L'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni". (Don Lorenzo Milani). "La disobbedienza acquista un senso quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella". (Italo Calvino). "La disobbedienza civile è un diritto innato dei cittadini. Non possiamo rinunciarvi senza cessare di essere uomini".(Mohandas Gandhi). "L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione". (Erich Fromm). La lettura di questo post eccezionale, oltre che regalarmi una preziosa opportunità di riflessione, rappresenta anche per me una conferma alle conclusioni cui sono giunta,in seguito ai numerosi interrogativi che mi sono posta,continuamente, nel corso della mia vita. Grazie di cuore e buona continuazione.