A lato. Giotto,
"Vita di San Francesco, il sogno delle armi" (1290-1292) in Assisi.
Ha scritto Tomaso Montanari in
“San Francesco obiettore di coscienza” pubblicato sul settimanale “il
Venerdì di Repubblica” del 22 di aprile 2022:
Nel terzo episodio della vita di
Francesco d’Assisi rappresentata e trasfigurata da Giotto nella Basilica
Superiore di Assisi, si vede il santo: è ancora un giovin signore, che dorme
nel suo ricco letto a baldacchino. Gli appare in sogno il Signore, che gli
mostra un grande ed elegante palazzo, completamente pieno di armi crociate:
scudi, elmi, bandiere. Ma cosa c’entrano le armi dei crociati con il santo che
seppe vivere in pace anche con il lupo e i lebbrosi, che andò inerme dal
Sultano e ordinò ai suoi frati di non suscitare liti e contese con chi non
credeva in Cristo? Secondo la Legenda maior, Francesco fraintese il sogno e
«ignorando i piani divini, decise di recarsi in Puglia, al servizio di un
nobile conte, con la speranza di acquistare in questo modo quel titolo di
cavaliere che la visione gli aveva indicato». Ma prima Tommaso da Celano e poi
san Bonaventura, imbarazzati dall’incomprensione di Francesco, leggono il sogno
sul piano simbolico: la croce di Cristo impressa sulle armi suggerisce il
destino del santo, un «guerriero di Cristo». Era un tradimento: «Francesco…, la
cui vita si svolse mentre la Chiesa era perennemente in armi, personalmente non
aveva alcun desiderio di diventare Christi miles, cavaliere di Cristo: Christi
miles, militia e militare sono termini totalmente assenti dai suoi scritti per
connotare la missione sua, e dei compagni, nemmeno usati in senso metaforico.
Anche per questo aspetto Francesco si distaccava nettamente dal linguaggio
presente nella letteratura monastica e agiografica di origine biblica, che
amava invece la terminologia bellica» (Chiara Frugoni). Apparentemente, non
sembra facile dire per quale versione propenda Giotto, ma le bandiere che egli
dipinge sul palazzo delle armi sono porpora e oro: i colori di Roma, e della
Chiesa. Il messaggio è molto chiaro: ed è che i frati Minori, committenti degli
affreschi insieme a un papa loro confratello, sono «pronti a seguire in tutto le
direttive e le lotte del pontefice, fino a schierarsi a favore delle crociate»
(è ancora Chiara Frugoni). Del resto, nella pittura suprema di Giotto quelle
armi sono davvero troppo belle e invitanti: tanto da sembrare buone e giuste.
Tutto il contrario di quello che pensava Francesco, che lodò il Signore per
ogni aspetto della vita e perfino per «sorella Morte»: ma mai per le armi, che
tutte le chiese, allora e ancora oggi, benedicono e incoraggiano. E forse oggi
capiamo ancora meglio perché questo papa profetico venuto dalla fine del mondo
ha voluto prendere, primo tra tutti i papi, il nome del piccolo santo di
Assisi: che non amava le armi, e amava la vita. Di
seguito,
“San Francesco era soldato di
Cristo, non di un esercito”, intervista di Tommaso Rodano a Franco Cardini pubblicata
su “il Fatto Quotidiano” del 27 di aprile ultimo:
Professor Cardini, il dibattito pubblico
sulla guerra in Ucraina è al punto che su Repubblica Francesco Merlo di fatto
"arruola" San Francesco tra i resistenti ucraini, scrivendo che non
era un "hippie giullare, un poeta che canta agli uccelli, ma un "soldato
di Cristo, un uomo d’armi”. - Guardi, ho scritto un libro sul San Francesco
cavaliere, potrei persino essere d'accordo, ma bisognerebbe intendersi sul
senso delle parole. Potrebbe essere che Merlo giochi sul fatto che nella tradizione
cristiana c'è un forte elemento di "milizia", nel senso mistico del termine.
Ma invece ho la netta impressione che il discorso sia molto più superficiale -.
In effetti l'articolo è ambientato nel
cimitero americano di Falciani. La suggestione proposta dal giornalista è tra
il santo e i soldati seppelliti lì. - Ecco. Allora Merlo, che pure è molto
bravo, ha voluto mischiare le carte e ha finito per commettere l'errore che si
fa quando ci si avventura a parlare di un tema che non si conosce bene. San
Francesco era un soldato di Cristo, va benissimo, ma non c'entra nulla con i
soldati americani, o tedeschi, russi, o della brigata Azov. Il suo è un vecchio
trucco, una mezza verità. Il problema è che spesso le mezze verità sono più
deleterie e anche più cretine delle scoperte bugie -.
Nel racconto della guerra sembrano abbondare
le une e le altre. - Ad esempio trovo incredibile, con tutto il rispetto per la
figura presidenziale, che il presidente Mattarella abbia tirato fuori dal suo
cilindro retorico la separazione tra Resistenza e antifascismo. E glielo dico
io: da buon eretico, in 81 anni di vita, dell'antifascismo non me n'è mai fregato
molto. Ma che il presidente della Repubblica lo lasci cadere perché bisogna
difendere la causa ucraina, ecco, mi pare curioso. In Ucraina è difficile
confondere resistenza e antifascismo, quando in mezzo c'è la brigata Azov -.
L'uscita di Merlo sulla marcia della pace è
l'ultimo esempio di una divisione feroce, sull'Ucraina, nel fronte che potremmo
definire progressista. - A me questa polemica pare talmente debole,
superficiale e cinica ... un esercizio di ipocrisia, come i pater nostri recitati
dalle vecchiette. Sono espressioni puramente retoriche: al momento opportuno, i
buoni democratici decidono che la divisione Azov non è poi tanto male, o al
limite che non è il caso di parlarne. Poi sono gli stessi che fanno le battaglie
contro CasaPound. Io peraltro sono dell'idea che Azov vada studiata e non
banalizzata, perché rappresenta uno spezzone non trascurabile del processo di
formazione dell'identità nazionale dell'Ucraina, una delle espressioni di un
processo identitario galoppante. I nuclei dell'élite ucraine guardano a
occidente e vogliono uno stato nazionale che smetta di essere considerato il
limite estremo della Russia e nella formazione di questa identità nazionale non
possono rinunciare ad Azov, a "eroi" come Bandera, né alla storia dei
soldati che hanno combattuto nelle Ss o che hanno avuto ruoli di responsabilità
nei campi di sterminio tedeschi tra il 1941 e il 1944 -.
Di recente lei ha scritto un articolo in
onore del popolo ucraino. - Ma certo, poveri Cristi: sono le vittime di una
guerra per interposto popolo; Biden sta facendo la guerra alla Russia fino all’ultimo
ucraino. E ha già in canna la prossima mossa di questa partita, che sarà in Finlandia,
uno Stato che ha un’estensione di confini con la Russia ben altro che l’Ucraina:
da lì la Nato può minacciare anche San Pietroburgo, oltre che Mosca -.
Stiamo davvero scivolando verso la terza
guerra mondiale? - Di certo Biden va in una direzione che non esclude affatto
questo scenario. Ora Zelensky può anche dire di essere pronto a trattare, ma il
suo padrone non lo è: l'ha riempito di soldi e di armi per fare un gioco
preciso. Dal punto di vista politico, Putin fa bene a non parlare con lui:
l'interlocutore è Biden. Non so se andiamo verso la guerra mondiale, magari ci
siamo già dentro e non ce ne rendiamo ancora nemmeno conto. Tra il 1939 e la
primavera del 1940 non succedeva nulla: i francesi l'hanno chiamata drole de
guerre ("guerra farsa", ndr), fu una lunga fase di studio. Tra francesi
e tedeschi sembrava un discorso tra sordi, tra gente che non si capiva. Alla
fine si sono intesi e si sono trovati d'accordo sul fatto di distruggersi a
vicenda -.
La personalità, il pensiero e la vita di San Francesco di Assisi hanno sempre suscitato in me un particolare fascino... Ed è per questo che vorrei condividere, a commento di questo eccezionale post, alcune sue citazioni che mi sembrano particolarmente significative : "Mentre proclami la pace con le tue labbra, fai attenzione ad averla ancora più pienamente nel tuo cuore". "L'uomo veramente pacifico è colui che, fra le avversità della vita, conserva la pace nell'anima". "Non ferire o umiliare i nostri fratelli è il nostro primo dovere verso di loro, ma non è sufficiente fermarsi lì. Abbiamo una missione più alta : essere loro di servizio dovunque ne abbiamo necessità". "Donandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrova". "Desidero poco e quel poco che desidero, lo desidero poco". "La povertà consiste nel non fare più caso al danaro che alla polvere della strada". (San Francesco di Assisi). Grazie e buona continuazione.
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